Da qualche mese compaiono nei redazionali di IC contributi di Danielle Sussman, nome a me finora ignoto. Ne ho trovato menzione fra gli “
amici” di Magdi Allam, a cui ogni volta non riesco ad aggiungere Cristiano senza riuscire a trattenere il riso. Danielle è chiamata in rinforzo all’aggressione contro Pio XII. Temo che questo volta i sionisti l’abbiano fatta grossa e mi auguro che insistano su questa strada. Sarà quanto mai istruttiva la reazione della chiesa cattolica, direttamente attaccata in uno dei suoi gangli vitali: la proclamazione dei santi e beati. Ho detto “proclamazione”, non creazione. Si tratta infatti di un mero riconoscimento di ciò che dovrebbe esistere o non esistere di per sé, non di una creazione di sana pianta, come potrebbe dirsi della religio holocaustica e dei suoi miti. Evidentemente il sionismo, grazie alle armi Usa, si ritiene così forte da poter andare all’assalto delle mura vaticane, sulle quali perfino il fascismo si infranse e che neppure il nazismo osò valicare. Non voglio anticipare conclusioni né fare previsioni né indulgere in una sterile polemica, ma cerco di collocarmi in un punto di buona osservazione esaminando i concetti e le posizioni di quanti si propongono come ideologi ed avvocati.
Versione 1.4
Status: 2.11.08
Sommario: 1.
Il Papa colpevole di flagrante silenzio, Churchil e Roosevelt no. – 2.
Non solo teologa. – 3.
Il Papa colpevole di flagrante silenzio, Churchil e Roosevelt no. – 4.
Daniela e il Ziklon B. – 5.
1.
Il Papa colpevole di flagrante silenzio, Churchil e Roosevelt no. – Tralascio nel link l’articolo di Sfaradi, di cui mi occupo altrove e che mi sembra più adatto per servizi sui ristoranti di Gerusalemme. Mi occupo qui in prevalenza di Danielle. Tutti tirano fuori in questa circostanza i loro antenati, quasi che solo loro abbiano avuto padri e nonni. Sull’entità dei risarcimenti erogati ha scritto Norman G. Finkelstein nel suo “L’industria dell’Olocausto”, ma evidentemente le pretese sono insaziabili sia dal punto di vista patrimoniale che da quello non patrimoniale. Questa volta il conto non viene presentato alle banche svizzere o alla Germania, ma addirittura al Vaticano. Può darsi e me lo auguro che l’ingordigia provochi un salutare rigurgito. Le religioni si sa che sono basate su dogmi propri ad ognuna. Peccato che Sfaradi non ci istruisca dicendo come, da chi ed in quali termini Pio XII sapesse dello “sterminio”. Se si basa sulla “testimonianza” di
Simon Wiesenthal,
per noi non basta la parola, una parola che vale meno di altre e che più di altre ha bisogno di documentazioni che possano però venire all’occorrenza impugnate e criticate. Certamente interessante la notizia che Pio XII nel primo dopoguerra avesse fatto pressione per la non abrogazione delle leggi razziali del 1938, ma anche qui bisognerebbe sapere come stanno esattamente le cose, ma non dalla bocca di Sfaradi. Anche se capita di leggere che da parte ebraica si riconosce che la beatificazione è un fatto interno della chiesa cattolica, non se ne sanno poi trarre le conseguenze, o meglio neppure si comprende la portata di ciò che a parole si dice. Infatti, non è Benedetto XVI che teologicamente parlando può costituire o meno la santità di Pio XII: questa esiste o non esiste e si tratta solo di riconoscerla, ma non mai di crearla. Un titolo di santo non è la stessa cosa che il conferimento di cavalierato. Vallo a spiegare agli ebrei. A loro volta gli ebrei hanno costruito con l’«
Olocausto» una loro nuova identità, forse prevalente benché non esclusiva di ogni altra identità ebraica. Anzi vi sono ebrei, come Avraham Burg, che rigettano fermamente l’identità olocaustica. Il fronte della Israel lobby italiana rischia una frattura al suo interno. Quanti si professano al tempo stesso cattolici e sionisti rischiano di dover scegliere da che parte stare: non si può servire due padroni, soprattutto quando i due padroni intrano in conflitto. Vado subito al dunque dicendo che si salvano Churchil e Roosevelt dall’eguale accusa di silenzio perché furono favorevoli al sionismo, mentre per la stessa cosa si condanna Pio XII. La verità che ne può invece venire fuori è che l’«Olocausto» fu una invenzione per fini bellici, da sfruttare soprattutto a guerra finita. Pio XII non poteva sapere ciò che ancora non era stato inventato e programmato nel suo dispositivo di attuazione, di cui l’aspetto più rilevante è la creazione dello stato di Israele, che nell’apposito Museo ha creato il nuovo Tempio, quello che fu demolito nel 70 d.C. dai Romani. Nel testo: inedita la distinzione fra virtù teologiche e meriti storici: gli uni di competenza della chiesa, gli altri del governo israeliano! Una barbarie inaudita che mi auguro, per la pace nel mondo e per la salvezza dei veri “ebrei” di oggi, cioè i palestinesi, porti ad una salutare rottura dei rapporti diplomatici fra Vaticano e Israele. I palestinesi sono qui gli unici che “stanno pagando un prezzo”. La cessazione da parte del Vaticano di ogni copertura ad Israele sarebbe un evento della Provvidenza! Sarebbe questo il “miracolo” di Pio XII se dopo la sua morte e nel suo nome riuscisse a produrlo. La sua santità sarebbe in tal caso “riconosciuta” non dal Papa, ma direttamente dai Popoli della Terra.
È da notare che l’analisi di Danielle Sussmann è contenuta in una lettera pubblicata da IC e rivolta a Pierluigi Battista, che di norma è sempre presente quando si tratta di sostenere Israele. A lui si deve un intervento del 20 ottobre, che riportiamo qui per una migliore intelligenza del contesto:
Troppa severità con la Chiesa di Pio XII,
che più di altri aiutò gli ebrei
Sostiene Amos Luzzatto, intervistato da Repubblica: «È storicamente provato che nel 1942 diplomatici israeliani informarono gli Usa, gli inglesi e il Vaticano dei piani di rastrellamento decisi da Hitler». E aggiunge: «Nessuno rispose. Se noi abbiamo sempre rimproverato inglesi e americani per quei silenzi, la stessa cosa dobbiamo fare per il Vaticano e per Pio XII che non gridò forte al mondo intero il suo sdegno per quei crimini annunciati». È vero, ha ragione Luzzatto (malgrado il lapsus sui «diplomatici israeliani» del 1942, prima ancora della nascita dello Stato di Israele). Ma vale anche l' argomento rovesciato: allora perché allo Yad Vashem di Gerusalemme, accanto a quella di Papa Pacelli, non compaiono foto di Roosevelt e Churchill con didascalie che ne denuncino i «silenzi» e le omissioni quando era tragicamente funzionante la gigantesca macchina di sterminio degli ebrei? Il processo di beatificazione di Pio XII è questione che riguarda i credenti. Ma la controversia sui «silenzi» del Vaticano interpella la nostra coscienza morale e il modo con cui ricostruiamo la nostra storia. Perché allora i responsabili del Museo dell' Olocausto hanno voluto aggiungere nel 2005 quella targa così severa con Pio XII senza deplorare contestualmente e con pari severità la sordità delle potenze occidentali nei confronti di chi li informava dettagliatamente sulle mostruose atrocità che si stavano consumando contro gli ebrei d' Europa? Pesa ancora sugli americani il rimorso per non aver fatto tutto il possibile allo scopo di salvare la vita di chi era stato deportato nei campi del massacro. Nel gennaio scorso il presidente Bush ha pubblicamente ammesso che gli americani sbagliarono a non bombardare nel 1944 Auschwitz e le linee ferroviarie destinate alla deportazione degli ebrei portati allo sterminio. Tutte le ricerche storiche più aggiornate concordano nello smentire che le potenze occidentali impegnate nella guerra contro Hitler fossero all' oscuro delle dimensioni apocalittiche della Shoah. Negli Stati Uniti grava ancora il ricordo della «nave dei dannati», la «St.Louis», carica di 920 ebrei europei perseguitati a cui gli americani nel 1939 negarono il permesso di sbarcare nella terra promessa: e si calcola che almeno 600 di loro, costretti a tornare dai loro carnefici, siano stati trucidati durante lo sterminio. E allora, perché la targa della riprovazione solo per Papa Pacelli? Andrea Riccardi ha appena raccontato nel suo L' inverno più lungo (Laterza) lo sforzo della Chiesa di Pio XII per aprire a Roma i conventi dove gli ebrei (e non solo loro) potessero trovare rifugio durante l' occupazione tedesca: uno sforzo da tutti riconosciuto, almeno fino ai primi anni Sessanta. Avrebbe potuto fare di più? Forse sì. Ma chi, quale organizzazione, quale istituzione a Roma fece di più? E allora perché non dedicare una didascalia di riprovazione a chi non solo non fece di più, ma fece molto di meno? Se il processo di beatificazione esige certezze, la ricostruzione storica ha bisogno di confronti e di comparazioni. Quella targa allo Yad Vashem formula una condanna, ma salva chi si macchiò degli stessi silenzi attribuiti a Papa Pacelli. E impedisce di comprendere non la santità, ma semplicemente la storia.
Battista Pierluigi
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(20 ottobre 2008) - Corriere della Sera
Di Battista mi sono occupato per la prima volta quando si prestò a scrivere una recensione favorevole al convegno organizzato a Roma da Fiamma Nirenstein. Non si era neppure preso la briga di affacciarsi al convegno, o almeno io che ero presente in funzione critica non mi sono proprio accorto della sua presenza. Si tratta ora di sapere da quale parte Battista decide di stare. E chissà se uscirà allo scoperto l’altro direttore
ad personam del “Corriere della Sera”, l’ineffabile Magdi Cristiano Allam. Costoro devono decidere se dare lezioni di politica e di teologia al papa, se conviene loro defilarsi dal dibattito aspettando che la cosa si sopisca con il tempo, se invece devono prendere una qualche distanza dal sionismo. Sarà poi interessante vedere come reagiscono questi ultimi. Ed una prima avvisaglia ce la offre Danielle che scrive appunto al Dr. Battista, nome classico che nei films viene dato ai camerieri. L’articolo di Danielle è ben strano. Si limita sostanzialmente a distinguere fra il comportamente politicamente corretto di Roosevelt e Churchill, mentre sarebbe stato politicamente scorretto quello di Pio XII, non capo di stato come e più dei sunnominati, ma un semplice lacché del Congresso Mondiale Ebraico alle cui interessate missive avrebbe dovuto sottostare. Ironizza poi sulle fonti di informazione di Pio XII, quando poi gli si potrebbe obiettare come nel gennaio del 1941, la stessa Gestapo o i servizi nazisti, nell’ambasciata tedesca in Turchia, in contatto con il gruppo Stern offrisse la collaborazione germanica per l’emigrazione degli ebrei in Palestina. Curioso come anziché volerli sterminare, nel gennaio 1941, i nazisti si volessero disfare degli ebrei, così come avrebbe fatto anche Stalin, mandandoli in sperdute regioni della Siberia. Insomma, vi è ogni motivo per diffidare di tutto ciò che proveniva da parte ebraica o alleata: la guerra si combatte anche con bugie, manipolazioni, inganni, montature. È certo che
oggi, non ieri, la “religio holocaustica” ha assunto le dimensioni di un vero e proprio dogma religioso e di una dottrina politica, il cui uso non è limitato alla propaganda mediatica, ma si pretende anche che qualcuno ci creda e addirittura lo si vuole imporre ai delicati meccanismi di funzionamento della chiesa cattolica come il processo di beatificazione dei santi, esercitando una ingerenza che è una palese e flagrante violazione della sovranità dell’unica monarchia assoluta ancora esistente sulla terra e gelosissima delle sue prerogative. Sarà interessante assistere nel prosieguo alle reazioni da parte pontificia, se vi saranno sviluppi e se la diplomazia vaticana non farà finta di non aver visto né sentito. Gli attacchi israeliani non sono interessanti: una formica che insulta l’elefante. Si tratta di vedere e sapere se l’elefante si lascerà insultare o se invece non decide di cambiar registro.
Non sono particolarmente informato in minuzie storiche, ma mi giunge nuova che l’«eroico» popolo di Napoli si sarebbe ribellato ed avrebbe reagito solamente per impedire il rastrellamento dei “suoi” ebrei. Posso dire che più a sud di Napoli, sulla punta dello stivale, da dove proviene la mia famiglia, non mi è stato mai riferito nessun episodio riguardante ebrei. Mentre invece qualcosa di sgradevole mi è stato raccontato circa il breve passaggio degli inglesi e forse delle Brigate Ebraiche, se erano al seguito. È però inaccettabile il voler costruire tutta la storia del Novecento come se tutto ruotasse intorno agli ebrei. È intollerabile la boria di propagandisti che pretendono di stabilire cosa altri avrebbero dovuto fare in un remoto, imperscrutabile e problematico passato, cosa debbano fare nel presente e cosa dovranno fare nel futuro prossimo e remoto. Se si trattasse di qualche matto isolato, non attirerebbe la nostra attenzione. Ma scendono in campo ministri, si compromettono le relazioni fra stati, si influenza tutto il sistema mediatico. In effetti, a ben vedere dietro quella che sembrano astratte questioni di principio, si nascondono interessi materiali enormi. Decisamente irritante infine la menzione di una «cattiva coscienza» da parte di chi dovrebbe guardare non ad un passato insondabile, ma ad un presente vergognoso dove sono stati superati a ben vedere tutti i crimini attribuiti al nazismo: come numero di vittime, per danni materiali, per ripetute violazione dei diritti, per sfacciata manipolazione della più elementare evidenza.
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3.
Non solo teologa. – Ci eravamo abituati all’idea di una Danielle Sussmann esperta, o sedicente tale, in teologia cattolica oltre che ebraica. Ora ne scopriamo i panni dell’analista politica, come già madonna Fiammetta. Non intendiamo confutare a Daniela i suoi ragionamenti analitici: sono suoi e restano suoi. Qualcuno ha detto che un’immagine ben vale 1000 parole. Eccone qui di
immagini eloquenti.
Ci interessa invece come tutti costoro ritengono che sia loro concesso poter entare armati in qualsiasi parte del mondo. Se fosse stato Hitler a farlo, si sarebbe suonata la solita musica. Sono gli Usa a farlo per conto e negli interessi di Israele e tutto va bene. Sono davvero una banda di criminali che pensano di avere il mondo in pugno. E magari è pure vero. In effetti, non siamo in grado di opporre nulla e non sappiamo cosa ancora aspettarci. Quanto poi alla finezza secondo cui l’attacco Usa sarebbe stato condotto non “contro la” Siria, ma “in” Siria, è lo stesso ragionamento che ha portato all’invasione ed alla guerra contro l’Iraq e l’Afghanistan sulla base di assolute menzogne dette al mondo intero. Giustamente il nuovo presidente dell’ONU ha dichiarato la guerra “in” Iraq come la più criminale di tutte le guerre. La distinzione “contro la” e “in” ha poco a che fare con il diritto e molto con l’ipocrisia. A meno che non si voglia dire che ci si riservano attacchi ancora più distruttivi e criminali, da cow boy, “contro la” Siria.
Il mondo è avvertito. Se la distinzione giuridica è discutibile ma non priva di una certa sottigliezza, è però madornale la pretesa che i popoli mediorientali non sarebbero
antiamericani e quindi come tali raggiungibili e istigabili alla sedizione contro i loro governi da parte non del popolo americano, ma del
governo americano. Posso basarmi sulla testimonianza di una operatrice italiana nelle zone di crisi in Medio Oriente per dire che le popolazioni di quelle parti detestano in sommo grado gli americani senza andare troppo per il sottile nell’andare a distinguere fra popolo e governo americano: basta intendere quelli che stanno nei loro paesi a massacrare grandi e piccini, senza molto andare per il sottile o perdersi in distinzioni fra “in” e “contro”, stato in luogo o di moto. Ma posso dare anche un riferimento letterario nelle più recenti interviste di Noam Chomsky, ebreo e cittadino americano, il quale dice in “Gobal Empire” che il nazismo aveva avuto molto più consenso nell’Europa occupata che non gli americani nell’Iraq liberato. I nazisti avevano potuto lasciare ai governi dei territori da loro occupati la cura degli affari politici interni e dell’ordine pubblico. In Iraq gli americani faticano perfino a trovare fantocci.
In una scena del film di Michael Moore si può vedere l’immagine di soldati americani in crisi per essere stati abbindolati e costretti dal bisogno e dall’emarginazione sociale nel condurre una guerra “in” e “contro” l’Iraq, ad uccidere innocenti che non costituivano nessun pericolo per loro stessi e per il loro paese. Daniela ci può raccontare quello che vuole, ma non saremo noi a crederle. Può parlare solo a quanti sono già complici in operazione dirette sul campo o intellettualmente corrotti dalla lobitomizzazione mediatica.
4.
Daniela e il Kyklon B. – Mi ci è voluto un qualche secondo in più per capire l’oggetto di questa nuova performance di Daniela. Dapprima ho pensato che oltre a conoscenze poetiche, teologiche, storiche, ne avesse anche di chimiche. Risultano in effetti forniture del gas Kyklon B ai campi di concentramento. Sembrava una prova schiacciante per la famosa questione delle camere a gas. Ho quindi chiesto ad un esperto di mia fiducia. Il gas in questione serviva per i normali usi previsti, cioè la disinfestazione, ma non per l’impiego nelle camere a gas. Non è il caso qui di approfondire oltre. L’altra questione toccate è il romanzo di Littell “Le benevole”, di cui ricordo che un altro redattore di IC, Luciano Tas, lamentava non gli fosse stato mandato in omaggio al posto di un altro volume che invece non gradiva. Pare poi che l’autore del romanzo non si sia mostrato perfettamente in linea con i canoni sionisti, per qualche sia dichiarazione non gradita, di cui ora non ricordo. Quindi la scomunica olocaustica, di cui Daniela è qui dispensatrice. Infine, il terzo oggetto della performance: la proprietà del quadro di Matisse ritrovato. Sembra che Daniela lo voglia avocare allo stato di Israele. La “roba” non è una sensibilità solo cattolica., come dice Pannella. Tutt’altro! Norman G. Finkelstein ci ha istruiti abbastanza. È infine indisponente la iattanza tutta sionista sugli “storici seri” che appunto perché seri concorderebbe con le pulsioni “non serie” di Daniele. In realtà, non esistono storici “seri” fino a quando le nostre leggi non consentiranno la libera espressione e la libera ricerca dei “storici non seri”. Se questi sono mandati in galera per il solo fatto di voler smantellare i pregiudizi olocaustici di Daniela gli altri storici restano orfani della loro presunta “serietà”. Almeno su questo di recente ha con me concordato un “serissimo” collega della mia facoltà, ma anche la maggior parte di illustrissimi colleghi provenienti da varie università europee riuniti in convegno. L’unico che mostrava fatica a comprendere il problema era un disciplinatissimo collega tedesco, che nella sua relazione usava per centinaia di volte la parola “stato di diritto”, “diritti umani”, e simili, ma non sapeva spiegare perché in Germania tanti suoi concittadini finiscono in galera per meri reati di opininione.
5.
«L’onesto contributo». – Quando mi capita di immaginarmi Fiamma Nirenstein a tutto penso meno che alla sua «onestà», sulla quale invece si sofferma Daniela in relazione all’
aria fritta delle analisi pro o contro Obama. Quel che è certo che ciò che interessa i sionisti dentro e fuori Israele è la continuità della politica estera americana. Mearsheimer e Walt ci hanno ormai insegnato che la Israel lobby è stata determinante nella sua distorsione. I guai che ne sono derivati non solo per il popolo americano, quello che viene mandato a morire e quello che soffre per la povertà opulenta, ma per tutto il resto del mondo sono evidenti. Purtroppo, temo che nella politica americana a contare non siano i presidenti, ma ciò che sta intorno a loro. Non mi faccio molte illusioni, vinca l’uno o l’altro dei candidati, anche se tifo un poco per Obama, forse spinto dal tifo contrario di Daniela.
6.
Daniela e la legittimità. – Andando al link si trova Danielle che fustiga Sergio Romano dandogli del dilettante in fatto di storia. Come una formica che insulti un elefante: non ha costei il senso delle proprozioni. Ma il bello che la caccia alla “legittimità” questa volta viene individuata nella Dichiarazione Balfour! Non si insiste più tanto sull’ONU in quanto ormai dall’ONU vengono più condanne che non titoli di legittimità. Ci vuole un bel contorsionismo a sparare nello stesso tempo contro l’ONU, che ha equiparato in modo definitivo razzismo e sionismo con buona pace del nostro presidente Napolitano, e pretendere di trovare proprio nell’ONU la propria principale fonte di legittimità ad esistere. Per esistere ognuno di noi esiste in quanto esiste e se esiste: nel bene e nel male. Altra faccenda è la legittimità. Innanzitutto la legittimità Daniela dovrebbe andare a chiederla ai palestinesi che sono stati cacciati dai loro villaggi e dalle loro case: qui il tempo decorso non sana proprio nulla! E dunque è andata a finire a Balfour. Possiamo consigliargli di risalire ancora indietro nel tempo, molto indietro, cioè a quel periodo di appena un secolo su tremila anni durante il quale gli ebrei biblici (= nulla a che fare con quelli odierni in senso genetico) furono stato sovrano. Allora, su comando del divino Jahvé sterminarono i cananei. Proprio così: li sterminarono. Almeno questo è il racconto biblico, se ben ricordo. Evidentemente pensano di fare lo stesso oggi con i palestinesi, ma ancora non osano dirlo apertamente.
7.
Chi delegittima chi? – Gustosa la notizia secondo cui la Livni rischiava di venire arrestata a Bruxelles a causa di un arresto pendente nei suoi confronti da parte della Corte internazionale dell’Aja. Non sarebbe il solo caso. Ma Daniela ne argomenta non interrogandosi sulla politica del governo israeliano, bensì concludendo che Israele ha delegittimato la Corte. È di questi giorni la presentazione del rapporto Goldstone sui crimini di guerra compiuti durante l’Operazione Piombo Fuso. anche qui naturalmente ad essere delegittimato non è Israele, ma l’ONU che ha osato dire queste cose contro Israele. E che non sentiamo dire tutti i giorni, anche autorevolemnte, che parlare male di Israele e del sionismo costituisce una forma di antisemitismo, cioè un titolo di reato che le Lobbies hanno introdotto in molte legislazioni. Inutile stare a cercare una definizione normativa di antisemitismo. La formula è stata volutamente lasciata nel vago per consentire alle associazioni ebraico ampio spazio di manovra per presentare denuncie anche per per scritte anonime sui muri delle città, nei bagni pubblici delle stazioni ferroviarie. La faccia tosta, da muro, con cui si parla di “barriera difensiva” toglie qualsiasi possibilità umana di contraddittorio, di confronto critico, di comunicazione. Come in un museo delle enormità non si può fare altro che registrare, monitorare.
8.
IDF: ha il codice condotta morale più alto del mondo! – Così tenta di far credere la nostra Daniela, che fa sonoramente ridere se la materia non fosse di per sè tragica. Scrivo questa nota in settembre 2009, quando è ormai uscito il rapporto Goldstone nelle sue 700 pagine che occorrebbe leggere e analizzare. Viene da tutti citati e ne viene sommariamente indicato il contenuto. Non sembre però dubbio che questa volta l’esercizio israeliano abbia confidato troppo nella sua arroganza e nella capacità dello squadrone mediatico e diplomatico. Forse qualcosa sta cambiando.