domenica 30 ottobre 2016

Fabrizio del Dongo: «M5s: l'avatar della democrazia o la democrazia degli avatar?»

Fabrizio del Dongo è uno pseudonimo che riprende il nome del celebre personaggio del romanzo di Stendhal “La Certosa di Parma”. Pensiamo di conoscere chi si cela dietro lo pseudonimo e pensiamo di avere il suo gradimento nel riprodurre l'articolo appena uscito su un sito chiamato KATEHON. Il Kathecon è una immagine biblica che sta per estrema difesa quando tutte le altre difese sono venute meno. Per chi vuol saperne di più rinvio qui ad un articolo di Maurizio Blondet. Tornando a noi, le recenti acrobazie dei Vertici del Non-Partito a Cinque Stelle portano al massimo grado di sviluppo ciò che era partito in sordina, quando lasciavo al Teatro Brancaccio il 20 di febbraio di quest’anno 2016 un foglietto dove chiedevo a Beppe Grillo un incontro per evitare quelle cause che poi sono venute, con il “capo politico” Beppe Grillo che le perde regolarmente - almeno finora - e lo spinge a irridere alla normativa del codice civile che disciplina la formazione e il funzionamento delle Associazioni. Il M5s nasceva all'insegna della “democrazia diretta” ossia l’antitesi della “rappresentanza politica”: in molti ci avevano creduto e ci credono ancora. Solo che i Vertici del Non-Partito si caratterizzano sempre più come “partito” addirittura con minori garanzie per gli iscritti di quelle offerte dai vecchi partiti in via di estinzione... Ma il discorso è lungo e non possiamo affrontarlo tutto in una volta, tutto d’un fiato. Intanto, Fabrizio del Dongo chiarisce la situazione che emerge dal non-quorum a cinque stelle o sotto le stelle, mentre prosegue la mobilitazione nazionale per la raccolta di firme degli iscritti che chiedono la convocazione di una Assemblea Nazionale e si formano i primi MU di opposizione interna al M5s, secondo la lettera e lo spirito della Ordinanza del Tribunale di Napoli. Le illustrazioni al testo sono redazionali di Civium Libertas.
AC

FABRIZIO DEL DONGO 

M5S: l'avatar della democrazia o la democrazia degli avatar?

La vicenda dell'approvazione del nuovo “Statuto” del M5S e del procedimento cautelare promosso dai 23 attivisti partenopei espulsi nell’analisi di un “insider”

“La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione"

Giorgio Gaber
Le cronache politiche di questi giorni ci raccontano delle accese  polemiche innescate dalla votazione indetta dal Capo politico del MoVimento 5 Stelle per  l’approvazione del nuovo Regolamento e per le modifiche del Non statuto del M5S: un passo che si è reso necessario a seguito di un’ordinanza del Tribunale di Napoli pronunciata  nel procedimento cautelare promosso da 23 attivisti partenopei del movimento pentastellato che erano stati espulsi con l’accusa di aver fatto parte di un “gruppo segreto” di discussione creato su Facebook e che, a quanto è dato capire, aveva come oggetto la richiesta dell’indizione di un’assemblea degli iscritti per la scelta del candidato Sindaco per le elezioni amministrative del capoluogo campano.

Marcia di Topolino  - Video
L’ordinanza del Tribunale aveva infatti rilevato che le espulsioni erano state irrogate in base ad un Regolamento mai approvato dagli iscritti e che comunque non poteva derogare alle norme statutarie dettate in materia di espulsione dal cosiddetto “Non Statuto”.

Le polemiche cui abbiamo accennato riguardano le  modalità scelte da Beppe Grillo per l’approvazione del nuovo Regolamento e per le modifiche del Non Statuto e hanno visto i sostenitori della visione “tradizionale” della democrazia diretta contrapporsi a quanti, all’interno (e ai vertici) del M5S ritengono che il MoVimento si fondi su una visione innovativa in grado di riscrivere la grammatica politica e gli stessi paradigmi su cui si è fondata, fino ad oggi, la vita e l'organizzazione delle associazioni.

La Stampa 26.10.2016
La contrapposizione riguarda  dunque, prima ancora delle questioni giuridiche, che saranno sciolte dalla Magistratura civile nel caso  che i dissenzienti ricorrano alle vie giudiziarie,  la concezione di cosa si intenda per “partecipazione e discussione” nell’ambito della funzione di indirizzo politico  e di regolamentazione  della vita interna dell’associazione.

Il rischio, a ben vedere, è  quello che la realtà virtuale di Internet finisca per virtualizzare lo stesso concetto di democrazia e di attività politica, confondendo il concetto di “connessione in rete”  con quello di partecipazione attiva e sostituendo la discussione assembleare con la sola possibilità di accettare o rifiutare, con   un “sì” o con un “no”, proposte calate dall’alto.

La virtualizzazione del processo decisionale  porta invero a sostituire il metodo assembleare, fulcro di quei concetti di democrazia e comunità che hanno i loro archetipi europei nell’Agorà ateniese e nell’Althing islandese, con quello referendario e plebiscitario in cui l’unico apporto dell'associato è quello di ratificare o meno le scelte del  Capo politico.

C’è dunque qualcosa di stonato nell’entusiasmo con cui è stato accolto dai vertici del M5S il mancato raggiungimento del quorum del 75% di partecipazione alla votazione stabilito dal codice civile, così come c’è qualcosa che non quadra - almeno sotto il profilo lessicale - nel voler coniugare i sintagmi “capo politico” e “democrazia orizzontale”.

In molti poi hanno trovato inquietante le continue, invasive sollecitazioni al voto inviate  a mezzo email e sms a coloro che, in base all’occhiuto sistema informatico, risultavano non aver fatto ancora il loro “dovere”; e sotto un profilo sociopolitico sarebbe interessante poter verificare la relazione tra queste pressanti sollecitazioni e la curva dei voti espressi dopo ogni singola sollecitazione.

La politica è dunque ad un bivio: riprendersi i propri spazi reali, fatti di luoghi fisici, di discussione e di elaborazione condivisa, riscoprendo il civismo basato sul concetto di appartenenza ad una comunità, o diventare sempre più liquida e virtuale con il rischio che le utopie si trasformino in distopie.

sabato 29 ottobre 2016

Letture: 47. Gianfranco de Turris: «Julius Evola. Un filosofo in guerra: 1943-1945» (Mursia, 2016, 1ª ed.)

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Ho specificato sopra che si tratta di una 1ª edizione, che vado leggendo. So dall'autore che è in preparazione una seconda edizione. Del libro si è parlato e discusso in una presentazione alla quale ero presente, e di cui ho fatto un apposito Meetup. Il libro tratta di un periodo della vita del filosofi Julius Evola, considerato tra i massimi del Novecento italiano, accanto a Croce e Gentile, di cui poco o nulla si sapeva. Evola si sottrasse per un soffio agli agenti alleati che - dietro una soffiata partigiana che lo includeva in una lista di “sospetti” - erano andati ad arrestarlo nella sua casa in Roma, in corso Vittorio Emanuele. Mentre l'anziana madre tratteneva gli agenti alleati nella stanza da pranzo, lui usciva dallo studio e guadagnava la strada, per poi iniziare una peripezia che lo porterà a Vienna dove si troverà sotto un bombardamento alleato, che non lo uccise, ma lo lasciò paralizzato per tutto il resto dei suoi giorni.

(segue)

martedì 25 ottobre 2016

Letture: 46. Ettore Maria Mazzola: «La città sostenibile è possibile» (Gangemi, febbraio 2010).

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È il volume di cui si è dibattuto in un “evento” svoltesi negli edifici di Corviale il 16 ottobre 2016, annunciato e programmato in un nostro Meetup e regolarmente svoltosi con presenze ma anche significative assenze che ben dimostrano una conflittualità interna al M5s. Non la si vuol riconoscere ma esiste ed esplode ogni giorno. Il libro, non recente, doveva essere e lo stato l'occasione per un dibattito sulla politica urbanistica che in M5s intende seguire in Roma sullo sviluppo urbano. Corviale è un mostro di cui si è spesso parlato. L’Autore Mazzola ne propone e propugna la distruzione, la demolizione e la sua sostituzione con un borgo dove la vita di chi ci abitua sia più vivibile di quanto non lo sia adesso. L’Autore è stato molto dettagliato nell’esposizione del suo progetto e nell’analisi dei costi, che addirittura non ci sarebbero, giacché l'opera di demolizione verrebbe poi ad autofinanziarsi. Questo ciò che si è detto nel dibattito, se è stato da me ben compreso. Vi è stato anche un mio intervento per dire che se l’Autore si aspetta di trovare nel ceto politico, di governo o di opposizione, un interlocutore che poi possa attuare il suo progetto, egli si scontra con una devastazione della classe politica non inferiore alla devastazione e al degrado urbanistico da lui descritto. Persone tutte o quasi incompetenti giunte alla poltrona perché nullafacenti nella vita e bisognose di un reddito o di una sua integrazione. Non avendo competenze proprie devono cercarle in altri, cosa del resto normale. Ma ciò che distingue il buon politico dal cattivo politico è una qualità che loro manca: il saper riconoscere gli uomini giusti da mettere platonicamente al posto giusto. 

Un sindaco - come è successo - può essere anche analfabeta, ma essere in grado oltre che di riscuotere la fiducia dei suoi concittadini che lo hanno eletto, anche di saper individuare gli uomini giusti di cui ha bisogno per realizzare il governo della città. In Roma, dopo le recenti elezioni, su cui non mi soffermo, passati i fatidici 100 giorni, non si ravvisano segnali rassicuranti per i cittadini. Gli attivisti 5s, da oppositori intenzionati a far tornare di moda l’onestà, si sono trasformati in supporter propagandistici, e non operativi, dei “colleghi” saliti al potere. Se non si forma un'opposizione interna, riconosciuta e legittimata, non sarà possibile esercitare quel controllo sugli eletti da parte del partito di provenienza secondo i migliori canoni dello stato di diritto. Anzi, con il tentativo di restaurazione repressiva del Non-Statuto e Non-Regolamento del Non-Partito 5s, vi è il rischio di una nuova e più feroce ondata di espulsioni per quanti osino criticare “capi, capetti e arrivisti”, secondo l'espressione del capo-gruppo genovese del M5s, Paolo Putti, che dopo Pizzarotti ha deciso di lasciare il Movimento di Beppe e dei suoi “amici".

Le argomentazioni sulla demolizione di Corviale esposte da Mazzola a me sono parse convincenti e persuasive. Se fossi stato eletto sindaco io al posto di Virginia Raggi (e poteva essere se non mi avessero "espulso” preventivamente) avrei certamente chiamato l'arch. Mazzola per sentirlo magari in compagnia di una vasta schiera di suoi colleghi per potermi formare una mia opinione nel più ampio contraddittorio possibile, il solo mezzo per giungere a una verità, e quindi per poi giungere a una decisione che solo compete a chi viene investito dell'esercizio del potere, locale o centrale che sia. Ed invece in Corviale, edificio bruttissimo e mostruoso, non vi erano ad ascoltare e partecipare al dibattito neppure gli amministratori municipali usciti vincitori dalle recenti elezioni. E perché non c’erano? Non tanto perché avessero serie o non serie obiezioni alle tesi urbanistiche dell'arch. Mazzola, ma perché - ne sono convinto - ad organizzare l'evento è stata una componente antagonista interna al m5s: un vero e proprio dispetto in quella che sta diventando una guerra per bande, fra talebani e “arrivisti” (meglio che “attivisti”) nuovi contro i vecchi militanti pentastellati. Non voglio scende in ulteriori dettagli, ma non reputo saggio ignorare fatti e situazioni che sono reali e che aiutano a capire meglio le dinamiche.

Il libro (dobbiamo pur leggerlo!) si apre con una prefazione di Paolo Marconi, che va subito in medias res richiamando le conseguenze culturali e specificamente architettoniche seguite all'istituzione della NATO ed alla pronta adesione dell'Italia uscita dalla disfatta bellica. Si è trattato di un “trauma”. L’inquadramento storico-politico e geopolitico è quanto mai opportuno per giungere  alla fine del discorso di nuovo alle bruttezze di Corviale. La distruzione delle città durante la seconda guerra mondiale non aveva come scopo semplicemente “di colpire i centri industriali più importanti” ma anche “di distruggere il maggior numero di abitazioni” allo scopo di provocare nelle popolazioni “gravi disagi, producendo stati maniaco-depressivi” finalizzati alla destabilizzazione civile, politica, etica, morale. Uno scenario - a pensarci bene - che si ripete con le guerre medio-orientali con effetti diretti e immediati sulle popolazioni arabe e islamiche, e indirette e posticipati ancora una volta sulle popolazioni europee, colpevolizzate per la riluttanza all'accoglienza delle popolazioni bombardate dalla... NATO.

Per l'Italia il vento della Liberazione è esplicito nelle parole del Prefatore: «Negli stessi anni gli Alleati bombardarono l'Italia, mirando soprattutto agli obiettivi civili per demoralizzare la popolazione e provocare rivolte contro il Regime...». Ma si sa che chi ci fa del male, lo fa per amore e quindi noi dobbiamo essere grati ai nostri Liberatori e ricordarli ogni anno in apposita celebrazione. E guai a chi non si accoda! Ammiro chi dice verità troppo elementari per poter essere dette da chiunque e selettivamente mi concentro su alcuni punti del libro, per non doverne scrivere io un'altro in forma di commentario. Penso di poter dire che gli Autori abbiano inteso comunicarci come la disfatta bellica si sia poi tradotto in una penetrazione e dominazione culturale in ogni àmbito, introducendo nuovi canoni e stili architettonici e urbanistici. Il famoso «Piano Marshall sopperiva in buona parte alla ricostruzione delle città bombardate in Europa ed in Italia». E posso aggiungere che al mio paese, in Seminara, di scarso rilevanza strategica, una delle poche case bombardate e rase al suolo dalla guerra è stata interamente ricostruita dopo 60 anni interamente a spese del privato. Il libro ricostruisce questi passaggi e noi non dobbiamo sostituirci alla descrizione che ne viene fatta.

(segue)

venerdì 21 ottobre 2016

Sulle votazioni online per l’«aggiornamento» dello Statuto e del Regolamento del M5s

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Era il 12 aprile 2016 (lo stesso della morte di Gianroberto Casaleggio) il giorno in cui mi giungeva notizia dell’«accoglimento totale» della mia Istanza contro Beppe Grillo, «capo politico» del M5s, nel cui nome uno Staff anonimo procedeva alla mia espulsione, che il Tribunale civile ha dichiarato totalmente illegittima. Già alla notizia in marzo della causa che avevo mosso insieme a Roberto Motta e Paolo Palleschi era stata accolta con sufficienza ed irrisione. Avevo tentato di prevenire tutto questo con una richiesta di incontro direttamente con Beppe ai margini del suo spettacolo al Brancaccio. Ce ne hanno detto di tutti i colori, ed ho dovuto sporgere contro Beppe anche una querela penale. Il Tribunale di Napoli ha confermato quello di Roma, ed ha perfino rincarato la dose. Altre cause sono state mosse, sempre perdendo l’amato Beppe. Adesso, suis pedibus, si sono dovuti accorgere che qualcosa non va nello Statuto e nel Regolamento del M5s, e con una procedura sui generis procedono al suo “aggiornamento” con una campagna martellante per istigare al voto ogni singolo iscritto. Si tratta non di una estensione dei diritti degli iscritti, ma di un ulteriore restringimento, finalizzato a reprimere qualsiasi dissenso con una espulsione più facile ed a prova di giudice. Almeno così pensano le Menti che hanno progettato una votazione plebiscitaria che si estende per oltre un mese e non ha nemmeno l'ombra del più pallido contraddittorio. Hanno un problema di quorum assai difficile da raggiungere. Ma anche ove lo raggiungessero, la procedura resterebbe viziata da illegittimità, e nuovamente impugnabile, come da Comunicato stampa dell’Avv. Lorenzo Borrè qui in Appendice.

Sta facendo il giro dei social-network un mio breve testo, dove collego le date del 20 febbraio, quando chiedevo a Beppe un incontro, aspettando sul mio cellulare una sua chiamata, e quella del 17 ottobre nella quale giunge a me, sul mio cellulare, una supplica in forma di sms in cui Beppe fa la vittima e pietisce il sostegno di ogni iscritto (io fra questo, essendomi stato restituito l'account per ordine del giudice) il voto per il raggiungimento di un quorum necessario per la validazione della votazione online:
Ironia della sorte o giustizia del cielo? Giudicate voi! In data 20 febbraio 2016, avevo lasciato a Beppe Grillo, questo messaggio: «Carissimo Beppe, mi rendo conto del momento, ma dovendo io ed altri forse decidere se farti una causa civile vorremmo – se possibile – prima parlarne proprio per evitarla», aspettando invano che mi chiamasse sul mio cellulare. Ed invece cosa ricevo oggi 17 ottobre 2016 sul mio cellulare? Quest sms, rivolto a tutti gli iscritti al m5s che ancora non hanno votato: «Aiutami a proteggere il movimento 5 stelle da chi vuole distruggerlo! Vota ora su Regolamento e Non Statuto... Ora conto su di te, Beppe Grillo». Link: https://civiumlibertas.blogspot.it/2016/02/beppe-grillo-al-teatro-brancaccio.html
In realtà, non ci vuole molto a capire che a Beppe interessa poter continuare ad espellere a suo piacimento chiunque egli voglia, nei modi che sappiamo. Nè io nè gli attivisti di Napoli, che sono stati pure lore reintegrati da un Tribunale abbiamo intenzione alcuna di “distruggere” il M5s. Al contrario lo vogliamo salvare dalla sua cattiva leadership introducendo al suo interno elementari criteri di democrazia, trasparenza, legalità e perfino umanità.

E perciò sorto il 7 ottobre un apposito Gruppo Facebook per la richiesta di Convocazione di un’Assemblea Nazionale per procedere ad una pur necessaria riforma dello Statuto e del Regolamento, ma nelle forme assembleari previste dal Codice Civile e non il quelle plebiscitarie e referendarie attualmente in corso, per le quali leggasi la disamina giuridica in Appendice. La raccolta delle firme per la richiesta di un’Assemblea nazionale è in corso in tutta Italia, ed in Roma inizia il 27 ottobre, un giorno dopo la conclusione del Plebiscito grillesco. Per quanti, trovandosi nelle condizioni previste, vogliono firmare è sufficiente firmare la dichiarazione sopra riprodotta in immagine (si clicchi sopra e si stampi), allegando un documento che attesti l'iscrizione al M5s: è ottima prova uno degli Inviti al voto giunti via email a ogni Iscritto che non abbia ancora votato o che si rifiuti di votare secondo la procedura coartata.

APPENDICE
Comunicato all’Adn-Cronos dell’Avv. Lorenzo Borré

Tanto movimento per nulla: il tentativo di modificare il Non Statuto integrandolo con un nuovo regolamento è radicalmente viziato dall'approccio metodologico legato al rifiuto dello strumento assembleare previsto dal codice civile. Far votare per la scelta tra due diversi Regolamenti (quello che prevede le espulsioni e quello che prevede la sospensione a divinis) e contestualmente far approvare una modifica del Non Statuto che prevede la sua integrazione con il testo di uno dei due regolamenti in corso di approvazione comporta, di conserva, l'inammissibile approvazione di una norma statutaria “in bianco”, atteso che al momento della votazione della modifica del Non Statuto non si conosce il contenuto definitivo della norma che lo dovrebbe integrare. Non solo: il testo dell' art. 8 del Non Statuto sottoposto all'esame dei votanti è il seguente: “Il "non statuto” è integrato dalle disposizioni contenute nel regolamento pubblicato al link http://www.beppegrillo.it/movimento/regolamento/ “ ed ha la peculiarità di essere interattivo, con il risultato che cliccando sul link compare il testo del vecchio regolamento, quello di cui il Tribunale di Napoli ha ravvisato la nullità, e il cui tenore è ovviamente diverso da quello dei due regolamenti che i votanti sono chiamati a scegliere. Insomma con un voto solo si approvano tre distinti e contrastanti regolamenti. Una confusione che rende radicalmente nulla la votazione. C'è poi la questione degli iscritti mai formalmente espulsi, ma a cui è stato disabilitato l'account, ai quali non è mai pervenuto l'invito al voto e che non possono votare. E già questo è un granello di sabbia in grado di inceppare il meccanismo. Insomma: tutto sbagliato, tutto da rifare". 


giovedì 20 ottobre 2016

Teodoro Klitsche de la Grange: rec. a Philippe-Joseph Salazar, Parole armate, Bompiani 2016.

PAROLE ARMATE

Philippe-Joseph Salazar, Parole armate, Bompiani 2016, pp. 199, € 17,00.

Quando di una guerra si vedono e/o si considerano le immagini dei combattimenti, delle armi, delle distruzioni, si è portati a credere che l’essenza e lo scopo della guerra sia la distruzione dell’avversario.

Non è così: da Sun Tzu a Clausewitz, da S. Agostino a Gentile, da Vattel a Santi Romano, lo scopo cui tende la guerra è d’imporre la propria volontà al nemico al fine di realizzare un nuovo ordine, di gradimento del vincitore (lo scopo politico).

Essenziale, per dettare la propria volontà è indebolire quella del nemico, fiaccarne (e fuorviarne) la capacità di resistenza e la determinazione a combattere: in ciò le parole (la comunicazione) sono elemento essenziale della guerra psicologica. Tipo di guerra non limitato ai nostri giorni.

Ogni belligerante ha una propria retorica, usata come arma per condurre e vincere la guerra; nella quale è sempre presente sia il terrore (il bastone) che la seduzione (la carota), miscelate in varie misure e forme. E ogni retorica, è adatta ad un proprio uditorio. Pensare che le armi cedano il posto alla discussione è la formula di molte illusioni pacifiste. La realtà è che il fine politico (e l’uomo politico) si serve sia delle parole che delle armi: e queste non sono tra loro alternative, ma complementari.

L’aveva ben capito Machiavelli che esaltava la virtù del capo, sia se crudele, sia magnanimo: l’essenziale è che il mezzo serva a raggiungere il fine.

Le forme della comunicazione bellica devono tener conto delle convinzioni, dei luoghi comuni, delle credenze, dei modi di pensare del nemico (se ad esso rivolte) come dei (propri) seguaci. Occorre, pertanto sia per combattere che per negoziare “pensare islamico, parlare islamico, argomentare islamico. Mettersi alla portata retorica dell’avversario”.

Tra società occidentali, riconducibili al tipo di potere razionale-legale, ed islamiche, in cui predomina il tipo di potere tradizionale misto, in particolare nello Stato islamico, a quello carismatico, il discorso persuasivo è radicalmente differente.

Così ad esempio il rapporto comando/obbedienza che nel discorso occidentale è spesso, a livello retorico, mistificato (o almeno edulcorato) sotto varie forme, in particolare quelle del dialogo (e della discussione), nella retorica dell’ISIS è esaltato: è la “proclamazione di questo dovere assoluto di obbedienza che include al tempo stesso il ruolo di imam, ossia la guida religiosa, e il califfato, ossia la guida politica. Il califfo è dunque colui che proclama e assume l’estensione del dominio della fede all’umanità proclamando il dovere di obbedienza”.

Scrive poi l’autore, sulla falsariga della “Teoria del partigiano” di Carl Schmitt che il combattente dell’ISIS è un partigiano, in particolare quando opera nel territorio degli Stati occidentali. Con ciò l’ISIS “condivide questo aspetto con le organizzazioni rivoluzionarie di un tempo: esige e instaura una belligeranza totale, un impegno assoluto da parte dei suoi partigiani”; e così “Vediamo il ritorno del partigiano politico, e dunque di una guerra politica, ci troviamo mentalmente disarmati …per far fronte a ciò che è alla base della fede trasferita qui nell’atto politico: il sacro non si distingue dal profano per differenza quantitativa …  ma per una differenza di natura”. Il combattente islamico ha in comune con i partigiani del comunismo del secolo passato la tensione verso l’assoluto “che identifica nella distruzione totale dell’avversario il trionfo dei valori in cui crede il partigiano. Un terrorista non può conoscere mezze misure. Si tratta di rivoluzionare il mondo, cioè di rimetterlo nella sua interezza là dove avrebbe dovuto essere: nell’islam”; come per i marxisti-leninisti di realizzare la società comunista, resa possibile dalla dottrina che aveva scoperto “l’enigma irrisolto della storia”. Mentre il “vecchio” partigiano, i lazzaroni del Cardinal Ruffo come i guerilleros di Empecinado avevano la connotazione di difensori di un determinato territorio, come delle popolazioni e del di esse modo di vita. Il partigiano moderno, quello comunista come quello islamico, ha un’attitudine aggressiva, volta a cambiare il volto del mondo e non già a difendere un territorio.

Scrive Salazar “Questa assolutizzazione ha fatto sì che, per l’appunto, i territori come noi li conosciamo non esistano più, le frontiere vengano abolite e le entità geografiche scompaiono dietro lo slancio globalizzante della lotta”; onde “il terrorismo islamico del Califfato è di un’ostilità generalizzata, polimorfa e illimitata. E’ senza termini di paragone. Questa è la sua forma”.

Tuttavia se le azioni di Al Quaeda avevano portato all’estremo il carattere dell’assenza di forma, (non c’era un territorio, né una popolazione, né un’organizzazione definita), ed accolto così il consiglio di Sun-tzu “che di fronte al nemico ci si deve assottigliare… più del sottile fino a rendersi privi di forma … Soltanto così saremo in grado di diventare gli arbitri del loro (dei nemici) destino” e questo perché “Il Nemico manifesta una forma e con ciò si rende umano. Io invece sono privo di forma”; dimodoché per quanto concerne la forma dell’azione militare, si attinge propriamente l’enfasi con l’assenza di forma, non altrettanto appare per il Califfato. Il che significa che questo perde la caratteristica peculiare di Al-Quaeda: la minima vulnerabilità che in una guerra asimmetrica è la migliore difesa possibile, dato lo squilibrio di potenza con gli Stati occidentali.

In questi giorni la città più importante conquistata dal Califfato, cioè Mosul è sotto attacco della coalizione Anti-ISIS; offensiva che in questi modi, non sarebbe stato possibile nei confronti di Al-Quaeda, non solo priva di città “conquistate” ma anche di una “sede” identificabile sul territorio.

In definitiva a voler sintetizzare la lezione (principale) di questo libro è che la guerra “psicologica” e i messaggi dei contendenti spesso hanno carattere risolutivo. In fondo l’aveva capito bene secoli fa De Maistre, quando, con uno dei suoi (apparenti) paradossi scriveva che è l’opinione a vincere le battaglie.
Teodoro Klitsche de la Grange

domenica 9 ottobre 2016

Letture: 45. Sergio Cesaratto: «Sei lezioni di economia» (Imprimatur, settembre 2016)

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L’Autore Sergio Cesaratto, per mia ignoranza che non nascondo, mi era totalmente sconosciuto fino a qualche settimana. Il suo nome mi è stato fatto dall’amico Gianluca A., mentre ero seduto nella libreria Feltrinelli intento a sfogliare un altro libro (che non ho comprato) sulle Olimpiadi come venivano concepite nell'antichità. Avendo un certa cultura classica da qualche tempo sorge in me la necessità di un raffronto fra ciò che le Olimpiadi significavano nell’antica Grecia e ciò che invece significano adesso. Ma questo è un'altro discorso... Sul libro di Cesaratto l'amico Gianluca sta preparando un “evento” mitraico per il 29 ottobre. Spero per quella data di riuscire a terminare di leggere il libro, che non ho esitato ad acquistare mentre mi trovavo da Feltrinelli. Intanto ho incominciato a sfogliarlo ed è promettente, anche se non è nuovo nel promettere una facile introduzione alla scienza economica che si trova in tanti altri libri. Ecco, “scienza” economica, qualcosa di cui dubito pur avendo fatto non pochi studi di economia. Il dubbio non significa però che non si debba seguire l’economia, ascoltare cià che dicono gli economisti di professione, e leggerne i libri, che chiaramente non sono l'uno eguale all'altro e non sostengono tutti le stesse tesi, o danno tutti le stesse interpretazioni di fatti che sono identici.

(segue)


martedì 4 ottobre 2016

Paolo Becchi: «Il Non Statuto del M5S, Humpty Dumpty e Capitan Pizza»

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Con una grafica complessa e links di download esce oggi 4 ottobre 2016 su byoblu di Messora un nuovo articolo di Paolo Becchi sulla travagliate vicende statutarie del M5s, che dopo le cause di Roma e di Napoli appare allo sbando, malgrado la Comunicazione casalina tenti di far passare inosservati i goffi tentativi di superare le illegittimità rilevate dai Tribunali.
 AC

Quando io uso una parola – disse  Humpty Dumpty – questa significa esattamente quello che dico io, né più né meno; “bisogna vedere – rispose  Alice – se Lei può dare tanti significati diversi alle parole”; “bisogna vedere – replicò Humpty Dumpty- chi è che comanda; è tutto qua”.

byoblu
È singolare la coincidenza che il Capo Politico (alla faccia del Movimento orizzontale) di un partito disciplinato da un Non Statuto applichi al procedimento per la modifica di tale patto fondativo la filosofia di un abitante del Paese immaginario dove si festeggiano, appunto, i Non compleanni.

Il nuovo Non Statuto del Blog delle Stelle

Pare infatti che Beppe Grillo, o chi per lui – coniugando a proprio modo la lezione giuridica impartitagli dal Tribunale di Napoli, che nel rilevare la nullità dell’attuale Regolamento  ha ben chiarito che le modifiche dello Statuto possono essere adottate solo in forza di delibere assembleari – ritenga che chiamare “assemblea” una semplice votazione on line, come quella che  sta procedendo con lentezza sul Blog delle Stelle, di Beppe Grillo o di Pinco Pallo, sia sufficiente a soddisfare il requisito del passaggio assembleare prescritto dal Codice civile per le modifiche statutarie.

Confrontandomi con l’amico Lorenzo Borrè – l’avvocato che difende gli espulsi e che ad oggi tiene in scacco le pulsioni espulsive dei vertici del Movimento – sulla procedura di modifica del “Non Statuto” e sulle modifiche proposte, ho potuto rilevare più di dieci motivi di nullità dei nuovi capitolati e altrettanti “punti deboli” dell’iter congegnato dal Blog per farli approvare. Qualche esempio: la genericità – e quindi l’arbitrarietà dell’interpretazione volta a stabilire se un fatto sia sanzionabile o meno –  delle condotte descritte come passibili di espulsione, la pretesa di punire condotte che non hanno nulla di antigiuridico e che anzi  rappresentano il sale della dialettica democratica. Riguardo poi alla previsione che dispone sanzioni per il “compimento di atti diretti ad alterare il regolare svolgimento delle procedure per la selezione dei candidati” sarà interessante vedere come e a chi essa si applicherebbe nel caso di ripetersi di casi come quelli che hanno portato all’espulsione e all’esclusione di iscritti che volevano partecipare alle “comunarie” e che sono stati esclusi in forza di provvedimenti ritenuti illegittimi dai Tribunale di Roma e Napoli con tre distinte ordinanze cautelari. Ma questa sarà, per l’appunto, materia da avvocati e di sicure  impugnazioni. Al momento, anche se se ne parla poco, ce ne sono già una quarantina e il numero è in costante crescita.

Federico Pizzarotti e le norme contra personam

Occupiamoci invece del caso Pizzarotti. È evidente che alcune modifiche del Regolamento siano “norme anti Pizzarotti”: e a dire il vero il nuovo testo, anziché affermare espressamente “Pizzarotti sarà espulso se rilascerà nuove dichiarazioni alla stampa in merito alla propria sospensione”, usa delle circonlocuzioni o meglio due frasette separate tra loro, che formano però un chiaro, come dicono i giuristi, “combinato disposto”: l’art. 4 del nuovo Regolamento contempla infatti tra i casi passibili di espulsione quello di chi “sottoposto a procedimento disciplinare, [..] rilasci  dichiarazioni pubbliche relative al procedimento medesimo” (alla faccia dell’art. 21 della Costituzione!!!), specificando – nell’ultimo capoverso di tale articolo –  che   “la suddetta procedura [di espulsione] è applicabile anche ai procedimenti in corso”, (alla faccia del principio di irretroattività) aggiungendo poi un omaggio a Monsieur de La Palice con la specificazione che la procedura di irrogazione delle sanzioni disciplinari non si applica però ai “casi in cui sia stata già disposta l’espulsione”…

All’articolo indicato va aggiunta la previsione contenuta  nell’art. 1 lettera e), del Regolamento, dell’assunzione dell’”onere”  in capo a ciascun iscritto “di astenersi da comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine o l’azione politica del MoVimento 5 Stelle o di avvantaggiare altri partiti”. La violazione di un tale “onere” comporta, secondo l’art. 4 lettera b) del nuovo regolamento, l’espulsione. Viste le cronache recenti, ma anche meno recenti, è lecito credere che, laddove il Regolamento fosse approvato, molti grandi nomi della galassia nazionale dovranno ricorrere all’assistenza legale dell’avv. Borrè. Ovviamente scherziamo. Ciò che seriamente invece  colpisce è che nessuno (tranne  questo blog*) si sia posto il problema di come si coniughino queste “novità”, introdotte  apposta per mettere alle corde Pizzarotti ed evitare qualsiasi forma di dialettica interna, con lo Statuto che abbiamo pubblicato integralmente su questo blog* e che si riferisce all’omonima associazione, formata da tre persone, che detiene comando e simboli del MoVimento 5 stelle. Il vero centro del potere sta  tutto lì, il resto in fondo è di secondaria importanza. E su questo non si vota.  Ma ovviamente nessuno si è accorto dell’esistenza di questo Statuto.

* Per la precisione ci si riferisce a byoblu. [NdR]

Le dimissioni di Capitan Pizza

Il nuovo Regolamento è fatto solo per punire attivisti che credono ancora nella “orizzontalità” del Movimento e ritengono che si dovrebbe essere liberi di contestare  capi e capetti, per la semplice ragione che capi e capetti non dovrebbero esistere in un movimento che nato nella rete voleva farne a meno.  Soprattutto però si tratta di punire Pizzarotti, perché molti ancora pensano che possa guidare quel vasto dissenso ancora presente nel Movimento, quantunque ridotto al silenzio.  La “sentenza” di espulsione nei  confronti di Pizzarotti non è mai arrivata perché Grillo sa benissimo che il Sindaco di Parma sarebbe subito riammesso nel Movimento con una sentenza ben più efficace, quella dei giudici. Invece di combattere questa battaglia sino in fondo Capitan Pizza ha gettato la spugna e uscendo dal Movimento ha fatto  proprio quello  che Grillo aspettava da tempo. Riuscirà il Sindaco ad essere in tal modo rieletto il prossimo anno a Parma con un lista civica? La risposta a questa domanda è di secondaria importanza. Il capo ha  vinto e Capitan Pizza sarà ridotto all’irrilevanza  politica, un Civati in più. Niente di più.

Alcune pagine dell’introvabile statuto vigente, pubblicato in esclusiva da Paolo Becchi su questo blog il 25 settembre scorso: vedi byoblu.