giovedì 31 luglio 2014

Appello per Gaza

Fonte: Bocche Scucite

“Fate pressione! Reagite all’impotenza di fronte al

massacro senza fine di Gaza!”

I cristiani di Terra Santa ci chiedono di agire. E Subito. In questi giorni, nei Territori Palestinesi Occupati, la Delegazione di Pax Christi Italia ha ricevuto direttamente dalle mani dei responsabili di Kairos Palestina questo Appello che trasformiamo in

DUE PRECISE AZIONI 

CHE TUTTI NOI POSSIAMO FARE:


  1. FIRMATE ON LINE l’Appello:

  1. STAMPATE E DISTRIBUITE

     L’APPELLO

     DOMENICA PROSSIMA

     DAVANTI ALLE CHIESE


E’ troppo poco? Ogni iniziativa appare inadeguata,ma assistere passivamente al massacro diventa ogni giorno di più una colpa pesante per la nostra coscienza.
Ecco la voce dei cristiani di Palestina e Israele. Uniti in una sola voce che, come nel documento Kairos Palestina, non solo invoca il Dio della pace affinché intervenga sulle atrocità commesse dagli uomini, ma chiede con fermezza che sia fatta giustizia. “Pressure for Gaza” fotografa con lucidità una realtà che vede uno stato occupante e un popolo occupato; un esercito che sta facendo strage di civili e un popolo ingabbiato che non ha né esercito né diritto a sopravvivere.
Vi chiediamo di diffondere questo documento, di farlo conoscere prima di tutto nelle comunità cristiane, perchè si abbia ben presente, quando si prega per la pace in Terra santa, che le persone che la abitano questo chiedono, questo dicono. Non implorano collette di carità, ma rivendicano il diritto a vivere nella giustizia. E chiedono solidarietà concreta, soprattutto attraverso forme di boicottaggio e sanzioni. 
Campagna Ponti e non muri, Pax Christi Italia

Pressure for Gaza!

“Così ora, o re, rinsavite, Voi governanti della terra, imparate la lezione”. Salmo 2, 10

Ciò che  sta avvenendo in questi giorni a Gaza non è una guerra. Si tratta di un massacro di civili, uomini, donne e bambini. Più di 1.000 persone uccise e  migliaia e migliaia di feriti, in maggioranza civili; questo non può essere giustificato come un atto di autodifesa! Quello che sta avvenendo a Gaza è il male cieco che colpisce attraverso una visione sbagliata di sicurezza, di autodifesa e di pace.
Imploriamo Dio Onnipotente che ci ha detto:
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e la porta vi  sarà aperta”. (Mt.7, 7)
O Signore, abbiamo chiesto, e abbiamo bussato
Siamo andati in cerca di giustizia e di pace per lunghi anni.
Ma nessuna  porta si è aperta e siamo stati trattati molto ingiustamente.
Signore, apri i cuori e le menti di tutti, di chi ha paura e di chi è insicuro, di quelli che uccidono e
della gente di Gaza che, nonostante un assedio di sette anni e tre assalti consecutivi,
credeva di essere sicura nelle sue case ricostruite,
ma le loro case sono state demolite e le loro vite distrutte.
E’ il momento per un cambiamento radicale dei concetti e delle posizioni. Israeliani e palestinesi possono vivere insieme in pace e amore reciproco, se le cause dell’ingiustizia vengono rimosse. L’educazione data al popolo negli anni passati è stata negativa. Una nuova educazione deve partire: l’amore è possibile, la convivenza è possibile. L’atteggiamento della paura e dell’insicurezza deve cambiare. L’idea di uccidere così facilmente centinaia di uomini, donne e bambini deve cambiare.
Signori della guerra, siete sulla strada sbagliata! Tutte le uccisioni, tutte le violenze, tutte le vostre armi non vi porteranno la sicurezza e non vi toglieranno la paura.
Le vie che portano alla pace sono vie pacifiche. Solo queste possono portare alla sicurezza e alla pace. Israele e tutti gli amici di Israele devono capire che dopo 60 anni di uccisioni e di violenza, la salvezza e la sopravvivenza di Israele non saranno mai assicurati dalle violenze presenti.
Gli amici di Israele devono aiutare Israele a capire, se il loro amore per Israele è sincero e se hanno veramente a cuore gli esseri umani,  sia israeliani che palestinesi, che le cose devono cambiare. L’attuale autorità Palestinese ha scelto questo percorso di pace, e mantiene la sua posizione retta e costante, anche se ha perso la sua popolarità tra il suo popolo, che vede come  queste vie di  pace   infruttuose a fronte della  violenza israeliana.
La stessa conversione dovrebbe avvenire nei cuori delle autorità israeliane. Tutti i loro eserciti, armi e rappresaglie sono inutili e infruttuose. La ricerca della  pace può essere svolta  solo attraverso mezzi pacifici.
 Ci appelliamo a tutti coloro che hanno a cuore  la dignità umana, e la vita umana, perché agiscano subito, senza ulteriori ritardi.
 Ci appelliamo alla comunità internazionale, ai governi, alle chiese e alla società civile affinché esercitino pressioni su Israele perché rispetti il diritto internazionale, per togliere  l’assedio a Gaza e per porre fine alla sua occupazione militare dei Territori palestinesi in conformità alle risoluzioni delle Nazioni Unite, e per superare e rimuovere tutti gli ostacoli che hanno impedito la pace tanto attesa.
 Ci vogliono saggezza e compassione, oltre all’equità verso entrambe le parti di questo conflitto – soprattutto quando uno è  l’occupante e l’altro è l’occupato. C’è bisogno di uno sforzo condiviso e risoluto per portare la pace a tutti: israeliani e palestinesi, sulla base della quale ognuno si possa  sentire sicuro e godere della libertà e di pari diritti in uno Stato sovrano e democratico. Non più la ripetizione di invasioni e massacri e uccisioni senza senso, sia individuali che collettivi, come sta accadendo ora a Gaza.
Chiediamo alle Chiese di assumersi le loro responsabilità verso la Terra Santa, la terra delle loro radici, se veramente si preoccupano per le loro radici,  per la Terra Santa e la sua gente. Molte chiese sembrano essere indifferenti o intimidite ad agire. Le Chiese devono fare pressione su Israele e anche sui loro governi nazionali per porre fine all’impunità di Israele e renderla responsabile. Tale pressione diplomatica è necessaria ora più che mai. Si tratta di salvare vite umane, ma anche di attribuire  la responsabilità per gli atti criminali. Come in simili situazioni internazionali, ora è il momento per sanzioni economiche e militari.

Dio Onnipotente, Padre celeste, ascolta le nostre preghiere.
Aiutaci a lavorare insieme verso la libertà, la giustizia e la pace.
Riempi il nostro cuore di amore e compassione e aiutaci a raggiungere una pace giusta senza la
quale nessuna sicurezza può essere garantita per nessuno.
Ricordaci che siamo tutti creati a tua immagine, e che possiamo trionfare tutti insieme su ogni
male per vivere nella tua pace,  non solo per mezzo di  trattati e di accordi umani.

Kairos Palestina, rete delle organizzazioni cristiane in Palestina, 23 luglio 2014

FATE FIRMARE ON LINE l’Appello :

https://www.change.org/it/petizioni/al-ministro-degli-esteri-del-governo-italiano-pressure-for-gaza

martedì 22 luglio 2014

Lettera aperta a un Quotidiano sulla solita accusa di “antisemitismo” ad ogni contestazione dello «Stato ebraico di Israele»

Fonte: “NENA
Ho già vissuto l’esperienza di «Piombo Fuso» nel dicembre 2008-gennaio 2009. Presi anche allora pubblicamente posizione e credo che sia qui la radice dell’attacco mediatico che mi giunse poi nell’ottobre dello stesso anno ad opera di un personaggio, specializzato nel creare demonizzazione delle opinioni e posizione altrui, debitamente travisate e manipolate. Tanta disonestà altrui è stata per me altamente istruttiva sulle cose di questo mondo, di come va questo Paese che è l’Italia, in questa Europa, e con questa classe politica sempre al governo nell’una o nell’altra veste. 

Adesso la «pulizia etnica» riprende il suo corso in un mutato scenario internazionale rispetto al 2009, al tempo di «Piombo Fuso». Mi sono formato alcune opinioni su ciò che accade e chiaramente non presto nessuna attenzione ai cosiddetti «analisti» o «opinionisti» se non per fare una “analisi” delle “analisi” e delle “opinioni” che tanta autorevolezza ci vengono propinate da televisioni e giornali con il chiaro intento di condizionare e costruire le nostre stesse opinioni, che tutte insieme formano la cosiddetta «opinione pubblica», che come diceva un mio compianto amico è solo l’«opinione pubblicata» di quelli che posseggono giornali e televisioni, controllando tutti i canali della comunicazione. 

Vorrei poter fare qualcosa. Se non unirmi alle “brigate internazionali” per Gaza, evocate da Gianni Vattimo, almeno far sentire la mia voce con quei limitati strumenti a me accessibili. Ho già partecipato a numerosi Forum, ho cercato di far parlare la voce della mia ragione oltre che del mio senso etico nel modo più rigoroso ed equanime che mi è stato possibile. Oggi stesso ho pure scritto a un paio di quotidiani lettere che so bene vanno sempre a finire nel cestino e che se non sono ben misurate possono produrre una querela per diffamazione semplice, come mi era stato minacciato durante “Piombo Fuso”, quando scrisse una ben ragionata e argomentata lettera a una nota Firma, lasciandomi però sfuggire un non ammesso “testa di c...”, che era il solo motivo per il quale avrei potuto ricevere – a sentire i miei legali – una comparizione davanti al Giudice di pace, dove però non è detto che avrei perso la causa. La querela non giunse ma la minaccia mi è servita per controllare i toni ogni volta che scrivo a un quotidiano, cosa che o ripreso a fare su sollecitazione di Pino Cabras

Ho anche scritto oggi stesso un’altra inutile lettera all’Avvenire, quotidiano dei Vescovi, dove affronto delicati temi di teologia politica. Non la pubblico perché credo che attirerei verso di me una nuova tempesta mediatica, che non avrei i mezzi per fronteggiare. Pubblico soltanto una Lettera appena terminata per Libero, ma il cui indirizzo email torna indietro. In fondo, non mi interessa di finire nel cestino di Belpietro e trovo più utile darne contezza ai miei affezionati Cinque Lettori, se aspettano da me qualche pubblica presa di posizione che possa aiutarli ad avviare una loro autonoma riflessione e soprattutto presa di posizione, giacché mai come in questo momento è stato importante agire, per come uno può e sa, ma non si deve restare in nessun caso inerti.

* * *

Al Direttore del Quotidiano Libero

Riferimento: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=16&sez=120&id=54379

Scrivere a un quotidiano come Libero, di forte caratterizzazione sionista e dove scrivono ben caratterizzati giornalisti, è normalmente operazione inutile e ingenua, per non dire di peggio.

E perché mai dunque adesso lo faccio? Intanto perché con il genocidio in atto a Gaza si crea oggettivamente una linea di demarcazione tra chi sceglie di stare da una parte e chi dall‘altra. Se non siamo alle "brigate internazionali” di cui parla Vattimo, è bene che ogni singolo non solo dica pubblicamente da che parte sta, ma se crede si dissoci come sa e come può da crimini che vede compiersi sotto i propri occhi e che attraverso il sistema delle rappresentanze politiche vengono imputati a ogni cittadino per quanto ignaro e incolpevole, i cui governi mantengono normali relazioni diplomatiche con lo «Stato ebraico di Israele».

Se da qualche storico ebreo vengono incolpati tutti i cittadini tedeschi  degli anni Trenta e Quaranta per non aver preso quella posizione che si riteneva dovuta, come noi oggi possiamo starcene in silenzio?

Sul merito dell’articolo di Carlo Panella non è per nulla difficile replicare che non sortirebbe nessun effetto la ricorrente accusa di «antisemitismo» se non fosse perché è un titolo penale  usato strumentalmente per tacitare e reprimere ogni legittima dissociazione e ogni legittima protesta... Capita a proposito al riguardo un brano odierno di quell’ineffabile personaggio che è Henri-Bernard Levy, sul quale non ci soffermiamo se non quanto ricorda Gilad Atzmon: «Jewish Power is the capacity to silence the debate on Jewish Power» (Fonte).
«…A questi imbecilli oltre che mascalzoni, o viceversa, ricordiamo, ad ogni buon conto, che mescolare ebrei e israeliani in una stessa riprovazione è il principio stesso di un antisemitismo che, in Francia, viene punito dalla legge».
Bernard-Henri Levy: Fonte.
Non io, ma un capo di stato come Erdogan ha detto a Israele di aver superato i crimini del nazismo e Netanyahu ha subito risposto non allo stesso Erdogan ma a Kerry, dando dell’ “antisemita” al capo del governo turco, quasi a dire che Lui può ammazzare tutti i bambini che vuole e dire che sono "antisemiti” tutti quelli che inorridiscono a vedere teste di bambini mozzate da cannoni ad alta precisione ebraica... E lo ha fatto rivolgendosi agli USA, “ciechi verso Israele”, ricevendo una attestazione del “diritto di esistere” di Israele, operando nel modo che ognuno può vedere e giudicare.

No! Non ha senso scrivere a Libero e al suo direttore per tentare di intavolare un discorso sull’etica e sul diritto: sarebbe ingenuo e imperdonabile.

E allora perchè?

Per dire che chi legge gli articoli dei giornali o sente i notiziari delle televisioni,  e abitualmente NON scrive a quelli che redigono i testi o ai loro Direttori, non per questo sono consezienti con i messaggi, le interpretazioni, le letture, i valori subliminali che pretendono di far passare, in questo caso su un nuovo episodio della "Pulizia etnica della Palestina”, descritta fra i tanti altri dall’ebreo israeliano Ilan Pappe, che respinge anche in toto quella nozione di “conflitto” che consente di dire e di far passare che vi sono due parte che si fronteggiano in modo paritario. Vi è in realtà l’unilateralità  di una invasione e aggressione che inizia dal 1882, ben prima che Hilter nascesse, e che prosegue ai giorni d’oggi con una connivenza e una complicità degli Stati che formano la cosiddetta «Comunità internazionale», la cui natura sarebbe ora improbo definire.

NON è affatto vero che chi tace acconsente e se ne resta inerte. Mi auguro che  oltre alla mia voce altre se ne levino forte e chiare per esprimere la netta condanna di un genocidio in atto che non può trovare nessuna giustificazione di sorta.

giovedì 17 luglio 2014

Aggiornamento degli uccisi a Gaza dai raid israeliani

(Fonte: Imemc).
Uccisi mercoledì 16 luglio:
1. Mohammad Ismael Abu Odah, 27, Rafah.
2. Mohammad Abdullah Zahouq, 23, Rafah.
3. Ahmed Adel Nawajha, 23, Rafah.
4. Mohammad Taisir Abu Sharab, 23, Khan Younis.
5. Mohammad Sabri ad-Debari, Rafah.
6. Farid Mahmoud Abu-Doqqa, 33, Khan Younis.
7. Ashraf Khalil Abu Shanab, 33, Rafah.
8. Khadra Al-Abed Salama Abu Doqqa, 65, Khan Younis.
9. Omar Ramadan Abu Doqqa, 24, Khan Younis.
10. Ibrahim Ramadan Abu Doqqa, 10, Khan Younis.
11. Ahed Atef Bakr, 10, Gaza beach.
12. Zakariya Ahed Bakr, 10, Gaza beach.
13. Mohammad Ramiz Bakr, 11, Gaza beach.
14. Ismail Mahmoud Bakr, 9, Gaza beach. 
15. Mohammad Mahmoud Al-Qadim, 22, Deir al-Balah.
15. Mohammad Kamel Abdul-Rahman, 30, Sheikh ‘Ejleen, Gaza City.
16.Husam Shamlakh, 23, Sheikh ‘Ejleen, Gaza City.
17.Usama Mahmoud Al-Astal, 6, Khan Younis (morto per le ferite ricevute in un precedente attacco contro una moschea)
18. Hussein Abdul-Nasser al-Astal, 23, Khan Younis.
19. Kawthar al-Astal, 70, Khan Younis.
20. Yasmin al-Astal, 4, Khan Younis.
21. Kamal Mohammad Abu ‘Amer, 38, Khan Younis.
22.Akram Mohammad Abu ‘Amer, 38, Khan Younis
23. Hamza Raed Thary, 6, Gaza (spiaggia di Gaza, ferito alcuni giorni fa, durante l’attacco contro bambini che giocavano in spiaggiai)
Uccisi martedì 15 luglio:
1. Abdullah Mohammad al-‘Arjani, 19 anni, Khan Younis.
2. Suleiman Abu Louly, 33, Rafah.
3. Saleh Sa’id Dahleez, 20, Rafah.
4. Yasser Eid al-Mahmoum, 18, Rafah.
5. Ismael Fattouh Ismael, 24, Gaza City.
6. Khalil Sh’aafy, Juhr Ed-Deek – Gaza.
7. Sobhi Abdul-hamid Mousa, 77, Khan Younis.
Uccisi lunedì 14 luglio:
1. Adham Abdul-Fattah Abdul-‘Aal, 27
2. Hamid Suleiman Abu al-‘Araj, 60, Deir al-Balah.
3. Abdullah Mahmoud Baraka, 24, Khan Younis.
4. Tamer Salem Qdeih, 37, Khan Younis.
5. Ziad Maher an-Najjar, 17, Khan Younis.
6. Ziad Salem ash-Shawy, 25, Rafah.
7. Mohammad Yasser Hamdan, 24, Gaza.
8. Mohammad Shakib al-Agha, 22, Khan Younis.
9.Ahmed Younis Abu Yousef, 22, Khan Younis.
10. Sara Omar Sheikh al-Eid, 4, Rafah.
11. Omar Ahmad Sheikh al-Eid, 24, Rafah.
12. Jihad Ahmad Sheikh al-Eid, 48, Rafah.
13. Kamal Atef Yousef Abu Taha, 16, Khan Younis.
14. Ismael Nabil Ahmad Abu Hatab, 21, Khan Younis.
15. Boshra Khalil Zo’rob, 53, Rafah.
16.Atwa A’mira al-’Amour, 63, Khan Younis
Uccisi domenica 13 luglio:
1. Ezzeddin Bolbol, Rafah.
2. Rami Abu Shanab, 25 anni, Deir al-Balah.
3. Ramzya Abdul-’Alem, 73, Gaza City.
4. Mo’ayyad al-‘Araj, 2, Khan Younis.
5. Husam Ibrahim Najjar, 14, Jabalia.
6. Hijaziyya al-Hilo, 80, Gaza City.
7. Huwaida abu Harb, 44, central Gaza.
8. Haitham Ashraf Zo’rob, 21, Rafah.
9. Mo’sab Daher, 22, Deir al Balah.
10. Laila Hassan al-‘Oweidat, 35, al-Maghazi.
11. Hussein Abdul-Qader Mheisin, 14, Gaza.
12. Qassem Talal Hamdan, 23, Beit Hanoun.
13. Maher Thabet abu Mour, 23, Khan Younis
14. Mohammad Salem Abu Breis, 65, Deir al-Balah
15. Moussa Shehda Moammer, 60, Khan Younis.
16. Hanadi Hamdi Moammer, 27, Khan Younis.
17. Saddam Mousa Moammer, 23, Khan Younis.
Uccisi sabato 12 luglio:
1. Anas Yousef Qandil, 17 anni, Jabalia.
2. Yousef Mohammad Qandil, 47, Jabalia.
3. Mohammad Edrees Abu Sneina, 20, Jabalia.
4. Abdul-Rahman Saleh al-Khatib, 38, Jabalia.
5. Husam Thieb ar-Razayna, 38, Jabalia.
6. Ibrahim Nabil Hamada, at-Tuffah – Gaza City.
7. Hasan Ahmad Abu Ghush, at-Tuffah – Gaza City.
8. Ahmad Mazen al-Bal’awy, at-Tuffah – Gaza City.
9. Ali Nabil Basal, 32, at-Tuffah – Gaza City.
10. Mohammad Bassem al-Halaby, 28, western Gaza City.
11. Mohammad Sweity (Abu Askar), 20, western Gaza City.
12. Khawla al-Hawajri, 24, Nuseirat refugee camp.
13. Ola Wishahi, 31, Mabarra association for the disabled in Jabalia.
14. Suha Abu Saade, 38, Mabarra association for the disabled in Jabalia.
15. Khalwa al-Hawajra, 24.
16. Rateb Subhi al-Saifi, 22, Sheikh Radwan – Gaza City.
17. Azmi Mahmoud Obeid, 51, Sheikh Radwan – Gaza City.
18. Nidal Muhammad Abu al-Malsh, 22, Sheikh Radwan – Gaza City.
19. Suleiman Said Obeid, 56, Sheikh Radwan – Gaza City.
20. Mustafa Muhammad Inaya, 58, Sheikh Radwan – Gaza City.
21. Ghassan Ahmad al-Masri, 25, Sheikh Radwan – Gaza City.
22. Rif’at Youssef Amer, 36, al-Saftawi.
23. Rif’at Syouti, western Gaza City.
24. Nahedh Na’im al-Batsh, 41, Khan Younis.
25. Baha’ Majed al-Batsh, 28, Khan Younis.
26. Qusai Issam al-Batsh, 12, Khan Younis.
27. Aziza Yousef al-Batsh, 59, Khan Younis.
28. Ahmad No’man al-Batsh, 27, Khan Younis.
29. Mohammad Issam al-Batsh, 17, Khan Younis.
30. Yahia ‘Ala’ Al-Batsh, 18, Khan Younis.
31. Jalal Majed al-Batsh, 26, Khan Younis.
32. Mahmoud Majed al-Batsh, 22, Khan Younis
33. Majed Sobhi al-Batsh, Khan Younis.
34. Marwa Majed al-Batsh, 25, Khan Younis.
35. Khaled Majed al-Batsh, 20, Khan Younis.
36. Ibrahim Majed al-Batsh, 18, Khan Younis.
37. Manar Majed al-Batsh, 13, Khan Younis.
38. Amal Hussein al-Batsh, 10, Khan Younis.
39. Anas Ala’ al-Batsh, 10, Khan Younis.
40. Qusai Ala’ al-Batsh, 20, Khan Younis.
41. Zakariyya Ala’ al-Batsh, 20, Khan Younis.
42. Mohannad Yousef Dheir, 23, Rafah.
43. Mohammad Zo’rob, 21, Rafah.
44. Imad Bassam Zo’rob, 21, Rafah.
45. Mustafa ‘Arif, 26, eastern Gaza City.
46. Mohammad Ghazi ‘Arif, 35, eastern Gaza City.
47. Amir ‘Arif, 10, eastern Gaza City.
48. Ghazi Arif, eastern Gaza City.
49. Ahmad Yousef Dalloul, 57, Gaza.
50. Fadi Ya’coub Sukkar, 25, Gaza.
51. Qassem Jaber Odah, 16, Khan Younis.
52. Mohammad Abdullah Sharatha, 23, Jabalia.
Uccisi venerdì 11 luglio:
1. Wisam Abdul-Razeq Ghannam, 23, Rafah.
2. Mohammad Abdul-Razeq Ghannam, 26, Rafah.
3. Kifah Shihada Ghannam, 20, Rafah.
4. Ghalia Thieb Ghannam, 7, Rafah.
5. Mohammad Munir ‘Ashour, 25, Rafah.
6. Nour an-Ajdi, 10, Rafah.
7. Anas Rezeq abu al-Kas, 30, Gaza City (doctor).
8. Abdullah abu Mahrouq, Deir al-Balah.
9. Mohammad Waloud, Beit Lahia
10. Hazem Ba’lousha, Beit Lahia.
11. Ala’ Abdul Nabi, Beit Lahia
12. Ahmed Zaher Hamdan, 22, Beit Hanoun.
13. Mohammad al-Kahlout, 38, Jabalia.
14. Sami Adnan Shaldan, 25, Gaza City
15. Salem al-Ashhab,40, Gaza City.
16. Raed Abu Hani, 50, Rafah.
17.Rabea Abu- Hmeedan, 65, Jabalia.
18.Mazen Aslan, Shahrman, Al-Bureij.
19. Abu el-Kas, Al Bureij.
20. Shahd Helmi al-Qrynawi, 5, Al-Bureij.
21. Mohammad Samiri, 24, Deir al-Balah.
22. Rami Abu Mosa’ed, 24, Deir al-Balah.
23. Saber Sokkar, 80, Gaza City.
24. Hussein Mohammad al-Mamlouk, 47, Gaza City.
25. Nasser Rabah Sammama, 46, Gaza City.
26. Abdul-Halim Abdul-Mo’ty Ashra, 52, Deir al-Balah.
27. Sahar Salman Abu Namous, 4, Beit Hanoun. 
Uccisi giovedì 10 luglio:
1. Mahmoud Lutfi al-Hajj, 57, Khan Younis (padre di sei figli uccisi)
2. Bassema ‘Abdul Qader Mohammed al-Hajj, 48, Khan Younis (madre di sei figli uccisi)
3. Asma’ Mahmoud al-Hajj, 22, Khan Younis.
5. Sa’ad Mahmoud al-Hajj, 17, Khan Younis.
6. Najla’ Mahmoud al-Hajj, 29, Khan Younis.
7. Tareq Sa’ad al-Hajj, 18, Khan Younis.
8. Omar al-Hajj, 20, Khan Younis.
9. Baha’ Abu al-Leil, 35, Gaza City.
10. Suleiman Saleem Mousa al-Astal, 17, Khan Younis.
11. Ahmed Saleem Mousa al-Astal, 18, Khan Younis (fratello di Suleiman)
12. Mousa Mohammed Taher al-Astal, 15, Khan Younis.
13. Ibrahim Khalil Qanan, 24, Khan Younis.
14. Mohammad Khalil Qanan, 26, Khan Younis (fratello di Ibrahim).
15. Ibrahim Sawali, 28, Khan Younis.
16. Saleem Sawali, 23, Khan Younis.
17. Hamdi Sawali, 18, Khan Younis.
18. Mohammad al-‘Aqqad, 24, Khan Younis.
19. Ismael Abu Jame’, 19, Khan Younis.
20. Hussein Abu Jame’, 57, Khan Younis (padre di Ismael).
21. Ramadan Abu Ghazal, 5, Beit Lahia.
22. Ehsan Ferwana, 19, Khan Younis.
23. Salem Qandil, 27, Gaza City.
24. Amer al-Fayyoumi, 30, Gaza City.
Uccisi mercoledì 9 luglio:
1. Hamed Shihab, Journalist – Gaza.
2. Salmiyya al-‘Arja, 53, Rafah.
3. Miriam ‘Atiya al-‘Arja, 9, Rafah.
4. Rafiq al-Kafarna, 30.
5. Abdul-Nasser Abu Kweik, 60.
6. Khaled Abu Kweik, 31.
7. Eyad Salem ‘Oraif, 12, Gaza City.
8. Mohammad ‘Oraif, 10, Gaza City (fratello di Eyad).
9. Mohammad Mustafa Malika, 18 mesi.
10. Hana’ Mohammed Fu’ad Malaka, 28 (madre di Mohammad), 27.
11. Hatem Abu Salem.
12. Mohammad Khaled an-Nimra, 22.
13. Sahar Hamdan (al-Masry), 40, Beit Hanoun.
14. Ibrahim al-Masry, 14, Beit Hanoun.
15. Amjad Hamdan, 23, Beit Hanoun.
16. Hani Saleh Hamad, 57, Beit Hanoun.
17. Ibrahim Hani Saleh Hamad, 20, Beit Hanoun.
18. Mohammad Khalaf Nawasra, 2, al-Maghazi.
19. Nidal Khalaf Nawasra, 4, al-Maghazi.
20. Salah Awad Nawasra, 24, al-Maghazi.
21. ‘Aesha Shubib al-Nawasra, 23, incinta al quarto mese, al-Maghazi.
22. Naifa Mohammed Zaher Farajallah, 82, al-Mughraqa.
23. Aisha Najm.
24. Amal Yousef Abdul-Ghafour.
25. Ranim Jouda Abdul-Ghafour.
26. Ibrahim Daoud al-Bal’aawy.
27. Abdul-Rahman Jamal az-Zamely.
28. Ibrahim Ahmad ‘Abdin.
29. Mustafa Abu Murr.
30. Khaled Abu Murr.
31. Mazin Al-Jarba.
32. Marwan Eslayyem.
33. Hatem Abu Salem, Gaza City.
34. Nariman Abdul-Ghafour, Khan Younis.
35. Ra’ed Mohammed Abu Shalat, 35, al-Nussairat.
36. Yasmin al-Mautawaq, 3, Gaza City.
37. Ahmad Swali, 28, al-Nussairat.
Uccisi martedì 8 luglio 
1. Mohammad Sha’ban, 24, Gaza.
2. Amjad Sha’ban, 30, Gaza.
3. Khader al-Basheeleqety, 45, Gaza.
4. Rashad Yassin, 27, Nusseirat.
5. Mohammad Ayman ‘Ashour, 15, Khan Younis.
6. Riyadh Mohammad Kaware’, 50, Khan Younis.
7. Bakr Mohammad Joudeh, 50, Khan Younis.
8. Ammar Mohammad Joudeh, 26, Khan Younis.
9. Hussein Yousef Kaware’, 13, Khan Younis.
10. Bassem Salem Kaware’, 10, Khan Younis. 
11. Mohammad Ibrahim Kaware’, 50, Khan Younis.
12. Mohammad Habib, 22, Gaza.
13. Mousa Habib, 16, Gaza.
14. Saqr ‘Aayesh al-‘Ajjoury, 22, Jabalia.
15. Ahmad Nael Mahdi, 16, Gaza.
16. Hafeth Mohammad Hamad, 26, Beit Hanoun.
17. Ibrahim Mohammad Hamad, 26, Beit Hanoun.
18. Mahdi Mohammad Hamad, 46, Beit Hanoun.
19. Fawziyya Khalil Hamad, 62, Beit Hanoun.
20. Donia Mahdi Hamad, 16, Beit Hanoun.
21. Soha Hamad, 25, Beit Hanoun.
22. Suleiman Salam Abu Sawaween, 22, Khan Younis.
23. Siraj Eyad Abdul-‘Aal, 8, Khan Younis.
24. Abdul-Hadi Soufi, 24, Rafah.
Child killed in Gaza - Image By Quds News
(Bambini uccisi a Gaza – Foto di Quds News)
4-year old Sahar Salman Abu Namous, before he was decapitated by an Israeli shell (image by palestine-info.co.uk)
Sahar Salman Abu Namous, di 4 anni, prima di essere decapitato da un missile israeliano (foto di palestine-info.co.uk)

martedì 15 luglio 2014

APPELLO URGENTE DELLA SOCIETÀ CIVILE DI GAZA: AGITE SUBITO! 13.7.2014



Dalla Palestina occupata, da Gaza sotto assedio.

Noi Palestinesi intrappolati dentro la Striscia di Gaza, assediata e insanguinata, facciamo appello alle persone di coscienza del mondo intero ad agire, protestare e intensificare i boicottaggi, i disinvestimenti e le sanzioni contro Israele, finché questi non finisca questo attacco criminale contro il nostro popolo e ne sia chiamato a risponderne.

Ancora una volta il mondo ci sta voltando le spalle, siamo stati lasciati negli ultimi quattro giorni a Gaza a fronteggiare un massacro dopo l’altro. Mentre leggete queste parole 120 palestinesi sono già morti, compresi venticinque bambini. Sono oltre 1.000 i feriti compresi quelli con ferite orrende che limiteranno per sempre la loro vita - più di due terzi dei feriti sono donne e bambini. Sappiamo di fatto che molti non arriveranno a domani. Chi di noi sarà il prossimo, mentre rimaniamo svegli, a causa del rumore della carneficina, nei nostri letti stanotte? Saremo la prossima foto mostrati in maniera irriconoscibile per la capacità di Israele di dilaniare i corpi, un congegno di distruzione nel fare a pezzi gli arti?
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PCHR Palestinian Centre for Human Rights Press Releases Ref: 82/2014, Date: 13 July 2014, Time: 07:00 GM

lunedì 14 luglio 2014

Recensione: Ronald Dworkin, Religione senza dio. -

Ronald Dworkin, Religione senza Dio, Il Mulino, Bologna 1914, pp. 134, € 13,00

Come scrive Salvatore  Veca nel breve saggio introduttivo, la tesi che Dworkin espone in questo libro “genera un’interpretazione della religione o, meglio, dell’atteggiamento e del punto di vista religioso che, sul piano valoriale, accomuna persone che hanno credenze etiche basate sulla credenza in Dio e persone che hanno credenze etiche che non dipendono dalla credenza in un qualche dio. Il nucleo della condivisione coincide con la duplice risposta al valore intrinseco delle vite che abbiamo da vivere e al valore intrinseco dell’universo di cui facciamo parte” e che “la libertà religiosa può essere reinterpretata in modo più inclusivo e comprensivo come indipendenza etica delle persone, siano esse credenti in una religione con Dio o senza Dio”.

Dworkin scrive nel primo capitolo che “La religione è più profonda di Dio: questo è il filo conduttore del libro. La religione è una visione del mondo profonda, speciale ed esaustiva, secondo la quale un valore intrinseco e oggettivo permea tutte le cose; l’universo e le sue creature suscitano meraviglia; la vita umana ha uno scopo e l’universo ha un ordine”. E il fascino della divinità “derivava dal fatto che si pensava riuscissero a infondere valore e finalità nel mondo. Tuttavia, come sosterrò, la convinzione che il valore riceva l’avallo di un dio presuppone l’adesione alla realtà indipendente di tale valore. Un’adesione, quest’ultima, possibile anche per i non credenti. Perciò i teisti condividono con alcuni atei un impegno che è più fondamentale di ciò che li divide, e proprio questa fede condivisa potrebbe gettare le basi per una migliore comunicazione fra di essi”.

L’atteggiamento religioso – scrive Dworkin, “in definitiva riposa sulla fede … Ho affermato ciò principalmente allo scopo di mettere in risalto che anche la scienza e la matematica sono, allo stesso modo, questioni di fede”. Le religioni monoteiste “giudaismo, cristianesimo e islamismo – hanno due componenti: una scientifica e una valoriale”; la seconda “offre un certo numero di convinzioni su come le persone dovrebbero vivere e a che cosa dovrebbero dare valore. Alcune di queste sono convincimenti teologici, cioè convincimenti che sono parassitari rispetto all’assunto che esista un dio e che non avrebbero senso senza di esso”.

Quindi componente “scientifica” (cioè attinente a “giudizi di fatto” e non a scelte di valore), ma anche componente valoriale; “…Ma altri valori religiosi non sono teologici in questa maniera:sono almeno formalmente indipendenti da qualsiasi dio. I due valori religiosi paradigmatici che ho identificato sono indipendenti in questo senso”. Quel che conta realmente è che “la componente scientifica della religione convenzionale non può fondare la componente valoriale perché – per dirla in breve, almeno per ora – esse sono concettualmente indipendenti”.

Abbiamo cercato di sintetizzare al massimo le tesi del giurista americano; quanto ai problemi che pongono, non sono novità, ma fondati su interrogativi, risposte, convinzioni da secoli trattati dal pensiero occidentale.

Ad esempio il carattere della religione (e della teologia) di “fondazione” delle comunità umane, condiviso da Machiavelli, Vico, Hauriou, solo per citare alcuni dei tanti che se ne sono occupati. In tal senso le “novità”introdotte da Dworkin sono che è religione anche l’ateismo; l’effetto “costituente” che accomuna credenti e non credenti, quest’ultimi purché dotati di fede nei valori necessari all’esistenza comunitaria. Scrive Dworkin “Ciò che differenzia la religione devota a un dio da quella senza dio, cioè la scienza della religione di dio, non è altrettanto importante della fede nel valore che le accomuna”; che i valori sono tanto più costituenti quanto più sono percepiti come oggettivi “L’atteggiamento religioso rifiuta tutte le forme di naturalismo; sostiene che i valori sono reali e fondamentali e non mere manifestazioni di qualcos’altro”.

Tali affermazioni sono state formulate da secoli. Il carattere forte e politicamente fondante dell’ateismo (identificato nel socialismo) da Donoso Cortès; lo stesso la fede in idee, valori (da Donoso Cortès a ritroso in un certo senso già con Vico e  successivamente con Pareto e Mosca); il carattere “valoriale” e “non scientifico” ma fondante della “fede”, da tanti, tra cui Pareto.

A questo punto c’è da chiedersi quale sia l’effettiva “novità” di questo libro di Dworkin. La “novità” è che il giurista americano considera decisivo il rispetto delle scelte etiche individuali, facendone, secondo la tradizione liberale della libertà di pensiero (anche etico) il punto centrale della pacifica convivenza tra gli uomini. Questo è (tendenzialmente) vero per una società moderna, ma è (anche in questa) riduttivo perché insufficiente. Ossia l’ “indipendenza etica” sia come diritto verso gli altri, sia verso lo Stato è un importante “pezzo” dell’assetto valoriale della modernità, ma non basta. Anche perché è sbilenco verso il privato: in sostanza è una “libertà da”, e come tutte le “libertà da” costituisce un limite al potere pubblico, ma serve solo a metà a esercitarlo e legittimarlo. Per far questo occorre un insieme di principi, valori, sentimenti che attengano alla sfera pubblica, alla res publica. E che (spesso) si sostanziano sia in diritti (di partecipare alle scelte pubbliche) che in doveri (ad esempio difendere la comunità fino al sacrificio personale). E non basta neppure una condivisione di “valori”, occorre quella di esistenza e di storia.

L’altra novità è che, contrariamente a quanto ritengono tanti giuristi, anche quelli più ammirati delle sue idee, Dworkin ritiene insostituibile un senso di credenza, di fede per costituire e consolidare una comunità, peraltro rapportando il tutto  a diritti concreti e libertà reali.

In tempi di normativismo, di norme e procedure (e poco altro) anche questa è una (vecchia) novità. E non è poco. 
Teodoro  Klitsche de la Grange