mercoledì 19 marzo 2008

«Siamo tutti tibetani?» «No, siete tutti ipocriti!» Parte prima: Antefatti.

Parte I Antefatti; II Manifestazione; III Rassegna stampa; IV Sviluppi reali; V Appello per la Cina aggredita dagli ipocriti; VI. Chi è il Dalai Lama; VII L’opinione di Sergio Romano.

Versione 1.4
(al 12.04.08)

Cerco di prevenire le facili obiezioni dicendo che mi auguro tutto il bene possibile per il popolo tibetano e per quello cinese. Ma credo che se le cose si metteranno per il meglio e troveranno una soluzione potrà essere solo per la lungimiranza del governo cinese, sul quale grave la formidabile responsabilità per il governo di oltre un miliardo di uomini. Un simile governo di un sesto ed oltre dell'umanità non può avere le caratteristiche istituzionali di un governo Prodi o anche di un governo Merkel, che lascia calpestare in Israele la dignità del suo popolo. Gli errori del governo cinese si pagano a prezzi assai cari non solo per i cinesi ma per il resto dell’umanità. Ho letto da qualche parte che, ad esempio, la politica demografica restrittiva adottata dal governo cinese ha comportato la riduzione di 350 milioni di nascite che oggi graverebbero in più sul pianeta in termini di inquinamento ambientale ed altro. Sarebbe anche bastato che un simile esubero venisse riversato in Europa e particolarmente in Italia, perché colasse a picco tutta la nostra bella teoria dei diritto umani – affatto sconosciuta nei milleni al pensiero giuridico cinese –, se non fossero già bastate le immondizie napoletane a sommergere simili cicalecci di ideologi orfani delle grandi ideologie totalitarie del Novecento. Dunque, esprimo per il popolo tibetano i migliori auguri, ma sia per me sia per la stragrande maggioranza degli italiani e degli europei il Tibet è una creazione mediatica di questi giorni e della quale è bene sospettare.

Credo persino che manifestazioni simili a quella di questo pomeriggio in Campo de’ Fiori, alla quale andrò anche per non sacrifcare la mia abituale passeggiata con destinazione quella piazza, siano controproducenti nella misura in cui vengano percepite dal governo cinese come un’aggressione mediatica. Dal punto di vista del governo cinese vi potrebbe essere il timore di far sembrare come un segno di cedimento e di debolezza ogni possibile e ragionevole misura per la pacifica convivenza dei residenti in Tibet, tibetani e cinesi. Anche i manifestanti potrebbero considerare una loro vittoria ogni saggia concessione che il governo cinese intendesse fare: “la protesta paga”, siamo abituati a pensare con le nostre teste sindacalizzate. Ma in un mondo come la Cina dove storicamente i morti per carestie si contano a milioni la nostra cartellonistica protestaria mi sembra non abbia il senso del dramma storico di un paese che conosce l’Occidente con la guerra dell’oppio. Nel 1840 l’Inghilterra tentava lo smembramento dell’Impero cinese con l’imposizione dell’oppio, oggi ci riprova con la sua squalificata teoria dei diritti umani.

Ed infatti questi diritti non vengono neppure considerati in Medio Oriente, caro Polito, che proprio questa mattina, proprio tu referente privilegiato della Israel lobby italiana, pretendi di esportare in Cina, imponendole una “sanzione morale” ben sapendo che sono inefficaci ogni altro genere di sanzioni, non solo inefficaci ma tali da poter suscitare per noi ritorsioni, queste si efficaci. Caro Polito, io la sanzione morale – se me lo consenti – la applico a te, sospettando che il tuo attivismo mediatico abbia un preciso scopo: distogliere la copertura mediatica su Gaza e ciò che bolle in pentola al Pentagono e in Israele nella loro strategia sul Medio Oriente. Le tue vere intenzioni sono state rivelate dai tuoi estimatori di «Informazione Corretta» e si possono riconoscere qui: è rivelatrice la prontezza con la quale dal Medio Oriente voli sull’Estremo Oriente. Il mio commento, inviato all’indirizzo dell’autore, lo si trova invece qui

A Gaza la violazione dei diritti umani è in corso da anni ed è ora giunta a livelli altissimi, i pià gravi dal 1967. Come è che qui taci? Se questa non è ipocrisia, più o meno concertata e pianificata, come altro dobbiamo giudicarla. Spero di incontrarti questo pomeriggio a Campo de’ Fiori per chiederti se almeno ricevi questa mia post. Infatti, adesso che sei tornato alla direzione de “Il Riformista” capisco cosa significano le notizie che ti dipingono come interlocutore privilegiato del sionismo in Italia e capisco la tua mancata risposta al quesito che ti posi nel ritrovo di via Ostiense alla presentazione del libro del giovane Ottolenghi. Vedi qui sotto una delle numerose foto allora da me scattate, con il permesso dell’On. Fini, al quale chiesi una sua foto per il blog “Club Tiberino” (mi chiese scherzosamente di non riprenderlo mentre andava al bagno. Figuriamoci, se intendevo spingermi a tanto!)
Si può ingrandire la foto cliccandoci sopra. A sinistra Emanuele Ottolenghi, noto e ben ammanicato sionista il cui libro, Autodafé, di pura propaganda israeliana, fu presentato da Antonio Polito (al centro) e da Gianfranco Fini (a destra). In quell’occasione mi fu concessa la parola ed io esordii: «Sono capitato nel posto sbagliato. Non ho mai sentito tanti pregiudizi». Il pubblico era costituita in maggioranza da ebrei. La manifestazione era pubblica e ci andai dietro annuncio fatto da radio radicale. Ricordo quella manifestazione come per me assai istruttiva. Collegando le posizioni espresse da Polito (ma anche Fini, sia pure con qualche diversità di sfumature) in quell’occasione con la sua attuale campagna pro Tibet, nutro fortissime riserve critiche sulla campagna mediatica in atto. Con la stessa macchina fotografica scatterò nuove foto a Polito questo pomeriggio in Campo de’ Fiori.

Ancora qualche frase per chiudere meglio questa breve riflessione. La Cina è chiaramente percepita come il grande rivale degli Usa, la cui economia non sta dando segni di vitalità. Tutti gli analisti ci informano di uno sviluppo straordinario della Cina in tutti i campi. L’alto indice di sviluppo è esso stesso un problema che perfino in governo cinese tenta di frenare per non crescere troppo, almeno così mi sembra di aver capito. Quello di cui sono certo è che i lacché occidentali degli Usa, e per gli italiani in particolare, tutto quello che può nuocere alla Cina viene considerato utile agli Usa, la cui sistematica violazione dei diritti umani diretta o indiretta, pubblica o segreta, non pone problemi di coerenza morale ai moralisti del “siamo tutti tibetani”. Ho scarsa fiducia in ogni organo di stampa economicamente strutturato in uno staff di giornalisti stipendiati da quando ho letto la notizia, risultante da atti parlamentari di una commissione d’inchiesta americana sulla guerra vietnamita, secondo la quale migliaia di giornalisti erano al libro paga della CIA allo scopo di dirigere ed influenzare la cosiddetta opinione pubblica. Chi mi dice che la storia non si ripeta? Chi mi dice che questa sul Tibet ed altre non siano una consapevole manovra mediatica, magari per distogliere la pubblica attenzione da altri scenari? È quel che penso comparando gli eventi dell’Estremo Oriente con quelli del Vicino Oriente.

Segue:
Parte I Antefatti; II Manifestazione; III Rassegna stampa; IV Sviluppi reali. V Appello per la Cina aggredita dagli ipocriti.

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