domenica 31 gennaio 2010

5. Per una Contro-Giornata della Memoria 2010

Homepage
Precedente - Successivo


Dobbiamo ad una Lettrice, e meglio dire Collaboratrice di “Civium Libertas”, questo ed altri reportages. È forse meglio che essi appaiano alcuni giorni dopo le celebrazioni ufficiali, che nessuno intendeva disturbare, anche se il nostro discernimento critico ed il nostro giudizio morale non hanno mai smesso di restare vigili neppure per un istante.
Societas “Civium Libertas”

L’Ente Nazionale Britannico preposto al Memorial Day per l’Olocausto (Holocaust Memorial Day Trust - HMD) rifiuta di segnalare gli incontri pubblici con un Sopravvissuto di Auschwitz

Dr. Hajo G. Meyer

Note Biografiche

Il Dr. Hajo G. Meyer è nato a Bielefeld, Germania, nel 1924. Dal novembre del 1938 non gli fu più permesso di frequentare la scuola nella propria città natale. Quindi, all’età di 14 anni, fuggì in Olanda, da solo. Nel 1944 fu catturato dalla Gestapo e deportato ad Auschwitz, in Polonia. E’ uno degli ultimi sopravvissuti ad Auschwitz e oggi vive in Olanda.

Hajo Meyer è autore di tre libri sul Giudaismo, l’Olocausto e il Sionismo. La sua opera più recente, pubblicata nel 2007, si intitola An Ethical Tradition Betrayed: The End of Judaism (Una Tradizione Etica Tradita: La Fine del Giudaismo).

-------------------------------------------------

I siti web che si interessano alla questione palestinese, riportano in questi giorni una polemica nata in Inghilterra intorno alla commemorazione del Giorno della Memoria, universalmente adottata come manifestazione per ricordare la strage degli ebrei commessa da parte dei nazisti.

Tra i molti che vorrebbero vedere inclusa nel Giorno della Memoria la commemorazione delle vittime di tutti gli stermini di stato - e in particolare quelle del recente massacro di Gaza per mano dell’esercito israeliano, il Dr. Hajo Meyer, un anziano signore ebreo sopravvissuto al lager di Auschwitz, rappresenta una voce autorevole. Nonostante l’età avanzata, Hajo Meyer da anni si impegna sul fronte della lotta per i diritti dei palestinesi, vittime della persecuzione in corso da 60 anni da parte del regime sionista di Israele – una persecuzione che ha visto il suo culmine nel bombardamento di Gaza dell’inverno scorso.

Per il Giorno della Memoria dell’anno 2010 Hajo Meyer, autore di libri sull’olocausto, sul giudaismo e il sionismo, ha programmato in Inghilterra un tour di incontri pubblici sul tema Never Again: For Anyone (Mai Più: Per Nessuno), il cui scopo è di includere nella commemorazione dell’olocausto riferimenti alla pulizia etnica in corso nei confronti della popolazione palestinese.

Il tour di Hajo Meyer è stato organizzato da parte del movimento britannico “Palestine Solidarity Campaign” (PSC) e del Network Internazionale Anti-Sionista (International Anti-Zionist Network) e si svolgerà in diverse città britanniche ed irlandesi dal 20 al 30 gennaio 2010.

La notizia che circola nel web, è che l’Ente ufficiale britannico Holocaust Memorial Day Trust, preposto alla gestione degli eventi pubblici per commemorare il Giorno della Memoria, ha boicottato gli eventi del Dr. Hajo Meyer, escludendoli dal calendario ufficiale del Memorial Day, e rifiutando di pubblicare sul proprio sito l’annuncio delle conferenze.

In una lettera inviata all’Ente britannico per il Memorial Day, il Movimento Scottish Palestine Solidarity Campaign ha commentato così il tentativo di boicottare una voce che grida nel deserto dell’ipocrisia collettiva:

“Il Giudice Goldstone si è di recente unito al coro di voci in condanna del massacro di Gaza commesso da Israele, e delle violazioni dei diritti umani che avvengono nell’intera Palestina.


Coloro che rimangono in silenzio di fronte a tali crimini mandano un messaggio pericoloso a Israele, facendo capire che può uccidere impunemente. Temiamo che Israele stia progettando nuovi massacri.


La commemorazione dell’olocausto nazista può e deve rappresentare un’opportunità per riflettere su tutti gli esempi di stermini di stato e per intensificare il nostro impegno a porre fine ai massacri.


Deploriamo la decisione da parte dei gestori del sito sponsorizzato dall’ente statale preposto al Memorial Day di commemorare stermini di massa in modo selettivo, escludendo riferimenti alle stragi di massa in Iraq, Afganistan e Palestina.


E’ davvero scioccante apprendere che il sito ufficiale dell’Ente per il Memorial Day abbia deciso di censurare qualsiasi annuncio per gli incontri pubblici che terrà il Dr. Hajo Meyer per la commemorazione dell’olocausto per l’anno 2010. Hajo Meyer, che è un sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, parlerà delle proprie esperienze e farà appello alla solidarietà con la popolazione di Gaza, assediata, circondata e violata nei suoi diritti.


Invitiamo i gestori del sito a segnalare e pubblicizzare senza indugio questi eventi importanti: altrimenti si avrà l’impressione che la memoria dell’Olocausto venga selettivamente usata e strumentalizzata per promuovere programmi ed eventi in supporto al militarismo britannico e israeliano.


Ma di quali “peccati” si è reso colpevole l’anziano professore, autore del recente libro sul sionismo intitolato “Una Tradizione Etica Tradita: La fine del Giudaismo”? Lo racconta nel proprio blog Tony Greenstein, un avvocato britannico ebreo.

Ha osato tracciare paralleli tra ciò che ha sofferto per mano dei nazisti e ciò che i palestinesi stanno subendo a causa del razzismo sionista”.

Aggiunge Tony Greenstein. “Non è accettabile che l’Olocausto venga usato come alibi per legittimare qualunque cosa commetta Israele. … La brutale oppressione israeliana di stampo razzista e genocida viene giustificata mediante riferimenti all’olocausto, come se lo sterminio di milioni di ebrei legalizzasse il massacro, l’espulsione e l’esproprio inflitto ai palestinesi”.

Nella sua lettera di protesta all’Ente del il Memorial Day, denuncia l’ipocrisia

che pervade l’istituzione di questa commemorazione:

“Hajo Meyer è un sopravvissuto ad Auschwitz, ma evidentemente non vi piace sentire quanto ha da dire, perché Meyer traccia paralleli tra la disumanizzazione di stampo razzista che veniva perpetrata nei lager nazisti e quanto oggi viene inflitto ai palestinesi. … Esistono fin troppe similitudini tra il trattamento subito dagli ebrei in Germania prima del 1941 e il trattamento a cui i palestinesi sono sottoposti oggi.

… “Viene da chiedersi di cosa abbiate timore – ma in realtà a me sembra piuttosto evidente. Voi vorreste che lo slogan “Mai Più” prendesse il significato di “Mai Più agli Ebrei”, invece di riconoscere a questo messaggio un’applicazione universale, a prescindere da chi siano le vittime e gli aguzzini. Già, perché una cosa è ovvia: anche gli ebrei possono essere razzisti. … Va ricordato il fatto che le università israeliane hanno la Facoltà di Storia e la Facoltà di Storia Ebraica, come se gli ebrei fossero separati e distinti dal resto dell’umanità”

Nel giornale britannico The Herald la notizia viene pubblicata

il 24 gennaio in un articolo dal titolo :

Un sopravvissuto di Auschwitz dice: ‘Israele si comporta come i nazisti’.

Nel suo tour di incontri pubblici, uno degli ultimi sopravvissuti ad Auschwitz lancia un attacco feroce a Israele in merito all’occupazione della Palestina.


… I commenti del Dr. Hajo Meyer, 86 anni, hanno scatenato una reazione furibonda da parte della Lobby Ebraica radicale, che ha subito tacciato il Dr. Meyer di anti-semitismo, accusandolo di abusare della sua posizione di sopravvissuto all’olocausto.

… Nel discorso tenuto durante il suo tour di conferenze, il Dr. Hajo Meyer dichiara che esistono evidenti paralleli tra ciò che gli ebrei hanno subìto per mano dei tedeschi durante la 2° Guerra Mondiale e ciò che i palestinesi subiscono per mano degli israeliani.

Dice Hajo Meyer “Gli israeliani vogliono disumanizzare i palestinesi nello stesso modo in cui i nazisti volevano disumanizzare me. … Non so se Israele sia lo stato più crudele del mondo, ma una cosa è sicura: Israele è il campione del mondo nel fare credere di essere un paese civile.”

… Il Dr. Hajo Meyer ha inoltre sottolineato che la definizione di “anti-semita” ha ora assunto un significato diverso: “In passato era anti-semita colui che odiava gli ebrei per il semplice fatto che fossero ebrei. Ma oggi gli “anti-semiti” sono coloro che vengono odiati dagli ebrei.”

Un portavoce del International Jewish Anti-Zionist Network (l’Organizzazione Internazionale degli Ebrei Anti-Sionisti), di cui Hajo Meyer è socio, dice che ‘criticare Israele non equivale a criticare gli ebrei’.

Nick Napier, il responsabile del Movimento Palestine Solidaity Campaign scozzese, dichiara che: “I palestinesi sono felici di avere Hajo Meyer dalla loro parte. Hajo è ben consapevole che Israele abusa della tragica storia dell’olocausto per sopprimere qualsiasi critica in merito ai crimini che commette.”

Commenta inoltre Napier: “In particolare dopo il terribile attacco a Gaza, la gente non accetta più l’assunto secondo cui criticare Israele equivale ad essere anti-semiti.”


Nell’articolo del Herald viene anche riportata la pronta reazione

del vice-presidente della Federazione Sionista Britannica,

Jonathan Hoffman, che commenta:


“Dirò a Meyer che abusa del suo status di sopravvissuto, e gli farò notare che se lo stato di Israele fosse stato creato 10 anni prima, milioni di vite sarebbero state risparmiate”.

Viene da commentare: 10 anni in più di vessazioni e brutalità nei confronti dei palestinesi!

Come sanno coloro che vedono il sionista radicale Jonathan Hoffman quasi quotidianamente nelle news internazionali, in cui compare per respingere le critiche pubbliche rivolte a Israele e ai sionisti, l’osservazione indirizzata a Hajo Meyer costituisce la solita, inevitabile manovra usata da Hoffman e dalla federazione sionista per distogliere l’attenzione del pubblico dalla questione sollevata in merito ai crimini di Israele. E, come sempre, tali manovre mirano a disinformare circa le vere motivazioni alla base della creazione di Israele.

Aggiunge Hoffman: “Il tour di conferenze è stato cinicamente programmato per coincidere con il Giorno della Memoria. Che Meyer sia un sopravvissuto o no, usare il paragone con i nazisti in relazione alle politiche israeliane è una manifestazione di anti-semitismo.”


Il Dr. Ezra Golombok, portavoce del Israel Information Office, accusa la lobby Anti-Sionista di “sfruttare” il Dr. Meyer (dimenticano che ne è socio), “che si è cacciato in una situazione che non riesce a comprendere. …” (!!!)


Il Dr. Meyer in questi giorni ha anche mostrato pubblicamente la sua solidarietà con i soci del sopracitato Movimento pro-palestinese “Palestine Solidarity Campaign”, che sono apparsi in corte il 21 e 22 gennaio per rispondere delle accuse di razzismo aggravato in seguito alla manifestazione di protesta indetta per interrompere il concerto del Jerusalem Quartet al Queen’s Hall della città.

Non è stato facile per Hajo Meyer arrivare al punto di paragonare il regime sionista di Israele al regime nazista. Analogamente alla maggioranza degli autori revisionisti ebrei che sono critici nei confronti delle politiche e dei governi israeliani pur conservando una visione di speranza per ciò che lo stato di Israele dovrebbe rappresentare per gli ebrei, anche Hajo Meyer ha nutrito a lungo speranze in merito al ruolo di Israele e ha dovuto affrontare un processo di dolorosa presa di coscienza in merito a ciò che il regime sionista rappresenta oggi nella storia dell’umanità.

L’autore britannico Alan Hart ci descrive il momento in cui Hajo Meyer ha dovuto ammettere apertamente, più che a sé stesso, che tracciare il parallelo tra il razzismo sionista e quello nazista fosse appropriato.

Nell’articolo intitolato The New Nazis (I nuovi nazisti), che Alan Hart ha scritto in previsione del Giorno della Memoria nel gennaio del 2009 mentre era in atto il terribile massacro di Gaza, l’autore racconta il seguente in merito ad una conversazione con il suo amico Hajo Meyer:

Scrive Alan Hart nel suo sito:


“Conoscendo la verità documentata sulla creazione di Israele – che avvenne per mezzo del terrorismo sionista e della pulizia etnica in Palestina - e avendo seguito su PressTv, in diretta (giorno e notte) il massacro di Gaza, ovvero la più recente manifestazione di terrorismo di stato da parte di Israele, sono giunto ad una conclusione. È arrivato il momento di chiamare i sionisti israeliani più radicali con il loro vero nome: i Nuovi Nazisti.


“L’Europa e l’America avrebbero potuto fermare i nazisti tedeschi per impedire lo sterminio di sei milioni di ebrei. E se gli europei e gli americani non fermeranno i Nuovi Nazisti, è probabile che il risultato finale sarà lo sterminio di milioni di palestinesi.


“Nel suo libro Una Tradizione Etica Tradita: La Fine del Giudaismo, pubblicato nel 2007, il Dr. Hajo G. Meyer, un superstite dell'Olocausto nazista e di Auschwitz, paragonava le politiche di Israele alle prime fasi della persecuzione nazista degli ebrei in Germania. Hajo Meyer sottolineava, allora, che non intendeva tracciare un parallelo tra le politiche attuali di Israele e la “soluzione finale” dei nazisti – il massacro di sei milioni di ebrei europei (oltre allo sterminio di molti non ebrei). Cercava solo di mettere in evidenza, così scriveva, quali fossero le condizioni che portarono a quella catastrofe in Europa, e la necessità di “prevenire le stesse probabili conseguenze” come risultato delle politiche oppressive che rendono i Palestinesi emarginati e profughi nella loro stessa terra.


Ho il privilegio di intrattenere un rapporto di amicizia con Hajo Meyer e poco fa parlavamo insieme per commentare quanto succede in Gaza. Alla luce di ciò che l’esercito israeliano sta attualmente commettendo in Gaza, ho chiesto al mio amico se avesse ancora riserve nel tracciare quel parallelo – tra le politiche di Israele e quelle naziste. Mi ha risposto questo: “Diventa sempre più arduo evitare di riconoscere tale parallelo”. E ha concluso dicendo che era giunto il momento di dare ai sionisti israeliani radicali, e a coloro che eseguono i loro ordini, la definizione di “Nazisti”.


Mentre discutevamo, ho aperto un messaggio di posta elettronica di un altro amico ebreo. Conteneva citazioni da una dichiarazione resa ieri (16 genn. 2009) alla Camera dei Deputati (britannica) da parte di Sir Gerald Kaufman, l’unico tra i parlamentari britannici ebrei che da anni esprime critiche feroci nei confronti di Israele e delle sue politiche. Nel suo discorso diceva questo: "Non è forse incontrovertibile il fatto che Olmert, Livni e Barak sono responsabili di uccisioni di massa? Che sono criminali di guerra?" Ho letto queste parole di Gerald Kaufman al mio amico Hajo. Mi ha risposto: "Kaufman ha ragione. Bisogna compiere ogni sforzo per chiamare in giudizio i leader di Israele."


(v.trascrizione delll’intero discorso del parlamentare Sir Gerald Kaufman davanti al parlamento britannico)

--------------------------------------------------------------

(v. intervista a Hajo Meyer dal titolo: Un sopravvissuto di Auschwitz: “Riesco a identificarmi con i giovani Palestinesi” – di Adri Nieuwhof, The Electronic Intifada, 2 giugno 2009)

Di seguito il famoso giornalista israeliano Gideon Levy fornisce la propria personale versione critica circa il significato del Giorno della Memoria per Israele e i suoi leader criminali.

La commemorazione dell’olocausto: un dono per la propaganda israeliana (ovvero, quando il mondo dice Goldstone, noi diciamo Olocausto)

Di Gideon Levy per il giornale israeliano Haaretz

27 gennaio, 2010

Il 27 gennaio i grossi calibri israeliani hanno attaccato all’alba, su un vasto fronte.

Il presidente in Germania, il primo ministro in Polonia con codazzo mastodontico, il ministro degli esteri in Ungheria, il suo vice in Slovacchia, il ministro alla cultura in Francia, il ministro dell’informazione all’ONU, e un parlamentare della Likud, Ayoob Kara, in Italia.

Un dispiegamento a ventaglio per elargire discorsi fioriti.

Mercoledì era la Giornata Internazionale della Memoria, e uno sforzo così massiccio per promuovere le relazioni pubbliche israeliane non si vedeva da tempi immemorabili. Il timing è, ovviamente, non casuale. Se il mondo dice Goldstone, noi rispondiamo Olocausto, quasi per confondere le acque. Se il mondo dice Occupazione, noi rispondiamo Iran, per distogliere l’attenzione.

Ma ciò non sarà di grande aiuto. Il Giorno della Memoria è passato, e i discorsi saranno presto dimenticati. Ciò che rimarrà, e non andrà via, è la cruda realtà quotidiana. L’immagine di Israele non ne uscirà “ripulita”, dopo la campagna di promozione.

Alla vigilia della partenza, il nostro premier Netanyahu ha parlato a Yad Vashem (il Museo alla Memoria dell’Olocausto, in Gerusalemme, ndt). “C’è del marcio nel mondo,” disse Netanyahu. “Il male deve essere estirpato alla radice.” Ci sono alcuni che “tentano di negare l’evidenza”. Parole ridondanti, pronunciate dalla stessa persona che appena il giorno prima pronunciava, lui stesso, le parole del Male, del male vero, quel male che Israele sta tentando di nascondere al mondo e che dovremmo estirpare.

Netanyahu parlava di una nuova “politica del’immigrazione”, una politica che è malvagia da cima a fondo. In modo maligno ha puntato il dito contro coloro che tentano di passare le nostre barriere in cerca di lavoro (palestinesi e altri) – dicendo che mettono in pericolo Israele, che abbassano i salari, che mettono a rischio la nostra sicurezza, che introducono droghe, e che ci ridurranno a paese del terzo mondo. Con tono zelante ha dato il suo appoggio al ministro degli interni, il razzista Eli Yishai, che aveva descritto coloro che vengono a bussare alle nostre porte come infettati che vengono a contagiarci con epatiti, tubercolosi, Aids, e dio sa cos’altro.

Nessun discorso sull’olocausto cancellerà quelle parole di istigazione contro chi viene a cercare lavoro. Nessun discorso della Memoria potrà obliterare la xenofobia che mostra la sua brutta faccia in Israele, non solo nell’estrema destra, come in Europa, ma nell’intera amministrazione.

Abbiamo un primo ministro che parla del male, ma costruisce barriere per impedire che i profughi si presentino alle porte di Israele. Un primo ministro che parla del male, ma si macchia del crimine dell’assedio di Gaza in atto da oltre tre anni, che condanna un milione e mezzo di persone a vivere in condizioni vergognose. Un primo ministro nel cui paese i colonizzatori mettono in atto veri e propri Pogrom nei confronti di palestinesi innocenti, mentre lo stato non fa niente per impedirli. Questo è il primo ministro di uno stato che arresta centinaia di contestatori di sinistra che protestano contro l’occupazione e il massacro di Gaza.

… E’ vero che Israele deve mantenere viva la memoria dell’olocausto, ma lo può fare solo se avrà mostrato di avere le mani pulite, depurate dal male che ha commesso. E non deve destare il sospetto che stia cinicamente strumentalizzando la memoria dell’olocausto come cortina fumogena per nascondere altro. Ma purtroppo, è vero il contrario.

Come avremmo apprezzato se Israele avesse colto l’opportunità del Giorno della Memoria per fare un esame di coscienza, e per chiedersi, ad esempio, come mai l’anti-semitismo ha di nuovo alzato la testa nel mondo da un anno a questa parte, l’anno in cui abbiamo bombardato Gaza con armi al fosforo. …

Un milione di discorsi contro l’anti-semitismo non basteranno a spegnere le fiamme accese dall’Operazione Piombo Fuso, fiamme che minacciano non solo Israele ma l’intera comunità ebraica. Fino a quando Gaza resterà sotto assedio totale e Israele rimarrà sommersa nel proprio razzismo, i discorsi sull’olocausto risuoneranno vuoti. Fino a quando da noi regnerà il male, né il mondo né noi stessi potremo accettare le prediche rivolte ad altri, anche quando sono legittime.

Alan Hart: 4. «È anti-israelismo: Perché il sionismo “non ci arriva”» - In dissenso con le celebrazioni del Giorno della Memoria 2010.

Homepage
Precedente - Successivo

Grazie a libri come quello di Rabkin – che già conosciamo ed abbiamo letto e in questo blog recensito – il lettore appena un poco istruito riesce a capire e a distinguere come fra il giudaismo osservante, legato alla tradizione della Torah, ed il sionismo ovvero il tipo di ebraismo al governo in Israele e con una rete di appoggio e sostegno nella Diaspora, vi è la stessa differenza che potrebbe esservi, ad esempio, fra il vino e l’aceto, ma non saprei se questo è il migliore esempio che possa farsi per rendere l’idea con un’immagine di facile intuizione. Un discorso analogo potrebbe farsi per l’uso strumentale dell’accusa di antisemitismo, ormai giunta alle più incredibili assurdità, come quella di vedere nell’espressione Terra Santa, abituale per i cristiani ed i cattolici in particolare, come essa stessa una forma di antisemitismo, da rinfacciare addirittura al papa in visita alla Sinagoga. Per non parlare delle incredibili ed immonde leggi liberticide che in tredici paesi europei impediscono agli storici di poter fare il loro mestiere. È possibile oggi negare la divinità del Cristo o i dogmi di qualsiasi religione, ma si va in galera se si sfiorano i canoni storiografici della Shoah, fissati non da storici, ma da Lobbies che hanno snaturato e vilipeso la maestà e dignità della Legge, che gli uomini nel corso dei millenni hanno saputo creare per poter vivere in pace e non come bestie feroci in perpetua lotta gli uni contro gli altri. Come sia possibile ciò che Hart denuncia nell’articolo che segue e si aggiunge alla serie precedente, lo si può forse spiegare considerando la strategia che il sionismo ha seguito nei nostri Paesi. Si mobilitano dapprima le Lobbies che non esistono, cioè che non amano essere individuate nella loro natura lobbistica, pena la collaudata ma forse troppo sfruttata accusa di antisemitismo; si producono leggi come la Fabius-Gayssot o peggio ancora quelle tedesche che della Auswitz-Lüge ne hanno fatto addirittura una norma costituzionale, è si crea in tal modo la cornice operativa; quindi, attraverso una diffusa rete di delatori ci si scaglia addosso al primo incauto che appena osi sfiorare il sacro recinto del Nuovo Tempio: l’ultimo caso è quello del vescovo Pieronek, ancora in svolgimento. Attraverso un vero e proprio terrorismo ideologico, che si avvale anche delle peggiori tendenze dello spirito umano, appositamente solleticate, oltre alla corruzione vera e propria nonchè un sistema di ricatti, arriviamo alla situazione descritta da Alan Hart nell’articolo che segue.
A. C.

E’ Anti-Israelismo - Perché il Sionismo “non ci arriva”


di Alan Hart

27 gennaio 2010

Fonte:

http://www.alanhart.net/anti-israelism-why-zionism-doesnt-and-cant-get-it/


Non c’è dubbio, sempre più persone in tutto il mondo - governi inclusi: ma non lo dicono – cominciano a vedere lo stato sionista di Israele per quello che realmente è: non solo l’ostacolo alla pace, ma un mostro a quanto pare fuori controllo. E la gente comune comincia a ribellarsi, al mostro.


Ciò spiega perché il premier Netanyahu dirige l’isterico coro sionista che chiede al mondo di smetterla col demonizzare Israele.


Nel suo discorso tenuto il 25 gennaio nel museo dell’olocausto Yad Vashem, a Gerusalemme, Netanyahu disse: “C’è del male nel mondo. E non si ferma, anzi, si sta spargendo. C’è una chiamata a distruggere lo stato ebraico. Il problema è nostro, ma non solo nostro. Questo (il risorgere dell’anti-semitismo, secondo Netanyahu) è un crimine contro gli ebrei, è un crimine contro l’umanità, ed è un test per il genere umano.”


Parole pesanti, se si pensa che sono state pronunciate dall’uomo che storicamente ha fatto più di chiunque altro per assistere il sionismo nella sua impresa per trasformare l’olocausto nazista in uno strumento ideologico per giustificare tutti i crimini che Israele commette – mentre l’olocausto dovrebbe rappresentare una lezione contro il razzismo e il fascismo e tutti i mali ad essi associati.


Il sionismo non ci arriva, non riesce a capire. E’ troppo accecato dalla propria insopportabile auto-rettitudine per vedere che la sua creatura mostruosa è la causa primaria del risveglio del gigante anti-semita. Solo che non si tratta più di anti-Semitismo: si tratta di anti-Israelismo. Il pericolo è che potrebbe facilmente diventare anti-Semitismo nel senso occidentale del termine – e cioè, ripugnanza e odio per gli ebrei solo perché sono ebrei – se l’Occidente non viene assistito a comprendere la differenza tra Giudaismo e Sionismo. E’ tale differenza che spiega perché è del tutto possibile essere appassionatamente anti-Sionisti, senza essere in alcun modo anti-Ebrei. E spiega anche perché è sbagliato incolpare tutti gli ebrei ovunque nel mondo per i crimini commessi dagli israeliani, ma neanche da parte di tutti gli israeliani.


E’ un dato di fatto che prima dell’olocausto nazista la maggioranza degli ebrei nel mondo era contraria al progetto coloniale del sionismo. I meglio informati e più ragionevoli tra loro, temevano che qualora le grandi potenze avessero permesso al sionismo di averla vinta, ciò avrebbe prima o poi provocato l’anti-semitismo classico.


Come faccio notare nel mio libro Zionism: The Real Enemy of the Jews (Sionismo: il vero nemico degli ebrei), tale timore venne al meglio espresso molti anni dopo, nel 1986, da parte di Yehoshafat Harkabi, direttore di lunga data dell’Intelligence Militare Israeliana. Nel suo pregevole libro dal titolo Israel’s Fateful Hour (L’Ora Fatidica di Israele) Harkabi lancia il suo monito (che sottolineo):


Israele è il criterio in base al quale tutti gli ebrei saranno giudicati. In quanto stato ebraico, Israele è l’esempio del carattere ebraico, che in Israele si esprime libero e forte. Le radici dell’anti-semitismo sono di natura storica. Tuttavia, qualsiasi difetto nel comportamento di Israele verrà interpretato come prova empirica della validità dell’anti-semitismo.

Sarebbe una tragica ironia se lo stato ebraico, deputato a risolvere il problema dell’anti-semitismo, diventasse esso stesso un fattore nell’ascesa dell’anti-semitismo. Gli israeliani devono rendersi conto che il prezzo delle loro malefatte verrà pagato non solo da loro, ma dagli ebrei nel mondo intero.”


Tre eventi in particolare hanno garantito che tali “malefatte” si siano tradotte non solo in “un fattore” ma nel fattore primario dell’ascesa di ciò che il sionismo afferma essere anti-Semitismo ma in realtà è anti-Israelismo. E sono:


1 – L’invasione israeliana del Libano nel 1982 estesa fino a Beirut, il cui scopo iniziale era distruggere l’OLP e al sua leadership, e le infrastrutture.


2 – La guerra israeliana al Libano nel 2006, il cui scopo principale era causare morte e distruzione in misura sufficiente da costringere le istituzioni politiche e militari del Libano ad affrontare e sconfiggere il movimento Hezbollah (che non sarebbe nato se Israele non avesse invaso il Libano e occupato parte del sud nel 1982); e impartire agli arabi – a tutti gli arabi – una lezione.


3 – La più recente offensiva di Israele nella Striscia di Gaza, il cui scopo principale era di punire collettivamente la popolazione per il supporto al governo eletto di Hamas e di distruggere Hamas sia politicamente che fisicamente, nella convinzione che, a risultato ottenuto, Israele avrebbe avuto più libertà di manovra nel corrompere il collaborazionista Abbas e il suo PNA – l’Autorità Nazionale Palestinese – e nel pressarli ad accettare le briciole dal banchetto sionista.


L’analisi oggettiva è che queste tre offensive sono state vere e proprie manifestazioni di terrorismo di stato da parte di Israele. (Ho appena terminato l’aggiornamento del Volume 3 dell’edizione americana del mio libro sul sionismo, che contiene un capitolo intitolato Il terrorismo di Stato diventa la norma per Israele).


Mentre il mondo occidentale era stato condizionato a considerare il conflitto del 1967 come guerra di auto-difesa israeliana – e a non vederlo per ciò che era in realtà, e cioè una guerra di aggressione israeliana – l’invasione del Libano del 1982 rappresentò per i cittadini del mondo occidentale la prima vera occasione per vedere ciò che fino ad allora solo gli arabi in generale, e i palestinesi in particolare, avevano visto da vicino: la brutta faccia del sionismo. Una faccia talmente orrenda, che 400.000 israeliani si sono uniti per manifestare l’indignazione e la rabbia in merito a ciò che era stato commesso in loro nome.


In merito all’arrogante auto-rettitudine (o il fariseismo) che è la causa della cecità congenita del sionismo, Harkabi scrive quanto segue (e sottolineo di nuovo):

“L’autocritica è indispensabile al fine di controbilanciare le tendenze all’auto-rettitudine e all’auto-commiserazione che derivano dagli atteggiamenti di base degli ebrei, dall’esperienza storica della persecuzione e dal tipo di propaganda promossa da Begin. Nessun fattore mette tanto a rischio il futuro di Israele quanto l’auto-rettitudine, che ci rende ciechi alla realtà, impedisce una comprensione complessa della situazione e legittima comportamenti estremi.”

Nota: Qualche lettore potrebbe opporsi alla mia descrizione dello stato sionista come mostro. Ma l’idea originale non proviene da Alan Hart. Nel 1984, come anche citato da Harkabi, il giornalista israeliano Teddy Preuss ha pubblicato un libro dal titolo Begin, His Regime (Begin, Il Suo Regime). Nel libro Teddy Preuss dice (e io sottolineo): “Non ho alcun dubbio che il governo di Begin distruggerà questo stato. In ogni caso, il suo governo trasformerà Israele in un mostro.”


Alan Hart

27 gennaio 2010

Alan Hart: 3. «I nuovi nazisti».

Homepage
Precedente - Successivo

Apprezzo e pubblico volentieri questi articoli di Alan Hart, il cui pensiero incomincio a conoscere grazie alla sua traduttrice che me ne ha segnalato i testi. Vorrei soltanto esprimere qualche lieve riserva critica in merito alla generale interpretazione della storia del XX secolo. Non siamo purtroppo liberi di poter condurre una rivisitazione critica del nostro passato storico, che appartiene ormai al definitivamente trascorso e la cui trattazione non dovrebbe ledere la privacy di nessuno o ispirare timori di alcun genere. I nostri giudizi sono spesso condizionati da demonizzazioni creati ad arte dal potere politico. Credo che possa essere feconda una riflessione sulla nascita e l’avvento del sionismo posta in relazione ad una siffatta demonizzazione. Credo che quando avremo appreso a riappropriarci senza traumi e senza complessi di colpa del nostro passato, di quel passato in cui vissero i nostri padri e i nostri nonni, ci saremo anche liberati dal timore di quella “clava” che il sionismo e le sue lobbies agitano sulle nostre teste come un ricatto morale perpetuo. Del resto, come qui sta facendo Hart, se compariamo la narrazione sul nazismo a noi comunque giunta con l’operato del sionismo dal 1948 ad oggi, ma io risalirei al 1882, anno del primo insediamento sionista in Palestina, si vedrà facilmente che gli orrori del presente superano, per intensità, durata e gravità, quelli del passato, la cui conoscenza critica ci è peraltro negata. Andrei poi cauto nello stabilire analogie fra contesti temporali e spaziali diversi. Nazismo e fascismo furono quel che furono; il sionismo è altro, probabilmente qualcosa di più grave e di maggiore incidenza, per lo meno considerando le sua durata: più del triplo rispetto agli anni dei regimi formatisi fra le due guerre e cessati non per esaurimento interno del loro ciclo (vedi Spagna franchista ed Unione Sovietica), ma per debellatio.

A. C.


I NUOVI NAZISTI

Di Alan Hart

Gennaio 2009

Fonte:

http://www.alanhart.net/the-new-nazis/


Articolo scritto in previsione del Giorno della Memoria 2009, mentre era in atto il massacro di Gaza.


Conoscendo la verità documentata sulla creazione di Israele – che avvenne per mezzo del terrorismo sionista e della pulizia etnica in Palestina - e avendo seguito su PressTv, in diretta, giorno e notte, il massacro di Gaza, ovvero la più recente manifestazione di terrorismo di stato da parte di Israele, sono giunto ad una conclusione. È arrivato il momento di chiamare i sionisti israeliani più radicali con il loro vero nome: i Nuovi Nazisti.


L’Europa e l’America avrebbero potuto fermare i nazisti, quelli originali, per impedire lo sterminio di sei milioni di ebrei. E se gli europei e gli americani non fermeranno i Nuovi Nazisti, è probabile che il risultato finale sarà lo sterminio di milioni di palestinesi.


Nel suo libro An Ethical Tradition Betrayed, The End of Judaism, (Una Tradizione Etica Tradita: La Fine del Giudaismo), pubblicato nel 2007, il Dr. Hajo G. Meyer, un superstite dell’Olocausto nazista e di Auschwitz, paragonava le politiche di Israele alle prime fasi della persecuzione nazista degli ebrei in Germania. Hajo Meyer sottolineava, allora, che non intendeva tracciare un parallelo tra le politiche attuali di Israele e la “soluzione finale” dei nazisti – il massacro di sei milioni di ebrei europei (oltre allo sterminio di molti non ebrei). Cercava solo di mettere in evidenza, così scriveva, quali fossero le condizioni che portarono a quella catastrofe in Europa, e la necessità di “prevenire le stesse probabili conseguenze” come risultato delle politiche oppressive che rendono i Palestinesi emarginati e profughi nella loro stessa terra.


Ho il privilegio di intrattenere un rapporto di amicizia con Hajo Meyer e poco fa parlavamo insieme per commentare quanto succede in Gaza. Alla luce di ciò che l’esercito israeliano sta attualmente commettendo in Gaza, ho chiesto al mio amico se avesse ancora riserve nel tracciare quel parallelo – tra le politiche di Israele e quelle naziste. Mi ha risposto questo: “Diventa sempre più arduo evitare di riconoscere tale parallelo”. E ha concluso dicendo che era giunto il momento di dare ai sionisti israeliani radicali, e a coloro che eseguono i loro ordini, la definizione di “Nazisti”.


Mentre discutevamo, ho aperto un messaggio di posta elettronica di un altro amico ebreo. Conteneva citazioni da una dichiarazione resa ieri (16 genn. 2009) alla Camera da parte di Sir Gerald Kaufman, l’unico tra i parlamentari britannici ebrei che da anni esprime critiche feroci nei confronti di Israele e delle sue politiche. Nel suo discorso diceva questo: «Non è forse incontrovertibile il fatto che Olmert, Livni e Barak sono responsabili di uccisioni di massa? Che sono criminali di guerra?» Ho letto queste parole di Gerald Kaufman al mio amico Hajo. Mi ha risposto: «Kaufman ha ragione. Bisogna compiere ogni sforzo per chiamare in giudizio i leader di Israele». [v. trascrizione delll’intero discorso di Sir Gerald Kaufman davanti al parlamento britannico http://www.hizb.org.uk/hizb/news-watch/uk-government/sir-gerald-kaufman-speech-in-house-of-commons.html ]


Ovviamente ciò non avverrà. Quindi, in che modo si prospetta la “partita finale” che stanno preparando?


Nella mia analisi non c'è alcun dubbio circa il vero scopo di Israele. È mettere Hamas fuori dai giochi e mettere Abbas e il suo Movimento Fatah alle strette, costringendo l’Autorità Nazionale Palestinese ad accettare gli avanzi della tavola sionista – e cioè, alcuni lembi di terra, non confinanti tra loro, che potranno chiamare Stato, se lo vorranno.


Ma la domanda che sorge è questa: è davvero concepibile che Abbas sia disposto ad accettare una soluzione che non sia quella del ritiro totale dai territori occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme Est? La risposta dovrebbe essere “No”, perché ciò equivarrebbe a tradire il proprio popolo e i 60 anni di lotta per ottenere un minimo di giustizia.


E se il messaggio, probabile, della Casa Bianca sarà “Dovete essere pragmatici: questa è l’offerta migliore che potrete avere” – senza bisogno di specificare “perché non faremo pressione su Israele per qualcosa che non vogliono fare” – quale sarà la risposta?


Se quindi messo sotto pressione – e non solo da parte della Casa Bianca ma anche da parte dei regimi corrotti, repressivi e impotenti dell’Ordine Arabo -, non è da escludere che Abbas si arrenda completamente e accetti le briciole offerte dai sionisti. Ma se così fosse, la maggioranza dei palestinesi si rivolterebbe.


E poi?


Israele creerebbe il pretesto per una guerra. Per la partita finale. Per l’olocausto sionista. A parere mio e di Hajo Meyer, ciò potrebbe accadere. A meno ché una massa critica di israeliani e di ebrei nel mondo intero sia disposta ad ammettere che è stata commessa una terribile ingiustizia nei confronti dei palestinesi da parte dei sionisti, in nome di tutti gli ebrei.


Alan Hart