domenica 31 gennaio 2010

Alan Hart: 3. «I nuovi nazisti».

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Apprezzo e pubblico volentieri questi articoli di Alan Hart, il cui pensiero incomincio a conoscere grazie alla sua traduttrice che me ne ha segnalato i testi. Vorrei soltanto esprimere qualche lieve riserva critica in merito alla generale interpretazione della storia del XX secolo. Non siamo purtroppo liberi di poter condurre una rivisitazione critica del nostro passato storico, che appartiene ormai al definitivamente trascorso e la cui trattazione non dovrebbe ledere la privacy di nessuno o ispirare timori di alcun genere. I nostri giudizi sono spesso condizionati da demonizzazioni creati ad arte dal potere politico. Credo che possa essere feconda una riflessione sulla nascita e l’avvento del sionismo posta in relazione ad una siffatta demonizzazione. Credo che quando avremo appreso a riappropriarci senza traumi e senza complessi di colpa del nostro passato, di quel passato in cui vissero i nostri padri e i nostri nonni, ci saremo anche liberati dal timore di quella “clava” che il sionismo e le sue lobbies agitano sulle nostre teste come un ricatto morale perpetuo. Del resto, come qui sta facendo Hart, se compariamo la narrazione sul nazismo a noi comunque giunta con l’operato del sionismo dal 1948 ad oggi, ma io risalirei al 1882, anno del primo insediamento sionista in Palestina, si vedrà facilmente che gli orrori del presente superano, per intensità, durata e gravità, quelli del passato, la cui conoscenza critica ci è peraltro negata. Andrei poi cauto nello stabilire analogie fra contesti temporali e spaziali diversi. Nazismo e fascismo furono quel che furono; il sionismo è altro, probabilmente qualcosa di più grave e di maggiore incidenza, per lo meno considerando le sua durata: più del triplo rispetto agli anni dei regimi formatisi fra le due guerre e cessati non per esaurimento interno del loro ciclo (vedi Spagna franchista ed Unione Sovietica), ma per debellatio.

A. C.


I NUOVI NAZISTI

Di Alan Hart

Gennaio 2009

Fonte:

http://www.alanhart.net/the-new-nazis/


Articolo scritto in previsione del Giorno della Memoria 2009, mentre era in atto il massacro di Gaza.


Conoscendo la verità documentata sulla creazione di Israele – che avvenne per mezzo del terrorismo sionista e della pulizia etnica in Palestina - e avendo seguito su PressTv, in diretta, giorno e notte, il massacro di Gaza, ovvero la più recente manifestazione di terrorismo di stato da parte di Israele, sono giunto ad una conclusione. È arrivato il momento di chiamare i sionisti israeliani più radicali con il loro vero nome: i Nuovi Nazisti.


L’Europa e l’America avrebbero potuto fermare i nazisti, quelli originali, per impedire lo sterminio di sei milioni di ebrei. E se gli europei e gli americani non fermeranno i Nuovi Nazisti, è probabile che il risultato finale sarà lo sterminio di milioni di palestinesi.


Nel suo libro An Ethical Tradition Betrayed, The End of Judaism, (Una Tradizione Etica Tradita: La Fine del Giudaismo), pubblicato nel 2007, il Dr. Hajo G. Meyer, un superstite dell’Olocausto nazista e di Auschwitz, paragonava le politiche di Israele alle prime fasi della persecuzione nazista degli ebrei in Germania. Hajo Meyer sottolineava, allora, che non intendeva tracciare un parallelo tra le politiche attuali di Israele e la “soluzione finale” dei nazisti – il massacro di sei milioni di ebrei europei (oltre allo sterminio di molti non ebrei). Cercava solo di mettere in evidenza, così scriveva, quali fossero le condizioni che portarono a quella catastrofe in Europa, e la necessità di “prevenire le stesse probabili conseguenze” come risultato delle politiche oppressive che rendono i Palestinesi emarginati e profughi nella loro stessa terra.


Ho il privilegio di intrattenere un rapporto di amicizia con Hajo Meyer e poco fa parlavamo insieme per commentare quanto succede in Gaza. Alla luce di ciò che l’esercito israeliano sta attualmente commettendo in Gaza, ho chiesto al mio amico se avesse ancora riserve nel tracciare quel parallelo – tra le politiche di Israele e quelle naziste. Mi ha risposto questo: “Diventa sempre più arduo evitare di riconoscere tale parallelo”. E ha concluso dicendo che era giunto il momento di dare ai sionisti israeliani radicali, e a coloro che eseguono i loro ordini, la definizione di “Nazisti”.


Mentre discutevamo, ho aperto un messaggio di posta elettronica di un altro amico ebreo. Conteneva citazioni da una dichiarazione resa ieri (16 genn. 2009) alla Camera da parte di Sir Gerald Kaufman, l’unico tra i parlamentari britannici ebrei che da anni esprime critiche feroci nei confronti di Israele e delle sue politiche. Nel suo discorso diceva questo: «Non è forse incontrovertibile il fatto che Olmert, Livni e Barak sono responsabili di uccisioni di massa? Che sono criminali di guerra?» Ho letto queste parole di Gerald Kaufman al mio amico Hajo. Mi ha risposto: «Kaufman ha ragione. Bisogna compiere ogni sforzo per chiamare in giudizio i leader di Israele». [v. trascrizione delll’intero discorso di Sir Gerald Kaufman davanti al parlamento britannico http://www.hizb.org.uk/hizb/news-watch/uk-government/sir-gerald-kaufman-speech-in-house-of-commons.html ]


Ovviamente ciò non avverrà. Quindi, in che modo si prospetta la “partita finale” che stanno preparando?


Nella mia analisi non c'è alcun dubbio circa il vero scopo di Israele. È mettere Hamas fuori dai giochi e mettere Abbas e il suo Movimento Fatah alle strette, costringendo l’Autorità Nazionale Palestinese ad accettare gli avanzi della tavola sionista – e cioè, alcuni lembi di terra, non confinanti tra loro, che potranno chiamare Stato, se lo vorranno.


Ma la domanda che sorge è questa: è davvero concepibile che Abbas sia disposto ad accettare una soluzione che non sia quella del ritiro totale dai territori occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme Est? La risposta dovrebbe essere “No”, perché ciò equivarrebbe a tradire il proprio popolo e i 60 anni di lotta per ottenere un minimo di giustizia.


E se il messaggio, probabile, della Casa Bianca sarà “Dovete essere pragmatici: questa è l’offerta migliore che potrete avere” – senza bisogno di specificare “perché non faremo pressione su Israele per qualcosa che non vogliono fare” – quale sarà la risposta?


Se quindi messo sotto pressione – e non solo da parte della Casa Bianca ma anche da parte dei regimi corrotti, repressivi e impotenti dell’Ordine Arabo -, non è da escludere che Abbas si arrenda completamente e accetti le briciole offerte dai sionisti. Ma se così fosse, la maggioranza dei palestinesi si rivolterebbe.


E poi?


Israele creerebbe il pretesto per una guerra. Per la partita finale. Per l’olocausto sionista. A parere mio e di Hajo Meyer, ciò potrebbe accadere. A meno ché una massa critica di israeliani e di ebrei nel mondo intero sia disposta ad ammettere che è stata commessa una terribile ingiustizia nei confronti dei palestinesi da parte dei sionisti, in nome di tutti gli ebrei.


Alan Hart


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