lunedì 28 febbraio 2022

Augusto Sinagra: Lettera aperta al presidente Vladimir Putin.

LETTERA APERTA

AL PRESIDENTE VLADIMIR PUTIN

 

Signor Presidente, a lei è ben noto che il Parlamento italiano non riflette più la reale volontà popolare. Così pure in Italia si sono succeduti in questi ultimi anni governi presieduti da persone mai elette e dunque anche il governo in carica non riflette la volontà e i sentimenti del Popolo italiano.

 

I Vertici militari non garantiscono l’indipendenza delle libere istituzioni come la Costituzione impone.

 

La Costituzione italiana viene sistematicamente violata nel silenzio di chi dovrebbe garantirne il più assoluto rispetto, ed è così che ora si viola anche il suo articolo 11 che preclude all’Italia la partecipazione a guerre di aggressione o comunque a guerre altrui, dovendo essere la politica militare italiana esercitata solamente per scopi difensivi.

 

I mezzi di informazione, i più diffusi quotidiani e le televisioni a diffusione nazionale sono completamente asserviti e diffondono costantemente una informazione consapevolmente falsa.

 

Larghi strati della magistratura che dovrebbe essere il baluardo delle quotidiane libertà e diritti, agisce fuori dalla legge continuando nella sua tradizione di compiacere il potere governativo.

 

L’opinione pubblica italiana è frastornata e confusa e crede a quel che raccontano le televisioni fino ai limiti del ridicolo (giornalisti italiani in Ucraina con l’elmetto in testa ovvero filmati di guerra cinematografici o immagini di esplosioni avvenute anni prima in luoghi molto distanti dalla Ucraina).

 

Il messaggio che viene diffuso è che lei è un autocrate e che la Russia persegue una politica aggressiva espansionistica.

 

Non tutti gli italiani pensano questo e sono moltissimi gli italiani di ogni ceto sociale e di ogni esperienza culturale che condividono la sua iniziativa militare ucraina consapevoli delle finalità provocatorie degli USA attraverso la NATO.

 

Questa è una vecchia storia che purtroppo si ripete, se c’è un Paese guerrafondaio, questi sono gli USA: nei loro tre secoli di vita hanno avuto solo 12 anni di pace. Questi sono numeri, non opinioni.

 

La parte sana dell’Italia e degli italiani sa che la difesa dei diritti dell’uomo è un volgare pretesto come è un pretesto più ridicolo che delittuoso, quello di esportare la democrazia.

L’opinione pubblica sana dell’Italia è perfettamente consapevole che la sua iniziativa in Ucraina è un atto di legittima difesa e di risposta alle provocazioni e alle minacce nordamericane e degli Stati che servilmente appoggiano gli USA.

 

Vede, Signor Presidente, l’Italia ha perso la Seconda guerra mondiale ma non è questo quel che conta. Le guerre si vincono e si perdono. Questo è nel gioco della storia.

 

La tragedia dell’Italia è che essa ha perso la guerra e ha perso anche la pace. L’Italia oggi è un territorio asservito alle esigenze militari imperialistiche degli USA e della NATO.

 

Non c’è altra spiegazione per la presenza in Italia di 115 basi militari USA o NATO, che poi è la stessa cosa. 

 

La mia Regione, la Sicilia, è oggi una grande caserma americana.

 

In vari punti del territorio nazionale gli USA dispongono di depositi di armi nucleari di potenzialità devastante.

 

Io sono un vecchio Professore e non voglio continuare ad insegnare niente a nessuno, ma desidero dirle che lei in Italia rappresenta l’ultima speranza di contrasto efficace al globalismo o mondialismo e al capitalismo di speculazione monetaria che non ha volto ma del quale si conoscono i nomi.

 

È una vecchia storia, Signor Presidente: nel 1943 sulla Corazzata Newton al largo di Malta si incontrarono il Generale USA Donovan e il Generale Pietro Badoglio (di molto discutibile notorietà). Alla domanda del Gen. Donovan su quale avrebbe dovuto essere il ruolo dell’Italia a guerra finita, Badoglio – dando prova di particolare preveggenza – rispose: “Il ruolo di un’Agenzia di rappresentanza degli interessi americani in Italia”.

 

Colgo l’occasione, Signor Presidente, per manifestarle assieme a milioni di italiani, la mia ammirazione per la sua onestà intellettuale e politica, per il suo coraggio e per il contributo che lei dà alla vera pace, contrastando le mire aggressive di quella che io chiamo la North Atlantic Terroristic Organization.

 

Non ce l’abbia con l’Italia che, avendo perduto pure il senso del ridicolo, ha mandato un piccolo contingente militare ai confini occidentali dell’Ucraina. È stata una decisione patetica del governo in carica che avendo esaurito il pretesto del Covid per governare contro la Costituzione, ora coglie il pretesto della crisi in Ucraina per continuare in uno stato di emergenza finalizzato all’annientamento della identità e della dignità del Popolo italiano.

AUGUSTO SINAGRA

 


Teodoro Klitsche de la Grange: "A colpi di Grossraum"


 

Diversamente dalla crisi pandemica e dai DPCM, quando molti ricordavano – e ricorrevano – alla teoria di Schmitt sullo stato d’eccezione, per quanto spesso cercando di amputarla dall’essere un criterio d’identificazione del sovrano, che fa troppo Salvini – non mi risulta che la crisi ucraina sia stata inquadrata in un’altra delle idee di Schmitt, così utili ad interpretare la situazione contemporanea: quella del Grossraum (grande spazio). Per connotare tale concetto occorre premettere che s’iscrive nella concezione di decadenza dello Stato moderno, cui Schmitt contrapponeva l’insopprimibilità del “politico”, quale essenza (Freund).

Onde se lo Stato non “fa” politica (o si autolimita in ciò) a colmare tale assenza ci pensano altri soggetti (dai partiti, alle chiese, agli imperi e così via). Dopo di che, atteso che un limite spaziale, nelle civiltà sedentarie (Hauriou) è necessario, come lo è un soggetto (e principio) ordinatore, il Grossraum può essere considerato come uno spazio delimitato, organizzato intorno ad un’egemonia di comando, in grado di governare una pluralità di sintesi politiche (cioè in primo luogo, gli Stati), escludendone le potenze esterne allo stesso.

In un’interpretazione post-Huntington tale spazio può somigliare alle “civiltà” i cui componenti sono affini per un patrimonio di idee, tradizioni, valori comuni. A tale tesi si può tuttavia replicare che il Grossraum, anche se non esclude – anzi è favorito – (dalle) affinità non vi trova un elemento essenziale. Questo perché lo sono, invece l’egemonia e la delimitazione spaziale, possibile anche in spazi di popoli non omogenei né affini. Come d’altra parte in altre sintesi politiche, come gli imperi, per lo più multi-etnici, multi razziali, multi religiosi[1]. Più vicino al concetto di Grossraum è quello di “sfera d’influenza” e altre consimili, che designano l’effettività di un comando egemonico (e relativa pretesa) su più sintesi politiche. Che questo emerga da millenni fa parte della storia. Ogni (aggregato di) potenza si circonda, ove possibile – di stati-clienti, gli obblighi dei quali vanno dal massimo di fornire risorse – anche militari – alla sintesi politica egemone, al minimo di conservare una neutralità in caso di guerra tra quella e le altre, in effetti una rinuncia a muover guerra alla potenza egemone.

Già la storia romana e bizantina ci danno esempi di tale tipo di rapporto. Lacmidi e Gassanidi erano stati – clienti degli imperi persiano (sassanide) e romano. Gerusalemme, qualche secolo prima era stata  assediata dall’esercito di Tito, formato in buona parte da soldati forniti dai tre vicini stati – clienti dell’impero romano.

È chiaro che tali limitazioni assunte o imposte agli Stati clienti costituiscono  altrettanti paletti alla sovranità; questa, in senso giuridico ha il significato di non tollerare alcun limite (Romagnosi, Orlando tra i tanti). Onde al contrario di quanto succede in altri casi, gli strenui difensori dell’Ucraina lo sono diventati (forse a malincuore) anche della sovranità della medesima.

Più che alle incoerenze tra atteggiamenti concreti e affermazioni ideali, tuttavia la riflessione sul punto non dovrebbe prescindere da quanto pensava Spinoza: che la sovranità è illimitata in diritto, ma è limitata in fatto dalla possibilità reale di azione: tantum juris, quantum potentiae. Il sovrano non è colui che puote quel che si vuole, ma è chi è libero nel decidere tra alternative possibili. Questo vale in modo – ovviamente – assoluto per l’impossibile ontologico, e in modo relativo per l’impossibile concreto. Del pari per le scelte azzardate o, al limite insensate (Aron). Come quella del Principato di Monaco che intendesse muovere guerra alla Francia. Una scelta dall’esito positivo impossibile, in particolare per la sproporzione dei mezzi a disposizione e quindi (altamente) inopportuna. É la disparità delle forze tra le potenze aderenti e quelle egemoni (sostanzialmente, di converso, pari tra loro) della Nato e del Patto di Varsavia che ha conservato, dopo Yalta, la pace in Europa, e l’egemonia nei rispettivi blocchi degli USA e dell’URSS.

Dopo l’implosione dell’URSS, che è equivalsa ad una guerra perduta, la Russia ha dovuto rinunciare all’egemonia sulle nazioni dell’Europa orientale, e tollerare la perdita dell’unità politica delle repubbliche federate nell’URSS. Analogamente a quanto praticato e deciso a Yalta per gli imperi giapponese, italiano e il Reich tedesco. Tuttavia l’enorme estensione territoriale e la popolazione della Russia hanno conservato alla stessa nello spazio eurasiatico un primato dovuto allo squilibrio dei rapporti di forza con le vicine repubbliche ex sovietiche: l’Ucraina che è la più popolosa, ha comunque una popolazione pari o poco più di un quarto di quella russa; il PNL ucraino è circa 10 volte inferiore. Questo tralasciando altri fattori di potenza, dalla proporzione simile, e senza andare alla storia dei due paesi.

L’unica possibilità per l’Ucraina è una violenta guerra partigiana, che pare assai remota e comunque portatrice di enormi danni a ucraini, russi, nonché (almeno economici) agli europei occidentali. Qualcuno forse spera che gli aspiranti guerriglieri ucraini ripetano, per Putin, l’impresa dei loro predecessori della seconda guerra mondiale, che uccisero il generale Vatutin che aveva appena riconquistato l’Ucraina alla Russia.

Per cui l’avvertimento dato più volte negli anni trascorsi da politici e politologi come Kissinger, il nostro Prodi (ed altri – non molti) di non cercare di estendere la Nato a Stati ex-sovietici, appare come un consiglio assai azzeccato, e il più idoneo a conservare la pace e l’ordine internazionale. Come intuito da Schmitt con la sua dottrina del Grossraum. Questa è il contrario di quanto sbandierato nell’ultimo trentennio, di una visione del mondo propiziata della “fine della storia” (la quale si è affrettata a ricominciare), e fondata sulla condivisione di valori che per quanto apprezzabili, hanno il limite, politicamente decisivo, per essere efficaci  d’esser condivisi: se non lo sono, non servono a creare coesione politica e sociale, ma solo ad attizzare conflitti.



[1] Per gli imperi è (quasi) la regola. Riguardo all’Ucraina proprio Huntington sostiene che “la linea di faglia” tra civiltà cristiana occidentale e cristianesimo orientale, attraversa l’Ucraina.

sabato 26 febbraio 2022

Augusto Sinagra: La crisi ucraina.

  RadioFogna / 24 febbraio 2022 /  Geopolitica / Homepage.

LA CRISI UCRAINA

Tornerò in modo più diffuso sull’argomento.
Ora una semplice riflessione: la Russia non aveva alcun interesse a fare quello che sta facendo in Ucraina. Lo scopo è chiaramente di legittima difesa come confermano i recenti precedenti storici di continua minaccia nordamericana alla Russia.
Per questo parlano le decine e decine di batterie missilistiche USA che, rivolte verso la Russia, presidiano il suo confine terrestre.
Lo testimonia il tentativo USA di inglobare anche l’Ucraina nella NATO (North Atlantic Terroristic Organization).
Lo confermano le mire USA sulle materie prime strategiche in Ucraina.
È l’antica e mai sopita aspirazione della vera lobby ebraica in USA la quale non ha alcun interesse per lo Stato di Israele ma vuole ritornare là dove vissero i loro ascendenti e cioè l’Ucraina, la Bielorussia e i territori circostanti.
Di questa volontà l’Amministrazione USA si rende strumento armato.
Le Forze Armate russe hanno già messo fuori uso l’aviazione ucraina, distrutto depositi di armamenti forniti dall’occidente ed evitano accuratamente di coinvolgere nel conflitto qualsiasi località abitata da civili.
A fronte del sanguinario imperialismo anglo-americano il presidente Putin non poteva certo fare come il famoso cacciatore Rossi Ernesto inseguito da baldi giovani africani: “Cacciatore Rossi Ernesto, ecco il culo, fate presto”.

AUGUSTO SINAGRA

Vladimir Putin: «Cari Russi, è questione di vita o di morte». Discorso di guerra del 24 febbraio 2022

Oggi, ritengo ancora una volta necessario tornare sui tragici eventi accaduti nel Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza della Russia.

Vorrei iniziare con quanto ho detto nel mio discorso del 21 febbraio di quest’anno. Stiamo parlando di ciò che ci provoca particolare preoccupazione e ansia, di quelle minacce fondamentali che anno dopo anno, passo dopo passo, vengono create in modo rude e senza tante cerimonie da politici irresponsabili in Occidente nei confronti del nostro Paese. Intendo l’espansione del blocco NATO ad est, che sta avvicinando le sue infrastrutture militari ai confini russi.

È noto che per 30 anni abbiamo cercato con insistenza e pazienza di raggiungere un accordo con i principali paesi della NATO sui principi di una sicurezza uguale e indivisibile in Europa. In risposta alle nostre proposte, ci siamo trovati costantemente di fronte ora a cinici inganni e menzogne, ora a tentativi di pressioni e ricatti, mentre l’Alleanza del Nord Atlantico, nel frattempo, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, è in costante espansione. La macchina militare si muove e, ripeto, si avvicina ai nostri confini.

Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare dalla posizione della propria esclusività, infallibilità e permissività? Da dove viene l’atteggiamento sprezzante nei confronti dei nostri interessi e delle nostre esigenze assolutamente legittime?

La risposta è chiara, tutto è chiaro ed ovvio. L’Unione Sovietica alla fine degli anni ’80 del secolo scorso si è indebolita e poi è completamente crollata. L’intero corso degli eventi che hanno avuto luogo allora è una buona lezione anche per noi oggi: ha mostrato in modo convincente che la paralisi del potere e della volontà è il primo passo verso il completo degrado e l’oblio. Non appena abbiamo perso la fiducia in noi stessi per qualche tempo, l’equilibrio di potere nel mondo si è rivelato disturbato.

Ciò ha portato al fatto che i precedenti trattati e accordi non sono più in vigore. La persuasione e le richieste non aiutano. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti sono messi in ginocchio.

Ciò di cui parlo ora non riguarda solo la Russia e non solo noi. Questo vale per l’intero sistema delle relazioni internazionali, e talvolta anche per gli stessi alleati degli Stati Uniti.

Certo, nella vita pratica, nelle relazioni internazionali, nelle regole per la loro regolamentazione, bisognava tener conto dei mutamenti della situazione mondiale e degli stessi equilibri di potere. Tuttavia, ciò avrebbe dovuto essere fatto in modo professionale, fluido, paziente, tenendo conto e rispettando gli interessi di tutti i paesi e comprendendo la nostra responsabilità. Invece no: (si è visto) uno stato di euforia da assoluta superiorità, una sorta di moderna forma di assolutismo, e anche sullo sfondo di un basso livello di cultura generale e arroganza, di coloro che hanno preparato, adottato e spinto decisioni vantaggiose solo per loro stessi. La situazione ha quindi iniziato a svilupparsi secondo uno scenario diverso.

Non bisogna cercare lontano per trovare degli esempi. In primo luogo, senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, utilizzando aerei e missili proprio nel centro dell’Europa. Diverse settimane di continui bombardamenti di città civili, su infrastrutture di supporto vitale. Dobbiamo ricordare questi fatti, anche se ad alcuni colleghi occidentali non piace ricordare quegli eventi e quando ne parliamo preferiscono indicare non le norme del diritto internazionale, ma le circostanze che interpretano come meglio credono.

Poi è stata la volta dell’Iraq, della Libia, della Siria. L’uso illegittimo della forza militare contro la Libia, la perversione di tutte le decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla questione libica hanno portato alla completa distruzione dello Stato, all’emergere di un enorme focolaio di terrorismo internazionale, al fatto che il Paese è precipitato in una catastrofe umanitaria che non si ferma da molti anni la guerra civile. La tragedia, che ha condannato centinaia di migliaia, milioni di persone non solo in Libia, ma in tutta questa regione, ha dato luogo a un massiccio esodo migratorio dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa.

Un destino simile era stato preparato per la Siria. I combattimenti della coalizione occidentale sul territorio di questo Paese senza il consenso del governo siriano e senza la sanzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu non sono state altro che una aggressione.

Tuttavia, un posto speciale in questa serie è occupato, ovviamente, dall’invasione dell’Iraq, anche quella senza alcun fondamento giuridico. Come pretesto, hanno scelto informazioni affidabili presumibilmente disponibili per gli Stati Uniti sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. A riprova di ciò, pubblicamente, davanti al mondo intero, il Segretario di Stato americano agitò una specie di provetta con polvere bianca, assicurando a tutti che fosse l’arma chimica sviluppata in Iraq. E poi si è scoperto che tutto questo era una bufala, un bluff: non c’erano armi chimiche in Iraq. Incredibile, sorprendente, ma il fatto resta. C’erano bugie al più alto livello statale e alle Nazioni Unite. E di conseguenza: enormi perdite, distruzione, un’incredibile ondata di terrorismo.

In generale si ha l’impressione che praticamente ovunque, in molte regioni del mondo, dove l’Occidente viene a stabilire il proprio ordine, il risultato siano ferite sanguinanti e non rimarginate, ulcere del terrorismo internazionale e dell’estremismo. Tutto ciò che ho detto è il più eclatante, ma non l’unico esempio di disprezzo del diritto internazionale.

Ci avevano promesso di non espandere la NATO di un pollice a est. Ripeto: mi hanno ingannato. Sì, si sente spesso dire che la politica è un affare sporco. Forse, ma non nella stessa misura, non nella stessa misura. Dopotutto, tale comportamento imbroglione contraddice non solo i principi delle relazioni internazionali, ma soprattutto le norme morali generalmente riconosciute. Dov’è la giustizia e la verità qui? Solo un mucchio di bugie e ipocrisie.

A proposito, politici, scienziati politici e giornalisti americani stessi scrivono e parlano del fatto che negli ultimi anni negli Stati Uniti si è creato un vero e proprio “impero delle bugie”. È difficile non essere d’accordo, è vero. Ma gli Stati Uniti sono ancora un grande Paese, una potenza che fa sistema. Tutti i suoi satelliti non solo danno rassegnato e doveroso assenso, cantano insieme a lei per qualsiasi motivo, ma copiano anche il suo comportamento, accettano con entusiasmo le regole che propone. Pertanto, a ragione, possiamo affermare con sicurezza che l’intero cosiddetto blocco occidentale, formato dagli Stati Uniti a propria immagine e somiglianza, è tutto il vero “impero della menzogna”.

Quanto al nostro Paese, dopo il crollo dell’URSS, con tutta l’apertura senza precedenti della nuova Russia moderna, la disponibilità a lavorare onestamente con gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali, e nelle condizioni di un disarmo praticamente unilaterale, hanno subito cercato di metterci alle strette, finirci e distruggerci completamente. Questo è esattamente ciò che è successo negli anni ’90, all’inizio degli anni 2000, quando il cosiddetto Occidente ha sostenuto più attivamente il separatismo e le bande mercenarie nella Russia meridionale. Quali sacrifici, quali perdite ci costò tutto questo allora, quali prove abbiamo dovuto affrontare prima di spezzare finalmente la schiena al terrorismo internazionale nel Caucaso. Lo ricordiamo e non lo dimenticheremo mai.

Sì, infatti, fino a poco tempo fa, non si sono fermati i tentativi di distruggere i nostri valori tradizionali e di imporci i loro pseudo-valori che corroderebbero noi, la nostra gente dall’interno, quegli atteggiamenti che stanno già piantando in modo aggressivo nei loro paesi e che portano direttamente al degrado e alla degenerazione, perché contraddicono la natura stessa dell’uomo. Non succederà, nessuno l’ha mai fatto. Non funzionerà neanche adesso.

Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di concordare con gli Stati Uniti e i suoi alleati dei principi per garantire la sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano. La posizione degli Stati Uniti non cambia. Non ritengono necessario negoziare con la Russia su questa questione fondamentale per noi, perseguendo i propri obiettivi, trascurando i nostri interessi.

E ovviamente, in questa situazione, abbiamo una domanda: cosa fare dopo, cosa aspettarsi? Sappiamo bene dalla storia come negli anni Quaranta l’Unione Sovietica abbia cercato in tutti i modi di prevenire o almeno ritardare lo scoppio della guerra. A tal fine, tra l’altro, ha cercato letteralmente fino all’ultimo di non provocare un potenziale aggressore, non ha compiuto o rimandato le azioni più necessarie e ovvie per prepararsi a respingere un inevitabile attacco. E quei passi che furono fatti alla fine si rivelarono catastroficamente ritardatari.

Di conseguenza, il paese non era pronto ad affrontare pienamente l’invasione della Germania nazista, che attaccò la nostra Patria il 22 giugno 1941 senza dichiarare guerra. Il nemico fu fermato e poi schiacciato, ma a un costo colossale. Un tentativo di placare l’aggressore alla vigilia della Grande Guerra Patriottica si è rivelato un errore che è costato caro al nostro popolo. Nei primissimi mesi di ostilità abbiamo perso territori enormi e strategicamente importanti e milioni di persone. La seconda volta che non permetteremo un errore del genere, non abbiamo alcun diritto.

Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente, impunemente e, sottolineo, senza alcun motivo, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Infatti, oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico.

Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna, anche dopo il crollo dell’URSS e la perdita di una parte significativa del suo potenziale, è oggi una delle più importanti potenze nucleari del mondo e, inoltre, presenta alcuni vantaggi in una serie di ultimi tipi di armi. A questo proposito, nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che un attacco diretto al nostro Paese porterà alla sconfitta e alle terribili conseguenze per qualsiasi potenziale aggressore.

Allo stesso tempo, le tecnologie, comprese le tecnologie di difesa, stanno cambiando rapidamente. La leadership in quest’area sta passando e continuerà a passare di mano, ma lo sviluppo militare dei territori adiacenti ai nostri confini, se lo consentiamo, durerà per decenni a venire, e forse per sempre, e creerà un quadro sempre crescente di minaccia inaccettabile per la Russia.

Anche ora, mentre la NATO si espande ad est, la situazione per il nostro Paese sta peggiorando e diventando ogni anno più pericolosa. Inoltre, in questi giorni, la leadership della NATO ha parlato apertamente della necessità di accelerare, accelerare l’avanzamento delle infrastrutture dell’Alleanza fino ai confini della Russia. In altre parole, stanno rafforzando la loro posizione. Non possiamo più semplicemente continuare a osservare ciò che sta accadendo. Sarebbe assolutamente irresponsabile da parte nostra.

L’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza del Nord Atlantico, lo sviluppo militare dei territori dell’Ucraina che è iniziato, è per noi inaccettabile. Il punto, ovviamente, non è l’organizzazione NATO in sé, è solo uno strumento della politica estera statunitense. Il problema è che nei territori a noi adiacenti, noterò, nei nostri stessi territori storici, si sta creando un sistema “anti-Russia” a noi ostile, che è stato posto sotto il completo controllo esterno, è intensamente colonizzato dalle forze armate dei paesi della NATO ed è dotato delle armi più moderne.

Per gli Stati Uniti e i suoi alleati, questa è la cosiddetta politica di contenimento della Russia, con evidenti dividendi geopolitici. E per il nostro paese, questa è in definitiva una questione di vita o di morte, una questione del nostro futuro storico come popolo. E questa non è un’esagerazione, è vero. Questa è una vera minaccia non solo per i nostri interessi, ma anche per l’esistenza stessa del nostro Stato, la sua sovranità. Questa è la linea rossa di cui si è parlato molte volte. L’hanno superata.

A questo proposito, e sulla situazione nel Donbass. Vediamo che le forze che hanno compiuto un colpo di stato in Ucraina nel 2014 hanno abbandonato la soluzione pacifica del conflitto. Per otto anni, otto anni infiniti, abbiamo fatto tutto il possibile per risolvere la situazione con mezzi pacifici e politici. Tutto invano.

Come ho detto nel mio discorso precedente, non si può guardare ciò che sta accadendo lì senza compassione. Era semplicemente impossibile sopportare tutto questo. Era necessario fermare immediatamente questo incubo: il genocidio contro i milioni di persone che vivono lì, che fanno affidamento solo sulla Russia, sperano solo in noi. Sono state queste aspirazioni, sentimenti, dolore delle persone che sono state per noi il motivo principale per prendere la decisione di riconoscere le repubbliche popolari del Donbass.

C’è poi una cosa che penso sia importante sottolineare ulteriormente. I principali paesi della NATO, al fine di raggiungere i propri obiettivi, sostengono in tutto i nazionalisti estremisti e neonazisti in Ucraina, che, a loro volta, non perdoneranno mai i residenti di Crimea e Sebastopoli per la loro libera scelta: la riunificazione con la Russia.

Ovviamente saliranno in Crimea, e proprio come nel Donbass, con una guerra, per uccidere, proprio come le bande dei nazionalisti ucraini, complici di Hitler, uccisero persone indifese durante la Grande Guerra Patriottica. Dichiarano apertamente di rivendicare un certo numero di altri territori russi.

L’intero corso degli eventi e l’analisi delle informazioni in arrivo mostra che lo scontro della Russia con queste forze è inevitabile. È solo questione di tempo: si stanno preparando, aspettano il momento giusto. Ora affermano anche di possedere armi nucleari. Non permetteremo che ciò avvenga.

Come ho detto prima, dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha accettato nuove realtà geopolitiche. Rispettiamo e continueremo a trattare con rispetto tutti i paesi di nuova formazione nello spazio post-sovietico. Rispettiamo e continueremo a rispettare la loro sovranità, e un esempio di ciò è l’assistenza che abbiamo fornito al Kazakistan, che ha dovuto affrontare eventi tragici, con una sfida alla sua statualità e integrità. Ma la Russia non può sentirsi al sicuro, svilupparsi, esistere con una minaccia costante proveniente dal territorio dell’Ucraina moderna.

Permettetemi di ricordarvi che nel 2000-2005 abbiamo respinto i terroristi nel Caucaso, abbiamo difeso l’integrità del nostro Stato, salvato la Russia. Nel 2014 abbiamo sostenuto i residenti della Crimea e di Sebastopoli. Nel 2015, le forze armate sono riuscite a creare una barriera affidabile alla penetrazione dei terroristi dalla Siria in Russia. Non avevamo altro modo per proteggerci.

La stessa cosa sta accadendo ora. Semplicemente a te e a me non è stata lasciata alcuna altra opportunità per proteggere la Russia, il nostro popolo, ad eccezione di quella che saremo costretti a sfruttare oggi. Le circostanze richiedono un’azione decisa e immediata. Le repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto.

A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con il Donetsk Repubblica popolare e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale.

Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa.

Allo stesso tempo, i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza. Allo stesso tempo, sentiamo che negli ultimi tempi in Occidente ci sono sempre più parole che i documenti firmati dal regime totalitario sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, qual è la risposta a questo?

I risultati della seconda guerra mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, basati sulle realtà che si sono sviluppate oggi in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite.

Lascia che ti ricordi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, le persone che vivono in determinati territori che fanno parte dell’Ucraina moderna, nessuno si è mai chiesto come vogliono organizzare la propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto – il diritto di scelta – possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che tu stesso chiami “nazisti”. I residenti della Crimea e di Sebastopoli hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non potremmo fare altrimenti.

Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino. Sono legati alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio l’Ucraina e stanno cercando di usarla contro il nostro paese e il suo popolo.

Ripeto, le nostre azioni sono autodifesa contro le minacce che si stanno creando per noi e da un disastro ancora più grande di quello che sta accadendo oggi. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di chiedere collaborazione per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo che crei le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, ci rafforzi dall’interno nel suo insieme. Io credo in questo – in questo è il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine.

Cari compagni! I vostri padri, nonni, bisnonni non hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, affinché i neonazisti di oggi prendessero il potere in Ucraina. Hai giurato fedeltà al popolo ucraino e non alla giunta antipopolare che saccheggia l’Ucraina e deride queste stesse persone.

Non seguire i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che soddisfano questo requisito potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie.

Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.

Ora, alcune parole importanti, molto importanti per coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella tua storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese. Spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi!

Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti.

Le forze sono necessarie sempre – sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell'”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”.

Tu ed io sappiamo che la vera forza è nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la prontezza a combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, sono le basi necessarie su cui puoi solo costruire in modo affidabile il tuo futuro, costruire la tua casa, la tua famiglia, la tua patria. .

Cari connazionali!

Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche.

In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile.

Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria.

Vladimir Putin, 24 febbraio 2022

Fonte di pubblicazione.


Augusto Sinagra: L'indecenza.

  RadioFogna / 25 febbraio 2022 /  Geopolitica / Homepage.

L'INDECENZA  

                                   
La ineffabile Meloni Giorgia, da Garbatella City, ha dichiarato in queste ore: "Inaccettabile attacco della Russia di Putin contro l'Ucraina. L'Europa ripiomba in un passato che speravamo di non rivivere più". Pochissimo tempo fa Miss Garbatel scriveva nella sua imponente opera letteraria "Io sono Giorgia" - (e verrebbe da dire "e sti cazzi") -: 

"Putin difende  i valori europei e l'identità cristiana".   

 Potrebbe dirsi che anche in questo caso vi sia una interfungibilita' del viso con l'ano, o potrebbero dirsi a giusto titolo tante altre cose, ma non questo importa: ognuno può dire tutto e il contrario di tutto (e in questo Nostra Signora della Garbatella eccelle) e ognuno è libero di prostituire la propria coscienza sull' altare della menzogna e dell'opportunismo, ma un capo partito non può pensare di coglionare il suo elettorato e il Popolo italiano. 

Di comici di professione o per natura già ne abbiamo tanti in politica. Una cosa è certa: chi voterà il partito della Meloni si renderà complice del più triste opportunismo in danno degli interessi nazionali, in danno della dignità e dell'identità nazionale.     

                                         AUGUSTO SINAGRA

martedì 22 febbraio 2022

Augusto Sinagra: Homepage in Civium Libertas.

Vengono qui raccolti, in ordine cronologico, gli articoli e interventi di Augusto Sinagra, da lui pubblicati in facebook, dove è stato più volte censurato - come anche chi ora scrive - e da dove ha deciso di smettere di pubblicare, preferendo altre piattaforme, meno censorie. Si tratta di testi preziosi sull’attualità politica che di certo non possono leggersi sul mainstream. In un paese che pretende di essere democratica di fatto non esiste la libertà di pensiero, di espressione, di ricerca, di insegnamento, di critica politica. Noi di Civium Libertas ben lo sappiamo e lo abbiamo speriemtato sulla nostra pelle, ma resistiamo ad oltranza. Accogliendo l'appello di "condivisione", ossia di una tecnica che consente una diffusione web in grado di contrastare il mainstream, pubblichiamo con i tipi di Civium Libertas testo recenti e meno recenti di Augusto Sinagra. Quando parrà opportuno vi sarà una breve introduzione esplicativa del testo pubblicato.

– 10.2.22: Cose strane al "bar del Sole" di Urbino.

– 16.2.22: Cose grottesche.

– 25.2.22: Indecenza.

Ricchi e poveri

SULLE ESTERNAZIONI DI UN VIROLOGO DI REGIME, che ha accusato tutto il mondo cosiddetto e spregiativamente detto "no vax", tacciandolo di mancanza di "speranza" e di "populismo". Ahmè, di Speranza ne abbiamo uno di cui assai volentieri faremmo a meno ma di cui in due e più anno non abbiamo avuto la speranza di liberarci e che continua ad opprimerci con una dittatura sanitaria che supera di gran lunga tutte le dittature del Novecento ed a cui dobbiamo innumerevoli decessi per effetti collaterali le cui conseguenze si proiettano per i decenni a venire. Una Speranza confortata da virologi, scienziati e mediologi di regime.

Quanto poi alla ricchezza privata del Virologo, frutto di successo professionale, non ne siamo per niente invidiosi, ritenendo l'invidia forse il più vergognoso dei sentimenti umani. Prova ne ne sia che a suo tempo abbiamo votato per l'uomo più ricco d'Italia, il signor Berlusconi, che era sceso in politica. Sapendolo ricco di suo, lecitamente o meno - non abbiamo mai indagato -, pensammo che non aveva bisogno di rubare, o anche di pensare a un arricchimento lecito o illecito, come la quasi totalità degli altri politici, che iniziavano la loro carriera con le pezze al culo. Purtroppo, l'Uomo ci ha deluso. Ma è un'altra storia.

Se invece vogliamo parlare di speranza come virtù teologale, questa non la si può mai perdere del tutto perchè concide con la vita, e perdendo ogni speranza si perde anche la vita. Se poi la speranza la si fa invece coincidere con il miraggio dell'arricchimento, anzichè con quella felicità che viene dalla buona vita, fatta certamente di salute - per la quale si pagano i medici, anche troppo - ma soprattutto dalle gioie che vengono dagli affetti familiari, dall'onore in una comunità di galantuomini, da onesti agi materiali necessari per una vita dignitosa, e tante altre cose che danno la misura di una felicità la cui esistenza o meno può essere appresa solo alla fine della propria vita, quando si tira il bilancio ultimo e ci si offre al giudizio degli uomini rimasti su questa terra e quella dei propri padri passati a miglior vita.

Se il discorso lo si vuole invece portare sulla distribuzione delle ricchezze nel mondo, allora entriamo pure noi in politica, È certo che uomini sempre più ricchi nel mondo, ma anche in Italia, hanno fatto perdere ogni speranza ad uomini sempre più poveri. La politica pandemica, dettata da Illustri Virologi di successo, ha condotto alla rovina ed alla morte anche per suicidio migliaia e migliaia di persone, diciamo pure centinaia di migliaia. L'Istat e l'Istituto Superiore di Sanità non ci danno le statistiche della disperazione. Per necessità di regime restano segreti e per costrizione mediatica dobbiamo pure ridere e dichiararci contenti e felici per lo scampato pericolo. Grazie a un siero sperimentale miracoloso siamo ancora vivi, quando potevano morire. Dobbiamo ringraziare i Virologi di successo, senza stare a interrogarci sulle origine, le vocende, i passaggi, gli onorari di tanto successo... I soldi li hanno fatti e la ricchezza non oleat. Un peritosettore tedesco, in un video censurato, ha dichiarato che da potentati economici gli offerti offerti "regali" di centinaia di migliaia di euro: ha risposto che era ormai anziano...

Non possiamo sapere e non possiamo indagare sulle origini delle fortune e ricchezze private. Da "populisti" possiamo solo dire che una società con grandi disparità di ricchezze, con il lusso estremo tutto da una parte sempre più ristretta ed esigua e la miseria estrema cosparsa sul 99 % della popolazione, è una società profondamente malata. Per guarirla non è cosa da Virologi, epidemiologi, igienisti, tecnici sanitari di regime, agenti mediatici e propagandistici. Ahimè, occorro Populisti disposti a far cadere qualche testa e instaurare un Nuovo Tribunale di Norimberga. La Giustizia non è vendetta, ma è la cura necessaria e spesso dolorosa per consentire alla società, ad un popolo di poter vivere, prosperare, avere speranza per se e i propri figli, per le generazioni future.

Ed è quanto d'acchitto ci spinge a scrivere l'esternazione del Virologo di successo, affindando questo mio testo al web, ossia al mare, come una bottiglia affidata alle onde e alle maree. Resta l'amarezza per insulti, offese che ogni giorno i media di regime rovesciano su una moltitudine indifesa che non può reagire. Chi offende resta impunito, e recita lui la parte della vittima e dell'offesa. Gli vengono pure offerte, a nostre spese, scorte di poliziotti a tutela della loro criminale incolumità nell'esercizio di una diffamazione di regime, promossa e protetta.


domenica 20 febbraio 2022

La lotta di liberazione come base di ogni politica

RESTRIZIONI O MENO, io Non Vaccinato, ho elaborato un mio protocollo di sicurezza che finora - ringraziando la Provvidenza ha funzionato, e pertanto non frequenterò i luoghi che non mi siano necessari. Ma ciò che ora mi interessa, in primis, è la resa dei conti politici con questo Governo che ha instaurato una dittatura, basato sulla menzogna e l'ipocrisia, sul tradimento e la svendita dell'Italia agli interessi stranieri, alle lobbies occulte e meno occulte. Per i primi responsabili, esonerando i ricattati e costretti al vaccino da ogni responsabilità, non mi stancherò di invocare un Tribunale di Norimberga. Non sarà nulla più come prima: è vero! Una lotta politica incessante per la Liberazione dell'Italia è l'unica cosa che potrà interessarmi fino alla fine dei miei giorni.

La capacità di mentire come base del successo politico

LA CAPACITA' DI MENTIRE, in parlamento o nei media, è la caratteristica principale dei nostri politici e dei loro agenti, bene appresa dai politici americani, assurti a scuola di pensiero in Europa dopo la disfatta del 1945 relativa occupazione militare, che dura ancora oggi e che c vuole spingere a una nuova guerra distruttrici come le due precedenti, la cui vera genesi va ricercata nell'Imperialismo anglosassone e ora anglosionista. Questa è storia, che è essenzialmente interpretazione: la lezione dei fatti non esclude per nulla la loro interpretazione. Anzi la loro lettura non è neppure possibile senza un quadro interpretativo e unificante. Ha trovato conferma l'altra sera, in uno dei talk di regime, la faccia tosta di un giornalista italoamericano, che smascherata sul gas liquefatto statunitense che dovremmo acquistare a maggior prezzo in luogo del gas russo, risponde che il gas di scisto se lo comprano i cinesi... Bugie fattuali innumerevoli su cui non ci soffermiamo. Ma una bugia ancora più grande è quella dei parlamentari che dopo averci privato di libertà, dignità, incolumità fisica, lavoro... pretendono pure di farlo per il nostro bene... E noi ingrati che non riusciamo a capirlo!

venerdì 18 febbraio 2022

Augusto Sinagra: Cose grottesche

 

 RadioFogna / 16 febbraio 2022 /  Geopolitica
 COSE GROTTESCHE

La Russia non vuole l'accerchiamento della NATO con tutto il suo confine terrestre presidiato da democratiche rampe di missili americane. La Russia è cattiva e nemica della democrazia (quella al napalm). La Russia minaccia le colombelle americane che non sono affatto interessate alle enormi e strategiche materie prime della Ucraina! Chi lo afferma è un mentitore sovversivo. Gli USA sono buoni e si preoccupano della imbelle e complice Europa.  

 La situazione, a parti invertite, è la stessa di Cuba del 1962 (a parte i missili USA in Turchia, puntati contro L'URSS), Ma gli USA hanno sempre ragione: loro sono buoni e democratici. Soldati italiani sono dislocati "in loco" per un eventuale conflitto con la Russia, come nel 1941: è proprio vero che la storia non insegna niente! …
La pantomima tragediante ora si trasforma in farsa: lo "stuart" dello Stadio San Paolo di Napoli va a Mosca. Fonti sicure assicurano che il Presidente Vladimir Putin si stia cacando addosso per la paura.          L'illegittimo governo italiano non ha il senso del ridicolo, ma la cosa non interessa il bancario Draghi Mario: a lui non importa un cappero della politica estera. Il suo compito è completare la svendita dell' Italia.
In tutto questo non si capisce se alla dirigenza diplomatica italiana fa comodo avere un ministro come Giggino, o se essa avverte il senso della vergogna.
Morale della favola: l'ex Senatore Antonio Razzi ha insegnato molto alla politica italiana, estera e interna.

AUGUSTO SINAGRA

giovedì 17 febbraio 2022

Teodoro Klitsche de la Grange: "La "novità" della responsabilità diretta"

 

I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici” (art. 28 della Costituzione italiana)

Dopo la “bocciatura” da parte della Corte costituzionale del referendum sulla responsabilità dei giudici, sui teleschermi si è visto un fiorire di dichiarazioni sul fatto che non è ammissibile la responsabilità diretta del magistrato, che l’Italia è l’unico paese che l’avrebbe prevista, ecc. ecc. In genere a sostenere tale tesi (o similari) erano coloro che omaggiano la Costituzione come “la più bella del mondo”; pare che il Presidente della Corte costituzionale abbia affermato che “l’introduzione della responsabilità diretta avrebbe reso il referendum più che abrogativo, innovativo”: Ma di cosa se è già prevista la responsabilità diretta del funzionario dall’art. 28 della “più bella del mondo”?

Anzi occorre ricordare - a conferma che la responsabilità diretta era quella che volevano e si compiacevano di aver prescritto - alcuni interventi alla Costituente. All’uopo riportiamo affermazioni del costituente prof. Codacci Pisanelli “si ha al riguardo una notevole innovazione, perché gli impiegati non sono soltanto responsabili nei confronti dello Stato o dell’ente pubblico da cui dipendono, ma sono responsabili nei confronti dei terzi, ai quali siano derivati danni dalla loro attività. È un principio dalle gravi conseguenze, senza dubbio, ma la gravità delle conseguenze deve essere valutata in relazione al fatto che non si tratta di una innovazione radicale. Anche per altri impiegati esiste già qualcosa di simile. Non dobbiamo dimenticare che per i dipendenti dello Stato, i quali esplicano la funzione giurisdizionale, cioè per i magistrati, per i cancellieri e per gli stessi ufficiali giudiziari, è stabilita anche oggi la responsabilità personale… Col nuovo sistema non bisogna pensare che venga abbandonato il principio delle responsabilità dello Stato o della pubblica Amministrazione per atti compiuti dai suoi dipendenti; viceversa, il principio viene integrato con l’altro della responsabilità estesa anche alle persone fisiche preposte ai pubblici uffici”. Quanto all’asserito “solipsismo” della responsabilità diretta , Codacci Pisanelli diceva “In Inghilterra da secoli si applica questo principio, fin da quando, nel 1763, ci fu il famoso contrasto tra Giorgio III ed uno dei deputati, il Wilkes, il quale scrisse un articolo contro il re. Il re dispose, attraverso il primo ministro, perquisizioni domiciliari e arresti; il Parlamento insorse; l’autorità giudiziaria dichiarò la incostituzionalità della esecuzione dell’ordine impartito di eseguire quei sequestri e condannò colui il quale aveva eseguito l’ordine al risarcimento dei danni. Risale a questo tempo l’affermazione del principio della responsabilità personale dei pubblici impiegati per gli atti da essi compiuti” (v. V. Carullo, La Costituzione della repubblica italiana, Bologna 1950, pp. 77-78). Anche in altri ordinamenti, e da secoli, la responsabilità diretta del funzionario era tutt’altro che sconosciuta. Scrive Tocqueville che nell’ancien régime le azioni proposte in giudizio contro i funzionari pubblici erano sistematicamente avocate al conseil du roi. La rivoluzione istituì la “garanzia amministrativa” con la L. 16-24 agosto 1790; la quale, aggiungeva Tocqueville, ebbe un grande successo, dato che passati tanti diversi regimi politici, nessuno l’aveva cambiata. Anche in Gran Bretagna prima del Crown Proceedings Act del 1947 in linea generale a rispondere alle azioni giudiziarie era il funzionario che aveva preso la decisione o commesso il fatto. Quindi la responsabilità diretta, da secoli praticata, non è una novità se non per qualche politico o giurista dalla memoria corta. Ne è l’espediente rozzo di quei cavernicoli di Salvini e Meloni. C’è da chiedersi perché la responsabilità diretta trovi così tanti avversari, malgrado, alla fin fine non sia tanto diversa dalla cugina carnale, cioè quella indiretta? A favore della quale bisogna aggiungere che, pagando lo Stato, si ha una ben superiore garanzia della solvibilità del debitore.

Gli è che nel primo caso il funzionario deve vedersela con la parte lesa, che ha un diretto interesse alla riparazione richiesta e quindi è un avversario ben più motivato e temibile; nel secondo caso a recuperare il risarcimento corrisposto dallo Stato alla vittima, è un funzionario anch’esso, spesso svogliato, se non, come può succedere, complice e, soprattutto, che non combatte per un proprio interesse come il danneggiato.

E magari qualche dato statistico, più o meno segretato ce lo confermerebbe.


mercoledì 16 febbraio 2022

I »Jac Bonhomme«, i »compiI» e i »no vax».

I «JAC BONHOMME», I »CIOMPI» E I »NO VAX».

Sto ascoltando delle lezioni registrate di Alessandro Barbero sulle rivolte contadine del medio evo, in particolare la Jacquerie nel 1358 e la rivolta fiorentina dei ciompi nel 1378. I nomi di "Jacques Bonhomme", l'inesistente capo della rivolta, e dei "ciompi" che prima non esisteva e non significava nulla, ma era un termine spregiativo inventato per l'occasione, erano entrambi espressioni assolutamente inventate a scopo spregiativo, diffamatorio, denigratorio, delatorio...

Se ci si riflette un poco, è la stessa cosa che succede con il termine "no vax"! Nessuno che per qualche disparata ragione decide di non volersi lasciarsi vaccinare, non attribusce a se stesso, non si qualifica come "no vax", ma questo termine con fanatica insistenza gli viene attaccato addosso.

Un esempio?

Si vada a cercare il video dove con un atteggiamento quanto mai idiota il giornalista Gianni Riotta insulta il giurista Ugo Matteo che rifiuta questo appellativo, dandogli ripetutamente del "no vax" e sfidandolo a sporgere querela.

Ahimè! La storia si ripete tale e quale, ma oggi in un'epoca in cui noi pretendiamo di essere più civilizzati, migliori, in ogni senso superiori alle generazioni che ci hanno precedute, moralmente superiori.


Per una strategia di contrasto alla censura facebook.

 UNA STRATEGIA MULTIPIATTAFORMA


per contrastare facebook. È quella che sto pensando dopo l'ultima censura, a distanza di poche ore dalla precedente, forse proprio per non essermi dichiarato d'accordo con la precedente censura, me ne è stata inflitta una ulteriore... Credo che si chiami profilazione, ossia la tecnica con la quale progressivamente inducono e producono il pensiero unico, distinguendo una tipologia di dati da un'altra e dando ad ognuna di esse il tipo di condizionamente programmato.
Forse ci si può difendere e passare al contrattacco. Come? Ripubblicando lo stesso testo in piattaforme diverse, magari con integrazioni, adattamenti, aggiornamenti, riedizione in piattaforme diverse, magari concorrenti, in mododa creare correnti di flusso da una piattaforma all'altra, ed in questo modo sollecitandole tutte a dare maggiore liberta e vantaggi agli utenti, anche magari con parte degli introiti pubblicitari che ricavano dagli stessi utenti.
Non so se questa strategia funzionerà, ma utilizzo tutto il periodo di blocco e censura facebook, perfezionando la mia conoscenza di tutte le altre piattaforme e trasferendovi contenuti che per fortuna ho già salvato.

martedì 15 febbraio 2022

Teodoro Klitsche de la Grange: "Lorenzo Castellani, Sotto scacco, Liberilibri, Macerata 2022, pp. 115, € 14,00"

 

Il profilo più interessante di tale saggio, è che, contrariamente a quanto di solito generalmente praticato (anche da studiosi), riconduce a concetti, categorie, intuizioni che sono patrimonio da secoli del pensiero politico, le vicende d’attualità.

Così è per la pandemia. Il libro esordisce “Il potere politico si fonda sulla paura. E il caso della pandemia non costituisce eccezione… La paura, scaturita dal rischio posto dalla pandemia, è stato il carburante di legittimità politica per far accettare scelte di governo, restrizioni e norme che altrimenti mai sarebbero state considerate ricevibili dalle popolazioni delle democrazie occidentali” (e naturalmente il riferimento è, in primis, a Hobbes) “per paura si deve intendere anzitutto l’insicurezza collettiva e per politica il controllo autoritario e assolutista di tale insicurezza”. Dato che “secondo Luhmann, il sistema politico-giuridico opera come una struttura normativa di selezione delle alternative. Diritto e potere politico tracciano dei confini per i comportamenti individuali e sociali costringendo le possibilità di scelta tra innumerevoli alternative”, onde “Il sistema di potere, in definitiva, definisce quali rischi coprire e quali lasciar correre, quali paure sopire e quali far circolare”.

L’inconveniente, noto, è che per farlo, necessita di potere/i enormemente superiore, nello Stato moderno, a quello necessario a forme politiche meno impegnative.

Anche se esercitato attraverso un ordinamento amministrativo costituito da burocrazie professionali specializzate, il potere politico non rinuncia alla dinamica antichissima “dell’insondabilità e dell’inconoscibilità dei segreti su cui si fonda la decisione: “A certe istituzioni si obbedisce proprio perché non si possono comprendere le basi sulle quali poggiano le loro scelte”, comunque rimesse all’autorità di esperti, illuminati dal sapere. Anche in ciò nulla di nuovo: l’incremento del potere attraverso il mistero e l’inconoscibilità (ai più) è una costante da millenni. Kojéve la fa risalire alla teoria dell’autorità di Aristotele fondata sulla superiorità e sulla capacità di prevedere del superiore, e così (anche) dei dotti sugli inesperti (e ignoranti).

Ciò sarebbe anche conforme al pensiero istituzionale moderno, uno dei connotati del quale è la razionalizzazione, anche e soprattutto del potere politico (e lo Stato ne è il risultato). Solo che data la complessità dell’essere umano e delle società “c’è sempre un’incrinatura” che si frappone nella saldatura tra tecnica e potere, perché “Non c’è razionalismo capace di trasformare una società umana in una macchina e la politica in ingegneria”.

Da questa e da altre affermazioni del saggio deriva che, cambiando situazione e giustificazioni, la sostanza rimane – in larga parte – la stessa: a seguire Hauriou, le fond è il medesimo. Con la conseguenza che, dato il carattere prevalente e decisivo in politica della competizione e conservazione del potere, la pandemia è (e può esserlo ancora di più) la giustificazione dell’incremento dei poteri pubblici. I quali, nell’attualità possono avere due versioni; da una parte “c’è il tecno-autoritatismo cinese, nel quale le stesse tecnologie sono messe al servizio di un sistema esplicitamente totalitario, il cui aspetto più inquietante risiede nel fatto che differisce dal nostro soltanto per la sua intensità: una questione di misura più che di sostanza”. Mentre in occidente è il verde, le politiche green: “proposte dalla classe politica occidentale per gestire un altro stato di emergenza che subentrerà, o meglio appare già in compresenza a quello pandemico”.

Con la prospettiva di arrivare al Leviatano climatico: “lo stratagemma usato dall’alleanza tra capitalismo clientelare, finanza e politica per rilanciare lo sviluppo globale senza rinunciare a forme di centralismo economico, di moralismo pedagogico e di azioni disciplinanti sui singoli individui”.

Castellani ne individua i connotati già nella nota profezia di Tocqueville sul dispotismo mite: un potere fondato su un controllo generalizzato, un potere assoluto, pervasivo, previdente e dolce, che fiacca la volontà e riduce la comunità a un gregge “di cui il governo è il pastore”. È il dispotismo mite quello peculiare alla decadenza occidentale “securitario e centralista, in cui lo spirito d’iniziativa individuale e collettivo, la società civile, i beni comuni, le libertà negative e positive vengano mortificati e sacrificati sull’altare di un nuovo dirigismo e della sua pianificazione”. A questo l’autore contrappone il recupero di “forme di azione riflessiva, decentrata e consensuale … ancora possibili invece di pensare a forme  di delegittimazione ed esclusione dell’avversario. L’auctoritas prevarrebbe sull’imperium, l’amicizia sull’inimicizia, la rule of law sul potere di polizia… ci sarebbe invece un rifiuto della sorveglianza come idea-guida dell’organizzazione sociale”; perché “la politica sapiente è l’arte di rinvigorire la società, e non di alimentare burocrazie, e la libertà di tutti è un privilegio la cui difesa compete alla classe dirigente”. Ciò sarebbe sicuramente aspirazione largamente maggioritaria. Speriamo che sia pure largamente percepita; perché lo diventi, si consiglia la lettura di questo saggio.