Carlo Mattogno |
Fiamma Nirenstein |
Bibi Netanyahu |
Norman G. Netanyahu |
Gilad Atzmon |
Post Scriptum: Trovo una citazione, non dico bellissima, ché non avrebbe molto senso l’uso di espressioni simili, ma pregnante e pertinente, per rafforzare il senso di quanto ho inteso dire in questa occasionale premessa. La riporto tale e quale, senza dare luogo ad ulteriori considerazioni:
La si ritrova in un articolo appena apparso in Come don Chisciotte, al quale rinvio. Il suo Autore mi è a tutt’oggi ignoto, ma trovo assai suggestiva la sua efficace sintesi di una situazione che riconosco pienamente e dove questo “dibattito sul nulla” trova una sua genesi, che non è fondata sul nulla e che ha un ben preciso scopo.«Se controlli il significato de “il bene” e possiedi illimitate risorse propagandistiche e il controllo sulla stampa, nonché il controllo di forze armate e forze di polizia, puoi edificare una nuova società in tempi relativamente brevi. Puoi spazzare via secoli di tradizioni in poche decadi. Se hai pure il sistema dell’istruzione nelle tue tasche poi, puoi persino cancellare la memoria di ciò che è esisitito. Nessuno ricorderà e a nessuno interesserà. Sta già succedendo in Europa, dove l’ignoranza è ormai forza» (John Rappoport, The Underground)
John Rappoport (b. 1938)
* * *
CARLO MATTOGNO
(30 ottobre 2015)
Fonte.
Ma allora il Gran Mufti istigò o no Hitler a sterminare e a “bruciare” gli Ebrei? Una volta tanto il dibattito dilacera anche la salda compagine ideologica ebraica, con fiere prese di posizione a favore e contro le affermazioni di Netanyahu. Il meno che si possa dire, è che si tratta di affermazioni fondate sul nulla che alimentano un dibattito fondato sul nulla. Vale la pena di dare un’occhiata alle rispettive posizioni, restando nell’ambito mediatico.
Ugo Volli, nell’articolo “I palestinesi c’entrano con la Shoah, ecco perchè. Cartoline da Eurabia” (1) postato da Informazione Corretta, ha presentato un bel florilegio degli argomenti a favore, con una ricca “sitografia”. Prendo in esame quelli che hanno perlomeno una parvenza di serietà.
Un rimando a “The Times of Israel”, 30 ottobre 2015, espone il resoconto in traduzione inglese della conversazione tra Hitler e il Gran Mufti durante il loro incontro del 28 novembre 1941 (2), ma non vi è alcun accenno alla pretesa istigazione allo sterminio.
L’affermazione di Netanyahu menziona due elementi fondamentali: “sterminio” e “cremazione” (ma bisognerebbe dire “abbruciamento”) e vengono esposti appunto due “argomenti” per sostenerli.
Comincio dal secondo. Volli ci assicura che esiste «la documentazione del progetto di Amin Al Husseini di costruire un crematorio nella valle di Dotan in Samaria». Egli rinvia a un articolo apparso su Israel Hayom il 30 ottobre 2015 dal titolo “Husseini’s intention to build a crematorium in the northwest Samarian hills”. Vi si racconta che il giornalista Haviv Kanaan nel 1970 pubblicò un articolo in cui diceva che nel 1968 aveva incontrato un’importante personalità araba, Faiz Bay Idrisi, che gli aveva parlato «dell’intenzione di al-Husseini di costruire un crematorio sulle alture nord-occidentali della Samaria». Quando ciò sarebbe avvenuto, non è dato sapere. Come si vede, Volli ha un’idea molto particolare di che cosa sia una “documentazione”.
Un altro rimando dovrebbe “documentare” che “bruciare” gli Ebrei era appunto l’intenzione del Gran Mufti. Nell’articolo “Historian: The Mufti planned to burn Jews” lo storico dott. Edy Cohen afferma che «c’era un piano da parte del Mufti di bruciare gli Ebrei dei paesi arabi e gli Ebrei in Palestina dopo la vittoria tedesca a El Alamein nel 1943» (3). Prove di questo piano? La pretesa intenzione di costruire un crematorio in Samaria! Dunque l’affermazione stessa costituisce la “documentazione”.
Per quanto riguarda lo sterminio, Volli si appella a Dieter Wisliceny, all’epoca rappresentante di Eichmann in Slovacchia:
Oltre che priva di fonte, la citazione in questione ben difficilmente potrebbe suffragare la tesi di Netanyahu, perché proprio a Norimberga Wisliceny dichiarò che Eichmann gli mostrò il fantomatico ordine di sterminio del Führer, datato aprile 1942 e firmato da Himmler (Trial, vol. IV, pp. 358-359). In un memoriale datato 18 novembre 1946, Wisliceny delineò il processo che dal piano Madagascar aveva portato a questo fatidico ordine, ma non nominò neppure di sfuggita il Gran Mufti (L. Poliakov, J. Wulf, Das Dritte Reich und die Juden, Berlino, 1955, pp. 87-98).
Se bisogna credere a Wisliceny quando, presuntamente, parla male del Gran Mufti, bisogna credergli anche quando giura di aver visto con i propri occhi l’ordine in questione, e giacché questo risaliva a cinque mesi dopo l’incontro Hitler-Gran Mufti, la tesi di Netanyahu diventa a dir poco ardua.
Per quanto riguarda la posizione contraria, il Foglio del 28 ottobre pubblica l’articolo “Netanyahu sbaglia sul ruolo del Mufti nella Shoah, dice lo storico Ingrao”.
Christian Ingrao ammette che «secondo i piani di allora, gli ebrei europei dovevano essere inviati in Russia, in un proconsolato che i nazisti avevano intenzione di creare nel circolo polare artico», ma nel novembre 1941 era già in atto «una logica di estinzione dell’identità ebraica» e una pratica genocidaria.
Qui Ingrao dimentica l’assioma olocaustico del duplice ordine, uno per gli Ebrei sovietici, l’altro, successivo, per gli Ebrei europei, sul quale ritornerò sotto.
«Ingrao non nega tuttavia che l’incontro tra al Husseini e Hitler fu “un momento cerniera”» e lo fa con argomenti strabilianti:
Secondo la storiografia olocaustica, il campo di Chełmno entrò in attività l’8 dicembre 1941 (ma questa data non è suffragata da alcun documento), e anche la pianificazione dei tre campi orientali il 18 ottobre 1941 si fonda sul nulla storico-documentario. Non è chiaro come questi due presunti eventi, l’uno posteriore, l’altro anteriore all’incontro Hitler-Gran Mufti, possano essere addotti entrambi a conferma del presunto consiglio sterminatore e crematorio. A prendere sul serio le storielle olocaustiche, in 10 giorni Hitler avrebbe messo su un “campo di sterminio” perfettamente funzionante: un bell’esempio di efficienza tedesca!
L’ineffabile Marcello Pezzetti, come sempre, ha perso un’ottima occasione per tacere, risparmiandosi l’ennesima figuraccia. In un articolo intitolato «“Quando ci fu l’incontro fra i due la decisione era già stata presa”. Parla lo storico della Shoah Marcello Pezzetti» (4) egli afferma appunto che il Gran Mufti arrivò troppo tardi, perché «tra l’estate e l’autunno del ’41, quindi molto prima di fine novembre, i nazisti avevano già deciso di eliminare tutta la popolazione ebraica europea, cominciando dalla Russia».
Ecco un altro “specialista” che ignora i rudimenti della storiografia olocaustica. La teoria del duplice ordine, come accennavo, è ancora uno dei capisaldi della relativa letteratura. Semplificando, il primo ordine sarebbe stato impartito agli Einsatzgruppen prima dell’Operazione Barbarossa o subito dopo, ma non più tardi dell’agosto 1941, e concerneva lo sterminio totale degli Ebrei in quanto Ebrei, ma soltanto degli Ebrei sovietici. Non c’è bisogno di dire che non esiste alcuna prova della realtà di quest’ordine, che viene evidentemente desunto ex post facto, vale a dire dal fatto che Einsatzgruppen e altre unità della Polizia e delle SS fucilarono più o meno sistematicamente gli Ebrei sovietici.
Per quanto riguarda il secondo ordine, il fantomatico Führerbefehl, che riguardava in generale gli Ebrei eupopei, tranne ovviamente quelli che vivevano nei territori sovietici, ormai è in auge la congettura di Chistian Gerlach secondo la quale la “decisione” del presunto sterminio fu presa da Hitler dopo il 7 dicembre e prima del 14 dicembre 1941. La precisione è ammirevole. Peccato che la congettura si fondi, ancora una volta, sul nulla storico-documentario, anzi è il risultato di uno stravolgimento sistematico di fatti e documenti, come ho dimostrato ad abundantiam nello studio I “campi di sterminio” dell’ “Azione Reinhardt” (5), un opuscoletto di 1137 pagine con 3730 note (si veda il capitolo V, “Il Führerbefehl e la presunta politica nazionalsocialista di sterminio ebraico”, pp. 106-304, in particolare le pp. 183-198). Dai documenti risulta infatti che la “decisione del Führer” riguardava l’espulsione degli Ebrei dall’Europa, non il loro sterminio; essa fu annunciata da Heydrich alla conferenza di Wannsee in questi termini:
Resta da spiegare per quale ragione, se gli Ebrei sovietici dovevano essere sterminati in quanto Ebrei, e non, ad esempio, in quanto portatori o sostenitori del bolscevismo, furono necessari due ordini distinti e a distanza di quattro mesi l’uno dall’altro.
Concludendo, il primo ordine del Führer si fonda sul nulla, il secondo si fonda sul nulla, conseguentemente qualunque dibattito su questo tema si fonda sul nulla.
Qui siamo in piena favolistica, in pieno opinionismo, dove uno storico si sveglia la mattina e “reinterpreta” documenti affatto innocui interpretati prima di lui per decenni da intere generazioni di storici in modo completamente diverso e crea una nuova “verità” storica.
Qui non ci sono documenti, ci sono soltanto “interpretazioni”, ossia mere congetture, molte maliziose, ma alcune anche spassose.
1 http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=29171.
2 Full official record: What the mufti said to Hitler: http://www.timesofisrael.com/full-official-record-what-the-mufti-said-to-hitler/.
3 http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/202436#.VjMjfxx0VoX.
4 http://www.iltempo.it/esteri/2015/10/22/quando-ci-fu-l-incontro-fra-i-due-la-decisione-era-gia-stata-presa-1.1470865.
5 http://olodogma.com/wordpress/wp-content/uploads/2013/11/CAMPI-REINHARDT_ms2.pdf.
(30 ottobre 2015)
Fonte.
Netanyahu e il Gran Mufti: un dibattito sul nulla
Ma allora il Gran Mufti istigò o no Hitler a sterminare e a “bruciare” gli Ebrei? Una volta tanto il dibattito dilacera anche la salda compagine ideologica ebraica, con fiere prese di posizione a favore e contro le affermazioni di Netanyahu. Il meno che si possa dire, è che si tratta di affermazioni fondate sul nulla che alimentano un dibattito fondato sul nulla. Vale la pena di dare un’occhiata alle rispettive posizioni, restando nell’ambito mediatico.
Ugo Volli, nell’articolo “I palestinesi c’entrano con la Shoah, ecco perchè. Cartoline da Eurabia” (1) postato da Informazione Corretta, ha presentato un bel florilegio degli argomenti a favore, con una ricca “sitografia”. Prendo in esame quelli che hanno perlomeno una parvenza di serietà.
Un rimando a “The Times of Israel”, 30 ottobre 2015, espone il resoconto in traduzione inglese della conversazione tra Hitler e il Gran Mufti durante il loro incontro del 28 novembre 1941 (2), ma non vi è alcun accenno alla pretesa istigazione allo sterminio.
L’affermazione di Netanyahu menziona due elementi fondamentali: “sterminio” e “cremazione” (ma bisognerebbe dire “abbruciamento”) e vengono esposti appunto due “argomenti” per sostenerli.
Comincio dal secondo. Volli ci assicura che esiste «la documentazione del progetto di Amin Al Husseini di costruire un crematorio nella valle di Dotan in Samaria». Egli rinvia a un articolo apparso su Israel Hayom il 30 ottobre 2015 dal titolo “Husseini’s intention to build a crematorium in the northwest Samarian hills”. Vi si racconta che il giornalista Haviv Kanaan nel 1970 pubblicò un articolo in cui diceva che nel 1968 aveva incontrato un’importante personalità araba, Faiz Bay Idrisi, che gli aveva parlato «dell’intenzione di al-Husseini di costruire un crematorio sulle alture nord-occidentali della Samaria». Quando ciò sarebbe avvenuto, non è dato sapere. Come si vede, Volli ha un’idea molto particolare di che cosa sia una “documentazione”.
Un altro rimando dovrebbe “documentare” che “bruciare” gli Ebrei era appunto l’intenzione del Gran Mufti. Nell’articolo “Historian: The Mufti planned to burn Jews” lo storico dott. Edy Cohen afferma che «c’era un piano da parte del Mufti di bruciare gli Ebrei dei paesi arabi e gli Ebrei in Palestina dopo la vittoria tedesca a El Alamein nel 1943» (3). Prove di questo piano? La pretesa intenzione di costruire un crematorio in Samaria! Dunque l’affermazione stessa costituisce la “documentazione”.
Per quanto riguarda lo sterminio, Volli si appella a Dieter Wisliceny, all’epoca rappresentante di Eichmann in Slovacchia:
«al Tribunale di Norimberga Dieter Wisliceny braccio destro di Eichman dichiara… secondo me “Il Gran Mufti ha giocato un ruolo nella decisione del Governo tedesco di sterminare gli ebrei europei consigliando ripetutamente a Hitler, Ribbentropp e Himmler il loro sterminio, considerandolo un comodo strumento per la soluzione del problema palestinese… egli fu consigliere e socio nell’implementazione del programma di sterminio”».Questa è la traduzione di una citazione in inglese che appare in molteplici siti e libri, ma la fonte non viene mai indicata. Non si tratta di una dichiarazione resa da Wisliceny nella sua deposizione a Norimberga, che è riportata nel volume IV degli atti processuali (Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal, Norimberga, 1947, pp. 355-373, udienza del 3 gennaio 1946), poiché il Gran Mufti non vi è neppure nominato. Wisliceny fu sottoposto a numerosi interrogatori e redasse varie dichiarazioni e annotazioni, ma una sola, per quanto è a mia conoscenza, ha per oggetto il Gran Mufti. Si tratta di un manoscritto di quattro pagine, intestato appunto “Betr. Grossmufti von Jerusalem” e datato “26.VII.1946” che fu presentato al processo Eichmann di Gerusalemme come documento T-89; nei relativi atti appare la traduzione in inglese (The Trial of Adolf Eichmann, Gerusalemme, 1992, vol. I, pp. 243-244), ma questo documento non contiene la citazione summenzionata. Wisliceny vi racconta che Eichmann accolse il Gran Mufti nella sua “Kartenzimmer” (stanza delle carte geografiche), dove aveva raccolto i dati statistici relativi alla popolazione ebraica nei vari paesi europei e lo ragguagliò sulla “Soluzione della questione ebraica in Europa”. Il Gran Mufti ne fu molto impressionato e gli disse che aveva già chiesto a Himmler di inviare a Gerusalemme, dopo la vittoria dell’Asse, un suo (di Eichmann) rappresentante come proprio consigliere. E questo è tutto.
Oltre che priva di fonte, la citazione in questione ben difficilmente potrebbe suffragare la tesi di Netanyahu, perché proprio a Norimberga Wisliceny dichiarò che Eichmann gli mostrò il fantomatico ordine di sterminio del Führer, datato aprile 1942 e firmato da Himmler (Trial, vol. IV, pp. 358-359). In un memoriale datato 18 novembre 1946, Wisliceny delineò il processo che dal piano Madagascar aveva portato a questo fatidico ordine, ma non nominò neppure di sfuggita il Gran Mufti (L. Poliakov, J. Wulf, Das Dritte Reich und die Juden, Berlino, 1955, pp. 87-98).
Se bisogna credere a Wisliceny quando, presuntamente, parla male del Gran Mufti, bisogna credergli anche quando giura di aver visto con i propri occhi l’ordine in questione, e giacché questo risaliva a cinque mesi dopo l’incontro Hitler-Gran Mufti, la tesi di Netanyahu diventa a dir poco ardua.
Per quanto riguarda la posizione contraria, il Foglio del 28 ottobre pubblica l’articolo “Netanyahu sbaglia sul ruolo del Mufti nella Shoah, dice lo storico Ingrao”.
Christian Ingrao ammette che «secondo i piani di allora, gli ebrei europei dovevano essere inviati in Russia, in un proconsolato che i nazisti avevano intenzione di creare nel circolo polare artico», ma nel novembre 1941 era già in atto «una logica di estinzione dell’identità ebraica» e una pratica genocidaria.
Qui Ingrao dimentica l’assioma olocaustico del duplice ordine, uno per gli Ebrei sovietici, l’altro, successivo, per gli Ebrei europei, sul quale ritornerò sotto.
«Ingrao non nega tuttavia che l’incontro tra al Husseini e Hitler fu “un momento cerniera”» e lo fa con argomenti strabilianti:
«All’indomani dell’incontro, viene lanciato un invito per una conferenza sulla questione ebraica, che dovrà tenersi a villa Marlier, a Wannsee. Due giorni dopo, un centinaio di persone del programma T4 sono incaricate di attuare il piano che farà nascere i campi di sterminio di Belzec, Sobibór, Treblinka. Le prime uccisioni con il gas iniziano a Chelmo, nel dicembre 1941”», sicché «la cronologia avanzata da Bibi non è completamente incoerente», anche se «bisogna sottolineare che la soluzione finale è stata praticata attraverso una gamma di “strumenti”», tra i quali spiccano «i camion del gas utilizzati a Chelmo nel dicembre 1941» e i campi di Belzec, Sobibór, Treblinka, che furono «pianificati il 18 ottobre 1941».L’invito ufficiale per la conferenza di Wannsee fu diramato il 29 novembre 1941, il giorno dopo l’incontro tra Hitler e il Gran Mufti. Anche supponendo che il relativo verbale esponga un “piano di sterminio” ebraico, come vuole l’ortodossia olocaustica, ci vuole un bell’acume mentale per mettere i due eventi in correlazione di causa-effetto. È perfino banale osservare che, se l’invito fu mandato il 29 novembre, l’organizzazione della conferenza era stata discussa molto prima del 28 novembre, dunque tra i due eventi non può esserci alcuna relazione.
Secondo la storiografia olocaustica, il campo di Chełmno entrò in attività l’8 dicembre 1941 (ma questa data non è suffragata da alcun documento), e anche la pianificazione dei tre campi orientali il 18 ottobre 1941 si fonda sul nulla storico-documentario. Non è chiaro come questi due presunti eventi, l’uno posteriore, l’altro anteriore all’incontro Hitler-Gran Mufti, possano essere addotti entrambi a conferma del presunto consiglio sterminatore e crematorio. A prendere sul serio le storielle olocaustiche, in 10 giorni Hitler avrebbe messo su un “campo di sterminio” perfettamente funzionante: un bell’esempio di efficienza tedesca!
L’ineffabile Marcello Pezzetti, come sempre, ha perso un’ottima occasione per tacere, risparmiandosi l’ennesima figuraccia. In un articolo intitolato «“Quando ci fu l’incontro fra i due la decisione era già stata presa”. Parla lo storico della Shoah Marcello Pezzetti» (4) egli afferma appunto che il Gran Mufti arrivò troppo tardi, perché «tra l’estate e l’autunno del ’41, quindi molto prima di fine novembre, i nazisti avevano già deciso di eliminare tutta la popolazione ebraica europea, cominciando dalla Russia».
Ecco un altro “specialista” che ignora i rudimenti della storiografia olocaustica. La teoria del duplice ordine, come accennavo, è ancora uno dei capisaldi della relativa letteratura. Semplificando, il primo ordine sarebbe stato impartito agli Einsatzgruppen prima dell’Operazione Barbarossa o subito dopo, ma non più tardi dell’agosto 1941, e concerneva lo sterminio totale degli Ebrei in quanto Ebrei, ma soltanto degli Ebrei sovietici. Non c’è bisogno di dire che non esiste alcuna prova della realtà di quest’ordine, che viene evidentemente desunto ex post facto, vale a dire dal fatto che Einsatzgruppen e altre unità della Polizia e delle SS fucilarono più o meno sistematicamente gli Ebrei sovietici.
Per quanto riguarda il secondo ordine, il fantomatico Führerbefehl, che riguardava in generale gli Ebrei eupopei, tranne ovviamente quelli che vivevano nei territori sovietici, ormai è in auge la congettura di Chistian Gerlach secondo la quale la “decisione” del presunto sterminio fu presa da Hitler dopo il 7 dicembre e prima del 14 dicembre 1941. La precisione è ammirevole. Peccato che la congettura si fondi, ancora una volta, sul nulla storico-documentario, anzi è il risultato di uno stravolgimento sistematico di fatti e documenti, come ho dimostrato ad abundantiam nello studio I “campi di sterminio” dell’ “Azione Reinhardt” (5), un opuscoletto di 1137 pagine con 3730 note (si veda il capitolo V, “Il Führerbefehl e la presunta politica nazionalsocialista di sterminio ebraico”, pp. 106-304, in particolare le pp. 183-198). Dai documenti risulta infatti che la “decisione del Führer” riguardava l’espulsione degli Ebrei dall’Europa, non il loro sterminio; essa fu annunciata da Heydrich alla conferenza di Wannsee in questi termini:
«Frattanto il Reichsführer-SS e capo della Polizia tedesca in considerazione dei pericoli di una emigrazione durante la guerra e in considerazione delle possibilità dell’Est, ha proibito l’emigrazione degli Ebrei. All’emigrazione, come ulteriore possibilità di soluzione, previa autorizzazione del Führer, è ormai subentrata l’evacuazione degli Ebrei all’Est (die Evakuierung der Juden nach dem Osten) (NG-2586-G, p. 5).La politica di emigrazione, perseguita fino ad allora dal governo del Reich accanto a quella di espulsione-evacuazione, cessò il 23 ottobre 1941, con la promulgazione dell’ordine di Himmler che vietava «l’emigrazione di Ebrei» (die Auswanderung von Juden) (T-394), quando, secondo Pezzetti, era già stato impartito l’ordine di sterminio.
Resta da spiegare per quale ragione, se gli Ebrei sovietici dovevano essere sterminati in quanto Ebrei, e non, ad esempio, in quanto portatori o sostenitori del bolscevismo, furono necessari due ordini distinti e a distanza di quattro mesi l’uno dall’altro.
Concludendo, il primo ordine del Führer si fonda sul nulla, il secondo si fonda sul nulla, conseguentemente qualunque dibattito su questo tema si fonda sul nulla.
Qui siamo in piena favolistica, in pieno opinionismo, dove uno storico si sveglia la mattina e “reinterpreta” documenti affatto innocui interpretati prima di lui per decenni da intere generazioni di storici in modo completamente diverso e crea una nuova “verità” storica.
Qui non ci sono documenti, ci sono soltanto “interpretazioni”, ossia mere congetture, molte maliziose, ma alcune anche spassose.
Carlo Mattogno
NOTE1 http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=29171.
2 Full official record: What the mufti said to Hitler: http://www.timesofisrael.com/full-official-record-what-the-mufti-said-to-hitler/.
3 http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/202436#.VjMjfxx0VoX.
4 http://www.iltempo.it/esteri/2015/10/22/quando-ci-fu-l-incontro-fra-i-due-la-decisione-era-gia-stata-presa-1.1470865.
5 http://olodogma.com/wordpress/wp-content/uploads/2013/11/CAMPI-REINHARDT_ms2.pdf.