domenica 25 ottobre 2015

La Sporca Verità: 2. «“The Algemeiner”: un alto funzionario del Dipartimento di Stato sollecita la UE ad adottare una definizione operativa della nozione di antisemitismo». - Criticare Israele deve diventare un reato di antisemitismo.

Home | Prec. ↔ Succ. |
L’articolo che segue - pubblicato integralmente da TUT senza commento redazionale – è tratto da “The Algemeiner” che per chi non lo sapesse è: un «giornale di New York specializzato in notizie dal mondo ebraico», come si legge in un altro giornale, specializzato in propaganda israeliano e sostegno allo «Stato ebraico», dove si riprende una intervista di BHL al giornale newyorchese: non si dimentichi mai che tutto il sistema dell’informazione occidentale è influenzato direttamente da Israele, secondo un preciso piano sofisticato piano strategico-mediatico, concepito dopo la guerra del Libano nel 1982. Nell’articolo citato il “filosofo francese” – attivo nella devastazione della Libia, in quanto acclarato consigliere di Sarko – sta dalla parte del soldato israeliano, armato di tutto punto, mentre spara (“risponde al fuoco”, secondo una infelice espressione televisivo del Marrazzo ritornato al suo antico mestiere) al ragazzino tredicenne armato di coltello in quella che viene chiamata “intifada dei coltelli”, non avendo le vittime palestinesi altra arma che coltelli da cucina... Ma per tornare al tema della di una definizione operativa del concetto di “antisemitismo” non è difficile accorgersi che se poteva aveva un significato storico per descrivere le reazioni seguite alla equiparazione dei diritti riconosciuti agli ebrei dalla Rivoluzione francese, ne ha oggi sempre di meno al punto da rendere verosimile la definizione secondo cui sono “antisemiti” tutti quelli che non vanno a genio agli ebrei. Non esagero: una delle innumerevoli inchieste per documentare il tasso di antisemitismo si basava sulla risposta alla domanda se fossero “simpatici” o “antipatici” gli ebrei. Bastava rispondere che li si trovava “antipatici” per ottenere percentuali decisamente allarmanti di “antisemitismo”. Sulla base di simili inchieste si va poi ad intervenire nella produzione legislativa, per cui si può ben dire che esistano negli ordinamenti giuridici europei l’istituzionalizzazione di una sorta di “lettre de cachet”, la cui attivazione è nella discrezionalità di ogni singolo ebreo o delle sue innumerevoli associazioni. La notizia, allarmante, che si legge su The Algemeiner va decisamente in questa direzione, secondo una strategia della quale i cittadini europei in larghissima maggioranza sono ben lungi dal rendersene conto. A tener loro gli occhi ben chiusi ci pensano appunto la quasi totalità dei media sia televisivi sia in carta stampata o nella versione web ed inoltre i politici reclutati nei programmi dell’Hasbara. In pratica, la definizione dell’antisemitismo andrebbe cercato nella “demonizzazione” o “delegittimazione” dello «Stato ebraico di Israele». Sia il sito TUT sia quello di Algemeiner hanno uno spazio commenti, in inglese, che può essere istruttivo seguire. Naturalmente, le vedute dei due Forum sono alquanto diverse. Naturalmente, diventa per noi interessante ciò che da parte ebraica si intende per “demonizzazione”, “delegittimazione” o “doppio standard”: è utile per capire come funziona la testa dell’altro, l’«Eletto», davanti al povero “goy”. Ma per adesso se ne può solo prendere atto, se ci si riesce. Intanto, la prima cosa che salta subito agli è che gli Stati Uniti considerano apertamente l’Unione Europea poco più poco meno alla strega di una colonia, o una zona di occupazione militare, culturale, economica, politica. Le chiacchiere diplomatiche dei nostri politici in costante viaggio di sottomissione negli USA malamente occultano la “sporca verità” della sudditanza, anzi dell’asservimento. Se nell’operazione di “cambio regime” i paesi europei hanno avuto finora un trattamento un poco diverso da quello riservato negli ultimi decenni a Iraq, Libia, Siria, la sostanza delle cose cambia poco. Sul merito dei tentativi in atto, qui descritti, basta osservare che nessun altro stato sulla faccia della terra è mai giunto a una tutela penale (e ideologicamente terroristica) di una qualsiasi critica si volesse muovere alla sua costituzione, fondazione, natura, politica. Neppure la Chiesa o il Papato sono forse mai giunti ad una pretesa tanto pervasiva. La tutela non è poi volta a una protezione dell’istituzione in quanto tale – cosa che il fascismo ha pur previsto –, ma è invece ispirata al predominio di singoli soggetti fisici che operano all’interno degli Stati nell”interesse esclusivo di uno Stato estero e contro le libertà e gli interessi degli “indigeni”. Se ha ragione Atzmon quando parla del sionismo come una forma di “primatismo razziale a carattere globale”, ne abbiamo qui un esempio evidente e tangibile. || Avvertenza sulla traduzione: alcune espressioni che non mi sono linguisticamente chiare, le traduco a senso, ma mi riservo sempre l’eventuale correzione.


LA SPORCA VERITÀ

2.
(Fonte)
 The Algemeiner: un alto funzionario del Dipartimento di Stato sollecita la UE ad adottare una definizione operativa della nozione di antisemitismo.


Foto The Algemeiner
Gli Stati Uniti stanno sollecitando l’Unione Europea ad adottare una definizione operativa di antisemitismo, simile a quella usata dal Dipartimento di Stato. Lo ha detto un alto funzionario di Stato in una conferenza convocata con Jerusalem U il lunedi.

La definizione dell’antisemitismo è “un importante strumento” per combattere la crescente tendenza antisemita in Europa, dove – il funzionario, che non parlava in registrazione, metteva il guardia – diverse comunità ebraiche più piccole, che esistono da 500 a 2.400 anni, sono sul punto di estinzione.

La definizione di antisemitismo del Dipartimento di Stato include
taluni atteggiamenti verso Israele. In essa sono comunemente indicate le “3 D”, una frase coniata dal presidente dell’Agenzia Ebraica Natan Sharansky; la definizione dice che demonizzazione, delegittimazione e mantenimento verso Israele di un doppio standard tutto ciò costituisce antisemitismo.

Nathan Sharansky
L’alto funzionario ha osservato che l’Europa ha bisogno di fare  una distinzione tra critica legittima a Israele e quando la critica può funzionare come antisemitismo. L’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali aveva messo una definizione operativa di antisemitismo nel suo sito web nel 2005, ma fu cancellata un paio di anni fa, essendoci stati taluni membri UE che reclamavano che essa non era mai stata qualcosa di ufficiale. Il Dipartimento di Stato, invece, mantiene tuttora quella definizione operativa nel suo sito web.

Allo stesso modo, il ministro israelino degli affari esteri, a capo della lotta all’antisemitismo, l’Ambasciatore Gideon Behar, ha detto lunedi all’Algemeiner che anche Israele voleva vedere l’UE adottare una definizione operativa.

In aggiunta, il funzionario di Stato ha lodato i funzionari statunitensi, il clero e i capi di comunità per aver continuato ad assicurare che l’attenzione sull’antisemitismo in pubblico rimane alta.  Ha osservato che che mentre gli U.S. non hanno leggi che vietano le espressioni di odio nei libri, un sistema di pubblico biasimo ha garantito e protetto associazioni basate sul perseguimento penale degli antisemiti. Parte di ciò, ha spiegato, nasce dalla consapevolezza di cosa è l’antisemitismo, resa possibile dalla definizione operativa degli Stati Uniti.

Gideon Behar
È interessante notare che, sebbene la definizione suddetta sia applicabile solo negli Stati Uniti, il funzionario ha osservato che la sua agenzia poteva fare ben poco per garantire che gli Stati e le Agenzie pubbliche adottassero pure la definizione. Per esempio, l’Università di California ha lottato quest’anno per far passare una risoluzione di condanna dell’antisemitismo, perché alcuni attivisti e parti interessate vogliono che l’U.C. adotti la linea del Dipartimento di Stato nel distinguere talune critiche di Israele in quanto antisemitismo, mentre altri sostengono che includere Israele in una qualsiasi definizione di antisemitismo equivale a soffocare in dibattito politico.

* * * 

Note Redazionali

Esce nel frattempo, sul blog di Gilad Atzmon, un video sulla questione di cosa sia un “antisemita”. Si può vedere il video, in francese, cliccando su questo link. Non dovrebbe più esservi dubbi di sorta sul fatto che si tratta di una strumentalizzazione politica, che in Germania ha raggiunto i livelli estremi di illiberalità, dove non si salva più neppure la posta privata.

Nessun commento: