martedì 27 ottobre 2015

Letture: 5. Robert FISK, Cronache Mediorientali, Il Saggiatore 2005.

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È un bel libro di 1180 pagine che ho letto tutte una prima volta e che voglio rileggere insieme ad altro librone, per lo più sulle guerre in Libano, e che adesso voglio rileggere entrambi in distinte e successive schede di lettura. Purtroppo, non ritrovo al momento il secondo volume, disperso negli scaffali, anche a doppia fila, della mia biblioteca... Non viene fuori... Lo rileggerò dopo le “Cronache”, dove non si parla del Libano, perché se ne parla in quello che vado ricercando... Del resto le “Cronache” possono essere intese come introduttive al volume sulle guerre libanesi... Non ripeto le avvertenze generali date nelle precedenti schede. È importante però che ritrovi il secondo volume di Fisk, per poi procedere in un vasto programma di letture e riletture, annotate via via che avanzo nella lettura. Le Cronache Mediorientali hanno un importante sottotitolo da prendere molto sul serio: «Il grande inviato di guerra inglese racconta cent’anni di invasioni, tragedie e tradimenti». In effetti, per uscire dalla gabbie dell’ideologia è necessario per il Medio Oriente ripercorrere almeno un secolo di storia, da quando ciò le potenze “occidentali” si misero d’accordo per spartirsi le spoglie dell’Ottomano, che era “multietnico” e che si estendeva su tre continenti: Europa, Asia, Africa. Lo stesso carattere multietnico aveva l’Impero austro-ungarico. Dovremmo ricordarci di questo fatto elementare oggi che tutti inneggiano alle società “multietniche”, o meglio al melting pot. In un convegno al quale ho partecipate di recente un Relatore ha sostenuto la tesi inconsueta secondo cui il vero inizio della prima guerra mondiale dovrebbe collocarsi nel 1911 con l’invasione italiana, o meglio giolittiana, per la conquista della Libia, lo «scatolone di sabbia» che stranamente rivelò i suoi tesori, quando l’Italia non poteva più trarne profitto. Anche qui, negli anfratti dei “revisionismo storico”, circolano voci che molto mi hanno impressionato, ma di cui sono stato avvertito non esiste documentazione e per questo non è serio parlarne. Rileggeremo dunque, in ampio arco di tempo, i grossi volumi di Robert Fisk - raccolte di articoli –, accanto ad altri di orientamento opposto, ma da leggere in quanto ampiamente documentati. Rinvio la redazione di ulteriori schede (ne sono previste almeno un centinaio) in attesa del ritrovamento de “Il martirio di una nazione. Il Libano in guerra”, che tratta della prima aggressione israeliana del 1982 e di quella del 2006. Per non essere tacciato di parzialità dai miei accaniti nemici mi occuperò pure delle opere di Benny Morris, il sionista, i cui volumi sono pure nei mei scaffali. Per le letture di carattere filosofico invece rinvio ad altri miei blog specificamente dedicati alla riflessione filosofiche. In questi casi, non potrò permettermi di parlare a tu per tu con i Sommi Filosofi, ma dovrò prestare molta attenzione alla filologia dei testi.

(segue)

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