martedì 13 ottobre 2015

«Cristianesino e giudaismo». Citazioni estratte dal libro di Francesco Spadafora: 2. Il ruolo del cardinale Agostino Bea nella produzione della Dichiarazione conciliare Nostra aetate.

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Che le lobbies esistano dappertutto è cosa generalmente ammessa. Cosa poi esse siano esattamente è più difficile da dire. In alcuni paesi, gli USA, non solo esistono, ma sono ufficialmente ammesse ed esiste una legge che le regolamenta. Da noi, non potendone negare l’esistenza o continuare a far finta che non esistano, se ne parla da anni, ma senza riuscire a giungere a un loro elenco, a una registrazione, e a una regolamentazione. Impresa ardua. Più difficile è metabolizzare l’idea che siffatti gruppi di pressione e di interessi, più o meno leciti e commendevoli, che esistano anche dentro la Chiesa cattolica. Eppure, questa idea è diventata un luogo comune, grazie anche alla fiction cinematografica che dipinge i più variegati scenari romanzeschi, più o meno fondati su fatti realmente avvenuti. Ma di lobbies dentro il Vaticano ha parlato perfino papa Francesco, nel campo della finanza, degli omosessuali e di chissà cosa altro. L’aspetto che a noi qui interessa è se può parlarsi di lobbies anche nella produzione dei documenti dottrinali della Chiesa cattolica, vidimati dalla sua massima autorità, il Papa, o dai Concili, Sinodi e quanto altro concorre a formare la “dottrina della fede”, alla quale è tenuto canonicamente ogni fedele che voglia professarsi “cattolico”. Con la Dichiarazione conciliare Nostra aetate viene a modificarsi la dottrina bimilleraria della Chiusa sugli ebrei, producendo non poco sconcerto fra i “tradizionalisti”, che ora devono loro temere forse delle “scomuniche”... La materia è intricata e riteniamo utile una pagina di sintesi della questione fatta dallo stesso Spadafora:
2.
Agostino Bea
(1881-1968)
Card. Agostino Bea
Sulla parte preponderante avuta dal Card. Bea per la preparazione e il varo del testo conciliare, ha scritto il Padre Stjepan Schmidt, già suo segretario particolare, nella rubrica « Rileggere il Concilio » - 17 - su Il Tempo, 5 nov. 1985, p. 17. « Il ruolo decisivo suolto dal Cardinaie tedesco Bea ».

Papa Giovanni XXIII nel giugno 1960 riceve in udienza l’israelita Jules Isaac che dinanzi a Lui perora la causa del suo popolo, secondo le tesi già formulate nel suo libro Gesù e Israele, e lo manda dal Card. Bea.

Incominciano così i contatti di Bea con i rappresentanti più noti del giudaismo; e nell’udienza del 18 sett. 1960 riceve dal Pontefice l’incarico di preparare per il Concilio un documento sulla delicata materia. Era l’inizio del cammino che dopo cinque anni porterà alla Dichiarazione conciliare.

Per superare la diffidenza, le difficoltà manifestatesi e per ben disporre favorevolmente i Padri, il Card. Bea preparò per la Civiltà Cattolica un suo ampio articolo dal titolo impegnativo « Gli Ebrei sono 'deicidi' e 'maledetti da Dio'? ». L’articolo doveva simultaneamente apparire sulla rivista tedesca Stimmen der Zeit e sulla Nouvelle Revue Théologique di Lovanio. La Segreteria di Stato però non ne ritenne opportuna la pubblicazione.

I1 Card. Bea, tuttavia, cedette all’insistenza del direttore della rivista tedesca e l’art. vi apparve egualmente sotto la firma del P. Ludovico von Hertling, s.j., già prof. di Storia ecclesiastica alla Pontificia Università Gregoriana.

Quindi, l’articolo, tradotto in italiano e fatto stampare da un industriale di Genova, anche in varie lingue, fu distribuito ai Vescovi, al momento opportuno per la presentazione dello schema in Concilio. E il suo influsso fu notevole e davvero determinante.
Il brano si trova alle pagine 11-12 del citato Francesco SPADAFORA, Cristianesimo e giudaismo, Edizioni Krinon, Caltanisetta, 1987, pp. 11-12. Quella che abbiamo sopra dato ci sembra la citazione più significativa per dare un profilo del personaggio. Altre citazioni si trovano a pag. 8, più volte, ed in particolare con il seguente testo: «Promulgato il testo definitivo (28 ott. 1965) della Dichiarazione ‘Nostra aetate’, il Cardinale Agostino Bea, l’artefice primario di essa, – come diremo, tutto zelo per il giudaismo –, ne scrisse in difesa, cercando di rispondere punto per punto alle argomentazioni e ai testi addotti da S. Ecc. Carli…»; pag. 9, 10, 19, a pag. 112 troviamo un nuovo brano, significativo, che mettiamo in evidenza:

2bis
La «benevola scusa»

In un importante Simposio in memoria del centenario della nascita del Cardinale Agostino Bea, tenuto a Roma nel dicembre u.s., furono riferiti alcuni stralci di uno studio dell'illustre biblista, sugli ebrei. Si trattava di un articolo che il cardinale aveva preparato per la Civiltà Cattolica, ma che allora non fu pubblicato, presumibilmente perché i tempi non erano ancora maturi. I1 testo è stato ora pubblicato integralmente nel n. 3161, 6 marzo u.s. della rivista. Si è infatti maturato frattanto un clima di distensione riguardo agli ebrei, precisato nella Dichiarazione conciliare Nostra aetate, 5 4.

Ma è rimasto entro i limiti di tale precisazione il Card. Bea, tutto proteso alla « benevola scusa » dei condannatori di Gesù, a distinguere la loro responsabilità « oggettiva » dalla w soggettiva », a collegare soltanto alla prima le « calamità » conseguenti profetizzate da Gesù, a suscitare la « doverosa carità » e gratitudine » verso quel « popolo eletto N, a giustificare tutto ciò per « amore di Gesù e di Maria », e tutto questo senza distinguere il prima e dopo la tragedia del Calvario?

Per un sereno esame critico di tali posizioni non mi aggancerò ora strettamente alle parole di detto articolo, dato che in esso sono come riassunte e in qualche modo radicate tutte le posizioni filoebraiche, più spinte, che stanno sempre più diffondendosi nel mondo cattolico. Passo cioè senz'altro alla loro generale considerazione.
Segue un’ampia critica (“considerazione”) di Spadafora alle posizioni dottrinale del car. Bea. Sono di una certa ampiezza e li pubblicheremo spezzettandoli in altri post della seria. Il testo della Dichiarazioni lo si può trovare in un link con una dicitura eloquente: “nostre radici”.

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