Per una disattenzione sulla mia agenda sono giunto con qualche ora di ritardo al Convegno Internazionale che iniziava alle ore 10.30 per terminare intorno alle 17. Non ha qui senso fare una cronaca o una sintesi dei numerosi interventi che si sono succeduti, o della lettura dei messaggi pervenuti o delle relazioni di quanti non sono potuti venire, o perfino dei collegamenti telefonici. Vi saranno certamente sulla rete le videoregistrazioni o le comunicazioni ufficiali alle quali si rinvia. Sono giunto mentre parlava Giulietto Chiesa, o meglio mentre faceva da interprete, se non erro, a Webster Tarpley, che ha anche parlato successivamente in un ottimo italiano, traducendo poi lui stesso in inglese per gli i partecipanti venuti dall’estero. Dell’evento avevo già dato annuncio in un precedente post, dove si può leggere la lista completa dei partecipanti.
Sono giunto mentre Giulietto Chiesa terminava di parlare, chiamando il Movimento Cinque Stelle come possibile forza popolare determinante per una uscita dalla NATO e il recupero della sovranità perduta. Dovevano venire diversi parlamentari Cinque Stelle, che però come tanti altri devono essere stati impediti da impegni: ho poi scritto a uno dei portavoce, per informarlo dell’evento svoltosi. Riguardo al Movimento ho poi in privato spiegare a Giulietto che il Movimento “non ha capi” e suoi orientamenti politici si formano democraticamente attraverso la maturazione e la convergenza dei suoi attivisti e dei suoi cittadini elettori. Ho avuto anche altri momenti privati di scambio di vedute con altre partecipanti, insistendo sulla mia tesi, recepita da John Pilger, sulla natura dell’informazione in quanto “emanazione del potere”. Dai media - considerati i nostri obiettivi - non ci si potrà aspettare altro che ostilità manipolatoria, diffamatoria, disinformatoria. Occorre procurarsi propri strumenti di comunicazione, come, del resto, Giulietto Chiesa va dicendo e cercando di fare da parecchi anni.
L’impressione è stata proprio quella di trovarsi in un “momento fondativo” di un qualcosa, essendo reciproco nei partecipanti l’impegno non solo a ritrovarsi, ma di espandersi aggregando cerchie sempre più ampie, guadagnando sempre più in visibilità e costringendo in tal modo i media ostili a dare notizia di qualcosa che va contro la politica finora seguita dai governi. È però da dire che sono numerosi i movimenti e le associazione che da parecchi decenni si sono sempre dichiarati contro la Nato, che oggi – venuta meno la “guerra fredda” – non avrebbe più ragion d’essere come patto militare di natura difensiva, come ha sempre preteso di essere.
Quanto per stare noi qui in casa, ricordo l’impulso che aveva dato anni or sono il compianto amico Alberto Mariantoni, che in Roma aveva riunito persone venute da tutta Italia per dare vita a un Movimento (Proclama Italia - Forum del LXX) che aveva come suoi obiettivi gli stessi della odierna riunione fondativa: uscita dalla Nato, sovranità nazionale, in campo militare, monetario, culturale e perfino linguistico. Insomma, il tema dell’uscita dalla Nato, e ora anche dall’Unione Europa, è sentito diffusamente da una miriade di micro-associazioni, che occorre riuscire a coordinare e unificare. Direi che sia questa la difficoltà maggiore, pressati sempre più da una Terza Guerra Mondiale, che Giulietto Chiesa sente imminente. In tal senso, vengono interpretate le imponenti esercitazioni militari della Nato in fase di svolgimento.
Mi ha sorpreso la presenza di Webster Tarpley in quanto cittadino statunitense: in questo blog ho subito aperto un link alla sua pagina web, in modo da poterne seguire costantemente il pensiero e le attività. Anche lui è contrario alla Nato - se ho ben inteso - e vuole l’uscita pure degli Usa dalla Nato, quindi in pratica lo scioglimento della Nato, in quanto una simile alleanza non serve ad altro che a una guerra contro la Federazione russa, cosa che il popolo americano decisamente non vuole. Qui dovrei aprire una lunga digressione sulla natura della democrazia americana. Mi servo però di un esempio, per me altamento significativo. Un mio compagno d’infanzia emigrò negli Stati Uniti, divenendo cittadino americano. Al nostro incontro, dopo parecchi decenni, il mio amico, parlandomi della sua vita negli USA, mi disse di non essere mai andato a votare, pur avendone il diritto, poiché giudicava assolutamente inutile il farlo. Da noi, con l’Italicum, si va certamente verso il modello americano, ma finora era giudicato anormale e patologico un alto numero di astensioni dal voto. Secondo il modello americano basteranno piccole percentuali di votanti per mettere in moto il sistema politico, che è governato dalla grande finanza in tutto il suo arco di svolgimento: dal momento elettorale all’esercizio del mandato ricevuto dagli elettori. Si dice che quella americana sia la democrazia più compiuta che esista e si è talmente convinti della sua bontà da giudicare necessario esportarla con le armi ed imporla per “ingerenza umanitaria” anche a quei popoli che - no, grazie! - non ne vorrebbero proprio sapere. Non occorre qui ripetere la storia recente, dalla prima guerra del Golfo alla “guerra civile” in Siria, seguita a quella libica.
Eventi questi che sono narrati in uno dei libri che erano posti in vendita nella hall dell’albergo, dove erano anche presenti con la loro bancarella i giovani dell’«Intellettuale dissidente» e/o Circolo Proudhon. Mi riferisco al recente libro di Manlio Dinucci, L’Arte della guerra, che raccoglie i suoi articoli apparsi sul Manifesto dal 1990 in poi. Lo stesso Dinucci che a conclusione del Convegno internazionale ha letto un documento proposto all’approvazione dei partecipanti. Il testo è stato tradotto in italiano da Webster Tarpley ed ha avuto l’approvazione unanime. Il Convegno si è chiuso con il voto solenne di ritrovarsi ancora per continuare il cammino. Si è parlato come obiettivo di un nuovo appuntamento direttamente presso il Parlamento Europeo, un luogo simbolico che dovrebbe dare il massimo di visibilità.
Post Scriptum. - Qui il link a Bye Bye Uncle Sam, che a sua volta pubblica il resoconto ufficiale e comunicato finale del Convegno, con ulteriori links e indicazione della TV Pandora come canale di coordinamento.
• Altro link, ufficiale, di change.org
• La relazione di Tarpley, dalla sua pagina web.
Sono giunto mentre Giulietto Chiesa terminava di parlare, chiamando il Movimento Cinque Stelle come possibile forza popolare determinante per una uscita dalla NATO e il recupero della sovranità perduta. Dovevano venire diversi parlamentari Cinque Stelle, che però come tanti altri devono essere stati impediti da impegni: ho poi scritto a uno dei portavoce, per informarlo dell’evento svoltosi. Riguardo al Movimento ho poi in privato spiegare a Giulietto che il Movimento “non ha capi” e suoi orientamenti politici si formano democraticamente attraverso la maturazione e la convergenza dei suoi attivisti e dei suoi cittadini elettori. Ho avuto anche altri momenti privati di scambio di vedute con altre partecipanti, insistendo sulla mia tesi, recepita da John Pilger, sulla natura dell’informazione in quanto “emanazione del potere”. Dai media - considerati i nostri obiettivi - non ci si potrà aspettare altro che ostilità manipolatoria, diffamatoria, disinformatoria. Occorre procurarsi propri strumenti di comunicazione, come, del resto, Giulietto Chiesa va dicendo e cercando di fare da parecchi anni.
Giulietto Chiesa |
Quanto per stare noi qui in casa, ricordo l’impulso che aveva dato anni or sono il compianto amico Alberto Mariantoni, che in Roma aveva riunito persone venute da tutta Italia per dare vita a un Movimento (Proclama Italia - Forum del LXX) che aveva come suoi obiettivi gli stessi della odierna riunione fondativa: uscita dalla Nato, sovranità nazionale, in campo militare, monetario, culturale e perfino linguistico. Insomma, il tema dell’uscita dalla Nato, e ora anche dall’Unione Europa, è sentito diffusamente da una miriade di micro-associazioni, che occorre riuscire a coordinare e unificare. Direi che sia questa la difficoltà maggiore, pressati sempre più da una Terza Guerra Mondiale, che Giulietto Chiesa sente imminente. In tal senso, vengono interpretate le imponenti esercitazioni militari della Nato in fase di svolgimento.
Webster Griffin Tarpley |
Eventi questi che sono narrati in uno dei libri che erano posti in vendita nella hall dell’albergo, dove erano anche presenti con la loro bancarella i giovani dell’«Intellettuale dissidente» e/o Circolo Proudhon. Mi riferisco al recente libro di Manlio Dinucci, L’Arte della guerra, che raccoglie i suoi articoli apparsi sul Manifesto dal 1990 in poi. Lo stesso Dinucci che a conclusione del Convegno internazionale ha letto un documento proposto all’approvazione dei partecipanti. Il testo è stato tradotto in italiano da Webster Tarpley ed ha avuto l’approvazione unanime. Il Convegno si è chiuso con il voto solenne di ritrovarsi ancora per continuare il cammino. Si è parlato come obiettivo di un nuovo appuntamento direttamente presso il Parlamento Europeo, un luogo simbolico che dovrebbe dare il massimo di visibilità.
Post Scriptum. - Qui il link a Bye Bye Uncle Sam, che a sua volta pubblica il resoconto ufficiale e comunicato finale del Convegno, con ulteriori links e indicazione della TV Pandora come canale di coordinamento.
• Altro link, ufficiale, di change.org
• La relazione di Tarpley, dalla sua pagina web.
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