sabato 13 ottobre 2007

Monitoraggio di “Informazione Corretta": R. La religio holocaustica

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Il punto di maggior forza della guerra ideologica condotta dallo Stato israeliano sono i dogmi in ordine a quella che in un libro di Gianantonio Valli è stata chiamata Holocaustica religio. Per fini politici Israele ha sfruttato fino all’inverosimile le tragedie che si sono abbattute sull’Europa nella prima metà del Novecento. Queste verità già evidenti al comune buon senso si possono pure leggere in un autore come Sholo-Ben Ami che in numerose pagine lascia capire la manipolazione che Israele ha fatto dell’«Olocausto». Per fortuna sono sempre nuovi scrittori ebrei come Burg, Toaff, Sand che vanno rilevando la natura paranoica di un’identità ebraica costruita su queste basi. I non-ebrei potrebbero ignorare una questione in apparenza tutta ebraica, ma non così. La religio holocaustica è impregnata di un concetto di “colpa” che viene gettata sull’Europa tanto da doverne costituire la sua nuova identità, secondo Tony Judt. Addirittura un complesso di normative impedisce alle libere coscienze europee di levarsi dal collo il cappio al collo di una Memoria imposta per legge. La prigione colpisce intellettuali e comuni cittadini che si ribellano ad una coscienza imposta loro con la forza e la costrizione. Diventa piuttosto difficile liberarsi di credenze e schemi mentali imposti con tutti i mezzi della comunicazione mediatica e l’opera persuasiva delle istituzione educative, legislative, politiche. In taluni casi la ribellione della coscienza è tanto più forte e violenta quanto più capillare la pervavisità del messaggio subliminale. Ma è solo con un lavorio critico, paziente e tenace, sine ira e cum studio, che si può riconquistare la propria autonomia critica. Raccoglieremo in questo post tutte le notizie che direttamente o indirettamente si riferiscono ad uno stesso evento indicato per lo più ora come «Olocausto» ora come «Shoa» ora come «Auschwitz» e che ha informato di sé una letteratura sterminata.

Versione 1.2
Status: 22.1.10
Sommario: 1. Allarme Pezzana: Irving si aggira in Oxford. – 2. La reazione sionista alla letteratura critica sulla Shoà. – 3.

1. Allarme Pezzana: Irving si aggira in Oxford. Se è vera la scarna notizia che è data dal trafiletto de “La Repubblica” potrebbe essere un segno del ritorno della civiltà dopo la barbarie il fatto che nella prestigiosa università di Oxford si possa tornare a dibattere.
David Irving, ovvero dalla prigione autriaca al palcoscenico dell’Università di Oxford. Che ci fosse un virus razzista [addirittura! Evidentemente si allude al fatto che i docenti inglesi hanno deciso di boicottare Israele che non pare abbia nutrito sentimenti umanitari nei confronti dei ghettizzati palestinesi] nelle accademie inglesi non era una novità. Qui non si tratta di libertà di opinione, negare la Shoah non è un’opinione, ma una menzogna [Bella teoria: le opinioni degli altri sono menzogne, le proprie verità come l'oro colato. A dire ciò è poi nientemeno che Angelo Pezzana]. Si può discutere se il carcere sia la misura approppriata per un negazionista [caspita! una rivoluzione in casa sionista! Si possono discutere le pene da infliggere! Non c’è di che. Una grande apertura o un cedimento? Deve essere successo qualcosa. Ma cosa?] , ma l’invito di Oxford ci sembra decisamente troppo. [E poi dicono che non è vero quando tacciano la Lobby di governare o voler governare il mondo. Una università non può neppure decidere chi invitare e se invitarlo.] E' vero che è stato invitato insieme ad altri due delinquenti [delinquenti per avere avuto solo delle opinioni erronee quanto si vuole o per aver preso soldi dai contribuenti?], ma continuiamo a pensare che non ci siano le regioni per fornire un microfono [per chi parla] e una platea [è questo il punto cruciale: perché impedire anche l’ascolto a chi volesse semplicemente ascoltare? Occorre l’autorizzazione di Pezzana per poter ascoltare cosa e chi si vuole?] alle sue miserabili invenzioni [Quali invenzioni? negano o inventano? di certo Pezzana non vive nella miseria]. REPUBBLICA di oggi, 13/10/2007, a pag.18, con il titolo " Oxford invita David Irving " pubblica questa breve.
Il commento delirante del «Corretto Informatore»rivela tutta la sua nostalgia per il carcere duro e le manette da infliggere a chi non si vuol nemmeno riconoscere il diritto ad un’opinione, che il nostro Corretto Informatore è libero di non credere, ma che non può impedire ad altri di ascoltare. Ricordo personalmente un episodio di forse 20 anni fa. Era stato annunciato sui giornali una conferenza di David Irving in Roma, all'Hotel Parco dei Principi, se la memoria non mi inganna. Ero curioso di ascoltare la conferenza di un autore controverso. Non mi fu possibile perché Irving fu subito intercettato all’aeroporto e rispedito indietro con il primo aereo di ritorno. Non ho mai saputo gli attori di quella vergognosa operazione. Me li posso soltanto immaginare, ma non ne ho scienza.

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2. La reazione sionista alla letteratura critica sulla Shoà. – Sembra che ai «Corretti Informatori» cominci a mancare la terra sotto i piedi, appena si affrontano i loro fondamentali con un taglio che sfugge alla loro formazione di ascari della propaganda e della guerra ideologica. Buon segno. L’articolo di Schwed resta un tentativo di scalfire le solide analisi di Burg e Toaff. L’aggettivo “autoreferenziale” è di moda, ma non significa qui nulla riferendolo ad Ariel Toaff, il cui libretto ho letto probabilmente prima di Schwed. Le “Pasque di Sanque” in parte anche, ammesso che Schwed lo abbia mai letto: è all’indice. Il libro di Ariel Toaff, ma lo stesso vale per qualsiasi libro, si può condividere o non condividere. Può essere utile o inutile a chi già è capace di pensare con la sua testa. Si “accolgono” i dogmi e gli ordini di scuderia: il pensiero si diffonde per emanazione della luce che dà o non dà a chi è impegnato in un cammino di ricerca. Nel caso di Ariel Toaff anche i non-ebrei hanno assistito ad un battuta di caccia, ad una fustigazione non molto dissimile a quella a cui nella sinagoga aveva assistito da bambino Spinoza, che era stato pure obbligato a calpestare il corpo sanguinante di Uriel da Costa. Ad averci rimesso non è stato Toaff, ma la sua comunità di appartenenza. La questione in sè, cioè la ritualità magica del sangue nel mondo medievale, diventa secondaria rispetto allo spettacolo furibondo di intolleranza di cui gli esponenti sionisti del mondo ebraico hanno dato testimonianza. Non ho la registrazione del confronto fra Sergio Luzzatto e madonna Fiammetta Nirenstein in presenza di un distaccato Corrado Augias, ma mi è difficile dimenticare lo squallore della scena, l’arroganza ignorante di madonna Fiammetta e le parole a lei dette da Sergio Luzzatto, con una sorta di profezia che addossava a simili personaggi di una nuova e ben diversa forma di antiebraismo. Ci siamo. È così. Ed è la stessa cosa in fondo di cui parla Ahmadinejad, di cui meglio a considerare le parole che non i missili.

I toni offensivi verso Ariel Toaff sembrano da Schwed vengano risparmiati ad Avraham Burg, forse in considerazione del ruolo di grande rilevanza occupato nella società israeliano, che dunque conosce dall’interno come statista e politico del sionismo. Non si tratta più di uno studioso maltrattabile, ma di una persona in grado di conoscere la realtà politica molto più di quanto tal Alessandro Schwed possa giudicarne. E se Burg vede il male della società israeliana nella sua identità costruita a partire dalla Shoa, è da credergli o quantomeno non lo si può liquidare trattandolo a pesci in faccia, nello stile di “Boccuccia di Rosa”.

«Burg è figlio del più volte ministro Josef Burg. Ha una carriera di deputato laburista; di presidente della Knesset; del Movimento sionista mondiale; di membro fondatore del movimento Shalom Achshav (Pace Subito).»

In fondo quella che per i “Corretti Informatori” sarebbe una «lunga e intelligente riflessione» si limita a dire Avraham Burg ha ragione, vede giusto, ma noi andiamo avanti per quella strada, cioè riconoscendoci interamente nella “religio holocaustica”. Salute! Chi si vuol rovinare, faccia pure. Il problema purtroppo è quanti incolpevoli vengono travolti dalla follia altrui, come i 250 studenti romani mandati ogni anno in Auschwitz a spese del comune di Roma. Schwed cade di livello quando ritorno sulla propaganda antiraniana, quando si fa scudo dei missili di Ahmadinejad. In realtà, il mondo dovrebbe oggi temere più che mai con una simile cultura paranoica dell’«Olocausto» un Israele che dispone dell’atomica e del suo potenziale di morte che non dell’Iran che non ne dispone. Con questo inganno la Israel lobby ha già ottenuto dagli Usa la guerra illegale contro Saddam, che non disponeva di nessun armamento atomico, e contro l’Afghanistan, di cui non è stato provato nessun coinvolgimento nell’attentato alle Torri Gemelle. Di “intelligente” qui non vi è proprio nulla: l’argomentazione è di pura propaganda.

Quanto poi alla demonizzazione del nazismo si agisce come il famoso Maramaldo, che uccideva nemici già morti. Ma oggi, e Burg puà permetterseli di dirlo, volendo, i crimini del sionismo sono perfettamente comparabili con quelli del nazismo. E vi è perfino il rischio che li superino. E per questo che quando qualche intellettuale, specialmente se ebreo, esce fuori dal coro, tutta l’establishment in Israele e nella Diaspora implode. Se Israele è continuamente allerta, lo deve a se stessa, al modo in cui è nata, al suo deficit di legittimità, che tenta di superare producendo nuova illegittimità. Burg lo ha detto: uno stato alla nitroglicerina, destinato ad esplodere quando le verranno meno le stampelle della protezione americana. Ed ecco allora l’incognità della sua atomica. Ma forse saranno i suoi stessi abitanti che la neutralizzerano. Non conosco il film e ne salto la lettura, ma trovo quanto mai discutibile («Qui, il nostro dissenso più netto»: sapesse Schwed quanto è forte il dissenso non già di Burg, che probabilmente neppure lo leggerà. ma di chi invece come il sottoscritto si prende la pena di leggerlo) la pretesa di fondare Israele sulla Shoa senza considerare che il conto lo viene a pagare un terzo estraneo ad un evento per giunta mitico: ciò che Ahmadinejad, dice chiaramente, restando inascoltato.

Ancora il ritornello dell’esistenza dello Stato di Israele! Un topos che trattiamo in altra sezione. La più concisa obiezione è: vaglielo a dire ai palestinesi che avete cacciato dalle loro case e dai loro villaggi. Ma quel che è ancora peggio è che rifiutate l’idea non già che potendo vi ricaccino sulle navi con le quali siete venuti, ma il fatto che neghiate loro quello stesso “ritorno” alle loro case che voi invece riconoscete a chiunque essendo ebreo voglia assumere la cittadinanza israeliana: una vera epropria forma di immigrazione coloniale e di contestuale pulizia etnica. Ci vuole davvero molto equilibrismo morale per sostenere su queste base il proprio diritto all’esistenza, che è un diritto alla conquista e e occupazione coloniale, moralmente inaccettabile per chiunque in condizioni pur estermamente difficili precarie, come quelle dei palestinesi, conservi ancora un minimo di dignità morale. Quando avrete finito di degradare e di distruggere moralmente le persone che sono nelle vostre mani, forse allora nessuno contesterà il vostro diritto all’esistenza. Ma io dubito che anche chi si trovigeograficamente o temporalemte distante dalla scena del crimine potrà mai riconoscervi al presente o nei secoli un simile diritto alla prepotenza e sopraffazione. Insomma, il nostro intelligente articolista mena il can per l’aia sottraendo prezioso tempo a chi per scrupolo vuol leggere fino in fondo il suo articolo.

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3. Un fatto inedito. – Se la denuncia viene da chi firma l’articolo che si trova nel link, vi è da credergli ed il dato è interessante. Non vivendo nel mondo delle scuole medio-superiori e non avendo studiato nell’epoca felice in cui il buon Furio Colombo ha imposto la sua memoria alle scolaresche italiane, mi manca il polso della situazione che si crea nelle scuole ogni anno in prossimità del 27 gennaio, giorno a rischio per non pochi docenti che da educatori devono trasformarsi in sacerdoti di una nuova religio dove Gesù Cristo viene fatto scendere dalla croce ed al suo posto viene messa un’ideologia religiosa di nuovissimo conio che non ha nulla a che fare con la storia, dove è essenziale la libera riflessione critica, e neppure con la religione vera e propria che dopo la rivoluzione francese dovrebbe essere una libera scelta della coscienza individuale. Fatalmente, l’oppressione produce la ribellione. Sembra che sia quello che sta succedendo nelle scuole in occasione delle ricorrenza della “Memoria”, dove però la Memoria è a senso unico. Fino adesso abbiamo avuto notizia di docenti sospesi e sottoposti a provvedimenti disciplinari er aver espresso riserve critiche sulla legge Colombo. Ma cosa potranno fare a degli studenti, i quali nonostante le vacanze e le gite scolastiche in quelli che furono luoghi certamente tristi si pongono e pongo inquietanti interrogativi e lasciano intendere che un cervello che voglia essere libero può arrivare a conclusioni diverse da quelli previste e volute dagli ideatori della legge. In fondo, la libertà è una pianta ben strana. Cresce là dove la si vuole estirpare.


(segue)

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