sabato 6 ottobre 2007

Monitoraggio di “Informazione Corretta”: M. La superiore moralità israeliana

Sezioni: A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
Quadro d’insieme - Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt -

Versione 1.1

Sommario: Premessa. – 1.

0. Premessa. – Non è difficile trovare nei libri e negli articoli di Fiamma Nirenstein e di altri scrittori italiani I della Israel Lobby l’affermazione secondo cui i politici ed i militari sarebbero caratterizzati da una superiore moralità rispetto ai loro nemici palestinesi, fondamentalisti, arabi, musulmani ecc. È di pochi minuti fa una notizie del tg3, di cui non trovo al momento equivalente notizia online, secondo cui starebbe per passare una convenzione per la definitiva messa al bando delle bombe a grappolo, i cui effetti sono programmati per durare nel tempo e per colpire in particolare la popolazione infantile. Nel libro di John J. Mearmsheimer e Stephen M. Walt, La Israel lobby e la politica estera americana, fatto passare come dei Nuovi protocolli di Sion, si trova verso la fine del libro la seguente pagina, la 391-92 dell'edizione italiana:
Una delle tattiche più punitive a cui gli iraeliani hanno fatto ricorso è l’uso delle bombe a grappolo (o cluster bomb), che, esplodendo, diffondono in una vasta area circostante una miriade di ordigni di dimensioni più piccole. Questi piccoli ordigni sono di fabbricazione approssimativa e molti non esplodono all’impatto: ciò significa che diventano mortali mine antiuomo che, dopo la fine delle ostilità, continuano a lungo a mietere vittime. Data la particolare pericolosità di di tali ordigni se utilizzati su obiettivi civili, gli Stati Uniti hanno sempre insistito con Israele afficnhé li utilizzasse esclusivamente contro obiettivi militari specifici e chiaramente delimitati. Anzi, come abbiamo già segnalato, l’amministrazione Reagan aveva vietato la vendita di bombe a grappolo a Israele per un periodo di sei anni, negli anni Ottanta, a seguito della scoperta che le FDI [Forze di Difesa Israeliane] le avevano utilizzate in aree civili durante l’invasione del Libano, nel 1982.

Negli ultimi tre giorni della seconda guerra del Libano, quando si sapeva che il cessate il fuoco era imminente, i militari israeliani hanno lanciato più di un milione di questi piccoli ordigni nel Sud del Libano: un’area con una popolazione di 650.000 abitanti. L’obiettivo era “saturare l’area” con queste piccole, ma letali bombe. Un militare israeliano di un battaglione di artiglieria ha rivelato che «nelle ultime 72 ore abbiamo sparato tutte le munizioni che avevamo, tutte sullo stesso punto. Non modificavamo neppure il puntamento del cannone. Altri compagni di battaglione mi hanno confermato che anche loro, nelle ultime 72 ore, hanno utilizzato tutte le munizioni a disposizione: proiettili normali, bombe a grappolo, tutto quel che c’era». Nel corso dell’intero conflitto, si stima che gli israeliani abbiano lanciato sul Libano circa quattro milioni di piccoli ordigni a grappolo. Dopo la fine dei combattimenti, alla metà di agosto, i funzionari delle Nazioni Unite hanno stimato che nella parte meridionale del paese ci fossero circa un milione di questi ordigni inesplosi. I ricercatori di Uman Rights watch (HRW) hanno dichiarato che la «densità delle bombe a grappolo in Libano meridionale è la più alta di quella mai riscontrata altrove». Uno dei militari israeliani che ha contribuito a «inondare» l’area di bombe a grappolo ha detto: «Quello che abbiamo fatto è folle e mostruoso: abbiamo coperto intere città di cluster bomb». Jan Egelland, sottosegretario generale delle nazioni Unite per gli affari umanitari, ha definito l’azione israeliana «sconcertante» e «totalmente immorale». Nei primi otto mesi succesivi alla fine del conflitto, 20 civili libanesi sono stati uccisi e 219 - dei quali 90 bambini – sono rimasti feriti dall£esplosione di bombe a grappolo. Da tutto ciò risulta evidente che la campagna di distruzione condotta da Israele in Libano ha violato le leggi di guerra.

Subito dopo questo brano i due autori americani spiegano la loro illiceità rispetto alle leggi di guerra sancite da trattati e convenzioni. I fatti qui denunciati sono stati pure riscontrate dalle organizzazioni umanitarie, puntualmente tacciate di antisemitismo dalle organizzazioni lobbistiche.

Torna al Sommario

1. La visione unilaterale dei diritti umani. - Mi capitò nella serata in cui veniva presentato in Roma il libro di Ottolenghi alla presenza di Fini e Polito di sentirmi obiettare la risoluzione dell'ONU del 1948 come principale titolo di legittimazione dello stato di Israele. A parte il modo e la regia con cui ciò avvenne, resta però stupore che da allora sono assai numerose le risoluzioni o le dichiarazioni con cui l'ONU condanna Israele per motivi diversi. L'atteggiamento degli israeliani e dei loro caudatari è in questo caso quello di negare legittimità alle delibere ONU, quando queste non convengono. Io sono del parere che la più fragile e meno legittima di tutte le risoluzioni dell'ONU è proprio quella che ha riconosciuto lo stato di Israele, o meglio lo stato di Israele e quello palestinese, che ancora manca all'appello. Le numerose risoluzioni di condanna dell'ONU nei confronti di Israele possono in fondo venire interpretati come una sostanziale abrogazione della risoluzione del 1948. Ma lasciamo parlare l’ambasciatore israeliano in Italia:
«CIÒ CHE CONTESTO nelle affermazioni del signor Dugard sono le sue tesi politiche precostituite, e una visione unilaterale dei diritti umani. Come se esistessero solo quelli dei palestinesi dimenticando che a migliaia di israeliani, donne, bambini, civili
inermi i terroristi hanno tolto il diritto più grande: quello alla vita». Così l’ambasciatore d’Israele Gideon Meir replica all’intervista all’Unità dell’inviato speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori John Dugard. «Hamas - afferma Meir - plaude alle parole di Dugard. Se avessi ricevuto io un consenso del genere non mi sentirei a mio agio».
«In Palestina vita più dura che con l’apartheid». Come ribatte alle affermazioni dell’inviato speciale dell’Onu?
«Ciò che contesto è il fatto che il signor Dugard abbia presentato un’agenda politica, andando ben oltre l’incarico da lui ricoperto. Avrei accettato che si fosse limitato a presentare dei fatti ma cosa c’entra con il suo incarico la richiesta di una uscita dell’Onu dal Quartetto per il Medio Oriente? E come è possibile che su 9 delibere prese nell’ultimo anno dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, 8 sono contro Israele? Come se non esistessero altri e più gravi problemi relativi ai diritti umani nel mondo, in Iran, in Darfour, in Birmania ... ma è Israele, l’unica democrazia nel Medio Oriente il problema del mondo... questo non è serio, questo è inaccettabile».
È proprio da chiedersi, come mai su 9 delibere sui diritti umani prese nell'ultimo anno 8 sono contro Israele. È una domanda oltremodo interessante, analoga forse alla impossibilità tutta ebraica di comprendere le ragioni di 3000 anni di antisemitismo di cui si sono resi responsabili tutti i popoli della terra e della storia, gli stessi oggi rappresentati all'ONU, dove 8 delibere su 9 sono di condanna ad israele, che una visione talmente unilaterale dei diritti umani da poterli violare impunemente tutte le volte che gli ritorna utile, ben certa grazie al potente alleato americano di non dover mai renderne conto o essere oggetti di quelle stesse sanzioni che con veemenza il governo israeliano e le code lobbistiche chiedono contro tutti i loro odiati e odiosi nemici.

2.Un commento “corretto” ed esilarante. - Fin dalle prime sue battute il commento dei nostri Corretti Informatori è esilarante nella sua ottusità faziosa. Ma lasciamo parlare i testi, ossia i Commentatori ed i Commentati. Diamo la precedenza ai Correttori:
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite [notoriamente un circolo delle partite a biscola di nessun conto,ˆ del quale fanno parte stati come Cuba, l’Arabia Saudita e la Cina [qualche miliarduccio di persone di cui non mette conto parlare], è notoriamente un'entità da farsa [e che dire del nostro Angelo deputato di un giorno con 1733 euro netti mensili di vitalizio? O non corrisponde al verità l’incredibile notizia-farsa? Non ho trovato ancora una doverosa smentita.] che si dedica in modo esclusivo alla messa in scena di un continuo processo contro Israele. [ma guarda un po’! E quando l’ONU votava la risoluzione per il riconoscimento dello stato di Isarele non si trattava allora di una farsa ben più grave e censurabile di quella che in nostro Pezzana intende fare?]
Non soddisfatte, le Nazioni Unite [notoriamente una banda di criminali assetati di sangue...israeliano!] hanno anche un "inviato speciale delle Nazioni Unite per la tutela dei diritti umani nei Territori palestinesi" [pure! roba da matti!], il signor John Dugard [e chi è mai? come si permette? Cosa sta facendo la Israel Lobby made USA? Perché non lo ha opportunamente contattato per fargli capire la “corretta” verità delle cose?! La Lobby americana non sa fare il suo lavoro. Moh, arrivo io!].
Non hanno ritenuto di inviare nessuno per tutelare i diritti umani degli israeliani minacciati dal terrorismo a Tel Aviv o ad Haifa, e Duggard non si preoccupa minimamente dei diritti umani degli israeliani di Ariel o Kiryat Arba, che pure vivono nei "Territori" [occupati si intende, anche se non è detto. Immaginiamo uno scassinatore che ci entra in casa e contro il quale non possiamo reagire per non scalfire i suoi “diritti umani”]. Sono "coloni" [lo hai detto, o Angelo sublime!], dunque bersagli legittimi [e lo ripeti pure].
Il razzismo [un razzismo targato Onu? Ha più senso la parola razzismo, come pure quella di antisemistismo, esiste poi un razzismo di matrice ebraica, il più antico razzismo del mondo?] implicito nel mandato di Dugard è pienamente rispecchiato dalle conclusioni cui è giunto, che definiscono "apartheid" le necessarie [nota bene: necessarie come potevano esserle quelle naziste e fasciste a difesa della razza ariana] misure di sicurezza [i nostri Corretti Informatori hanno il senso dell’eufemismo] adottate da Israele e stabiliscono che la "libertà di movimento" degli arabi [meglio tenerle in gabbia queste bestie feroci che ammazzano prima se stesse piuttosto che lasciarsi ridurre in cattività] vale molto di più del diritto alla vita degli ebrei. [La vita di un solo ebrei vale più di quella di tutti gli arabi messi insieme! Questo all’Onu proprio non lo vogliono capire. Sono duri di cervice] Vi è infatti, assicura Dugard, una "sproporzione" tra la minaccia delle stragi del terrorismo suicida [appunto se per disperazione ammazzano qualcuno incominciano da se stessi], o degli omicidi dei cecchini palestinesi, e "le restrizioni alla circolazione" imposte da Israele per difendersi. [da cosa? dalle legittime reazioni contro la conquista israeliana dei territori e la legittima riappropriazione di una Terra Promessa da un dio fazioso ed odiatore del restante genere umano quanto il suo popolo eletto. Bella combricola di Dio e Popolo, secondo le corrette ed angeliche vedute del Corretti]
Dugard riprende qui la felice formula dalemiana che come si vede è estendibile a qualsiasi azione israeliana, dalle eliminazioni mirate "dei palestinesi" alla barriera difensiva. Israele potrebbe avere l'approvazione dell'Onu soltanto se si offrisse inerme ai colpi dei suoi nemici.

Ovviamente Dugard non ha "alcun pregiudizio antisraeliano" e rigetta "con sdegno le accuse strumentali di antisemitismo". Il che dovrebbe bastare a chiudere la questione.
Si capisce che all' UNITA' vadano pazzi per un tipo così, che parla come D'Alema e risponde alle critiche come lui.
Il 17 ottobre gli dedicano quasi un'intera pagina, con un'intervista acritica di Umberto De Giovannangeli.

Ecco il testo:

UNA RICHIESTA che scatenerà polemiche: l’Onu si ritiri dal Quartetto per il Medio Oriente (Usa, Russia, Ue, Onu) nel caso in cui non vengano presi in maggiore considerazione i diritti umani dei palestinesi. Una richiesta tanto più significativa, e allarmante, per-
ché ad avanzarla è John Dugard, inviato speciale delle Nazioni Unite per la tutela dei diritti umani nei Territori palestinesi. Avvocato sudafricano, docente di Diritto internazionale, paladino della lotta all’apartheid, Dugard visita la Cisgiordania e Gaza da sette anni e redige i suoi dettagliati rapporti sulla situazione. «Dalla mia ultima visita - afferma - ho ricavato una impressione drammatica: nel popolo palestinese è diffuso un sentimento di disperazione causato dalla violazione dei diritti umani. Ogni volta che vado la situazione sembra essere ulteriormente peggiorata». Un peggioramento che investe sia la Cisgiordania che Gaza: «Gaza - sottolinea Dugard - è una prigione isolata dal mondo e Israele sembra averne buttato via le chiavi».
Professor Dugard, alla fine del mese lei presenterà il suo rapporto alle Nazioni Unite sullo stato dei diritti umani nei Territori. Qual è la situazione?
«Gravissima, direi disperata. Una percezione netta che ho maturato da una visione diretta della situazione. Ciò che più mi ha colpito è l’assenza di speranza del popolo palestinese. Tutti noi dovremmo interrogarci sulle ragioni di questo degrado».
Qual è la sua risposta?
«Non vi è dubbio che questa situazione di sofferenza e disperazione è frutto della violazione dei diritti umani e in particolare delle restrizioni israeliane alla libertà di movimento dei palestinesi».
Le autorità israeliane ribatterebbero che questa situazione è dovuta alla necessità di contrastare gli attacchi terroristici. I kamikaze palestinesi non sono certo un’invenzione israeliana.
«Non metto in discussione il diritto di Israele di difendere la sua sicurezza, ma ritengo che il governo israeliano continui a gestire la sua sicurezza con un uso sproporzionato della forza».
A cosa si riferisce in particolare?
«Penso ai centinaia di check-point che spezzano in mille frammenti territoriali la Cisgiordania, penso a Gaza, prigione a cielo aperto dove sopravvivono a stento un 1milione e 400 mila palestinesi. Sì, Gaza è una prigione della quale Israele sembra aver buttato via le chiavi».
Gaza, soprattutto dopo il colpo di mano militare di Hamas, molto si è detto e scritto. Meno della Cisgiordania. Lei l’ha visitata recentemente. Qual è la realtà che ha registrato sul campo?
«La Cisgiordania è oggi frammentata in quattro settori: il Nord (Jenin, Nablus e Tulkarem), il Centro (Ramallah), il Sud (Hebron) e Gerusalemme est che assomigliano sempre di più ai Bantustan del Sudafrica. Le restrizioni alla circolazione imposte da un rigido sistema di autorizzazioni, rinforzato da circa 520 check point e blocchi stradali, assomigliano al sistema del "lascia-passare" (in vigore nel Sudafrica dell’apartheid) applicato con una severità che va molto al di là…».
La sua è un’accusa molto grave, alla quale più volte in passato Israele ha ribattuto con durezza accusandola di forzature inaccettabili viziate da un evidente pregiudizio.
«Vede, io non ho alcun pregiudizio anti-israeliano e rigetto con sdegno le accuse strumentali di antisemitismo. I miei rapporti non hanno nulla di ideologico, essi sono basati su fatti circostanziati, su una documentazione ineccepibile. Israele rivendica la sua democrazia ma i principi su cui si fonda non valgono per la popolazione palestinese dei Territori. Con grande amarezza, mi creda, devo affermare che molti aspetti dell’occupazione israeliana superano quelli del regime di apartheid. Si pensi alla distruzione in larga scala da parte israeliana di case palestinesi, lo spianamento di terreni fertili, le incursioni e gli omicidi mirati dei palestinesi, per non parlare del muro eretto per l’80% in territorio palestinese. Il Muro è, attualmente, costruito in Cisgiordania e Gerusalemme est in maniera da inglobare la maggior parte delle colonie nella sua cinta. Inoltre, i tre grandi blocchi di insediamenti di Gush Etzion, Ma’aleh Adumim e Ariel dividono il territorio palestinese in enclave, distruggendo così l’integrità territoriale della Palestina. Tutto ciò, lo ribadisco, produce sofferenze, umiliazioni e, ed è quello che più mi ha colpito nella mia recente visita nei Territori, la perdita di speranza da parte del popolo palestinese. A tutto ciò va aggiunto che, di fatto, il popolo palestinese è sottoposto a sanzioni economiche, e ciò è il primo esempio di un simile trattamento applicato a un popolo occupato. Verso i palestinesi dei Territori, Israele non si comporta come una democrazia ma come una potenza colonizzatrice».
Dalla Cisgiordania a Gaza e allo scontro interno al campo palestinese. Uno scontro che aggiunge sofferenza a sofferenza. Qual è in proposito la sua valutazione?
«Se vuole sapere il mio modesto punto di vista, le dirò che a mio avviso la Comunità internazionale sta commettendo un errore gravissimo, che renderà ancor più ostica la ricerca di un accordo di pace con Israele».
Quale sarebbe questo errore?
«Aver deciso di appoggiare solo una fazione palestinese, quella del Fatah. Questo ruolo non compete all’Onu».
A fine mese lei illustrerà il suo rapporto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. A quale conclusione è giunto?
«Al segretario generale Ban Ki-moon chiederò di ritirare le Nazioni Unite dal quartetto, se il Quartetto dovesse fallire nel tentativo di avere la massima attenzione per la situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi».
Lei appare alquanto pessimista sulla possibilità di una svolta nella tutela dei diritti umani in Palestina. Perché?
«Perché sull’inazione del Quartetto in questo campo pesa l’influenza politica degli Stati Uniti. Una influenza negativa».
zzzzzzzzzzzzvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvddddddddddddddddddbbbbbbbbbbbbbbbbbbb


(segue)

Nessun commento: