lunedì 1 ottobre 2007

F. La Lobby: strutture, soggetti, strategie.

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Questo post sarà dedicato alla documentazione delle forme, delle strutture e delle manifestazioni di attività lobbistica volta ad influenzare, condizionare, intimidire le redazioni dei giornali o singoli giornalisti ovvero per colpire forme di dissenso politico o volte all’assurda pretesa di voler formare le coscienze, laddove noi riteniamo che la coscienza sia per natura libera e si spera spontaneamente orientata verso il bene e la giustizia. Pretendere di “formare le coscienze”, ovvero “formare gli insegnanti” perché questi a loro volta formino i loro studenti significa istituzionalizzare la peggiore e più capillare forma di totalitarismo. La libertà dell’uomo si misura nella sua autonoma capacità di fare il bene o il male, sperando che scelga di fare il bene. Voler imporre la scelta del bene significa che il male ha già trionfato, asservendo le coscienze. La scienza del bene e del male è poi estremamente complessa perché non è dato sapere con piena evidenza cosa sia il bene e cosa il male. Inoltre male e bene non possono essere sempre disgiunti con netta demarcazione l’uno dall’altro: il bene può anche contenere il male e viceversa. In realtà, si continua sulla folle strada del Tribunale di Norimberga che non concluse la guerra con trattati di pace, ma diede ai vincitori del momento la pretesa di potersi ergere a giudici dei vinti. Non prevalse la pietà ma l’eterno rancore e la perpetua inimicizia.

Versione 1.1
Status: 16.11.08
Sommario: 1. Il concetto di antisemitismo spiegato alla fondazione Camis de Fonseca. – 2. Tentativi di screditare l’ANSA. – 3.

1. Il concetto di antisemitismo spiegato alla fondazione Camis de Fonseca. – Riporto traendolo dal link un testo che si presta come documento di studio di un fenomeno quanto mai preoccupante. Ed intendiamo riferirci non all’antisemitismo, che per non oggi non esiste e del quale certo non ci siamo mai sognati neppure per un istante di fare pratica o apologia, ma all’operazione repressiva e mistificante che si nasconde dietro il pretesto della lotta all’antisemitismo. Per un verso si introducono forme di terrorismo ideologico e di censura delle opinioni, per l’altro una vera e propria persecuzione e repressione di ogni forma di dissenso politico che non abbia adeguata protezione negli apparati istituzionali. Basta restare fuori da un parlamento, magari a seguito di una riforma della legge elettorale che annulla le minoranze, per poi in un successivo passaggio criminalizzare le stesse minoranze, colpendole poi con la prigione e perfino la tortura. Guantanamo insegna. La trattazione che sotto commentiamo e critichiamo in forma forma interlineare al testo è stata tenuta in Torino presso la Fondazione Camis de Fonseca ed il mattino successivo anche in un aula universitaria gestita dal prof. Ugo Volli, noto per i suoi vivaci scontri con Gianni Vattimo, ora in pensione. Non so bene al momento cosa sia la Fondazione Camis de Fonseca, ma se ne può leggere lo statuto in rete. Non credo sia nuova a incontri come quello con la prof. Dina Porat.
Dal sito della FONDAZIONE CAMIS DE FONSECA l'intervento della Professoressa Dina Porat, Direttrice del Dipartimento di studi sull'antisemitismo e sul razzismo contemporaneo all'Università di Tel Aviv, tenuto all'Università di Torino il 7 novembre 2008, sul tema " Il Nuovo antisemitismo:
[Il cappello introduttivo del documento vero e proprio appartiene ai «Corretti Informatori». Da notare la dizione “dipartimento di studi sull’antisemitismo e sul razzismo contemporaneo”! Dovrebbero incominciare proprio da Israele, dal sionismo, dall’apartheid, da Gaza. Quando si dice che la menzogna si veste dell’apparenza della verità e della scienza. Sarebbe istruttivo dove esattamente in Torino il 7 di novembre 2008 si è tenuto un simile intervento. Cercheremo di scoprirlo. Ecco qualcosa abbiamo scoperto! Non con i potenti servizi del Mossad, che non abbiamo a nostra disposizione, ma il democraticissimo Google che a questo indirizzo ci fornisce le notizie che riportiamo di seguito: «Associazione Italia Israele di Torino – Giovedì 6 novembre 2008 ore 21,00 presso la Fondazione Camis de Fonseca – Via Pietro Micca, 15, scala sinistra 1° piano, per ricordare il pogrom nazista di settant’anni fa, l’Associazione Italia Israele di Torino, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, il Gruppo Sionistico Piemontese e con il patrocinio di Goethe-Institut Turin, Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, Assessorato alla Cultura della Provincia di Torino, Facoltà Lettere e filosofia Università di Torino ha organizzato una conferenza dal titolo “Kristallnacht: le reazioni di Eretz Israel e nel mondo ebraico” . Relatrice Dina Porat, docente all’Università di Tel Aviv – Dipartimento di Storia dell’Antisemitismo. L’iniziativa è coordinata insieme al “Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione (CIRCE) con il Professor Ugo Volli, docente di Filosofia della Comunicazione – Università di Torino. Venerdì 7 novembre 2008 ore 11,00 la Professoressa Dina PORAT incontrerà gli studenti dell’Università di Torino presso il Palazzetto Leonello Venturi Via Verdi, 25 - 1° piano - Aula 1». Chi ti compare? Ugo Volli! Eccola l’università di Torino rappresentata dagli stessi noti personaggi. Apprendo sopra dell’esistenza di un «Gruppo Sionistico Piemontese», un ossimoro. Pensavo che i sionisti stessero solo in Israele. Dunque, la nostra tesi di una “Israel lobby” ha una sua consistenza anche fisica.]
L’antisemitismo oggi, e con oggi intendo dal 2000 in poi, è diventato non solo un problema del mondo ebraico ma riguarda gran parte del mondo.
[E che vuol dire? Il senso logico è un po’ carente, ma non è difficile coglierne l’ispirazione e la parte pratica. Gran parte del mondo deve prestarsi a fare cià che la Fondazione Camis de Fonseca dice di fare, beninteso a tutto vantaggio di Israele ed a svantaggio di ben individuabile avversari, che non sono i legittimi avversari di Israele e della sua politica, ma devono apparire come gli avversari di “gran parte del mondo”.]
L’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa che conta 55 paesi membri, negli ultimi anni si è dedicata in modo particolare a questa tematica.
[Mi immaginavo sotto un’altra veste i problemi della sicurezza in Europa. Se questa organizzazione, l’OSCE, che conta ora 56 membri si occupa “in modo particolare” dei problemi sotto indicati, allora povera Europa! Non si è fatto l’esercito comune europeo, ma in compenso esiste l’OSCE! Ebbe forse il suo momento più importante ad Helsinki, ma ora non sembra più trovare una sua ragion d’essere. Se i temi sono quelli indicati da Dina Porot, saremo tutti più insicuri. Basterà uno starnuto per essere tacciati di antisemitismo. Chiaramente Israele e le comunità ebraiche vorranno la suprema giurisdizione su ciò che è oo non è antisemitismo. È chiaro il disegno politico che si cela dietro ciò che l’OSCE avrebbe deciso secondo quanto qui ci si viene a raccontare.]
Infatti sia durante la conferenza di Vienna nel 2003 che quella di Berlino nel 2004 si è affrontato il problema dell’antisemitismo decidendo, soprattutto durante la conferenza di Berlino, i passi necessari per combatterlo.
[Devo ammettere la mia ignoranza al riguardo: non conosco gli atti delle citate conferenze, non ho il tempo per procurarmele, non lo ritengo necessario. In ogni non non presto credito alla prof. Dina Porat e considero qui solo ciò che si può attribuire a lei stessa, in quanto agente del governo israeliano, attivo in una guerra di occupazione coloniale e ripetutamente condannato dall’ONU per violazione dei diritti umani]
Si è così delineata una linea d’azione che si può riassumere in tre punti:

Definire che cos’è l’antisemitismo
[In effetti, è un nodo problematico. Ritengo che oggi non esista nessuna forma di antisemitisco riconducibile al fenomeno indicato con questo nome fra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX. Si trattava in parte di un fenomeno connesso ai nazionalismi ed in parte alla carente assimilazione dell’ebraismo nelle società europei sorte sul modello dello stato di diritto delineatosi con la rivoluzione francese. Una persuasiva spiegazione del fenomeno la si trova in una fonte ebraica, cioè il recente libro di Shlomo Sand sul sorgere ed affermarsi del sionismo nel contesto del nazionalismo europeo. Ritengo che la nozione odierna, dopo il 2000 – come dice la Porot – sia in realta una nozione strumentale allo scopo di reprimere minoranze e forme di dissenso, ma anche per prevenire un più ampio revisionismo storico che finirebbe per demolire l’impianto delle narrazione storiche ufficiali. L’OSCE non è certo una conferenza di studi storici. Non è un simile organismo che possa trattare la definizione di ciò che l’antisemitismo più di quanto non sia in grado di dare una cura per sconfiggere il cancro o altre malattie ancora inguaribili.]
Legiferare contro l’antisemitismo
[Ciò non ha nulla a che fare con i problemi della sicurezza europea e della difesa comune. La legislazione è di competenza dei singoli stati che hanno come loro primo vincolo la costituzione dello stato, quindi le grandi convenzioni internazionali sui diritti, ma non raccomandazioni generiche ed ambigue da un organo improprio come l’OSCE.]

Attuare le leggi contro l’antisemitismo
[A maggior ragione l’attuazione di qualsiasi legge compete ai singoli stati, a meno che non si ipotizzi la creazione di una sorta di Santa Alleanza, il cui statuto verrebe ad essere alquanto generico ed inconsistente rispetto alle finalità politiche stabilite con il Congresso di Vienna nel 1815]
Lo sforzo maggiore a livello politico internazionale è stato quello di trovare una definizione di antisemitismo, anche con l’aiuto di esperti ed accademici. La conferenza di Cordoba del 2005 ha consolidato la definizione elaborata negli anni precedenti. Inoltre durante l’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York nel dicembre del 2005 si è stabilito di commemorare le vittime della Shoah il 27 gennaio di ogni anno (in Italia è il Giorno della Memoria).
Negli anni recenti si ritiene che il problema dell’antisemitismo non è più solo una questione che riguarda la comunità ebraica, ma si riflette anche in Europa e sulla comunità internazionale.
Il motivo di questo cambiamento nasce dai problemi che i paesi europei e il nord America stanno affrontando con le minoranze etniche e religiose e con gli immigrati. Se la comunità internazionale ha già questi problemi con altre realtà, perché il suo sforzo si concentra inizialmente al problema dell’antisemitismo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo definire che cosa è il nuovo antisemitismo, infatti dal 2000 non si parla più di antisemitismo, ma di “nuovo antisemitismo”.
Dal punto di vista storico è incominciato nell’ottobre del 2000 in Medio Oriente con l’Intifada, ma nello stesso periodo in Europa e soprattutto in Francia si sono verificati attacchi contro ebrei e sinagoghe. Il fenomeno si è poi acuito con la conferenza di Durban del 2001, e due giorni dopo la fine della conferenza c’è stato l’attacco alle torri gemelle.
Dal punto di vista geografico il nuovo antisemitismo si esprime soprattutto nel mondo democratico in Europa occidentale e in nord America, mentre prima era concentrato in Russia, America latina e paesi arabi. Assistiamo quindi a uno spostamento geografico.
Si è evidenziata anche una differenza nel tipo di attacchi dalla fine degli anni 90. Prima gli attacchi erano almeno al 60% violazioni di cimiteri, dall’inizio del 2000 gli attacchi si sono rivolti alle sinagoghe (60 sinagoghe in poche settimane in Francia), e dal 2003 in poi le violenze si sono rivolte verso le persone, anche se continuano sporadiche violenze verso le sinagoghe.
Un altro cambiamento nel nuovo antisemitismo è l’identità di coloro che attuano gli attacchi. Nella metà degli anni 90 erano aderenti a movimenti dell’estrema destra (che continuano ancora oggi con attacchi verso le sinagoghe, soprattutto in Germania). Ma oggi sono principalmente immigrati mussulmani di prima e seconda generazione. Le violenze sono di tipo verbale e visivo da parte delle comunità locali di estrema sinistra; caratteristiche queste che portano a chiamare l’antisemitismo attuale “nuovo”. Le differenze quindi sono la data d’inizio, le aree geografiche di violenza e gli attori sociali
Il nuovo antisemitismo si identifica spesso con l’antisionismo. Ma quali sono i motivi? Che cosa è successo dall’inizio del nuovo millennio che porta alla nascita del nuovo antisemitismo? Sostengo che il nuovo antisemitismo sia nato nel momento in cui si sono creati dei punti di contatto tra le necessità degli immigrati di prima e seconda generazione e l’estrema sinistra. Questi punti di contatto tra i due gruppi sono di tipo sociale, finanziario e politico e si possono individuare in due fenomeni: la globalizzazione e i sentimenti anti americani.

La Globalizzazione
La sinistra è contro la globalizzazione, contro i grandi poteri delle banche e delle multi nazionali, per contro è a favore delle piccole imprese. Quindi è vicina al mondo degli immigrati mussulmani che vedono la globalizzazione come un attacco contro la tradizione, e si sentono inadeguati rispetto alla modernizzazione del mondo e sono quindi anti globalizzazione.
Globalizzazione e anti-semitismo, la connessione è stata creata automaticamente sfruttando lo stereotipo dell’ebreo ricco che si ritiene star dietro la globalizzazione, che è proprietario di banche e aziende. Si ritiene che gli Ebrei traggano vantaggio dalla globalizzazione: ecco il legame con l’antisemitismo.
Le ondate di immigrazione hanno creato problemi tra comunità locali e immigrati. Le ondate prodotte dalla globalizzazione si riversano dal sud verso il nord del mondo, in modo particolare verso l’Europa e il nord America. Chi ritiene che gli Ebrei stiano dietro alla globalizzazione riesce in questo modo ad accusarli anche di stare dietro all’immigrazione e di trarne vantaggio.

I Sentimenti Anti-Americani
Non so ora con l’elezione di Barak Hussein Obama, ma negli anni scorsi i sentimenti anti americani sono stati forti nella sinistra europea, nei paesi arabi mussulmani e nei gruppi di immigrati. Gli USA venivano visti come il forte potere occidentale moderno, come una minaccia ai paesi tradizionalisti ancora più forte dopo l’attacco alle torri gemelle. Anche in questo caso gli Ebrei sono visti come sostenitori degli USA. La sinistra è anti-fascista e anti-colonialista come gli immigrati che sono stati colonizzati e che ne risentono ancora oggi a causa della loro situazione di povertà. Il colonialismo è considerato una conseguenza dei regimi “fascisti”.

In Europa ci sono molti milioni di immigrati, circa 20 milioni di immigrati mussulmani, senza contare gli altri. Il problema per loro è quello dell’integrazione. La domanda è integrarsi perdendo parte della proprio identità, oppure no. La Francia è l’esempio ideale in quanto stato laico e secolare che cerca l’integrazione dell’immigrato nella società europea. Ma anche qui vi sono enormi problemi tra immigrati e comunità locali e la tensione ricade ancora sulla testa delle comunità ebraiche viste come integrate, come minoranze che ce l’hanno fatta mentre gli altri no. Per questo gli Ebrei divengono spesso oggetto della rabbia degli immigrati.

Teniamo presente che molte ONG sono sostenitori della sinistra, con cui hanno in comune le seguenti caratteristiche:
anti globalizzazione
anti Americanismo
anti fascismo
anti colonialismo
anti nazionalismo
internazionalismo

Spesso le ONG sono anche contro Israele e gli Ebrei, accusati di essere conservatori, con uno stato nazionale obsoleto che tende al passato e non all’internazionalismo.
In altre parole l’antisemitismo è stato collegato con il Medio Oriente e le tensioni che vi esistono; quindi secondo questa mentalità le radici dell’antisemitismo sono in Medio Oriente.
Ma se si guarda accuratamente le motivazioni sono molto diverse. La ragione principale non è il Medio Oriente, che al massimo rappresenta il fiammifero che accende il fuoco, mentre la legna che arde sono i problemi con gli immigrati in Europa e le tensioni sociali.
La sinistra tende ad occuparsi dei bisognosi, ha molti punti di contatto con gli immigrati che sono i bisognosi della società.
Quando antisemitismo e antisionismo si sono legati? La politica in Medio Oriente non può essere presa come scusa per l’antisemitismo. L’antisionismo e l’antisemitismo hanno un legame che è stato analizzato e del quale si è detto: non si può essere contro un movimento o un entità nazionale e negare il suo diritto a sopravvivere. Ogni nazione ha diritto al proprio movimento nazionale e a un’identità nazionale, attaccare questo diritto è una forma di antisemitismo, cioè un atto di discriminazione.
Le ragioni dell’antisemitismo sono radicati in Europa nel contesto della società politica. Le europee temono che l’antisemitismo possa rappresentare solo l’inizio di un movimento contro altre minoranze, che possa svilupparsi nei confronti dei Rom o dei lavoratori stranieri immigrati.

L’antisemitismo è un problema cruciale perché rappresenta il primo rilevatore di un problema più grave causato dalle tensioni sociali nei nostri paesi. Gli scontri del 2007 in Francia hanno destato la preoccupazione delle organizzazioni internazionali e l’Europa deve capire che cosa sia l’antisemitismo e legiferare per evitare l’inizio di altri problemi.
Vi è necessità di lavorare insieme alle organizzazioni internazionali da parte delle comunità ebraiche cercando di cooperare senza confinarsi. E’ importante questa collaborazione per contenere e limitare il fenomeno.

2. Tentativi di screditare l’ANSA. – L’Ansa è una delle più note e accreditate Agenzie di stampa che riferisce notizie succinte sui fatti. Le note di agenzie arrivano ai quotidiani, dove i giornalisti redigono poi le notizie amplificandole con altre fonti o con propri commenti e interpretazioni. Le note di agenzie dell’Ansa sono spesso implacabili e non consentono manipolazioni sui fatti. La manipolazione non è il loro scopo, che è invece quello di fornire la notizia stessa nel tempo più breve possibile. Ogni volta che la nota di agenzia non depone favorevolmente per Israele i «Corretti Informatori» tentano di screditare la nota, immaginando una contraddittorietà interna che è invece quasi sempre nella loro testa e nella loro disonestà. Daremo qui di seguito una silloge di questi casi, attingendo alla stessa IC e senza verifica diretta sulla fonte:

1.
ANSA: «Esplosione vicino a Beit Hanoun per un raid aereo»
a.

» 2008-11-15 15:21
Gaza: uccisi 2 militanti palestinesi
Esplosione vicino a Beit Hanoun per un raid aereo
(ANSA) - GAZA, 15 NOV - Una esplosione ha provocato la morte di due militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito fonti mediche. L’esplosione è avvenuta vicino a Beit Hanoun ed è stata causata da un raid aereo israeliano. I due uccisi - ma altri parlaano di un morto e un ferito - si stavano preparando a lanciare un razzo contro il territorio israeliano. Fonti militari israeliane hanno smentito che vi sia stato un raid aereo e non si esclude che l'esplosione sia accidentale.

b.
La “critica” di IC

Questo lancio ANSA del 15/11/2008 va letto con attenzione, forse nemmeno una volta sola. E' un tale pasticcio di informazioni contradditorie che viene da chiedersi se ANSA sia una agenzia che fa informazione. Quel che è sicuro è la parte che privilegia. Pur scrivendo che è possibile che l'eplosione sia stata causata dagli stessi "militanti", nel titolo ne attribuisce la responsabilità al "raid aereo". Incredibile !

c.
Nostre deduzioni

La nota di agenzia è limpida e non lascia dubbi sull’accaduto: due morti palestinesi nella Striscia di Gaza. È questo decisamente l’aspetto più rilevante della notizia. I due palestinesi non sono morti a causa di un raffreddore. Almeno così hanno accertato i medici. Dunque la notizia parte dal referto medico. Quindi oltre alla data si riferisce il luogo in cui la morte è avvenuta. In ultimo viene l’indicazione della causa che in Italia in genere è attribuita ad un’inchiesta della magistratura. In zona di guerra è un po’ troppo aspettarsi questa procedura. Sistematicamente Israele nega le morti da essa causate, ne riduce la portata, esprime “rammarico” quando non può negare l’evidenza. Se vogliamo cercare l’inverosimiglianza e la contradditorietà negli stessi IC è la pretesa che per un verso i palestinesi stiano a lanciare missili Kassam (poco più che biscottini) dalla mattina alla sera e rimangano sempre così inesperti nel loro uso da lasciarseli scoppiare fra le mani. Insomma, i due morti palestinesi si sono ammazzati da soli e il raid israeliano non c’entra nulla. Parola dei sionisti piemontesi che stavano a Torino mentre i fatti succedevano in Palestina. L’immagine della donna che piange è di una comparsa di Cinecittà.








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