mercoledì 3 ottobre 2007

Monitoraggio di ”Informazione Corretta”: K. La questione palestinese

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Il conflitto israelo-palestinese dura da almeno 60 anni. Da parte ebraico-sionista si tenta di negare il concetto stesso di Palestina, di popolo palestinese, di palestinese e si pratica la politica del fatto compito. Ma una questione palestinese esiste. Possiamo riassumerla nei termini che seguono: là dove prima vivevano i palestinesi sono venuti coloni ebrei che li hanno cacciati ed hanno detto: “Questa terra è nostra”. La tesi dei due stati due popoli è ambigua ed ingannevole, ma intanto serve per condurre l’occupazione illegale, la pulizia etnica, il genocido. La tesi dello stato unico con il “diritto al ritorno” non degli ebrei sparsi per il mondo, ma dei profughi palestinesi è respinta come la morte dallo Stato di Israele che tiene alla sua natura ebraica, razziale, razzista. Tutto si regge sulla capacità di resistenza delle vittime palestinesi, ma la loro resistenza è infangata e delegittimata come “terrorismo”, il che significa se mi lanci una bomba a mano io ho diritto di scatenarti addosso tutto il mio superiore potenziale militare.

Versione 1.7
Status: 1.12.08
Sommario: 1. La liberazione di 1000 palestinesi in cambio del caporale Shalit. – 2. Il fallimento del piano Quisling. – 3. Meglio non fidarsi del riassunto stampa. – 4. Neppure rispetto per i morti. – 5. La rottura delle trattative fra Hamas e al Fatah al Cairo. – 6. L’emergenza umanitaria e il rigetto delle responsabilità. – 7. Una nave libica con aiuti umanitari fermata davanti a Gaza. –

1. La liberazione di 1000 palestinesi in cambio del caporale Shalit. – Abbiamo avuto altre volte la netta impressione che per gli israeliani la vita di un ebreo vale quella di 1000 palestinesi o arabi. Non credo che si tratti di esagerazione, anche se è difficile un calcolo matematico. Si può fare una stima calcolando il numero dei morti ebrei e quello dei morti palestinesi o arabi, spesso vittime di rappresaglia. Non parrà un’esagerazione. Gli stessi palestinesi – a giudicare dalla notizia che si legge nel link – devono aver fatto lo stesso calcolo e dunque chiedono la liberazione di 1000 palestinesi (vivi e vitali) per quella del solo caporale Shamit: una vita ebrea (si badi: non semplicemente israeliana ché astrattamente israeliani sarebbero anche gli arabi con cittadinanza israeliana) val bene quella di 1000 palestinesi. Guardando da lontano ciò che impressiona è un così alto numero di prigionieri palestinesi, cioè nelle carceri israeliane, chè tutto Gaza si può considerare un grande campo di prigionia. Naturalmente, sono prigionieri “politici”, colpevoli di essere stato cacciati dalle loro case e dai loro villaggi e di essere sopravvissuti a pulizie etniche e guerre varie oltre che a una vita di stenti, di fame, di malattie.

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2. Il fallimento del piano Quisling. – È inutile aspettarsi da Davide Frattini un’informazione che faccia capire cosa succede, il processo in atto. Anche a rischio di sbagliare dobbiamo aiutarci con i nostri mezzi sulla base di un’informazione frammentaria e distorta. Fin dagli albori della storia di Israele un ceto politico ben preparato al perseguimento dei suoi obiettivi ha sempre applicato l’antica efficace massima del divide et impera. I media danno poca o nessuna copertura ad una notizia vera, e cioè che a suo tempo Fatah aveva tentato di disarmare Hamas con un vero e proprio colpo di stato. I mezzi militari erano stati forniti da Israele e dagli USA. Hamas se ne accorta in tempo ed ha sventato il piano. Da allora è un continuo susseguirsi di tentativi con cui artificialmente si tenta di far prevalere Abu Mazen su tutti i palestinesi per poi poter fare il cosiddetto “processo di pace”, cioè la definitiva cancellazione dei palestinesi. È questa la partita che si sta giocando sotto i nostri occhi e che in articoli come quelli di David Frattini viene sistematicamente distorta. La verità la si può tuttavia cogliere per piccoli indizi e da una condotta genocida che Israele persegue costantemente. Dal peloso commento dei «Corretti Informatori» si può capire quali siano i desiderata e per chi facciano il tifo e cosa si aspettano. In casi come questi è migliore giornalismo la cruda cronaca dei fatti.

3. Meglio non fidarsi del riassunto stampa. – Forse riesce troppo faticoso ai “Corretti Informatori” fare un copia e incolla dal “Messaggero”. Sostituiscono ormai abitualmente la lettura diretta del testo con un loro “corretto” riassunto stampa. Sapendo quanto possiamo fidarci preferiamo riportare direttamente il breve testo scorrettamente citato:
Da “Il Messaggero” del 4 agosto 2008, p. 17
GAZA - Sono stati fatti ritornare a Gaza 32 dei circa 180 palestinesi membri di Al Fatah che, nella notte di sabato, avevano chiesto e ottenuto rifugio in Israele a causa di sanguinosi scontri con le milizie di Hamas. La decisione di far entrare in territorio israeliano i fuggiaschi palestinesi era stata necessaria «per motivi umanitari». Quella di rinviare a Gaza una trentina di loro è stata un’iniziativa -così ha informato un responsabile israeliano - presa a seguito della richiesta avanzata dal presidente palestinese Abu Mazen. Umiliati, occhi bendati, mani legate dietro la schiena, in slip, i palestinesi fuggiaschi, tutti membri del clan Hilles, legato ad Al Fatah, sono stati fatti passare il confine con Gaza, dove sono stati presi in consegna e imprigionati dai miliziani di Hamas. Quelli che «non si sono resi responabili di atti criminali saranno rilasciati, gli altri processati», ha informato un responsabile di Hamas. I membri di Al Fatah feriti (una dozzina), continueranno invece a essere curati in ospedali israeliani. Gli altri saranno probabilmente inviati in Cisgiordania secondo la richiesta di Abu Mazen.
Di fronte a fatti così complessi e lontani la prudenza è d’obbligo. In mancanza di una più persuasiva spiegazione, mi attengo all’ipotesi del piano Quisling. Ed in effetti gli interventi di Abu Mazen su Israele e la relativa risposta sembrano offrire elementi concordanti. È comunque una storia assai triste per il popolo palestinese. Che comunque in questa vicenda la parte di Israele sia quella di chi fa un “gesto umanitario” è cosa per l’appunto da mettere fra virgolette.

4. Neppure rispetto per i morti. – Il libro di Ilan Pappe sulla “pulizia etnica” del 1948 non lascia scampo in ordine a ciò che avvenne. Centinaia di villaggi e case furono distrutte, fra cui quella del poeta palestinese di cui è data notizia della morte. I propagandisti di Israele insistono in una assurda favola degna di Fedro: quella del lupo e dell'agnello, colpevole ora di aver sporcata l'acqua, ora di non esser nato all’epoca dei fatti contestati. L’occupazione e la colonizzazione sionista della Palestina è una ovvietà assoluta che non può essere contraddetta da nessuna teoria della provocazione, della aggressione preventiva e illegale spacciata per difesa legittima o diritto all’esistenza. Assurdità che siamo stanchi di rilevare.

5. La rottura delle trattative fra Hamas e al Fatah al Cairo. – Nel “riassunto stampa” si può comprendere soltanto il livore dei sionisti nostrani per una situazione che ritorna in alto mare. Per quanto ne posso capire e sono portato a credere Abu Mazen è ormai un collaborazionista assodato. La politica torna alle armi. Indubbiamente Israele ha una maggiore potenza di fuoco, ma se i palestinesi vorranno tutti quanti come un sol uomo resistere, i suoi nemici non hanno scelta: quell’«Olocausto» di vittime sacrificali che è ormai diventata l’orrida essenza dell’ebraismo dominante. Qualcuno spera in una nuova politica da parte di Obama e degli Usa, senza la cui potenza Israele avrebbe il fiato corto. Per sapere quale tragica realtà ci offrirà il prossimo futuro non resta che aspettare.

6. L’emergenza umanitaria ed il rigetto delle responsabilità. – È il classico ritornello: in Gaza è emergenza umanitaria ed il governo sionista insieme con i loro propagandusti sparsi per il mondo dicono che la colpa è delle vittime aggrediti e sottoposto a blocco totale con il mondo esterno. È un lento e costante genocidio che dura da almeno 60 anni. Il tutto si regge con una propaganda mirata e con la complicità di potente alleati. Ogni tanto qualcosa scricchiola e diventa difficile nascondere una verità che in nulla è inferiore ai crimini attribuiti al nazismo.

7. Una nave libica con aiuti umanitari fermata davanti a Gaza. – Le navi che erano partite da Cipro per portare aiuti umanitari a Gaza avevano fatto sperare che si potesse ripetere la forzatura dell’embargo. Che l’intenzione qui fosse quella di affamare la popolazione palestinese pare ovvia. Se si temevano la presenza di armi a bordo delle navi, bastava chiedere o offrire un’ispezione a bordo. Le “corrette” bugie hanno le gambe ultracorte. Ma la storia non dovrebbe finire qui.


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