giovedì 29 settembre 2011

Discorsi tratti dalla 66esima Assemblea Generale dell’Onu - 1. Iran: Un nuovo modo di concepire le relazioni fra gli Stati del Mondo

Nei giorni appena trascorsi, i riflettori del mondo erano puntati sulla molto attesa 66esima Assemblea Generale dell’ONU, iniziata il 21 settembre 2011. Nonostante la sessione avesse per tema ufficiale “Il ruolo della mediazione nella risoluzione pacifica delle controversie”, quest'anno le aspettative sono tutte incentrate sulla richiesta ufficiale della Palestina per il riconoscimento come 194esimo Stato Membro della comunità delle Nazioni Unite.

Nell’assistere in diretta ai lavori dell’Assemblea, visibili in streaming sul sito dell’ONU, abbiamo individuato alcuni tra i discorsi pronunciati dai capi di stato e funzionari dei 193 paesi membri come particolarmente rappresentativi e di grande ispirazione per la tematica della Giustizia per i popoli.

Per primo pubblichiamo la traduzione del discorso che più di qualunque altro affrontava il tema scottante della necessità di rivoluzionare e riformare la struttura interna dell’ONU ai fini di una gestione più democratica che garantisca pari dignità e peso decisionale a tutti i paesi membri.

Il discorso pubblicato di seguito è un appello alla difesa dei valori universali dell’uomo e viene espresso con sentimenti di profondo rispetto per le nazioni che compongono la comunità internazionale. 

In realtà, il contenuto del discorso potrebbe essere il frutto del pensiero di qualunque leader ispirato che abbia a cuore la sorte della società umana e la causa della giustizia per i popoli. Per questo motivo abbiamo pensato di attribuire al discorso un carattere di considerazione universale, collocando il nome dell’autore e relatore solo in calce al testo, attutendo così la prevenzione che sempre il suo nome suscita, grazie ad una campagna di stampa interessata ed i cui committenti ed ispiratori sono ben noti ad ognuno. Noi stiamo alla lettera ed allo spirito del discorso nonché all’oggettiva del fatti richiamati nel discorso stesso, il cui autore potrebbe essere ognuno che abbia a cuore la giustizia e la pace fra i popoli. Seguiremo gli stessi criteri redazionali per altri discorsi pronunciati e da noi scelti.

Successivamente, in post separato, presenteremo i commenti e le analisi di alcuni esperti in merito al discorso in oggetto e ad alcune vicende che si sono verificate in sala durante la pronuncia del discorso.

Come evidenzia il titolo di questo post, abbiamo dato al discorso in basso il titolo redazionale:


Un nuovo modo di concepire le relazioni 
fra gli Stati del Mondo

Sig. Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

Sono grato a Dio Onnipotente per avermi concesso, ancora una volta, l’opportunità di comparire di fronte questa Assemblea mondiale. Ho il piacere di esprimere i miei sinceri ringraziamenti a S.E. Joseph Deiss, presidente della 65esima sessione, per l'impegno straordinario durante il suo mandato. Inoltre vorrei congratulare S.E Nassir Abdulaziz AI-Nasser per la sua presidenza della 66esima sessione dell’Assemblea Generale, augurandogli il successo auspicato.

Permettetemi di cogliere l’opportunità per rendere omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita durante l’anno trascorso, e in particolare alle vittime della tragica carestia in Somalia  e della devastante inondazione in Pakistan, e specialmente alla popolazione del Giappone, vittima del terribile terremoto con conseguente esplosione nella centrale nucleare. Esorto tutti ad intensificare gli aiuti e l’assistenza per le popolazioni in questi paesi.

In questi anni ho spesso parlato di questioni di ordine globale e della necessità di introdurre modifiche fondamentali nell’ordine internazionale attuale.

Oggi, tenendo conto dei recenti sviluppi internazionali, vorrei provare ad analizzare la situazione attuale da un’angolazione diversa.

Come tutti sapete, il dominio e la superiorità degli esseri umani sulle altre creature è parte integrante del patrimonio naturale e della realtà del genere umano, che è dono e manifestazione dello spirito divino e viene  espresso tra l’altro per mezzo di

- fede in Dio, che è l’architetto e creatore dell’universo intero;

- compassione per il prossimo, generosità, ricerca della giustizia, integrità nella parola e nei fatti;

- ricerca della dignità per raggiungere le vette della perfezione; l’aspirazione ad elevare il proprio status materiale e spirituale; il raggiungimento della libertà;

- sfidare l’oppressione, la corruzione e la discriminazione in solidarietà con gli oppressi;

- perseguire la felicità, la prosperità e la sicurezza per tutti.

Queste sono alcune delle manifestazioni di qualità umane e divine allo stesso tempo, che fanno parte delle aspirazioni storiche dell’uomo, riflesse nel nostro patrimonio artistico e letterario – sia nella prosa che nella poesia – e nei movimenti socio-culturali e politici degli uomini nel corso della storia.

Tutti i profeti divini e riformatori sociali hanno invitato gli esseri umani a seguire questo sentiero virtuoso.

Dio ha dato la dignità all’uomo, elevando il suo status a ruolo di suo successore sulla Terra.

Cari colleghi e amici

E’ chiaro ai nostri occhi che, malgrado i raggiungimenti storici, compresa l’istituzione delle Nazioni Unite, che è il prodotto di lotte e sforzi instancabili di liberi pensatori e difensori della giustizia come anche della cooperazione internazionale, le società umane sono lungi dall’avere realizzato le proprie aspirazioni.

Le nazioni, in maggioranza, sono infelici per come vanno le cose sul piano internazionale. Malgrado gli sforzi e le aspirazioni generali per promuovere la pace, il progresso e  la fratellanza, ci sono guerre, genocidi, povertà dilagante, e crisi politiche e socio-economiche che continuano a offendere i diritti e la sovranità delle nazioni, provocando danni irreparabili ovunque nel mondo.

Circa 3 miliardi di persone nel mondo vivono con meno di 2,5 dollari al giorno.

Oltre un miliardo di persone non ha accesso ad un pasto al giorno!

Il 40% delle popolazioni, le più povere, condivide solo il 5% del reddito globale, mentre il 20% più ricco riceve il 75% del reddito globale.

Oltre 20.000 bambini indigenti e innocenti nel mondo muoiono ogni giorno a causa della povertà.

Negli Stati Uniti, l’80% delle risorse finanziarie sono controllate dal 10% della popolazione, mentre solo il 20% appartiene al 90% della popolazione.

Quali sono le cause e ragioni alla base di queste disparità e diseguaglianze? Come porre rimedio a tale ingiustizia?

I governanti nelle sfere della gestione globale separano la vita sociale dall’etica e dalla spiritualità, attribuendo la situazione al volere divino, o alla vulnerabilità delle nazioni o alla cattiva gestione di alcuni gruppi o individui. Sostengono che solo i loro punti di vista e approcci possono salvare la società degli uomini.

Cari colleghi e amici

Non pensate che la causa principale dei problemi  risieda nell’ordine internazionale in vigore o nel modo in cui il mondo è governato? Vorrei attirare la vostra attenzione sui seguenti interrogativi:

- Chi ha rapito con la forza decine di milioni di persone dalle proprie terre in Africa e in altre regioni del mondo durante l’oscuro periodo dello schiavismo, facendole vittime della propria avidità materialistica?

- Chi ha imposto il colonialismo sul mondo per oltre quattro secoli?

- Chi ha occupato terre e saccheggiato a tappeto le risorse di altre nazioni, distrutto talenti, e alienato le lingue, culture e identità di altre nazioni?

- Chi ha scatenato la prima e la seconda guerra mondiale, che ha provocato 70 milioni di morti e centinaia di milioni di feriti e mutilati e senzatetto?

- Chi ha fatto la guerra in Corea e Vietnam?

- Chi ha imposto, per mezzo di inganni e ipocrisia, il sionismo e oltre 60 anni di guerra, profughi, terrore e uccisioni di massa sul Popolo Palestinese e sulle nazioni della regione?

- Chi ha imposto e appoggiato per decenni dittature militari e regimi totalitari in Asia, Africa e America
Latina?

- Chi ha usato le bombe nucleari contro popolazioni indifese, e ha ammassato migliaia di testate nucleari nei propri arsenali?

- Quali economie si basano sull’intraprendere guerre e vendere armi?

- Chi ha provocato e incoraggiato Saddam Hussein a invadere l’Iran e imporre otto anni di guerra, e chi lo ha assistito e dotato di armi chimiche contro il popolo iraniano?

- Chi ha usato il misterioso evento dell’11 Settembre come pretesto per attaccare l’Iraq e l’Afghanistan, uccidendo, mutilando e creando milioni di profughi in due nazioni con l’obiettivo finale di dominare il Medio Oriente e le sue riserve di petrolio?

- Chi ha reso nullo il sistema monetario Bretton Woods stampando trilioni di dollari senza l’equivalente in riserve di oro o altra valuta? Una mossa che ha provocato l’inflazione ovunque nel mondo e che ha lo scopo di saccheggiare le economie di altre nazioni.

- In quale paese le spese militari annue eccedono mille miliardi di dollari, che superano l’insieme del budget militare di tutte le altre nazioni del mondo messe insieme?

- Quali sono i governi più indebitati del mondo?

- Chi domina le istituzioni preposte alle politiche economiche mondiali?

- Chi sono i responsabili della recessione economica mondiale e stanno imponendo le conseguenze sui popoli dell’America, dell’Europa e del mondo in generale?

- Quali governi sono sempre pronti a sganciare migliaia di bombe su altre nazioni, ma esitano quando si tratta di soccorrere i popoli colpiti da carestie come la Somalia e altri paesi? 

- Chi sono coloro che dominano il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ufficialmente avrebbe la responsabilità di salvaguardare la sicurezza internazionale?

Ci sarebbero altre decine di interrogativi analoghi da porre.

Ovviamente le risposte sono note.

- Le nazioni e i governi del mondo, nella maggioranza, non hanno avuto alcun ruolo nella creazione dell’attuale crisi globale, e in effetti sono loro stessi vittime di tali pratiche viziose.

- E’ chiaro come la luce del giorno che sono gli stessi padroni schiavisti e le stesse potenze coloniali responsabili dell’istigazione ai due conflitti mondiali ad avere causato da allora enormi sofferenze con effetti di vasta portata sul globo intero.

Cari colleghi e amici

Queste potenze arroganti hanno davvero la competenza e capacità di gestire e governare il mondo?

E’ accettabile che si definiscano l’unico difensore della libertà, della democrazia, dei diritti umani – mentre allo stesso tempo attaccano e occupano militarmente altri paesi?

Davvero pensiamo che il fiore della democrazia possa germogliare dai missili, dalle bombe, dai fucili della NATO?

Signore e Signori

Se alcuni paesi europei ancora oggi usano l’Olocausto, dopo sei decenni, come pretesto per pagare una penale o un riscatto ai sionisti, non dovrebbe esserci l’obbligo da parte dei padroni schiavisti e delle potenze coloniali di pagare somme di risarcimento alle nazioni danneggiate?

Se davvero le perdite di vite umane e i danni inflitti durante il periodo della schiavitù e del colonialismo fossero risarciti con somme compensatorie, che ne sarebbe delle potenze politiche degli Stati Uniti e dell’Europa e delle loro manipolazioni dietro le quinte? Rimarrebbero ancora le disparità tra i Nord e i Sud del mondo?

Se anche solo la metà delle spese militari degli Stati Uniti e dei suoi alleati nella NATO fosse invece impiegata per risolvere i problemi economici dei rispettivi paesi, ci sarebbero ancora i sintomi di una crisi economica?

E cosa succederebbe se la stessa somma fosse devoluta alle nazioni povere?

Cosa giustifica la presenza di centinaia di basi militari e basi di spionaggio USA nelle diverse parti del mondo, compreso 268 basi in Germania, 124 in Giappone, 87 nella Corea del Sud, 83 in Italia (*), 45 in Gran Bretagna e 21 in Portogallo?

Cos’è questa se non occupazione militare?

E le bombe presenti in queste basi non costituiscono forse una minaccia per la sicurezza di altre nazioni?

Signore e Signori

L’aspetto principale qui è la ricerca delle cause principali, identificando le motivazioni di questi poteri. 

Un’associazione di individui in contraddizione con i credi umani più profondi, che non professano alcuna fede, né in Dio né nel cammino indicato dai profeti, sostituiscono i valori divini con la brama di potere e conquiste materiali.

Per loro contano solo potere e ricchezza, e ogni impresa è finalizzata soltanto al raggiungimento di questi scopi.

Le nazioni oppresse non hanno alcuna speranza di rivendicare o proteggere i propri diritti legittimi contro tali poteri e potenze.

Queste potenze, questi poteri perseguono il progresso e la prosperità imponendo sugli altri la povertà, l’umiliazione, l’annientamento.

Si considerano superiori agli altri, si arrogano il diritto a privilegi e concessioni. 

Non hanno rispetto per gli altri e violano i diritti delle nazioni e dei governi con estrema disinvoltura.

Si proclamano custodi indiscussi di tutti i governi e di tutte le nazioni e si impongono per mezzo di intimidazione, ricorso a minacce e abuso dei meccanismi internazionali.

Si fanno semplicemente beffa di tutte le normative riconosciute dalla comunità internazionale.

Vogliono imporre il loro stile di vita e la loro mentalità sugli altri.

Promuovono ufficialmente il razzismo.

Indeboliscono le nazioni per mezzo di interventi militari, distruggendo le loro infrastrutture per saccheggiare le risorse e rendere le nazioni sempre più dipendenti.

Seminano i germi dell’odio e dell’ostilità tra nazioni e popoli per ostacolarli nella realizzazione dei loro obiettivi di sviluppo e progresso.

Nelle diverse nazioni, le culture, identità, vite e valori di donne, uomini, giovani e famiglie – così come i patrimoni nazionali  – vengono sacrificati alle loro mire imperialiste e all’ambizione di assoggettare e schiavizzare.

Ipocrisia e inganno diventano leciti per garantire gli interessi imperialisti.

Il traffico di droghe e l’uccisione di innocenti diventano leciti nel perseguire obiettivi così diabolici. Nonostante la presenza della NATO nell’Afghanistan occupato, è aumentata in modo esponenziale la produzione di droghe illecite nel paese.

Non tollerano critiche e discussioni, e invece di dare conto delle loro violazioni, assumono la posizione di chi ha titolo per avanzare pretese.

Si servono dei media asserviti alle potenze coloniali per minacciare con sanzioni e attacchi militari chiunque osi porre interrogativi sull’Olocausto e sull’11 Settembre.

L’anno scorso, quando venne sollevata la questione della necessità per una Commissione di Inchiesta che esegua indagini approfondite sugli elementi non svelati dell’11 Settembre – un’idea appoggiata anche da parte delle nazioni e dei governi indipendenti e dalla maggioranza negli Stati Uniti, - il mio paese e io stesso siamo stati sottoposti a pressioni e minacce da parte degli Stati Uniti.

Invece di incaricare una commissione di inchiesta, hanno ucciso il principale incriminato e hanno gettato il suo corpo in mare.

Non sarebbe stato ragionevole assicurare alla giustizia il maggiore indiziato del crimine e processarlo apertamente per potere identificare gli elementi che spieghino come siano stati forniti gli spazi sicuri agli aerei per attaccare le Torri Gemelle  del WTC ? Perché non è stato permesso portarlo in tribunale allo scopo di fare luce su chi ha messo in moto gruppi terroristici e ha portato la guerra e altre atrocità nella regione?

Ci sono informazioni riservate che devono rimanere segrete?

Loro vedono il sionismo come un concetto sacro, un’ideologia sacra. Qualsiasi interrogativo sulla sua fondazione e storia è da loro considerato un peccato imperdonabile. Sono gli stessi che avallano e permettono sacrilegi e insulti contro le credenze di altre religioni divine.

Cari colleghi e amici

Vera libertà, giustizia, dignità, benessere e sicurezza durevole sono nel diritto di ogni nazione.

Questi valori non possono essere conquistati né affidandosi all’attuale sistema inefficiente con cui viene gestito il mondo, né per mezzo dell’invasione di nazioni ovunque nel mondo da parte dei poteri arroganti e delle forze NATO.

Questi valori possono essere conquistati per mezzo dell’indipendenza e del riconoscimento dei diritti altrui, e collaborando in armonia.

Esiste un modo per affrontare i problemi e le sfide che affliggono il mondo servendosi dei meccanismi e strumenti internazionali vigenti per assistere l’umanità a raggiungere pace, sicurezza e pari dignità?

Tutti coloro che ci hanno provato, introducendo riforme ma preservando le regole e tendenze vigenti, hanno fallito. Gli sforzi apprezzabili da parte del Movimento Non-Allineato, del Gruppo 77 e Gruppo 15, e da parte di alcuni individui eminenti, hanno fallito il tentativo di portare cambiamenti sostanziali.

La gestione del mondo richiede riforme fondamentali e sostanziali.
Cosa è necessario fare ora?

Cari colleghi e amici

E’ necessario impegnarsi con ferma decisione e per mezzo di uno sforzo comune per tracciare il progetto di un nuovo percorso basato sui princìpi e sulle fondamenta dei valori universali dell’uomo, come la fede in Dio, la giustizia, la libertà, l’amore e la ricerca della felicità.

La creazione delle Nazioni Unite rimane una grande conquista storica del genere umano. La sua importanza deve essere apprezzata e le sue capacità devono essere impiegate appieno per le nostre cause nobili.

Non dobbiamo permettere a questa Organizzazione – che riflette la volontà collettiva e le aspirazioni condivise dalla comunità delle nazioni – di deviare dal suo corso principale e piegarsi alla volontà dei poteri forti e delle potenze mondiali.

E’ necessario preparare il terreno favorevole alla partecipazione collettiva e al coinvolgimento di tutte le nazioni nello sforzo per la promozione di pace e sicurezza durevoli nel tempo.

La gestione condivisa e collettiva del mondo deve essere raggiunta nel suo vero significato e dovrà basarsi sui princìpi di fondo sanciti dal diritto internazionale. Il criterio sul quale si devono basare tutte le azioni e decisioni internazionali, è la Giustizia.

Tutti noi dovremmo riconoscere il fatto che non esiste altra via che quella della gestione collettiva e condivisa del mondo per mettere fine agli attuali squilibri, alle tirannie e alla discriminazione diffusa.

Questa è davvero la sola e unica via per la prosperità e il benessere della società umana. Ma nell’affermare questa verità, è altrettanto importante riconoscere che prenderne atto di per sé non è sufficiente. E’ importante credere nell’attuazione dell’obiettivo e impiegare ogni sforzo per realizzarlo.

Cari colleghi e amici

La gestione collettiva e condivisa del mondo è il diritto legittimo di tutte le nazioni, e noi, in quanto rappresentanti delle nazioni, abbiamo l’obbligo di difendere i loro diritti. 

Nonostante i tentativi costanti di alcuni poteri di frustrare ogni sforzo internazionale finalizzato a promuovere la cooperazione collettiva, non dobbiamo demordere. E’ importante per noi rafforzare la fede nella capacità di raggiungere l’obiettivo di una cooperazione collettiva per la gestione condivisa del mondo.

Le Nazioni Unite sono state create per rendere possibile l’effettiva partecipazione di tutte le nazioni nei processi decisionali internazionali.

Tutti sappiamo che questo obiettivo non è ancora stato raggiunto a causa dell’assenza di giustizia all’interno dei meccanismi e delle attuali strutture gestionali dell’ONU.

La configurazione del Consiglio di Sicurezza è ingiusta e sbilanciata. 

Di conseguenza, modifiche come la ristrutturazione delle Nazioni Unite sono da considerarsi le rivendicazioni base delle nazioni, e devono essere affrontate dall’Assemblea Generale.

In occasione della sessione di un anno fa, ho sottolineato l’importanza di tale questione e ho proposto che la nuova decade venga designata come la decade della Gestione Globale collettiva e condivisa.

Vorrei oggi rinnovare la mia proposta. Sono sicuro che per mezzo della cooperazione internazionale e degli sforzi congiunti di leader e governi mondiali dedicati alla causa della giustizia e al supporto per tutte le altre nazioni, saremo in grado di promuovere la costruzione di un futuro comune luminoso.

Questo movimento è già sulla buona via per costituirsi, e potrà garantire un futuro promettente per l’umanità. Un futuro che potrà perpetuarsi quando l’umanità si incamminerà sul sentiero dei profeti e dei virtuosi sotto la guida di Imam al-Mahdi, l’erede dei messaggeri divini e della generazione pura del nostro Grande Profeta.

La creazione di una società suprema e ideale con l’arrivo di un essere umano perfetto che porta un amore sincero per tutti gli esseri umani, è la promessa garantita da Dio.

Arriverà al fianco di Gesù Cristo per guidare gli amanti della giustizia e della libertà verso la sconfitta della tirannia e della discriminazione, e per promuovere la conoscenza, la pace, la giustizia, la libertà e l’amore nel mondo intero. Presenterà ad ogni singolo individuo tutte le bellezze del mondo e tutte le cose buone che portano la felicità al genere umano.

Oggi le nazioni si sono risvegliate.

Con l’aumento della consapevolezza pubblica, non soccombono più all’oppressione e alla discriminazione.

Il mondo vede oggi più che mai il risveglio delle genti nei territori islamici, nell’Asia, in Europa e in America. Questi movimenti si espandono di giorno in giorno e sono finalizzati a realizzare gli obiettivi della giustizia, della libertà e della creazione di un domani migliore.

La nostra grande nazione è pronta a unirsi alle altre nazioni per camminare insieme su questo splendido sentiero in sintonia con le aspirazioni condivise dal genere umano.

Rendiamo omaggio all’amore, alla libertà, alla giustizia, alla saggezza e al futuro luminoso che attende l’essere umano.

Grazie a tutti.

Dr. Mahmoud Ahmadinejad
Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran
Discorso tenuto in occasione della 66esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite

New York, 23 settembre, 2011

(*) Secondo fonti che hanno controllato personalmente, in realtà le basi USA e NATO in Italia sarebbero oltre 100 - addirittura 117 secondo un docente dell’Università Americana in Roma.

lunedì 26 settembre 2011

Alberto B. Mariantoni: «Vogliamo la catastrofe!»

Homepage di A.B.M.
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Vogliamo la catastrofe!

di: Alberto B. Mariantoni


Per l’attuale Segretario al Tesoro degli United States of America, Timoty Geithner, “l’Europa deve fare di più”. Altrimenti – ha tenuto a sottolineare – “si va incontro ad una possibile catastrofe” (sic!).

Timoty Geithner
In modo un po’ più esplicito, diciamo che il suddetto autorevole e sfrontato Ministro del governo dei “padroni del mondo” – nel corso dell’ultimo meeting annuale del Fondo monetario internazionale di Washington (23-25 Settembre 2011) – ci ha fatto ufficialmente sapere che, per permettere agli all’incirca 308.745.538 abitanti di Yankees-Land di continuare a vivere e ad operare al di sopra dei loro mezzi, noi boveri colonizzati italiani ed europei dobbiamo assolutamente fare altri sforzi, stringere maggiormente la nostra cintura e compiere ulteriori e supplementari sacrifici. Se necessario, fino allo spasimo ed, eventualmente, fino all’agonia o al trapasso.

Questi delinquenti!

Vi rendete conto, inoltre, da quale pulpito viene la sopraindicata predica?

Loro – i “buoni” del Mondo – creano “voragini” finanziarie paurose nell’ambito della loro economia e di quelle del resto delle Nazioni del Pianeta; sempre loro – con la furbesca e ingannevole ideologia del globalismo a senso unico – ci obbligano ad entrare in concorrenza industriale e commerciale con Paesi il cui salario minimo delle maestranze tende ad oscillare tra i 18 ed i 20 dollari al mese; ininterrottamente loro – con la scusa della lotta contro il terrorismo – continuano a scatenare e ad alimentare guerre a non finire nei Paesi Terzo mondo, con parcelle miliardarie da pagare; incessantemente loro e sempre loro continuano a stampare tonnellate e tonnellate di cartaccia da w.c. che ancora hanno la faccia di bronzo di definire “dollaro”, e noi Italiani/Europei, per poterli davvero fare contenti ed appagati (poverini… ci hanno “liberato”!), dovremmo – con l’indefesso ausilio e la quotidiana, servile ed interessata complicità dei maggiordomi/kapò delle classi dirigenti (destra, sinistra, centro = kif kif) e dei responsabili pro-tempore delle bankgangster di casa nostra – pagare le spese dei loro disastri epocali!

La catastrofe? Ben venga, Sig. Ministro dell’Impero USA. Vogliamo la catastrofe. Anzi: evviva la catastrofe!

Per quale ragione? Semplice da spiegarlo…

La gente che non possiede nessun rudimento di economia non lo sa, ma le cicliche e retiterate minacce di catastrofe finanziaria generalizzata – oltre ad essere, in questa occasione, un astuto e contingente espediente per meglio farci pagare, senza nemmeno farcelo sospettare, i recenti pots cassés dei succitati “gentlemen” –  sono ordinariamente una classica e già sperimentata strategia del liberal-liberismo di ogni tempo. Qualcosa, cioè, che viene preventivamente e proditoriamente studiato a tavolino dagli gnomi della finanza internazionale, per cercare di convincere l’uomo della strada di un certo spazio economico predefinito (nel nostro caso, l’Europa) ad accettare obtorto collo, sia di rinunciare al suo ex-acquisito tenore di vita che di azzerare le sue pretese salariali e sindacali. Questo, fino a farlo psicologicamente adeguare o equiparare, per gradi successivi ed ogni volta emotivamente psico-drammatici, agli attuali “standard” della Cina o dell’India (in chiaro: 18/20 dollari al mese per tutti e 100 dollari al massimo per il personale specializzato; ovviamente, senza nessun diritto sindacale e nessuna protezione giuridica o sociale). Per poi permettere ai tradizionali, fedeli e zelanti adoratori di Mammona di rimettere in movimento il periodico ed inarrestabile andirivieni delle loro “maree” finanziarie (in questo caso, da Est verso Ovest) e tentare di mettere di nuovo in concorrenza, in un prossimo futuro, il Sud-Est asiatico con l’Europa, per cercare, ogni volta, di produrre più profitto, a loro vantaggio, nonché sulla schiena ed alla faccia di chi vive esclusivamente del suo lavoro.

Ma ammettiamo pure che, questa volta, il rischio di una possibile catastrofe finanziaria generalizzata sia realmente vero.

Chi non ha miliardi in banca, chi non specula in borsa, chi non tresca con i paradisi fiscali, chi non ha, insomma, nulla da perdere, se non il modesto frutto del suo quotidiano e super-sudato lavoro, non mi sembra che abbia qualcosa da temere dall’eventuale catastrofe che continua ad essere quotidianamente e cassandramente sbandierata e fatta incombere sulle nostre teste dalle suddette “arpie”. Insomma, chi lavorava e sputava sangue, prima, per cercare di sbarcare il suo lunario, al massimo continuerà invariabilmente a lavorare e sputare sangue, anche dopo, per tentare, come il solito, di sopravvivere ed evitare di morire di fame.

Piuttosto, diciamo che – per chi ha sempre lavorato e vissuto esclusivamente della sua attività, del suo mestiere o della sua professione – la cosiddetta preannunciata catastrofe potrebbe addirittura rivelarsi un’insperata e salutare opportunità: quella, in particolare, di potere, dopo più di mezzo secolo di prepotenza capitalista, “rimischiare le carte” o, addirittura, riuscire a cambiare il “mazzo” truccato che fino ad oggi è stato utilizzato dai “signori della finanza” per meglio poterci sottomettere e taglieggiare, nonché potere smascherare pubblicamente i bari di professione e cacciare definitivamente dal “tavolo da gioco” delle nostre società i già paffuti o butirrosi epuloni/imbroglioni della serie “tu lavori ed io magno”!

Per chi, invece, ha patrimoni da perdere – vale a dire, chi possiede grossi soldoni elettronici in qualche soleggiata ed accogliente isola dei Caraibi o del Pacifico o, in contanti, all’interno dei super-blindati e protetti caveaux delle banche autoctone o allogene; chi può vantare il possesso di sontuosi palazzi e sfarzose ville a nome di società off-shore per non doverci pagare le tasse; chi detiene yacht di lusso (con bandiera panamense o liberiana) che sono ammarati in qualche ospitale e pittoresco porto di plaisance o velivoli privati in qualche aeroporto, in Italia o all’estero; chi nella sua vita non ha mai lavorato un’ora e nemmeno un minuto; chi ha vissuto fino ad ora depredando, truffando, sfruttando e speculando sull’esistenza stessa dei suoi simili – non credo che ce ne possa fregare più di tanto. Sono questi ultimi, casomai, che debbono incominciare a preoccuparsene. Non certo noi.

E non ci vengano a rimettere sul tappeto la storiella del debito sovrano (l’unica sovranità che resta ai nostri Stati!)…

Chi ha contratto i debiti – senza la preventiva, consenziente e documentabile autorizzazione del popolo sovrano – li paghi. E li paghi di tasca propria! Altro che pretendere di continuare a farli costantemente saldare a noi, attraverso i soliti ed inaccettabili aumenti delle tasse, dei ticket, dell’IVA, delle sigarette, della benzina o del gasolio; oppure, imponendo unilateralmente all’uomo della strada il banditesco, intollerabile ed inammissibile innalzamento dell’età della pensione (brutti ladri e farabutti, ridateci semplicemente i soldi che abbiamo versato fino ad oggi, anche senza interessi, che ce lo faremo da noi stessi il nostro vitalizio!); o ancora, l’arbitrario e furfantesco taglio dei contributi ai Comuni ed agli Enti locali, alla Sanità, ai servizi pubblici, alla ricerca ed all’Università; ovvero, mettendo mafiosamente in (s)vendita, al maggior offerente, i migliori e più quotati “gioielli di famiglia” imprenditoriali ed industriali del nostro Paese, gli immobili delle caserme, dei musei, delle biblioteche, dei ministeri, e perfino le spiagge, i parchi nazionali, il Colosseo, l’Arco di Tito o di Costantino o di Traiano, la torre di Pisa, i Templi greci di Agrigento o di Poseidonia/Paestum, senza contare gli altri innumerevoli monumenti della nostra storica e secolare Nazione.

I suddetti “signori dell’oro” (virtuale ed elettronico, naturalmente!) debbono sapere che i liberi e sovrani cittadini d’Italia e d’Europa ne hanno le scatole piene di farsi ininterrottamente borseggiare e depredare da bande organizzate di rapinatori internazionali che sono puntualmente coadiuvate, sostenute e protette da schiere di mercenari nostrani (di destra, di sinistra e di centro) in camicia e cravatta che – oltre ad essere sfacciatamente al servizio di potenze straniere e di interessi unicamente cosmopoliti ed anti-nazionali – pretendono arrogantemente “governarci” per conto terzi, per meglio potere offrire allo Shylock di turno, la consueta e rituale “libbra di carne” di shakespeariana memoria.    

Tanto per mettere i puntini sulle “i”: ma chi se ne frega se i nostri Stati e le nostre banche dovessero andare prossimamente in default (cioè, in stato d'insolvenza sui loro propri debiti)? Chi se ne frega se un Berluska o qualunque altro Paperon de Paperoni nostrano o forestiero rischierà di perdere il 70 o il 100% del suo patrimonio e, magari, non potrà più pagarsi, come prima, i suoi frequenti ed abituali bunga-bunga? Se l’Euro e l’Europa delle banche se ne andranno (finalmente) a carte quarantotto? Se un Trichet o un Draghi o un Monti sarà scontento? Se una Merkel o un Sarkozy o un Cameron o un Napolitano avranno qualcosa da ridire o da protestare? Se gli USA, la BCE, il FMI o la Banca Mondiale storceranno il naso? Se un Marchionne ed un John Jacob Philip Elkann qualsiasi decideranno di trasferirsi definitivamente nell’Amerika dei loro sogni (ovviamente, non prima di avere restituito, fino all’ultimo centesimo, i miliardi di miliardi di lire e di euro che l’impresa FIAT & C. – cioè, Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Ferrari, Abarth, etc. – ha costantemente ricevuto dallo Stato italiano – quindi, dal contribuente: cioè, da noi! – dal 1923 ad oggi)? E chi se ne frega, infine, per dirla proprio tutta, se certe isteriche, crocidanti, sbilenche e complessate industrialotte di origine lumbard – che tendono costantemente ed indebitamente ad atteggiarsi a lungimiranti o provvidenziali statiste da manuale e, di conseguenza, ad impartire ordini perentori, assoluti ed indiscutibili a tutto il Paese – si dovessero trovare in carenza di ordinari proventi, per tentare, ad esempio, di poter continuare a farsi medicare le infinite e permanenti papule dei loro cronici ed esiziali acne iuvenilis?

Vadano tutti a zappare (con tutta la terra incolta o lasciata in abbandono che c’è, in Italia, in Europa e nel Mondo!), se vogliono continuare a campare!

L’ora è ormai venuta, mi sembra – per noi popolo lavoratore, produttore e consumatore dell’Italia e dell’Europa – di ribellarci e di smettere di pagare.

Basta, insomma, di farci turlupinare e bidonare! Tiriamo fuori dal nostro ventre l’abbondante rabbia che abbiamo pazientemente accumulato negli ultimi 66 anni di costante asservimento al Capitale. Incominciamo a manifestare la nostra collera e la nostra indignazione. E tentiamo tutti assieme, prima che sia troppo tardi, di riconquistare – costi quel che costi, e nel più breve tempo possibile – la nostra indispensabile e non negoziabile libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare. E soprattutto, il nostro inalienabile e sacrosanto diritto di poter vivere ed operare, come meglio lo intendiamo o lo preferiamo, in pace e dignità, all’interno di un mondo a misura umana, senza più parassiti istituzionali o privati; senza sfruttatori e papponi di casta; senza “furbetti del quartierino”; senza “P2”, “P3”, “P4”, “P5”, etc.; senza mascalzoni in doppiopetto che il giorno fanno finta di litigare in Parlamento e la notte vanno a rubare assieme (come i ladri di Pisa) per continuare sistematicamente ed impunemente a rimpinguare i loro già lauti stipendi e le loro già sostanziose prebende; senza più anonimi, intoccabili e non tassabili speculatori nazionali ed internazionali che dopo avere dilapidato qualcuno dei loro infiniti impulsi elettronici al gioco borsistico dei Monopoli cercano furbescamente di socializzare a loro vantaggio – in soldi veri (i nostri!) ed a nostro completo danno e pregiudizio – le loro perdite nominali; un mondo, per finire, senza più lazzaroni e cialtroni di Stato o di Governo che invece di difendere l’interesse generale della società, continuano semplicemente a depredare e ad immiserire le fasce più povere e bisognose del nostro Popolo-Nazione, per meglio potere riuscire a rimpolpare i già ricchi ed i più traboccanti.

Ora, se per cercare di ottenere tutto questo, sarà necessario passare per la catastrofe finanziaria generalizzata che ci viene annunciata perfino dall’ultimo G-20, ben venga la catastrofe. Ben venga l’azzeramento di tutto. Ben venga la Rivoluzione!

Noi ordinari cittadini dell’Italia e dell’Europa, se ancora abbiamo un minimo di rispetto per noi stessi ed un po’ di umana dignità, ci dobbiamo concordemente ribellare, impegnandoci individualmente e collettivamente a non pagare più nulla. E meno di ogni altra cosa, gli aggiuntivi ed inutili 3 mila miliardi di dollari/euro (di chiacchiere…, tanto siamo noi che, nei loro piani preventivi, saremo costretti a pagarli!) dell’ultimo e cosiddetto maxi-piano d'emergenza che sarebbe stato messo a punto nei giorni scorsi a Washington dai “grandi” della Terra e rivelato in anteprima dal Sunday Times, per tentare di salvare l'euro, ricapitalizzando le banche, e dando più risorse all’ennesimo, inefficace e fraudolento fondo salva-Stati.

Finiamola, una volta per tutte, di continuare a tollerare certe rapine!

Ecco – se fosse ancora necessario doverlo suggerire – cosa dovremo rispondere ai nostri ostinati ed incorreggibili affamatori: inutile provare a chiederci il nostro ennesimo contributo di sacrifici, di lacrime e di sangue, per cercare di togliervi d’impaccio ed agevolare le vostre strategie. Noi liberi e sovrani cittadini italiani ed europei non siamo più disposti a pagare nulla ai provetti manovratori dell’usurocrazia mondiale. Neanche un centesimo!

Diciamo, per concludere, che per tentare di potere concretamente riuscire a carpirci ancora qualche ennesimo ed illegittimo sgheo, gli striscianti ed asserviti valvassini della finanza internazionale dei nostri pseudo-Stati e pseudo-Governi dovranno obbligatoriamente essere costretti ad inviarci i Carabinieri, casa per casa, per sottrarci manu militari il previsto ed indebito montante delle loro eventuali gabelle. E noi sapremo, allora – se la Forza pubblica accetterà, contro ogni logica ed ogni buonsenso, di permettere la criminale perpetuazione di una tale rapina collettiva – come difenderci e come contrattaccare!

Va da sé, pertanto, che chiunque accetterà comunque di continuare spontaneamente a pagare, anche al di là delle sue fruibili o disponibili risorse, oltre a confermare – a se stesso ed agli altri – la sua vergognosa e ripugnante condizione di schiavo volontario e contento, non potra essere considerato nient’altro, ai nostri occhi, che un volgare e consapevole complice dei nostri insaziabili e vampireschi sfruttatori di sempre. E come tale, davanti al tribunale della Storia, non potrà che meritare, come minimo, la forca!
Alberto B. Mariantoni

domenica 25 settembre 2011

Non semplice ed innocente “gaffe” ma crassa ignoranza e sfacciatagine al governo di un paese allo sbando: il “tunnel” della Gelmini, visto dal “mostro” della Sapienza.


La dea Fama porta alla mia attenzione il «Tunnel Gelmini», recente opera pubblica del governo Berlusconi, che ha giustamente suscitato un vasto interesse negli utenti delle rete internet, non solo italiana. Da internet la notizia è poi rimbalzato nei media tradizionali, della carta stampata e televisivi. Ecco il testo del Comunicato Ufficiale, con tanto di timbro ministeriale:
«Ufficio Stampa

Roma, 23 settembre 2011

Dichiarazione del ministro Mariastella Gelmini
"La scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è un avvenimento scientifico di fondamentale importanza."

Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.

Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.

Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante".» 
Quando i media sionisti, alla ricerca del capro espiatorio di turno, tentarono sulla mia pelle l’ennesimo colpo, che servisse ad ogni ricorrenza ottobrina a stimolare il mondo politico, affinché introducano anche in Italia quelle stesse leggi liberticide, che in Germania hanno forse prodotto dal 1994 ad oggi ben 200.000 casi di persone penalmente perseguite per meri reati di opinione, una delle voci che chiese la mia crocifissione fu proprio quella della ministra Gelmini. Fui sottoposto al Consiglio di Disciplina del Consiglio Universitario Nazionale, che nel gennaio 2010 mi assolse con formula piena, per inesistenza del fatto e del diritto. Non avevo mai tenuto le Lezioni che il quotidiano “La Repubblica”, per la penna di un suo collaboratore articolista, specializzato in servizi del genere, mi attribuiva. La causa contro “La Repubblica” deve in pratica ancora iniziare. Non chiamandomi io Silvio Berlusconi la magistratura se la può prendere comoda, ammesso poi che mi renda quella giustizia nella quale non ho fiducia. In questo paese esiste la libertà di diffamare, che viene garantita a chi sta dalla parte giusta. Ma questa sarà un’altra storia che racconterò ad istruzioni dei miei Lettori nella serie del “mostro”, appena redazionalmente ristrutturata e collegata con l’andamento processuale delle cause da me avviate.

Per adesso voglio soffermarmi su ben altro giustizia, che mi giunge dal Cielo e che sembra voglia punire la signora Ministra, che ben si guardò dal chiedermi se davvero le cose stessero come i giornali raccontavano prese per buone le diffamazioni che i media propagavano. Diede aria alle sue corde vocali, dicendosi “allibita” per le mie presunte affermazioni, peraltro sancite dagli artt. 21 e 33 della costituzione, forse da lei mai letti in tutte le loro possibili implicazioni. Un altro caso prontamente punito dalla giustizia divina – non quella terrena sulla quale faccio poco affidamento –  fu quello del governatore Marrazzo, che affermava di volermi guardare negli “occhi”, ma la cui faccia pochi giorni dopo vedevo nascondersi davanti a quelle stesse telecamere che gli chiedevano prima di lanciare dardi verso la mia persona. In genere non credo a questi interventi divini, ma la catena degli eventi che da allora si è avviata mi induce a riflettere sulla ruota delle vicende umane. La ruota non si è ancora fermata ed io aspetto fiducioso.

Della Gelmini io mi sono sempre chiesto come tanta ignoranza potesse essere assurta al governo della pubblica istruzione e della ricerca scientifica. Vi sono state altre figure di Ministri della Cultura. Ne ricordiamo come emblematica in epoche remote quella del filosofo Giovanni Gentile. Chiunque lavori in un determinato campo ed è in qualche modo soggetto al potere di una persona che regola il settore si aspetta che abbia quel minimo di competenza che consenta di assumere decisioni sagge ed avvedute. Al nome della Gelmini è legata la più devastante delle riforme dell’Università e della Scuola. Mai le proteste sono state così forti. Non posso dimenticare come un altro bel nome, sul quale aspetto la ruota giri, quello del Sapientissimo Gasparri, chiedeva addirittura l’arresto «preventivo» degli studenti che si sapeva sarebbero scesi in piazza. La primavera araba doveva ancora giungere, ma gli stessi personaggi chiedevano in casa propria la repressione di quelle manifestazioni di piazza e di strada, il cui diritto rivendicano in casa altrui. Ahimé sono queste le miserie della politica italiana e della classe politica che ci governa, in maggioranza o all’opposizione, poco cambio e sono uno peggiore dell’altro. Ed è arduo per il popolo italiano riuscire a liberarsene.

Ma per la signora Gelmini potrà il Ridicolo globalizzato riuscire dove le proteste di piazza non sono valse a nulla? Come si può credere che il suo governo della pubblica istruzione e della ricerca scientifica sia governato da una Mente che sa e provvede? Se si legge il libro di Naomi Klein si apprende che uno degli obiettivi della scuola liberista di Chicago era ed è lo smantellamento di ogni forma scuola pubblica. Per un simile progetto ci vuole non un Giovanni Gentile o un Benedetto Croce, o un Dante Alighieri, o un qualunque nome che significhi esso stesso cultura e scienza, ma proprio una Maria Stella Gelmini, che con scienza e cultura non ha nessun rapporto, ma ne è appunto la negazione. Conosco il difetto dei miei post: una lunghezza che ne ostacola la lettura. Qui mi fermo e lancio al popolo della rete una richiesta: le dimissioni di una ministra ignorante, che offende il nome dell’Italia e della sua tradizione in campo scientifico ed umanistico. Silvio, se mi senti, e non sei ancora defunto e sepolto, dai un segno di vita e di capacità politica!

giovedì 22 settembre 2011

Una pagina per: X. Michel Chossudovsky, una delle poche voci di verità sulla Libia invasa e devastata.



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Il nome Chossudovsky non ci è nuovo, ma ci riesce difficile da memorizzare. Abbiamo perciò controllato nei nostri servizi della serie “Tripoli 2011” ed abbiamo ritrovato il nome del ricercatore canadese che a rischio della sua vita si era messo a raccogliere informazioni mentre la Nato per un verso conduceva i suoi criminali bombardamenti sulle città libiche e per l’altro il giornalismo embedded nostrano ci bombardava a sua volta con le sue menzogne. Abbiamo appreso come mai prima d’ora i giornali e le tv possono mentire e normalmente è ciò che fanno. Ci avevano fatto credere che una simile manipolazione avveniva sotto il fascismo e il nazismo, ma abbiamo potuto sperimentare che lo stesso succede oggi, se non di peggio. La nostra scelta e la nostra difesa consiste perciò nell’ignorare sistematicamente i canali mediatici, privilegiando per la nostra necessaria informazione voci come quella di Michel Choussudosvky, che aggiungiamo al serie dei “nostri” giornalisti o punti di riferimento per la difficile comprensione della quotidianità, che è la base di un proficuo impegno politico.

Sommario: 1. Libia, cosa aveva raggiunto e cosa è stato distrutto. –

1. Libia, cosa aveva raggiunto e cosa è stato distrutto. – Non bisogna essere stati grandi esperti della Libia per sapere che Geddafi aveva fatto per il suo popolo molto di più di quanti altri governanti, detti “democratici”, abbiano mai fatto. L’articolo di Chossudovsky che esce in traduzione italiana su «Come don Chisciotte» offre tutti i dati statistici ed i termini di confronto. Non l’euforia, ma pianto e disperazione attendono i libici “liberati”. Se i fatti ci smentiranno, saremo i primi ad allietarci per il non verificarsi delle nostre fosche previsioni, suffragate dalle parole del ricercatore canadese, alla cui attenta lettura si rinvia e sulle quali noi stessi torneremo ogni volta che ve ne sarà bisogno.

mercoledì 21 settembre 2011

‘Rapporto Palmer’ Parte 2: illustrati i motivi del dissenso interno - Parlano gli esperti


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Come anticipato nella Parte 1 dello studio sulla futilità e incongruenza del ‘Rapporto Uribe/Palmer’, riportiamo di seguito il breve testo che spiega le ragioni per cui uno dei quattro membri della Commissione politica si sia dissociato dalle conclusioni e raccomandazioni contenute nel rapporto. 

Ricordiamo che il 2 agosto del 2010 il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, aveva incaricato un gruppo composto da 4 esponenti del mondo della politica internazionale di stendere un rapporto sul massacro provocato il 31 maggio 2010 a bordo della nave turca Mavi Marmara da parte dei commandos israeliani in acque internazionali nel Mar Mediterraneo. La Mavi Marmara faceva parte della Freedom Flotilla 1 diretta a Gaza.

I quattro membri della Commissione Palmer erano: l’ex premier neozelandese Geoffrey Palmer; l’ex presidente della Colombia, Alvaro Uribe; l’ex ambasciatore e giurista turco Süleyman Özdem Sanberk; e il rappresentante per Israele, Joseph Ciechanover Itzhar. In altre parole: 3 componenti su quattro con noto background sionista o filo-sionista/filo americano. 

Il ‘rapporto’ venne pubblicato dalle Nazioni Unite oltre un anno dopo, e cioè il 2 settembre 2011.

Come abbiamo illustrato nel post precedente, il ‘rapporto Palmer’ venne immediatamente stracciato dalla Commissione dei Massimi Esperti in Diritti dell’Uomo incaricati dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, che contestavano le conclusioni della commissione Palmer/Uribe, che peraltro si era spinta oltre l’incarico ufficiale fornendo anche un’opinione in merito al Blocco di Gaza e definendolo «legale e legittimo» contro il parere universale della comunità internazionale, delle massime autorità giuridiche internazionali e soprattutto contro le conclusioni delle Commissioni di Inchiesta realmente pertinenti di esperti in Diritto Internazionale e Diritto Umanitario che in precedenza e successivamente hanno fornito conclusioni [v. in basso] in totale contrasto con le opinioni espresse nel ‘rapporto Palmer’.

Come abbiamo illustrato, le conclusioni del ‘rapporto Palmer’ rappresentavano un tentativo maldestro di conferire alle azioni universalmente condannate di Israele un aspetto di spuria legalità, ma l’effetto sortito si è rivelato un fiasco totale per gli interessi di Israele: Turchia, Egitto e Giordania hanno da allora espulso o allontanato gli ambasciatori israeliani dai rispettivi paesi. La Turchia ha inoltre annunciato una serie di misure protettive per garantire la libera navigazione nel Mediterraneo delle navi dirette a Gaza, come illustrato nel post precedente.

La commissione dei quattro capeggiata dal filo-sionista Geoffrey Palmer si è rivelata un castello di carte talmente fragile e improponibile, che perfino uno dei suoi componenti - l’incaricato della Turchia - si è sentito in dovere di prendere le distanze dall’esito ufficiale della cosiddetta “inchiesta”. Infatti a conclusione del documento - nell’ultima pagina del rapporto (pag. 105) è pubblicata l’obiezione dell’ex ambasciatore e giurista turco Sanberk, rappresentante per la Turchia nella conduzione dell’inchiesta e stesura del rapporto, che termina il documento dichiarando di dissociarsi e di rigettare il rapporto nelle conclusioni e raccomandazioni contestate.

Le ragioni per cui Sanberk si dissocia

Dichiara Süleyman Özdem Sanberk nel documento:

«Con la presente faccio registrare il mio disaccordo con la Presidenza (Uribe e Palmer) in merito ai seguenti aspetti contenuti nel rapporto:
  • La questione della legalità del blocco imposto a Gaza da Israele;
  • Le azioni della Flotilla;
  • I blocchi navali in generale;
  • Appendice: I princìpi legali internazionali applicabili.

«Le mie ragioni sono le seguenti:
  • «In merito all’aspetto legale del Blocco di Gaza, la Turchia e Israele hanno presentato due argomentazioni opposte. Le autorità giuridiche internazionali sono divise sulla questione visto che è senza precedenti, che è estremamente complessa e che il quadro giuridico manca della codifica necessaria. Eppure, la Presidenza di questa commissione si è schierata nella stesura del rapporto totalmente dalla parte della versione di Israele e ha categoricamente respinto le opinioni dell’altra parte, nonostante il fatto che le argomentazioni giuridiche presentate dalla Turchia siano state supportate dalla vasta maggioranza della Comunità Internazionale. Il buonsenso e la coscienza impongono la conclusione che il Blocco di Gaza sia illegale.
  • «Anche il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU ha concluso che il Blocco di Gaza è illegale. Il Rapporto della Commissione di Inchiesta del Consiglio per i Diritti Umani ha ricevuto l’ampio consenso da parte degli Stati membri.
  • «La Libertà e Sicurezza della navigazione è parte integrante del Diritto Internazionale e una regola universalmente accettata. Non possono esserci eccezioni a questo principio consolidato a meno che non ci si una convergenza di vedute universale.
  • «Le intenzioni dei partecipanti al Convoglio Umanitario Internazionale (la Freedom Flotilla) erano appunto Umanitarie e riflettevano le preoccupazioni della vasta maggioranza della Comunità Internazionale. I partecipanti sono stati attaccati in acque internazionali. Hanno opposto resistenza per proteggersi. Nove civili furono uccisi e molti altri civili furono feriti dai commandos israeliani. Una delle vittime è ancora in coma. L’evidenza conferma che almeno alcune delle vittime sono state uccise deliberatamente.
  • «Non è soddisfacente nel rapporto la formulazione per descrivere la portata delle atrocità a cui le vittime furono sottoposte. Ciò include la vastità dei maltrattamenti subìti dai passeggeri nelle mani dei soldati e ufficiali israeliani.

«In ragione di quanto in alto, rigetto e mi dissocio dal rapporto nelle parti pertinenti, riflesse nei paragrafi ii, iv, v, vii delle conclusioni del rapporto, e nei paragrafi ii, iv, v, vii, viii e ix delle raccomandazioni contenute sempre nel testo del rapporto».

* * *


Scrive il giornale ebreo Forward: «Nel tentativo di sbloccare la situazione e prevenire ulteriori tensioni, la commissione Palmer raccomandava che Israele e Turchia ristabilissero relazioni diplomatiche normali e avviassero un forum politico per scambi di vedute. Ma gli eventi sembrano scivolare nella direzione opposta. Mentre si intensifica lo scontro verbale tra Ankara e Tel Aviv [scrivono ‘Gerusalemme’, ovviamente un errore], il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman minaccia di dare supporto al PKK - Kurdistan Workers Party. Il gruppo è il nemico giurato della Turchia ed è identificato come organizzazione terrorista dal Ministero degli Esteri USA, dalla NATO, e dall'Unione Europea. Il 13 settembre, un giorno dopo la pubblicazione del rapporto Palmer, il premier turco Erdogan ha annunciato durante la conferenza stampa in Cairo, che la Turchia avrebbe usato “ogni mezzo” per garantire la libertà di navigazione nel Mediterraneo orientale».

Viene da chiedersi: «qualcuno è sorpreso che Israele si voglia servire di gruppi terroristici per creare problemi a chi si opponga alla volontà sionista? Davvero sarebbe la prima volta? ...»


L'intervista a Mark Dankof

In un'intervista rilasciata a Press-Tv in merito alle conclusioni del ‘rapporto Palmer’, il candidato al senato americano Mark Dankof commentava:

«Per quanto riguarda l’attacco alla Mavi Marmara va specificato che la nave batteva bandiera turca e che al momento dell’assalto da parte delle forze israeliane navigava in acque internazionali e quindi né in acque israeliane, né in acque di Gaza. È stato dimostrato chiaramente che i partecipanti alla Flotilla non portavano armi, che 9 attivisti turchi furono uccisi e decine furono feriti, e secondo il Diritto Internazionale questo è stato un chiaro atto di guerra da parte di Israele nei confronti della Turchia. La reazione della Turchia è stata moderata fino all’estremo. Visto che la NATO è alla costante ricerca di qualcuno da attaccare e visto che la Turchia è un membro della NATO contro cui Israele ha commesso un atto di guerra non provocato, c’è da chiedersi perché Washington non abbia deciso un intervento militare contro Israele.

«Perfino all’arrivo forzato della Mavi Marmara nel porto di Ashdod è stato ufficialmente constatato che non c’erano armi a bordo. Questo è stato un atto di guerra contro la Turchia e francamente trovo oltraggioso che l’Onu e gli USA non abbiano reagito con forza. Ancora una volta Washington si è comportata da apologista per Israele e le sue attività criminali».

Continua Mark Dankof: «In merito all’assedio di Gaza: davvero è ancora necessario ribadire che si tratta di una situazione chiaramente illegale? Il rapporto Palmer è stato il tentativo di stendere una mano di vernice bianca per nascondere i crimini di Israele, e di esonerare Israele da tutti gli atti illegali commessi fin da quando ha dichiarato la propria esistenza».


Aggiungeva l’esperto in collegamento con Press-Tv da Dublino: «Gli assedi sono illegali. Perfino Kennedy durante la crisi dei missili di Cuba negli anni ‘60 - quando voleva imporre l’assedio a Cuba - si è ben guardato dal chiamarlo ‘assedio’ di Cuba o ‘blocco navale’ di Cuba: l’ha chiamato ‘quarantena’».

Domanda la giornalista di Press-Tv: «In precedenza una Commissione di Inchiesta incaricata dall’Onu aveva dichiarato ‘illegale’ il blocco di Gaza. Perché allora assistiamo a dichiarazioni tanto grossolane da parte del gruppo Palmer?»

Risponde Mark Dankof: «Credo sia molto chiaro che Israele e gli USA stiano ricattando molta gente, comprese persone nell’ONU, per ottenere dichiarazioni favorevoli a Israele. Se guardiamo cosa è successo con la recente spedizione della Freedom Flotilla 2 che doveva salpare dalla Grecia, è chiaro che ci sono state manovre per indurre il governo greco a trattenere la FF2 con pretesti che non stavano in piedi. Che le pressioni siano arrivate dalla Banca Centrale o direttamente dagli USA, è chiaro che le varie nazioni sono sotto ricatto da parte degli USA per salvare l’immagine di Israele.

«È il ministro degli esteri americano, Hillary Clinton, che difende gli interessi della Israel Lobby in ogni istanza che vede Israele sotto accusa. Riguardo alla Flotilla la Clinton sta dalla parte di Israele, insieme agli USA e alla UE, nel criminalizzare coloro che chiaramente non sono criminali e demonizzare con l’appellativo di terroristi coloro che chiaramente non sono terroristi. È stata lei a dichiarare ufficialmente che i partecipanti alla Flotilla violassero il Neutrality Act degli USA e dovevano essere imputati di supporto materiale al terrorismo sotto il cosiddetto Patriot Act. A tutti è chiaro come stanno le cose. Ma è chiaro anche, che questi espedienti in genere funzionano a breve termine per Israele, ma a lungo termine è Israele che perde.

«Secondo Israele, i passeggeri della Flotilla non avevano il diritto di difendersi in acque internazionali quando venivano attaccati illegalmente. Ancora una volta Israele è l’unica entità che può continuare a violare le leggi internazionali impunemente e avanzare certe pretese. E tutto questo continuerà fino a quando il popolo americano non deciderà di rivoltarsi. Gli israeliani intanto si stanno già rivoltando contro le politiche di Netanyahu».

Chiede la giornalista di Press-Tv: «Quanto rimarrà isolata Israele d’ora in poi? Considerando che l’Egitto sta ora cominciando a mettere in discussione il Trattato di Pace e ci sarà la richiesta per lo Stato Palestinese presso l’ONU, qual è la posta in gioco per Israele?»

Risponde Mark Dankof: «Tutto è in gioco per Israele. Israele sta rischiando perché le sue politiche e il suo comportamento stanno alienando non solo i popoli arabi, ma i popoli del mondo intero. Cosa viene in mente quando si pensa a Israele?
Bambino di Gaza colpito dal fosforo bianco che brucia fino all'osso


Le sue politiche aggressive, gli insediamenti illegali in Gerusalemme e Cisgiordania, l’assedio illegale di Gaza dopo le elezioni libere nel 2006 in cui Hamas è stato eletto democraticamente, il massacro di oltre 1.400 civili in Gaza con l’Operazione Piombo Fuso, l’utilizzo di fosforo bianco perfino sui bambini e dell’uranio impoverito in Gaza e nel Sud del Libano. Tutto questo è semplicemente INSOSTENIBILE. Credo che la Turchia non abbia avuto altra scelta che prendere la posizione che ha deciso di prendere. Certo nessuno si aspetterà che le relazioni internazionali tra Turchia e Israele possano continuare come se niente fosse - come invece sembrano suggerire le raccomandazioni del rapporto Palmer. L’isolamento di Israele aumenterà e ad un certo punto questa sarà la fine».


L'articolo di Greta Berlin


Greta Berlin, esperta in comunicazioni di massa e co-fondatrice del Free Gaza Movement, ha partecipato in ognuna delle spedizioni della Freedom Flotilla. Commenta così in un articolo la famosa portavoce del movimento umanitario pro-palestinese:

«Ci sono gravi problemi con la ‘commissione Palmer’ - sia in merito alla composizione dei membri che al mandato che all’analisi legale. Ma l’aspetto più inquietante è che questa commissione incaricata dal Segretario Generale dell’Onu condoni le macroscopiche violazioni dei diritti umani e nazionali del Popolo Palestinese, e dei diritti di coloro che agiscono in solidarietà con Gaza.

«La scelta di Uribe come vice-presidente della commissione è sospetta a dire poco, vista la sua responsabilità nell’uccisione dei civili colombiani. Peraltro, la commissione è stata incaricata esclusivamente di esaminare i rapporti delle indagini separate condotte da Turchia e Israele, non di condurre indagini approfondite per conto proprio. E lo scopo ufficiale della revisione era di trovare la via per una riconciliazione tra Turchia e Israele.

«Nei 15 mesi dall’attacco ingiustificato di Israele alla Flotilla e la Mavi Marmara in particolare, con a bordo difensori dei diritti umani, Israele ha tentato di fornire una versione secondo cui i commandos israeliani armati fino ai denti sarebbero stati le vittime e noi gli aggressori, quando invece sono stati loro ad assaltare la Flotilla senza motivo o provocazione di alcun tipo. Da rapporti stesi in precedenza emerge la chiara responsabilità di Israele per l’uccisione dei civili disarmati.

«La Missione di inchiesta incaricata dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu ha sancito che l’assedio di Gaza è illegale e insostenibile, a prescindere dalle presunte motivazioni, ed in violazione dell’Articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra. Ha sancito inoltre, che la Freedom Flotilla non presentava alcuna minaccia per Israele, né tantomeno intenzioni belligeranti. Per cui l’intercettazione in mare da parte dei militari israeliani è stata illegale e non poteva essere giustificata come presunta ‘autodifesa’.

«Israele si era rifiutata di cooperare con questa Missione del Consiglio per i Diritti Umani, nonostante l’Onu e i governi dei paesi ovunque nel mondo auspicassero una tale inchiesta indipendente sull’assalto.

«Invece Israele ha istituito la propria commissione di inchiesta interna composta di soli elementi israeliani, chiamata Commissione Turkel secondo il nome del giudice in pensione che l’ha presieduta.

«Il 23 gennaio 2011 la commissione israeliana ha ufficializzato un rapporto che esonerava i commandos di assalto israeliani e ha dichiarato legale il Blocco di Gaza [ma che sorpresa!]. La commissione Turkel non ha mai intervistato un solo passeggero della Flotilla o un membro dell’equipaggio. Le uniche testimonianze raccolte furono quelle dei commandos di assalto israeliani.

Il 28 gennaio 2011, qualche giorno dopo la pubblicazione del rapporto Turkel, Amnesty International ha condannato il rapporto come ‘whitewash- e cioè, un tentativo di mascherare i crimini di Israele. Dichiarava Amnesty International nel suo rapporto : «Nonostante le sue 300 pagine, il rapporto Turkel non fornisce alcuna spiegazione sulla morte degli attivisti e quali siano le conclusioni riguardo alle specifiche azioni dei commandos di assalto israeliani per ogni singola uccisione».


Le dichiarazioni della giurista Audrey Bomse

Audrey Bomse, presidente dell’Associazione Nazionale Americana degli Avvocati per il ‘Comitato Free Palestine’ e attiva come giurista da oltre 20 anni, ha praticato in Gerusalemme e Ramallah per sei anni ed è ora Consulente Legale per ‘Free Gaza Movement’.

Il 14 settembre, due giorni dopo la relazione ufficiale della Commissione dei Massimi Esperti in Diritti dell’Uomo fornita al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, Audrey Bomse ha pubblicato un articolo nel quale dichiara:

«... Gli esperti incaricati dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu hanno rigettato le conclusioni del rapporto Palmer/Uribe e hanno chiesto “la cessazione immediata del Blocco di Gaza e che si provveda a fornire ai cittadini di Gaza l’appropriata protezione prevista secondo il Diritto Internazionale”.

«Per questa ragione, fino a quando la Corte Penale Internazionale non si pronunci ufficialmente in merito all’assedio e al blocco navale di Gaza imposto da Israele, e quindi in merito all’attacco israeliano della Mavi Marmara e di altre navi della Flotilla, le conclusioni e raccomandazioni del rapporto Palmer/Uribe non meritano considerazione alcuna.

«La scelta dell’ex presidente colombiano Uribe come vice-presidente della commissione mette in discussione l’integrità e imparzialità della commissione, viste le accuse mosse a Uribe da parte di organizzazioni umanitarie riguardo alla sua complicità con le sfere militari e paramilitari responsabili di sistematiche uccisioni di civili in Colombia e visto il suo disprezzo per i difensori dei Diritti Umani. 

Alvàro Uribe e il ministro delgi esteri israeliano Lieberman


«È per altro deplorevole la complicità di Uribe con Israele, che durante il suo mandato come presidente era il maggiore fornitore di armi per la Colombia. Questo aspetto costituisce un manifesto conflitto di interessi non menzionato nel rapporto Palmer/Uribe.

«È importante notare, che il 50% della commissione era composto dai rappresentanti delle due parti in causa (Turchia e Israele). Come ha fatto notare la Commissione di inchiesta del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu: “... viene a mancare la fiducia pubblica in qualunque processo investigativo nel quale il soggetto sotto inchiesta indaghi sé stesso o giochi un ruolo centrale nell’indagine”.

«Il mandato limitato della commissione Palmer/Uribe non prevedeva un’indagine separata, ma unicamente di “ricevere e revisionare i rapporti stesi rispettivamente da Turchia e Israele con l’obiettivo di influire positivamente sulle relazioni tra Turchia e Israele e sulla situazione generale del Medio Oriente” - un obiettivo politico per il quale la commissione e le sue conclusioni hanno rappresentato un fallimento colossale [visti i recenti sviluppi diplomatici nei confronti di Israele nella regione, con l’espulsione o l’allontanamento forzato degli ambasciatori israeliani in Turchia, Egitto e Giordania].

«Per ammissione stessa della commissione - un fatto taciuto nei media - visto che le informazioni sono state ottenute per vie diplomatiche e non giuridiche, “la commissione non può fornire risultati in merito ai fatti o agli aspetti legali. Può solo fornire opinioni”.

«In ragione dell’incapacità dei 4 membri della commissione di raggiungere un consenso unanime [visto che il rappresentate della Turchia si è dissociato dalle conclusioni del rapporto], le conclusioni e raccomandazioni del rapporto Palmer/Uribe non rappresentano altro che le opinioni di due politici, la cui obiettività è discutibile per le ragioni illustrate.

«La Commissione di Inchiesta incaricata dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, basandosi sulle Leggi Internazionali relative alle Convenzioni ONU del Diritto Marittimo, sul Manuale Internazionale di San Remo Applicabile al Conflitto Armato in Mare, e sulle leggi relative ai conflitti armati in generale - peraltro le stesse analizzate anche dalla commissione Palmer/Uribe - concludeva che “il Blocco di Gaza genera danni sproporzionati alla popolazione civile. Di conseguenza, l’impedimento della Flotilla di raggiungere Gaza perché intercettata in mare da Israele non può essere giustificato e deve essere considerato illegale”. – La Commissione di Inchiesta ha sancito che la crisi umanitaria di Gaza “è totalmente intollerabile e inaccettabile nel 21esimo secolo, e il Blocco è quindi illegale, a prescindere da qualsiasi presunta motivazione addotta”.

«Riguardo al massacro dei passeggeri della Mavi Marmara, la Commissione di Inchiesta dichiarava inoltre che “le prove raccolte parlano chiaro e giustificano l’incriminazione per: uccisione volontaria; tortura e trattamento inumano; volontà di infliggere gravi ferite e grande sofferenza”.

«La Commissione di Inchiesta ha inoltre stabilito che a bordo delle navi della Flotilla e durante la detenzione militare e nelle carceri israeliane, “il trattamento degli attivisti internazionali è stato crudele, disumano e degradante” e costituiva di conseguenza un atto criminale.

«Perfino la commissione Palmer/Uribe concludeva che “i passeggeri della Flotilla hanno subìto gravi maltrattamenti da parte delle autorità israeliane, sia durante l’attacco delle navi sia durante la detenzione”.

Audrey Bomse, che ha preso parte alla Flotilla per Gaza, conclude l’articolo dichiarando: «Le armi israeliane e il trattamento disumano non ci hanno scoraggiato; né ci possono scoraggiare le conclusioni devianti di rapporti politicamente motivati.

«In conclusione, rigettiamo categoricamente le raccomandazioni della commissione Palmer/Uribe che “ogni missione umanitaria che voglia fornire assistenza alla Popolazione di Gaza dovrà agire per mezzo di procedure stabilite e passare attraverso gli appositi passaggi via terra, previa consultazione con il governo di Israele e l”Autorità Palestinese” [presieduta dal collaborazionista Abbas 'Abu Mazen']»

«La Liberazione di Gaza non può avvenire per mezzo di procedure stabilite da Israele».