venerdì 9 settembre 2011

Lisa dagli occhi blu ed il giudice di Kassel: è giustizia quella tedesca che sevizia una sedicenne?

Home / Germania / par. 8.

Offro qui sviluppo autonomo ad un caso già registrato nella serie di post concepita come “Osservatorio sulla libertà di pensiero negata”, e divisa in partizioni per singoli paesi, dove il principio della libertà di pensiero e di espressione, a parole solennemente proclamato in tutte le carte e dichiarazioni, poi è in realtà eluso e negato. Il giovane Marx già criticava acutamente le costituzioni borghesi che nel secondo comma introducevano limiti tali che ridimensionavano fortemente, fino a rimangiarsele, le concessioni fatte e proclamate nel primo comma. Questo criterio dello sviluppo autonomo di singoli paragrafi di un post principale sarà ancora seguito per dare evidenza a problematiche che restano altrimenti nascoste e compresse nella successione di brevi e sintetici paragrafi, dedicate appunto ad un singolo paese o a un problema più generale.

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Un altro titolo che mi viene in mente per questo post è: “La Bella e la Bestia”, ma lo scarto perché l’analogia metaforica non mi appare perfetta. Non so il mio abituale lettore avrà interesse e pazienza a seguire ciò che mi passa per la mente e che tento di tradurre in segni grafici. Se passa oltre e non legge, non mi offendo. Come ho scritto molte altre volte, queste mie riflessioni sono ad uso personale, interno, benché non segrete e tale che chiunque possa leggerle, avendone interesse e buona o cattiva intenzione.  Il Maligno è presente e sempre in agguato. Ne so qualcosa e la mia lotta con Lui è una partita ancora aperta. Fra non molto ne racconterò la trama e gli episodi. Per adesso la mente corre a Lisa di Kassel. Chi è questa fanciulla dal nome per me assai evocativo? Il nome è fittizio.

La vera Lisa con il volto schermato.
La giustizia tedesca nella sua immensa ipocrisia ha stabilito che trattandosi di una fanciulla di sedici anni il suo nome vero non debba essere dato alla stampa e reso di pubblico dominio. È una ipocrisia perché il torto che a mio avviso hanno commesso su questa ragazza supera di gran lunga il segreto processuale che serve solo a coprire la vergogna di almeno altri 200.000 casi simili e più gravi, che restano ignoti ai popoli europei, i quali avrebbe tutti il diritto di insorgere ed in quanto popoli di “rieducare” loro siffatti giudici. E mi viene qui in mente un’immagine sul modo, ma me ne astengo, anche se la tentazione è forte.

Ahimé! La materia è delicata e bisogna procedere con ordine e cautela. I Lettori che non avessero la necessaria pazienza sono stati già avvertiti: possono sorvolare senza che chi scrive si senta per questo offeso. Anzi li ringrazio per aver solo letto il titolo. Ieri sera anche il web italiano ha riportato quasi una stessa velina, divulgando forse a scopi “educativi” il caso di una sedicenne che insieme ad altre due compagne di età maggiore sarebbe stata condannata per aver imbrattato con graffiti i manifesti elettorali di un partito politico tedesco, la Linke. Orbene, io so bene della diffusione abusiva di manifesti di qualsiasi genere fuori dagli spazi consentiti. Per un proprietario di una casa che avesse appena restaurato la facciata e la si ritrovasse subito imbrattata da non importa quali scritte o simboli, io capisco bene la sua rabbia, che sarebbe anche la mia. Ma qui la scritta è su un effimero manifesto. Non vedo proprio il reato e mi indigna lo spavento inflitto ad una sedicenne davanti ad una corte di cosiddetta giustizia, che meglio meriterebbe il nome di camera di tortura.

Ho detto sopra che il nome Lisa mi riesce evocativo. Di cosa? Anni fa era molto popolare una canzone italiana il cui ritornello era “Lisa dagli occhi blu...”, che fu anche al Festival di Sanremo del 1969. Ed inoltre questo nome era lo stesso di una mia amica e compagna di scuola di cui persi le tracce, ma che ricordo ancora con simpatia. Adesso, metaforicamente apprendo che è stata condannata di un giudice tedesco per aver imbrattato manifesti che già più gravemente imbrattavano i muri delle strade tedesche: quelli della Linke. L’ipocrisia della giustizia e dei media tedeschi si manifesta in una sorta di segreto di stato sui 200.000 casi, anche più gravi, che tutto sommato costituiscono una repressione della libertà di pensiero e di opinione, poco importa se condivibili o meno. Addirittura, suscita in me sconcerto la pretesa del giudice di Kassel di “educare” la povera Lisa, infliggendogli una condanna “esemplare”, in ragione della minore età. Altrimenti poteva trattarsi di dodici anni di carcere, come nel caso di uno scrittore, reo di aver scritto un libro, non in linea con la “Verità”, di cui il giudice di Kassel è depositario.

Dai miei studi di diritto penale ricordo il capitolo in cui è fatto obbligo ad un subordinato di disobbedire ad un ordine manifestamente ingiusto. Come sia nata questa norma penale non è difficile intuire. Ma vorrei chiedere al giudice di Kassel se non dovesse valere anche per lui l’obbligo di disobbedire ad una legge che contrasta con i principi della giustizia naturale, quale può appunto essere la sevizie da lui inflitta ad una sedicenne. Quale la condanna? Quella di leggere uno specifico libro, che secondo lui avrebbe contenuto “educativo” oltre che “veritiero”. Fosse anche il Vangelo, non credo che oggi neppure la Chiesa infliggere come condanna e punizione la lettura del Vangelo. Ma la Germania sembra volersi sempre distinguere: o in un senso o nell’altro. L’equilibrio e la misura non sembrano appartenere a quella cultura. Naturalmente è un cliché, una battuta, uno sfogo, a cui io stesso non attribuisco peso eccessivo.

Lisa è stata dunque condannata a leggere il “Diario di Anna Frank” ed a presentarne al giudice entro dieci giorni una “relazione”, che evidentemente dovrà contenere ciò che si aspetta. Avrebbe forse fatto meglio a redigerla lui stesso e chiederne la sottoscrizione. Mi dicono che gli storici revisionisti (il termine “negazionista” è diffamatorio, denigratorio, delatorio) o comunque taluni ritengono che si tratti di un falso, essendo stato scritto con la penna a biro, che all’epoca non esisteva. Non voglio pronunciarmi sul merito della questione, che non costituisce mio ambito professionale, ma mi chiedo cosa mai potrebbe mai succedere alla povera Lisa se nella sua relazione, da presentare entro il termine tassativo di dieci giorni, dopo aver letto magari tutto d’un fiato il libro, riportasse al giudice queste opinioni, o svolgesse comunque una critica serrata al testo in questione, per i suoi contenuti ideologici o per le sue presunte e discutibili verità. È lavaggio del cervello! Se si devono rispettare e garantire costituzionalmente le opinioni di ognuno, a maggior ragione non si possono imporre a nessuno opinioni di sorta quali che siano. Il discrimine di una sana giustizia penale è fra il concreto fare qualcosa di criminose e il mero opinare anche i più fantastici propositi, come ad esempio quello di “educare” a calci nel sedere un giudice che si rivelasse indegno di ricoprire il suo ruolo.

Della povera Lisa, sedicenne, con i suoi occhi blu, si dice che abbia “idee naziste”, secondo quanto riportano i media, forse uniti in una stessa concertazione “educativa” e “terroristica”: colpire una Lisa dagli occhi blu, sedicenne, per terrorizzarne ed educarne altre cento. Ma, interrogata, Lisa ha dovuto ammettere di non sapere neppure chi fossero le SS e probabilmente ignorando anche l’origine sanscrita della svastica. Qui il discorso si andrebbe ad ampliare troppo e dobbiamo cercare di stringere. Io ho sempre sostenuto che fascismo e nazismo, in ciò che sono effettivamente stati e la cui conoscenza libera ed effettiva, in sede storica, ci è preclusa, sono finiti, definitivamente trascorsi nel 1945 con la debellatio della Germania e dell’Europa. Non possono esserci più né fascisti né nazisti. Altrimenti si può immaginare che ci siano ancora partigiani di Caio Giulio Cesare o degli uomini che lo avrebbero pugnalato. Inoltre, anche da uno studio superficiale si può apprendere che dal punto di vista ideologico il nazismo non era affatto monolitico ed andarne a definire quali furono le “idee” potrebbe essere scientificamente arduo, salvo poi imporne per le legge il mito o la narrazione. Ma naturalmente sappiamo cosa si cela dietro a tutta questa vergognosa sceneggiata, che fra poco vedrà esemplarmente punita (qualcuno nei forum ha chiesto la pena aggiuntiva di “bacchettate sui denti”) non una Lisa sedicenne, ma una Luisa dodicenne ed una bambina non ancora nata e condizionata fin nel grembo materno.

(segue)

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