domenica 12 luglio 2009

Freschi di stampa: 12. Faris Yahia: «Relazioni pericolose: il movimento sionista e la Germania nazista».

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Autori recensiti: Arrigoni - Caridi - Fisk - Yahia - Carlo Mattogno - Gian Pio Mattogno - Rabkin - Shamir -

Il contenuto di questo libretto di poco di 120 pagine, uscito nel gennaio 2009, non riguarda cose che già non fossero note. Il suo scopo dichiarato è di mettere insieme in “uno studio monografico” le relazioni che vi sono sempre state fra movimento sionista e nazismo. Si potrebbero anche aggiungere i contatti con il sionismo, verso il quale Mussolini nutriva grande, grandissima ammirazione in quanto forma compiuta di nazionalismo e razzismo. Dei rapporti fra fascismo ed ebrei parleremo però in un’altra recensione o scheda libraria riguardo il libro che Filippo Giannini ha dedicato agli «Ebrei nel ventennio fascista», dove si vedrà che ad alzare la mano nel segno del saluto fascista erano la stragrande maggioranza degli ebrei italiani, di cui un nutrito gruppo confluì poi nella Repubblica Sociale Italiana, come ha potuto testimoniare un ebreo che era fra i relatori della presentazione del libro di Giannini in via della Greca 4, nella sala a pagamento di una Società operaia cattolica.

Viene spontaneo chiedersi: ma se i nazisti avevano per davvero in mente solo e sempre lo “sterminio” di ogni ebreo in cui si imbattevano perché mai avrebbero intrattenuto così duraturi e sistematici rapporti con i “sionisti”, che si ritengono essi stessi ebrei al mille per cento? La risposta al quesito porta a pacifiche conclusioni. In realtà, i tedeschi o meglio la dirigenza nazista desiderava al massimo liberarsi di una categoria di cittadini della cui lealtà, a torto o a ragione, ormai dubitava. Se si tiene presente la tesi storiografica di un Ernst Nolte che a differenza di altri spiega il nazismo come una reazione al bolscevismo e la si integra poi con la diffusa convinzione che il bolscevismo fosse composto in grandissima parte da ebrei, non è difficile trarre le ovvie conclusioni: nazismo = opposizione al bolscevismo = opposizione all’ebraismo. Se poi gli ebrei tedeschi avessero avuto all’interno della società tedesca, lo stesso ruolo che ebbero nella società russa del XIX e XX secolo, magistralmente narrato da Aleksander Solgenitsin, Due secoli insieme, non è difficile darsi una spiegazione della ostilità nazista verso gli ebrei. Ripeto: non è qui nostra intenzione di dare torti o ragioni, di colpevolizzare e demonizzare nessuno. Noi abbiamo solo bisogno di comprendere la storia e di potercela spiegare in modo che abbia un senso piuttosto che nessun senso razionale.

La tesi che anche in questo libretto della “Città del Sole” – un libretto che vorremmo leggere non in 120 pagine ma almeno in 1200 complete di ogni possibile e residua documentazione e dissertazione critica – è la stessa che trova conferma in altri libri da noi recensiti: l’«antisemitismo» è stato non solo essenziale alla nascita ed all’affermarsi del sionismo, ma è ancora oggi necessario per la sua conservazione. L’«antisemitismo» deve essere continuamente suscitato ed evocato dal sionismo, anche con un esercito di provocatori stipendiati. L’«odio» per l’ebreo è necessario allo stesso ebreo perché in quanto ebreo acquisti una sua identità e non corra il rischio mortale dell’assimilazione, ossia nella piena integrazione nella società dove ormai tutti gli ebrei possono vivere tranquillamente e comodamente ahimé non già – come sarebbe giusto – in un regime di eguaglianza con gli altri cittadini, ma in una condizione di vero e proprio privilegio, cosa che non è giusta e che suscita giuste reazioni.

(Segue)

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