sabato 4 luglio 2009

Frattini contestato dalla militanza di base del suo partito


L’AGI che ha dato la notizia, registrando una risposta piccata di Frattini ad un signore del pubblico, attribuendogli una sontuosa dimora ai Parioli, non sospettava neppure che quel signore non era un “salottiero”, ma un coordinatore provinciale del PdL, che non ha mai potuto soffrire Frattini e la sua politica estera. Un Frattini che si lascia trattare malamente, quando riferisce in Commissione esteri di rassicurazioni falsamente ricevute da Tel Aviv sulla non invasione da terra delle Striscia di Gaza. La cosa è stata rilevata dal precedente ministro degli esteri, D’Alema. Per decoro dell’istituzione Frattini avrebbe già allora dovuto dimettersi. Ed ora taccia lui la base del PdL di “vergogna”, lui che di vergogna non ne ha mai avuta: non sa neppure cosa sia la “vergogna”. Non si sarebbe mai dimesso, del resto, perché non rappresenta, in effetti, né il popolo italiano e nemmeno il suo stesso partito, ma rappresenta invece gli interessi di Israele nel governo italiano e nel parlamento italiano. Ed in questo senso fa bene il suo lavoro. A Tel Aviv possono essere soddisfatti di lui. Non potevano trovare una persona più amica e ben disposta, in ultimo a copertura di una politica altamente umanitaria, liberale e diritto-umanistica nonché personalistica come quella battezzata in codice “Piombo fuso”.


9. Frattini contestato dalla base del PdL. – Chissà perché Franco Frattini ha pensato che il signore che dal pubblico lo contestava alla sua ennesima esternazione a favore di Israele e contro il martoriato popolo palestinese dovesse essere un “salottiero” dei Parioli. Era invece un coordinatore provinciale del PdL che di Frattini e della sua politica tutta schiacciata su Israele non ne può più ed a sbottato. Ma quel signore non era la giornalista che Frattini pensò di poter redaguardire solo per aver detto “resistenza irachena” anziché “terrorismo iracheno”. Se quel signore avesse potuto parlare dal palco e prendere il microfono le avrebbe dette in faccia non solo a Frattini ma a tutti gli altri politici del PdL, che seguono le orme dei politici americani, dove l’AIPAC dà loro il foglio quotidiano di istruzioni. Secondo la nuova tendenza, il PdL si va articolando per Fondazioni: ognuno si fa la sua e cerca in questo modo di prevalere dentro il PdL, che riceve dallo stato e dai contribuenti non una barca di soldi, ma un nave di soldi ogni anno. Dove vanno a finire questi soldi i militanti non lo sanno. Ogni tanto leggono per strada sui manifesti che in una grande sala a pagamento i leader si degnano di parlare al popolo. Chi viene a siffatte riunioni non è dato sapere. Certamente vengono molti “clienti”, perfino i claquisti, ormai una professione organizzata entro il sindacato dello spettacolo. Non è difficile immaginare a quali fondi attingano le Fondazioni. Non ho potuto ancora farlo, ma se i loro finanziamenti sono pubblici, sono molto curioso di analizzarne le fonti. La mia mente già disegna collegamenti che ben spiegano alcune stranezze, che è capitato di osservare in questi giorni. Qui mi fermo e mi limito a sospettare e pensar male.

Tornando a Frattini, possono farsi alcune considerazioni oggettive sul suo sionismo spinto, che compromette fortemente l’immagine del popolo italiano e che non trovo riscontro e verifiche nemmeno nella base del PdL. Ad un convegno che avrebbe dovuto parlare della persona Cicchitto, che ha detto qualcosa di giusto e di cui diremo poco più avanti, si è lasciato andare nelle solite analisi del voto. Il nostro è un partito interclassista e così via. Cicchitto non saputo, non ha voluto, non ha capito che il sistema politico italiano è ormai fortemente omologato: la Israel lobby, che se ne infischia dei partiti, di tutti i partiti, è trasversalmente presente nell’uno e nell’altro schieramento. E così tutte le lobby e tutti i parlamentari nominati, che neppure si conoscono fra di loro. Me ne sono accorto, informando un mio collega di università, messo in lista e assunto nel firmamento di Montecitorio, a proposito delle iniziative anti art. 21 cost. di un suo collega di partito: non lo conosceva, non ne sapeva nulla, non si sarebbe certo questionato per me, mettendo a rischio il suo scatto di stipendio da professore universitario a parlamentare. Ormai i partiti stanno per essere totalmente svuotati dell’impianto, mai attuato, previsto dall’art. 49 della costituzione. I parlamentari sempre meno rappresentano la nazione e sempre più esprimono la volontà di chi li mette in lista e gli interessi delle lobbies che li comprano e corrompono.

Ci voleva davvero un gran faccia tosta come quella di Franco Frattini per venire ad un convegno dedicato alla “persona”, ma in realtà una celebrazione del rito dell’ipocrisia, per venire a parlare di Israele, di Iran, di mondo denuclearizzato, quando Israele in barba ad ogni principio formale giuridico e morale dispone di 264 testate nucleare. Parlare di “persona” quando un intero popolo, quello palestinese, è chiuso in un lager e viene lasciato lentamente morire di fame, di stenti, di malattie. Cicchitto ha detto una sola cosa giusta: il dibattito nel PdL non deve essere lasciato alle Fondazioni, che rispondono ai loro finanziatori, ma deve essere ricondotto nelle basi territoriali del Partito del Popolo della Libertà: ma non ne esistono ed i militanti si chiedono dove finiscono i soldi che escono dalle tasche dei contribuenti. In realtà, con grande e sfacciato abuso del nome “Popolo” unito a quello di “Libertà” stiamo marciando a grandi passi verso il Regime, a confronto del quale fascismo e nazismo appaiono come oasi liberali di tolleranza e di possibilità di espressione con un popolo che era rappresentanto dai suoi governanti più di quanto non lo sia oggi con elezioni truccate. Altro che elezioni in Iran! Qui dobbiamo seriamente interrogarci sul nostro sistema elettorale.

Ed è così che un Frattini può compromettere l’immagine dell’Italia senza neppure consulatre la base del suo partito, che in effetti si vergogna di un simile ministro degli esteri. Esagero? Ebbene, leggo che Sarkozy, che è Sarkozy, ossia tutto dire se si va a leggere il recente libro-bomba di Paul-Eric Blanrue, di ricevere Lieberman in Parigi non ne ha voluto proprio sapere. Ma il primo giro in Europa Lieberman lo ha fatto andando da Frattini, che lo ha ricevuto. In Roma, per fortuna, una sparuta rappresentanza diretta di cittadini italiani si è riunita in piazza, nei pressi di Palazzo Chigi e di Montecitorio, per manifestare contro Lieberman e la politica estera italiana. Fra i manifestanti c’era anche la base del PdL. Perfino la Merkel, che è tutto dire pure lei, ha scaricato Frattini nella sua politica antiraniana, a lui commissionata da Israele. Non è per metafora dire che Frattini fa una politica che è più da sottogretario agli esteri del ministero degli esteri di Israele, che non una politica estera di ministro degli esteri della Repubblica. Non rappresenta neppure la base del PdL. Il suo pubblico è quello che le lobbies stesse gli mandano, raccattandolo per le strade o chiamando i clacchisti.

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