giovedì 23 luglio 2009

Freschi di stampa: 20. Sabrina Mervin: «Hezbollah. Fatti, luoghi, protagonisti e testimonianze» (2009).

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È davvero fresco di stampa questo volume di documentazione si Hezbollah, consistente in una raccolta di saggi messi insieme da Sabrina Mervin, ricercatrice del CNRS, che lavora presso l’Istituto francese del Medio Oriente a Beirut. Vale la pena di ricordare en passant il libro di Edward Said, Orientalismo, sulla secolare tradizione con cui studiosi e scrittori occidentali ci comunicano la loro immagine dell’Oriente e ce lo fanno vedere attraverso i loro occhi. Sembrerebbe che parecchia acqua sia passata sotto i ponti da allora ed i metodi abbiano guadagnato in scientificità. È questa l’impressione che dà il volume alle sue prime pagine, anche se si avverte che non si può andare oltre un certo limite di approfondimento perché Hezbollah per ragioni di sicurezza, nell’epoca degli omicidi e dei bombardamenti mirati, ha un comprensibile motivo a mantenere la segretezza intorno alla sua struttura. Ma fino ad un certo punto. Infatti, Hezbollah ha ben compreso la lotta per l’immagine e si è data propri strumenti di comunicazione.

È abbastanza noto l’oscuramento della tv di Hezbollah, ossia la rete al Manar, che in Francia e in altri paesi non si può vedere per disposizioni interne alla Francia. Noi cittadini europei siamo minorenni. Non possiamo informarci direttamente alla fonte, ma per sapere cosa è Hezbollah o altri soggetti come Hamas, i Fratelli Musulmani, Ahmadinejad e l’Iran, lo possiamo e dobbiamo sapere SOLO attraverso ciò che ci racconta un Claudio Pagliare o che il nostro ministro degli esteri Frattini ci dice che dobbiamo credere. Questo accade nello stesso momento in cui si pretende che le nostre società siano il luogo deputato della libertà di pensiero, di espressione, di informazione a fronte dell’oscurantismo e della barbarie del mondo islamico.

Già, così dicono e pretendono di farci credere. Ma come stano le cose? Tentiamo di spiegarlo in breve secondo il nostro modo di vedere. Organizzazioni come Hezbollah, Hamas e altre, rientrano in una sorta di moderno Indice, compilato non dalla Chiesa di Roma, ma dall’Impero di Washington con il concorso dei moderni “ebrei di corte”, cioè la Israel lobby, di cui ormai Mearsheimer e Walt hanno dato definitiva contezza a quelli che vogliono sapere e non vogliono restare con gli occhi bendati. La lista è quella dei “terroristi” puri e duri, con i quali non si parla, ma che sono votati alla distruzione totale. Meno di loro si sa ed è più facile farne olocausto senza che sapendo di essi e delle loro ragioni possano sorgere complicazioni e ostacoli di carattere morale.

Naturalmente, a chi avesse animo di riflettere un poco, verrebbe subito in mente che sotto il titolo “terrorismo” andrebbero messi in primo luogo gli stessi Usa e in primis Israele, che sul terrorismo nasce e campa. Senza il terrorismo materiale di atti discriminatori e uccisioni più o meno mirate e senza il terrorismo psicologico di cui un’arma classica, per fortuna ormai spuntata e non credibile se non fra gli stessi produttori, è l’accusa strumentale di antisemitismo. Si riflette poco che il terrorismo diffamatorio e demonizzante esercitato da Israele verso i palestinesi e tutto il mondo “euroarabico” ha un risvolto interno connesso al revisionismo storiografico e ai dubbi sempre crescenti sulla versione ufficiale dell’11 settembre 2001, a cui è subito seguito un “colpo di stato” che ha di fatto sospeso tutte le libertà e le garanzie costituzionali dei cittadini.

Ma è da riflettere anche sull’ossessione paranoica con cui Israele e sue dipendenze insistono per un verso sul disconoscimento altrui in quanto terroristi e sulla altrettanto paranoica insistenza sul proprio diritto di esistenza, sulla propria legittimità, sulla propria sicurezza. Vi sarebbe qui da mandare del lavoro ad uno strizzacervello sardo, che ogni tanto fa incursioni in questo blog. Lo strizzacervello in virtà della sua professione pensa di poter governare da sovrano sui cervelli altrui, sollevando il proprio “cervello” su tutti gli altri cervelli. Non ho molta stima di questa scienza, spesso opera di ciarlatani. Ma non è ora questo il punto. Lo è invece la riflessioni più filosofica che psicologica sul fatto che i sionisti insistono nel delegittimare soggetti come hamas, Hezbollah perché sono profondamente consapevoli della propria carenza di legittimazione, del proprio deficit di “diritto ad esistere”. Il comune sano buon senso dice che non si può entrare in casa altrui, cacciarne i legittimi proprietari ed inquilini, e quindi tacciare questi di “terrorismo”, di “illigittimità”, rivendicando il proprio sacrosanto diritto ad esistere, e magari riempiendo la casa e la terra depredata con coloni di rinforzo fatti venire allo scopo, per creare il fatto compiuto di un “popolo” che reclama il diritto alla “propria” patria.

Il volume è diverso da quella di Paola Caridi su Hamas, dove ci si diffonde in analisi politiche. Qui si evita espressamente il livello analitico perché si è consapevoli della mancanza di una documentazione originale che potrebbe venire solo da Hezbollah, che però ha i problemi anzidetti. Ma è anche vero che Hezbollah spende non poche delle sue risorse per comunicare la sua immagine anziché lasciarla al MEMRI, un organismo israeliano o sionista che pretende di farci vedere la realtà del Medio Oriente con gli occhi dei coloni israeliani, occhi che qualcuno nella Diaspora o Israel Lobby pretende debbano essere o diventare i nostri proprio occhi, giacché si pretende che «Israele siamo noi». Tanta tracotanza e sicumera non cessa mai di offendermi ogni volta che il pensiero vi torna sopra. Non siamo più, per fortuna, all’epoca in cui gli indiani d’America potevano essere trucidati lontano dai nostri occhi e dalla nostra coscienza morale. Anche se concretamente molti di noi nulla possono fare sul piano materiale dell’assistenza alle vittime di “Piombo fuso” e di 60 anni di “pulizia etnica”, abbiamo però il diritto al nostro giudizio intellettuale, politico, morale. Un diritto di cui non ci potrà privare un Franco Frattini.

Sul volume ritorneremo ancora e questa diventerà la Homepage per uno studio su Hezbollah, traendo spunto dai singoli saggi del volume, la cui lettura preferiamo condurre avanti in modo sincronico ad altre letture affini e collegate: i libri parlano fra di loro e noi li vogliamo sentire tutti in concerto.

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