domenica 26 luglio 2009

A. “Eroi” israeliani della pulizia etnica: 7. Moshe Carmel, membro della “Consulta”, «che spopolò la maggior parte della Galilea».

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La cricca che preparò i piani per la pulizia etnica e ne controllò l’esecuzione fino allo sradicamento di metà della popolazione autoctona palestinese era assistita da comandanti regionali come Moshe Kalman, che ripulì la zona di Safad, e Moshe Carmel, che spopolò la maggior parte della Galilea. Yitzak Rabin operò invece tanto a Lyyd quanto a Ramla, come pure nell’area della Grande Gerusalemme. Pappe raccomanda: «Ricordatene i nomi, ma cominciate a non considerarli solo come eroi di guerra israeliani. Hanno di certo partecipato alla fondazione dello Stato ebraico ed è comprensibile che gli stessi israeliani diano il giusto alle azioni che li hanno aiutati a salvarsi da attacchi esterni, permettendogli di superare le crisi e soprattutto di trovare un rifugio sicuro dalle persecuzioni religiose in diverse parti del mondo. Ma la storia giudicherà il peso di queste conquiste quando sull’altro piatto della bilancia ci saranno i crimini da loro commessi contro il popolo nativo della Palestina» (op, cit., 17). Qui vorremmo fare noi un piccolo rilievo critico a Pappe, comune a molti altri storici e scrittori, che non sembrano per nulla versati o informati nella storiografia revisionista. I miti olocaustici vengono in genere da questi scrittori accettati acriticamente come un fatto noto e consolidato. È già preziosa la loro opera e non intendiamo gravarli di una problematica che li porterebbe assai lontano dalle loro ricerche e dai loro studi, ma non possiamo non rilevare en passant che l’altro piatto della bilancia, cui allude Pappe, rischia di essere vuoto ed a pesare restano soltanto i crimini sionisti “contro il popolo nativo della Palestina”, in ogni caso del tutto innocente delle colpe attribuite ad altri e delle quali con incredibile, oscena, folle falsificazione storica si tenta propria in questi giorni, successivi al nuovo genocidio denominato “piombo fuso” di renderli corresponsabili, riesumando la patetica attività diplomatica del gran mufti, che tutte le tentava per salvare il suo popolo sventurato. A sessanta anni di distanza si ripete in versione moderna la favola del lupo e dell’agnello: tuo padre ha sporcato il sangue nel quale mi sto abbeverando.

(segue)

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