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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato, espulso, occupato»
Ilan Pappe, ivi, p. 220)
Proseguiamo nella nostra redazione di un censimento di tutti i villaggi che furono cancellati dalla carta geografica ad opera dei coloni russo-ebrei non solo nel 1948, ma anche negli anni a venire. A tutt’oggi l’opera di espulsione dei palestinesi rimasti nel 1948, o meglio dei loro discendenti, è il tema costante della politica governativa che ha dato vita ad un vero e proprio regime di apartheid, peggiore di quello sudafricano. L’ordine di successione delle schede è puramente casuale, ma potremo poi redigire un elenco alfabetico per agevolarne la ricerca. Ho già fissato un format per la redazione di una vera e propria opera enciclopedica, dove ogni scheda per singolo villaggio potrà assumere dentro il singolo post anche la dimensione di un libro cartaceo. Magari con il concorso dei lettori ed attingendo ad ogni fonti possibile una volta esaurite le informazioni contenute nel libro di Pappe da cui la ricerca prende avvio.
Links:
1. All That Remains: The Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948.
2. Institut for Palestine Studies. The most reliable sorce of information and analysis on Palestinian affair and the Arab-Israeli conflict.
1. L’Irgun distrugge Khubbeiza. – Pappe descrive i diversi momenti e le diverse tecniche nella fase di distruzione dei villaggi. Ne riporto testualmente il brano che segue, dove il nome di Barieka compare insieme a quello di altri villaggi che ebbero eguale sorte:
A Sabbarin i terroristi dell’Irgun, furiosi per aver trovato qualche resistenza armata, come punizione tennero le donne, i vecchi e i bambini chiusi entro recinti di filo spinato - del tutto simili alle gabbie in cui i palestinesi oggi vengono trattenuti per ore ai checkpoint nella Cisgiordania quando non riescono a presentare il permesso giusto. Sette giovani palestinesi, sorpresi con le armi, furono uccisi sul posto dai soldati ebrei, che poi espulsero gli altri abitanti del villaggio verso Umm al Fahm, non ancora in mani ebraiche 49. Anche qui l’Irgun fece la sua parte nel continuare la distruzione della campagna palestinese. Essi completarono l’attacco vendicativo contro i restanti villaggi di Marj Ibn Amir mentre erano ancora presenti le truppe del Mandato britannico: Sabbarin, Sindiyana, Barieka, Khubbeiza e Umm al-Shauf. Alcuni degli abitanti di questi villaggi fuggirono sotto il fuoco pesante dei mortai delle forze attaccanti, mentre altri che sventolavano la bandiera bianca per segnalare la resa erano mandati immediatamente in esilio.Ciascuna fase o operazione nelle varie aree geografiche produceva nuovi modelli di comportamento che venivano in seguito adottati dal resto delle truppe. Alcuni giorni dopo l’occupazione del villaggio di Kafrayn e l’espulsione dei suoi abitanti, l’esercito dimostrò la propria destrezza nel villaggio ormai vuoto, cancellandolo dalla faccia della terra 50. Questo tipo di manovre si ripeté più volte, anche negli anni Cinquanta, ben oltre la fine della guerra del 1948.Pappe, op. cit., 137-38Note:
49 Benny Morris, The Birth of th Palestinian Refugee Problem, pp. 243-244.
50 Archivi Palmach, Givat Haviva, G/146, 19 aprile 1948.
In effetti, nel 1948 la pulizia etnica iniziò per non fermarsi mai. I 60 anni di Israele, che in Torino hanno voluto onorare alla Fiera del Libro, sono anni ininterroti di pulizia etnica. Sbagliano quanti ritengono che la Nakba sia stato un episodio, un poco sgradevole, ma ormai superato e limitato al solo 1948. Dopo è venuto il regno della democrazia e finalmente la Palestina ha conosciuto la civiltà occidentale russo-ebraica.
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