lunedì 20 luglio 2009

C. Mattogno: R. Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – Cap. IV § 2: Il presunto ordine di sterminio di Hitler.








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Rinvii:
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO IV
La deposizione di Hilberg al processo Zündel del 1985

2.
Il presunto ordine di sterminio di Hitler


Indice

Nel capitolo II ho dimostrato che il primo ordine di sterminio di Hitler addotto da Hilberg non ha alcun fondamento storico-documentario. Passiamo ora al secondo.
Nel 1983 Hilberg, all’Avery Fisher Hall, aveva esposto una tesi in aperto contrasto con quella che aveva propugnato nel suo libro:
«Ma ciò che cominciò nel 1941 fu un processo di distruzione non pianificato in anticipo, non organizzato centralmente da alcun organismo. Non ci furono progetti né bilancio preventivo per misure di distruzione. Queste furono prese gradualmente, un passo alla volta. Così risultò non tanto un piano da realizzare, ma un incredibile incontro di pensieri, una lettura di pensieri concordanti da parte di una vasta burocrazia» (567).

L’avvocato Christie lesse queste parole a Hilberg, il quale le confermò, ma dichiarò che esse non escludevano l’esistenza di un ordine di sterminio.
«Christie - Ci fu o non ci fu un ordine?
Hilberg - Io credo che ci fu un ordine di Hitler.
Christie - Bene.
Hilberg - Il professor Krowslich (568) lo crede. Altri credono che non ci fu.
Christie - Così è un articolo di fede basato sulla vostra opinione?
Hilberg - No, non è affatto un articolo di fede. È una conclusione. Ci si può arrivare per una via o per un’altra.
Christie - Perché non c’è nessuna prova per dimostrare un aspetto o l’altro. Esatto?
Hilberg - Ci possono essere delle prove, ma qui, in questo caso, si tratta di che cosa sia una prova sufficiente.
Christie - Un ordine fu dato nella primavera del 1941, è ciò che avete detto nel vostro libro.
Hilberg - È l’opinione di un uomo, la mia».

Indi Christie tornò sulla pagina 177 del libro di Hilberg:
«“Subito dopo l’inizio delle operazioni mobili nei territori sovietici occupati, Hitler impartì il suo secondo ordine”. Ora, dov’è il suo secondo ordine?
Hilberg - Il problema di questo particolare ordine è lo stesso del primo. È orale.
Christie - È orale.
Hilberg - E ci sono persone che dicono, no, non ci fu affatto un ordine. Ci fu una serie di ordini che furono dati a varie persone in vari momenti.
Christie - Mm-hmmm.
Hilberg - Ciò è oggetto di disputa e di discussione tra gli storici e per questo ci sono convegni e anche seconde edizioni di libri.
Christie -Vedo. Così voi dovete correggere questa dichiarazione nella seconda edizione. Esatto?
Hilberg - No, non dico che devo correggere questa dichiarazione, ma naturalmente nella seconda edizione ci sono correzioni» (569) (corsivo mio).

Nel dibattimento successivo, Christie chiese a Hilberg se poteva esibire una prova dell’esistenza del secondo ordine di Hitler, ed egli menzionò la lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941. L’avvocato gli obiettò che in questo documento si parla di «re-settlement» (traduzione inglese del termine tedesco “Evakuierung”) di Ebrei all’Est, al che Hilberg rispose:
«Bene, il termine “re-settlement” [ricolonizzazione] divenne la parola usata nella corrispondenza nella seconda guerra mondiale nei documenti tedeschi per indicare il processo di deportazione di persone nei centri di uccisione. In breve, ciò era per distinguere dal portare gli assassini alle vittime. Qui le vittime sono portate agli assassini.
Christie - Bene, quella è la vostra interpretazione di...
Hilberg - Quella era la mia interpretazione e lo è ancora.
Christie - Ma non era affatto un ordine o una lettera di Hitler.
Hilberg - No, non lo è.
Christie - Ma qui [nel libro] si dice “Hitler impartì il suo secondo ordine”. Corretto?
Hilberg - Questo è corretto.
Christie - Ciò potrebbe essere un po’ fuorviante, no?
Hilberg - Sì, potrebbe essere fuorviante e per questa ragione scriviamo seconde edizioni» (570).

Incalzato da Christie, Hilberg mantenenne la realtà del primo ordine di sterminio ebraico di Hitler della primavera 1941, che, come ho dimostrato sopra, è assolutamente insussistente. Quanto al secondo ordine, egli dichiarò che sulla realtà di esso c’era discussione, ma soltanto un paio di storici tedeschi affermavano «che non c’era alcuna necessità di un ordine di Hitler» (571). Personalmente, però, come abbiamo visto sopra, egli credeva che un tale ordine fosse realmente esistito in forma verbale e che su questo punto non doveva fare correzioni nella seconda edizione della sua opera. Improvvisando malamente, Hilberg attribuiva il carattere verbale del presunto ordine al fatto che la lettera di Göring del 31 luglio 1941 era stata da lui «scritta per ordine di Adolf Hitler» (572), sicché egli basava la sua realtà storica sul semplice travisamento di una semplice parola di un documento che si riferiva al progetto Madagascar! Egli arrivò perfino ad affermare che esistono documenti scritti che dimostrano l’esistenza del presunto ordine di Hitler:
«Non è l’ordine di Hitler che esiste in forma di documento, perché pare che sia stato verbale, ma ci sono documenti che dicono che un ordine di Hitler ci fu.
Christie - Sì. Ci sono testimonianze di persone...
Hilberg - No, no, no. Ci sono documenti. Ripeto, ci sono documenti. Anche nella conferenza di Wannsee troverete riferimento a ciò».

Hilberg precisò poi questa singolare tesi così:
«Essa contiene un riferimento in quanto Heydrich parla di evoluzione della politica fino alla soluzione finale e in questo contesto fa un riferimento specifico a Hitler» (573).

A questo riguardo, Faurisson rileva:
«Poco tempo dopo il processo, scoprii che Hilberg aveva commesso uno spergiuro. Nel gennaio 1985, sotto il vincolo del giuramento, in presenza del giudice e della giuria, aveva osato affermare che, nella nuova edizione del suo libro, allora in corso di stampa, egli manteneva l’esistenza di questi ordini di Hitler di cui aveva appena riconosciuto che non esisteva “traccia”. Ora, egli mentiva. In questa nuova edizione, la cui prefazione è datata settembre 1984 (Hilberg depose sotto giuramento nel gennaio 1985) qualunque menzione di un ordine di Hitler è sistematicamente soppressa; il suo collega e amico Christopher Browning lo noterà in una recensione intitolata “The Revised Hilberg”:
“Nella nuova edizione [quella del 1985], tutte le menzioni del testo relative a una decisione di Hitler o a un ordine di Hitler per la ‘soluzione finale’ [intesa da Browning nel senso di ‘sterminio’] sono state sistematicamente soppresse. Nascosta in fondo a una sola nota appare una sola e unica menzione:’ La cronologia degli eventi e il contesto storico portano a credere che Hitler abbia preso la decisione prima della fine dell’estate [1941] ‘. Nella nuova edizione, non si prendono più decisioni e non si danno più ordini” (574).
Il fatto è grave. Esso dimostra che, per essere più sicuro di ottenere la condanna di E. Zündel (la cui tesi è in particolare che non è mai esistito un ordine di Hitler o di chiunque di sterminare gli Ebrei), un professore universitario non aveva timore di ricorrere alla menzogna e allo spergiuro» (575).

E questo, come ho mostrato, non fu neppure l’unico spergiuro di Hilberg.

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