mercoledì 3 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio». – Cap II § 7: Le deportazioni nei «centri di sterminio»: L’Ungheria.

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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO II
Le deportazioni
7.

L’Ungheria

Hilberg tratta la questione della deportazione degli Ebrei dall’Ungheria nel quadro della sua tesi della «distruzione», trascurando i retroscena di tale deportazione, che riprende, avulsi dal loro naturale contesto, oltre 170 pagine dopo, dove scrive:
«Il 1° marzo [1944], Speer e Milch avevano costituito la Jägerstab (lo “Stato Maggiore dell’Aviazione Caccia”), un comitato di coordinamento incaricato di costruire fabbriche per l’aviazione in enormi bunker. [...]. Per i suoi progetti di costruzione, la Jägerstab aveva bisogno di circa 250.000 lavoratori. Gli esperti, dopo aver considerato le risorse di manodopera, decisero che era necessario impiegare gli Ebrei. Il 6 e il 7 aprile 1944, Saur affrontò personalmente con Hitler il problema; questi acconsentì a utilizzare, come ultima possibilità, 100.000 Ebrei ungheresi, attesi a giorni, ad Auschwitz» (pp. 1002-1003).
Il 9 maggio Hitler ordinò di ritirare 10.000 uomini da Sebastopoli per sorvegliare i circa 200.000 Ebrei che sarebbero stati inviati nei campi di concentramento del Reich per esservi impiegati nello “Jäger-Bauprogramm” (programma di costruzioni Jäger) (254).

Hilberg descrive così i preparativi per la deportazione:
«Decisi a far sparire rapidamente gli Ebrei ungheresi, i Tedeschi non persero tempo. Per il 4 e 5 maggio, a Vienna, fu organizzata una riunione delle Ferrovie, al fine di studiare come inoltrare quattro convogli al giorno ad Auschwitz ognuno con 3000 Ebrei, a partire da metà maggio» (pp. 828-829).
La fonte da lui citata - la nota di von Thadden al Consolato tedesco di Budapest del 5 maggio 1944 (nota 1745 a p. 936) non menziona però né i 4 convogli con 3.000 Ebrei né Auschwitz (255); i dati - ma non la destinazione - appaiono invece nel telegramma di Veesenmayer al Ministero degli Esteri del 4 maggio 1944 (256).
«Il Ministero degli Esteri - prosegue Hilberg - prevedeva delle difficoltà di percorso: si rischiava di non poter passare per Lwów per ragioni militari, il percorso Budapest-Vienna non era raccomandabile perché la comunità ebraica della capitale ungherese avrebbe potuto allarmarsi, e il consolato tedesco di Bratislava non era tranquillo nell’acconsentire di attraversare il suo territorio. Gli agenti della rete ferroviaria, che si riunirono nell’ufficio della Wehrmachttransportleitung Südost, riuscirono a imporre il passaggio dalla Slovacchia in quanto si trattava del tragitto più breve» (p. 829) (corsivo mio).
Anche in questo caso Hilberg fornisce una ricostruzione alquanto approssimativa e imprecisa degli eventi. Riassumo ciò che ho scritto al riguardo nel mio studio sulla deportazione degli Ebrei ungheresi (257).

Il 2 maggio von Thadden inviò il seguente telegramma all’ambasciata tedesca a Bratislava:
«Il piano di viaggio per la deportazione di un numero molto grande di Ebrei ungheresi per l’impiego lavorativo nei territori orientali sarà redatto a Vienna il 4 e 5 maggio. Probabilmente gran parte dei trasporti dovranno essere diretti attraverso la Slovacchia. Se a questo riguardo dovessero sussistere serie riserve, prego inviarmi un rapporto telegrafico».
Fahrplan für Abtransport grösserer Anzahl ungarischer Juden zum Arbeitseinsatz in die Ostgebiete wird 4. – 5. Mai in Wien zur Aufstellung gelangen. Vermutlich wird Grossteil Transporte durch Slowakei geleitet werden müssen. Sollten hiergegen schwerwiegende Bedenken bestehen, erbitte Drahtbericht»)
(258).
Il 3 maggio Hans Ludin, ministro tedesco a Bratislava, rispose:
«Nella deportazione di un numero molto grande di Ebrei ungheresi per l’impiego lavorativo nei territori orientali, prego di interessare il meno possibile il territorio slovacco».
Erbitte bei Abtransport grösserer Anzahl ungarischer Juden zum Arbeitseinsatz in die Ostgebiete das Gebiet der Slowakei möglichst nicht zu berühren»)
(259).
Il 5 maggio von Thadden inviò a Ludin un altro messaggio con oggetto «Deportazione di Ebrei ungheresi per l’impiego lavorativo nei territori orientali» (“Abtransport ungarischer Juden zum Arbeitseinsatz in die Ostgebiete”) in cui diceva:
«Nell’affare indicato accanto sorgono le seguenti difficoltà: Una conduzione di trasporti via Lemberg (260) è straordinariamente difficile per ragioni militari, una conduzione di trasporti dall’Ungheria orientale – e la deportazione deve cominciare da questa parte del territorio – via Budapest-Vienna porterebbe a un rilevante e attualmente indesiderato turbamento della popolazione di Budapest. Perciò da parte del RSHA si attribuisce grande importanza al fatto che almeno i trasporti dall’Ungheria orientale, nella misura in cui non possano viaggiare via Lemberg, vengano condotti attraverso la Slovacchia. […].
Nota. [...].
Del resto anche il RSHA è massimamente interessato ad una conduzione dei trasporti via Lemberg, perché sarebbe la via più breve. Nella misura in cui il tratto di Lemberg venisse lasciato libero da parte dell’autorità militare, esso sarebbe dunque adibito al trasporto» (corsivo mio).
In der nebenbezeichneten Angelegenheit ergeben sich folgende Schwierigkeiten: Eine Transportführung über Lemberg ist aus militärischen Gründen ausserordentlich schwierig, eine Leitung von Transporten aus Ostungarn - und in diesem Gebietsteil soll mit dem Abtransport begonnen werden – über Budapest-Wien würde zu einer erheblichen und z.Zt. unerwünschten Beunruhigung der Budapester Bevölkerung führen. Es ist daher seitens des RSHA besondere Wert darauf gelegt worden, dass wenigstens die Transporte aus Ostungarn, soweit sie nicht über Lemberg laufen können, durch die Slowakei geführt werden. [...].
Vermerk. […].
Im übrigen sei auch das RSHA am meisten an einer Leitung der Transporte über Lemberg interessiert, weil es die kürzeste Marschroute wäre. Soweit die Strecke Lemberg seitens der militärischen Behörde überhaupt freigegeben würde, werde sie daher für die Transporte herangezogen werden»)
(261).
Da questi documenti risulta pertanto che la deportazione degli Ebrei ungheresi doveva cominciare dall’Ungheria orientale, la finalità dei trasporti era l’«impiego lavorativo» (Arbeitseinsatz), la destinazione dei trasporti erano i «territori orientali» (Ostgebiete) e la via più breve per giungere a destinazione era quella che passava per Lemberg. È dunque falso che la via più breve fosse quella per la Slovacchia, come afferma Hilberg. Ma, partendo dall’Ungheria orientale, la via più breve, passando per Lemberg, era proprio quella verso i «territori orientali». La destinazione era forse la linea Bobrujsk-Mogilev-Orša-Vitebsk, dove Hitler, l’8 marzo 1944, aveva ordinato di creare delle piazzeforti.

Molti trasporti dall’Ungheria orientale (da Felsővisó, Kőrösmezó, Máramarossziget, Huszt, Iza, Munkács) passarono infatti per Lemberg via Stryj (262), ed è dunque molto verosimile che alcuni trasporti, invece di piegare ad ovest verso Przemyśl-Auschwitz, abbiano proseguito a nord verso i territori orientali secondo il piano originario. Così si spiega senza dubbio la presenza di Ebree ungheresi a Kaunas (nei documenti tedeschi: Kauen).

Da Kaunas giunsero infatti a Stutthof le seguenti Ebree ungheresi:
• 54 (numeri di matricola 48947-49000) il 19 luglio in un trasporto di 1.097 Ebree (263);
• 588 il 4 agosto in un trasporto di 793 Ebree di 743 delle quali sono noti i nomi (264);
Da Riga arrivarono a Stutthof le seguenti Ebree ungheresi:
• 484 il 9 agosto in un trasporto di 6.382 Ebree, di 1.858 delle quali sono noti i nomi, sicché la percentuale delle Ebree ungheresi è il 26% dei nomi conosciuti (265);
• 15 il 1° ottobre in un trasporto di 1.777 Ebree, di 817 delle quali sono noti i nomi
(266).
Complessivamente, da Kaunas e da Riga pervennero a Stutthof un minimo di 1.141 Ebree ungheresi.

Molto probabilmente passarono per Lemberg anche le 10.000 Ebree richieste il 14 maggio 1944 dall’SS-Standartenführer Maurer per il campo di Płaszów, situato ai sobborghi di Cracovia, e il trasporto che giunse a Lublino-Majdanek dall’Ungheria il 25 maggio 1944 (267).

D’altra parte, proprio in concomitanza coll’inizio delle deportazioni dall’Ungheria, il 15 maggio 1944, un trasporto di 878 Ebrei, quasi tutti abili al lavoro, partì da Drancy alla volta di Kaunas (268).

Come ho rilevato nel mio studio menzionato sopra, Auschwitz divenne poi «campo di raccolta» (Sammellager) degli Ebrei ungheresi, probabilmente per, o anche per, lo “Jäger-Bauprogramm”, soltanto come soluzione di ripiego: l’amministrazione del campo fu colta di sorpresa dall’arrivo di questa enorme massa di persone e non ebbe il tempo di organizzarsi per accogliere in modo decente i futuri lavoratori coatti del Reich. Ciò, naturalmente, vale a maggior ragione per i presunti impianti di sterminio (269).

Neppure la deportazione degli Ebrei ungheresi si spiega dunque con la teoria della «distruzione» sostenuta da Hilberg.

La storia di Joel Brand rende la teoria di Hilberg ancora più inconsistente. Egli la riassume a p. 836, asserendo che Eichmann, col consenso di Himmler, «propose un piano secondo il quale la vita degli Ebrei ungheresi avrebbe potuto essere salva, ma non in cambio di denaro, ma di altro tipo di merci di scambio». Egli elenca poi queste merci, ma non indica il numero di Ebrei che Himmler era pronto a dare in cambio di esse. Alla fine del libro, Hilberg ritorna sulla questione, narrandola accuratamente (pp. 1214-1219). Solo qui egli informa qual era la posta in gioco: un milione di Ebrei in cambio di 10.000 autocarri, inoltre alcune migliaia di tonnellate di tè, di caffè, di sapone e di altri articoli (p. 1214).

Ecco come Rudolf Kastner, segretario del comitato di soccorso sionista di Budapest, riferì i termini del piano:
«Per la consegna di un milione di Ebrei ungheresi i Tedeschi chiedevano 200 tonnellate di tè, 800 tonnellate di caffè, 2 milioni di casse di sapone, 10.000 autocarri nonché altre merci strategiche, specialmente tungsteno, il cui quantitivo non era indicato» (270).
Brand, che conduceva le trattative, fu arrestato dai Britannici mentre cercava di entrare in Palestina. Al Cairo, egli incontrò Lord Moyne, a quell’epoca Ministro di Stato britannico per il Medio Oriente, che gli chiese informazioni sulla proposta di Eichmann.
«Brand rispose che l’offerta riguardava un milione di persone. “Ma, signor Brand, esclamò l’interlocutore britannico, che cosa dovrei fare con quel milione di Ebrei? Dove dovrei metterli?”» (p. 1221).
Come si concilia la proposta di Himmler di scambiare un milione di Ebrei ungheresi con la la teoria della «distruzione» di Hilberg?

In conclusione, in nessun caso Hilberg dimostra che le deportazioni ebraiche costituissero l’attuazione di un «processo di distruzione» in virtù di un ordine specifico impartito da Hitler «prima della fine dell’estate del 1941». Al contrario, la documentazione esistente, nel suo compesso, smentisce apertamente questa teoria.

Non resta perciò che esaminare se i campi in cui furono diretti gran parte dei trasporti ebraici fossero realmente dei «centri di sterminio».

NOTE

(254) NO-5689. Torna al testo.
(255) Randolph L. Braham, The destruction of Hungarian Jewry. New York, 1963, p. 369. Torna al testo.
(256) Idem, p. 366, NG-2262. Torna al testo.
(257) C. Mattogno, La deportazione degli Ebrei ungheresi del maggio-luglio 1944. Bilancio provvisorio. Effepi, Genova, 2007, pp. 31-35. Torna al testo.
(258) R.L. Braham, The destruction of Hungarian Jewry, op. cit., p. 151. Torna al testo.
(259) Idem, p. 152. Torna al testo.
(260) Il nome tedesco di Lwów. Torna al testo.
(261) R.L. Braham, The destruction of Hungarian Jewry, op. cit., pp. 367-368. Torna al testo.
(262) Martin Gilbert, Endlösung. Die Vertreibung und Vernichtung der Juden. Ein Atlas. Rowohlt Verlag, Reinbek bei Hamburg, 1995, p. 197. Torna al testo.
(263) AMS, I-IIB-10. Torna al testo.
(264) Idem. Torna al testo.
(265) AMS-I-IIE-12. Torna al testo.
(266) AMS-I-IIB-12. Torna al testo.
(267) Tadeusz Mencel Ed., Majdanek 1941-1944. Wydawnictwo Lubelskie, Lublino, 1991, p. 454 (Tavola dei trasporti giunti a Majdanek negli anni 1941-1944 redatto da Zofia Leszczyńska). Torna al testo.
(268) S. Klarsfeld, Le mémorial de la déportation des juifs de France, op. cit., p. 13 e 20 (numerazione delle pagine mia). Torna al testo.
(269) C. Mattogno, La deportazione degli Ebrei ungheresi del maggio-luglio 1944. Bilancio provvisorio, op. cit., pp. 12-18 e 35. Torna al testo.
(270) Der Kastner-Bericht über Menschenhandel in Ungarn. Kindler Verlag, Monaco, 1961, p. 93. Torna al testo.

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