mercoledì 3 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. – Cap II § 1 Hilberg e gli Einsatzgruppen - 1.1: L’ordine di sterminio

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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO II
Le deportazioni

1.

Hilberg e gli Einsatzgruppen

1.1.
L’ordine di sterminio

Prima di affrontare la questione delle deportazioni nei presunti «centri di sterminio», è necessario soffermarsi sulle dichiarazioni di Hilberg riguardo all’attività degli Einsatzgruppen. Egli infatti riassume così la sua tesi sul «processo di distruzione» degli Ebrei europei:
«La fase dello sterminio si realizzò attraverso due grandi operazioni. La prima cominciò con l’invasione dell’Unione Sovietica, il 22 giugno 1941. Piccole unità di SS e di Polizia avanzarono nei territori occupati, con il compito di uccidere sul posto tutta la popolazione ebraica. Trascorse poco tempo tra la messa in opera di questi massacri itineranti e l’avvio della seconda grande operazione, che sfociò nel trasferimento degli Ebrei dell’Europa centrale, occidentale e sudoccidentale nei campi muniti di camere a gas» (p. 289).
Il presupposto storiografico di questa tesi, per quanto riguarda la «prima grande operazione», è un presunto ordine di Hitler riguardo al quale, però, Hilberg non adduce alcuna prova.

Al processo Zündel l’avvocato Christie rilevò che, nella prima edizione della sua opera, a p. 177, Hilberg aveva scritto:
«Come scaturì la fase di uccisione? Fondamentalmente, abbiamo a che fare con due decisioni di Hitler. Un ordine fu dato nella primavera del 1941... Subito dopo l’inizio delle operazioni mobili nei territori sovietici occupati, Hitler impartì il suo secondo ordine» (103).
L’uno avrebbe riguardato gli Einsatzgruppen, l’altro i «centri di sterminio».
Riguardo al primo ordine, il dibattimento si svolse così:
«Christie - C’è una nota per indicare dov’è quest’ordine?
Hilberg - No. Questo è un passo introduttivo a un capitolo.
Christie - A p. 177?
Hilberg - Sì. Questo è un passo introduttivo a un capitolo di ottanta pagine.
Christie - Non vi ho chiesto che cos’è. Vi ho chiesto se c’è una nota.
Hilberg - No, qui non c’è una nota.
Christie - A quale ordine vi riferite?
Hilberg - In questo caso particolare [l’] ho elaborato, nella seconda edizione, poiché ci sono molte discussioni e controversie sulla natura di quest’ordine. Così potrei dirvi a che cosa mi riferisco non solo sulla base di ciò che fu pubblicato qui nel 1961, se voi desiderate ascoltare, ma sulla base della mia conoscenza fino ad oggi.
Christie - Quale fu l’ordine?
Hilberg - All’interno dell’alto comando dell’esercito fu elaborato un piano per il “trattamento di popolazioni” nei territori che sarebbero stati occupati in conseguenza dell’invasione dell’URSS. L’ordine fu sottoposto attraverso canali ad Adolf Hitler per l’approvazione. Egli indicò che desiderava che in questa direttiva si facessero certi tagli e cambiamenti. Noi abbiamo, e io l’ho citata qui, la direttiva datata marzo 1941. Scusate, parlo di una direttiva, non di un ordine di Hitler.
Christie - A me interessa ciò che si dice qui, un ordine fu dato da Hitler. [...].
Hilberg - La questione riguarda l’ordine di Hitler. Ci fu una direttiva abbozzata. Hitler desiderava che fosse cambiata. I cambiamenti furono fatti successivamente in aprile e vennero poi sottoposti di nuovo a Hitler per l’approvazione.
Christie - Bene. Così ci fu un ordine di Hitler, voi dite, che fu approvato da Adolf Hitler nell’aprile 1941.
Hilberg - Entro l’aprile 1941, sì.
Christie - Entro l’aprile o in aprile?
Hilberg - Ora volete la data esatta.
Christie - No, voglio sapere se fu in aprile.
Hilberg - Parliamo di qualche settimana alla fine di marzo quando queste discussioni ebbero luogo»
(104).
Hilberg precisò subito dopo che si riferiva all’origine del cosiddetto “Kommissarbefehl” relativo ai commissari sovietici:
«Adolf Hitler disse che desiderava che i commissari fossero liquidati.
Christie - Questo è l’ordine al quale vi riferite.
Hilberg - Bene, fu la prima parte di esso.
Christie - Chiedo scusa, vi ho interrotto. Proseguite.
Hilberg - Egli disse che desiderava che organi delle SS e della polizia fossero direttamente coinvolti e responsabili di questo compito. Egli poi sottolineò che, a questo scopo, le Forze Armate dovevano discutere i dettagli con le SS e la polizia. Ora, il contenuto dell’ordine descritto da Jodl fu questo.
Christie - Così non abbiamo l’ordine?
Hilberg - L’ordine fu orale e tutto ciò che abbiamo sono le riflessioni delle parole di Adolf Hitler descritte da Jodl.
Abbiamo però anche le parole più dirette e più specifiche di altre persone che parlarono con Adolf Hitler, ma queste parole ricorrono in contesti diversi, come le parole di Heinrich Himmler, e parole dette da altre persone. Comunque, l’ordine fu orale.
Christie - L’ordine fu orale, e voi non conoscete le parole esatte, suppongo.
Hilberg - Avete pienamente ragione. Nessuno conosce le parole.
Christie - No. Così voi dite che ci fu un ordine di sterminare gli Ebrei da parte di Adolf Hitler che fu orale, di cui non conoscete il contenuto, e a quanto pare nessuno lo conosce, e fu in primavera, di fatto nel mese di aprile.
Hilberg - Quando dico che non conosciamo le parole, non intendo il contenuto generale. Intendo le parole specifiche.
Christie - Ora, voi dite che si riferiva ai commissari. Esatto?
Hilberg - Commissari giudeo trattino bolscevichi.
Christie - Commissari giudeo-bolschevichi. C’è un trattino lì?
Hilberg - Sì, perché c’era un documento e io cito Jodl»
(105).
Hilberg precisò che il documento in questione era venuto alla luce nel 1971 e che si trovava nell’archivio nazionale della Germania occidentale.

L’avvocato Christie riassunse poi i dati emersi dal dibattimento:
«Così in realtà non abbiamo un ordine esistente in forma scritta. Abbiamo un’interpretazione da parte vostra di ciò che si suppone Jodl abbia detto di ciò che Adolf Hitler avrebbe detto, che, voi dite, si trovava nell’archivio della Germania occidentale e che, voi dite, ha un trattino tra giudeo e bolscevico.
Hilberg - Questo è il mio migliore ricordo.
Christie - Il vostro migliore ricordo.
Hilberg - Sì.
Christie - Così c’è un trattino in...
Hilberg - Certo, è una trattino d’unione.
Christie - Così non erano solo i commissari giudeo-bolscevichi che dovevano essere uccisi. Era anche il popolo ebraico, giusto?
Hilberg - Bene, questo particolare problema è uno di quelli che ha suscitato molte discussioni. Non c’è nessuna precisa, chiara risposta a quali furono le parole esatte. Possiamo solo dedure da spiegazioni successive di individui di basso rango che passarono questo particolare comando, specialmente agli Einsatzgruppen, che cosa fosse ciò che era stato ordinato.
Christie - Oh, questo fu l’ordine dei commissari agli Einsatzgruppen, giusto?
Hilberg - In definitiva, l’ordine non era solo agli Einsatzgruppen, era anche alle Forze Armate.
Christie - Allora voglio capire meglio. Quest’ordine dice “Annientate i commissari giudeo-bolscevichi”. Esatto?
Hilberg - Mm-hmmm.
Christie - E voi interpretate che significa “Annientate la popolazione ebraica e i commissari bolscevichi”. Esatto?
Hilberg - Corretto»
(106).
Nella’edizione definitiva della sua opera, che, ricordo, all’epoca del processo era già pronta, Hilberg scrive riguardo a questa discussione:
«La prima traccia scritta della loro missione [degli Einsatzgruppen] appare in data 3 marzo 1941, nel diario di guerra del Wehrmachtführungsstab (WFSt) dell’OKW (107), ossia in un’epoca in cui la preparazione dei piani era in stato già molto avanzato. La nota riguarda un’ipotesi di direttiva da inviare ai comandanti delle unità, predisposta dall’Ufficio per la difesa del territorio (Landesverteidigung) diretto da Warlimont in seno al WFSt, e che il capo dello stato maggiore Jodl aveva proposto a Hitler. Il diario riporta il commento di Hitler, trascritto da Jodl: oltre a un’asserzione filosofica secondo la quale la battaglia a venire sarebbe stata il confronto tra due concezioni del mondo, il Führer aveva fatto diverse considerazioni specifiche, tra le quali una precisava che «l’intellighenzia (Intelligenz) giudeo-bolscevica» avrebbe dovuto essere «eliminata» (beseitigt); ma si trattava di compiti così difficili che non potevano venire affidati all’esercito. Il testo del diario, poi, contiene istruzioni rivolte a Warlimont, perché il progetto sia revisionato secondo le «indicazioni» di Hitler. Si sarebbe dovuta studiare con il Reichsführer-SS, diceva Jodl, la questione dell’invio, nelle zone dove operava l’esercito, di effettivi delle SS e della Polizia. Il provvedimento si rendeva indispensabile se si voleva essere certi di «rendere inoffensivi», nel più breve tempo possibile, i capi e i commissari bolscevichi. In conclusione, Warlimont era informato che poteva prendere contatto con l’OKW per rivedere la direttiva, e che avrebbe dovuto sottoporne la nuova versione alla firma di Keitel, al più tardi il 13 marzo 1941. E fu quello che accadde» (p. 297).
Come fonte, Hilberg adduce: «Kriegstagebuch des Oberkommandos der Wehrmacht (Wehrmachtführungsstab), Percy Schramm e Hans Adolf Jacobsen (a cura di), Frankfurt 1965, vol. I, pp. 340-342»(nota 8 a p. 393).

In quest’opera, nelle «indicazioni» di Hitler summenzionate si legge quanto segue:
«Questa campagna futura è più di una battaglia delle armi; essa porta anche al confronto tra due visioni del mondo. Per portare a termine questa guerra, non basta sconfiggere l’esercito nemico nell’estensione dello spazio. L’intero territorio dev’essere diviso in Stati con governi propri con i quali possiamo concludere la pace. [...].
La Russia odierna non è più pensabile senza l’idea socialista. Essa può essere solo la base della politica interna per la formazione di nuovi Stati e governi. Il ceto intellettuale giudeo-bolscevico (die jüdisch-bolschewistische Intelligenz), in quanto “oppressore” finora del popolo, dev’essere eliminato (als bisheriger “Unterdrücker” des Volkes, muß beseitigt werden). L’ ex ceto intellettuale borghese-aristocratico, per quanto ancora esiste tra gli emigrati, non è parimenti da prendere in considerazione».
Il documento continua così:
«Conformemente a queste direttive del Führer, l’ordine dev’essere cambiato come segue: [...]. Se sia necessario impiegarvi già organi del Reichsführer SS oltre alla Geheime Feldpolizei, dev’essere esaminato col Reichsführer SS. La necessità di rendere immediatamente inoffensivi tutti i capi bolscevichi e i commissari va a favore di ciò» (108).
Risulta dunque chiaro che, secondo le direttive di Hitler, il ceto intellettuale giudeo-bolscevico doveva essere «eliminato», nel quadro di un profondo rimaneggiamento politico del territorio dell’Unione Sovietica, più per il fatto di essere bolscevico che per quello di essere ebraico; e infatti le istruzioni di Jodl, conformi a tali direttive di Hitler, ponevano l’accento l’accento sui «capi bolscevichi e i commissari», non sui capi giudeo-bolscevichi.

Hilberg continua la sua narrazione così:
«Il paragrafo decisivo del testo corretto informava i comandanti delle varie unità che il Führer aveva incaricato il Reichsführer-SS di certi compiti speciali nelle zone operative dell’esercito. Nel quadro di queste incombenze, che imponevano una lotta alla morte tra due sistemi politici opposti, il Reichsführer avrebbe agito d’autorità propria e sotto la sua personale responsabilità. Nel compimento della sua missione, avrebbe dovuto vigilare per non costituire turbativa delle azioni militari. I dettagli sarebbero stati definiti direttamente tra l’OKH (109) e il Reichsführer-SS. Dall’inizio della campagna, la frontiera sovietica sarebbe stata chiusa a ogni forma di circolazione non militare, eccezion fatta per gli organismi di Polizia inviati dal Reichsführer-SS, in applicazione della direttiva del Führer. L’OKH GenQu (l’alto comando dell’esercito, Generalquartiermeister) Wagner, si sarebbe fatto carico dei problemi logistici e di approvvigionamento» (p. 297).
Qui Hilberg rimanda a una «Direttiva dell’OKW/L firmata da Keitel, 13 marzo 1941, NOKW-2302» (nota 9 a p. 393).

Tuttavia questa direttiva parla sì di «compiti speciali» (Sonderaufgaben) affidati a Himmler da Hitler, ma non menziona affatto né «il ceto intellettuale giudeo-bolscevico» (indicazioni di Hitler), né i «capi bolscevichi e i commissari» (istruzioni di Jodl), tantomeno la popolazione ebraica. In pratica, in questo percorso da Hitler a Keitel scomparve qualunque accenno al giudeo-bolscevismo. Ma allora come poteva Hilberg interpretare seriamente e onestamente le indicazioni originarie di Hitler come se prescrivessero: «Annientate la popolazione ebraica e i commissari bolscevichi»?

Poiché nel dibattimento processuale Hilberg si richiamò esplicitamente alla discussione che aveva esposto nell’ edizione definitiva della sua opera, che smentisce la sua affermazione relativa al significato di tali indicazioni, egli commise uno spergiuro.

Hilberg si appella inoltre alla dichiarazione giurata di Otto Ohlendorf del 5 novembre 1945, PS-2620 (nota 26 a p. 394):
«Secondo Ohlendorf, Himmler convocò i comandanti degli Einsatzgruppen per dar loro personalmente le istruzioni, e li informò che l’eliminazione (Beseitigung) degli Ebrei – uomini, donne o bambini – e dei responsabili comunisti costituiva una parte importante della loro missione» (p. 306).
Tuttavia a questo riguardo Alfred Streim ha scritto:
«Le dichiarazioni e le risposte difensive di Ohlendorf sulla comunicazione dell’ “ordine del Führer” da parte di Streckenbach alcuni giorni prima dell’inizio dell’operazione “Barbarossa” in occasione di un colloquio di lavoro a Pretzsch sono false. Al processo degli Einsatzgruppen l’ex capo dell’Einsatzgruppe D riuscì a indurre i suoi coimputati ad assumere la linea difensiva da lui indicata facendo presente che, se le azioni di sterminio contro gli Ebrei erano state eseguite fin dall’inizio per “ordine del Führer”, si poteva contare su una sentenza più mite» (110).
Nel capitolo V vedremo che, riguardo a questo presunto ordine, la storiografia olocaustica brancola completamente nelle tenebre.

L’ordine operativo (Einsatzbefehl) n. 14 promulgato da Heydrich il 29 ottobre 1941 imponeva le seguenti direttive:
«Gli Einsatzgruppen formano immediatamente, a seconda della grandezza dei campi che si trovano nel loro ambito operativo, Sonderkommandos con sufficienti effettivi sotto il comando di un ufficiale SS».
Questi Sonderkommandos dovevano scoprire (ausfindig zu machen) nei campi per prigionieri di guerra e civili sovietici varie categorie di persone, tra cui:
«Gli intellettuali (Intelligenzler) e gli Ebrei sovietici russi, per quanto si tratti di rivoluzionari di professione o politici, scrittori, redattori, impiegati del Comintern ecc. » (111)
Neppure nei campi, dunque, i Sonderkommandos degli Einsatzgruppen avevano l’ordine di assassinare gli Ebrei in quanto Ebrei.

Del resto, una politica di sterminio ebraico in massa da parte degli Einsatzgruppen è in contrasto anche con alcuni rapporti degli Einsatzgruppen stessi, come le già menzionate “Meldungen aus den besetzten Ostgebieten” n. 9 del 26 giugno 1942. L’«Ereignismeldung» n. 52 dell’Einsatzgruppe C del 14 agosto 1941 proponeva di impiegare le grandi masse ebraiche nella
«coltivazione delle vaste paludi del Pripjet e delle paludi del Dnjepr settentrionale e del Volga» (112).
Nell’«Ereignismeldung» n. 81 del 12 settembre 1941, secondo la citazione di Hilberg stesso, si rilevava:
«In questo si può riscontrare un successo indiretto della Polizia di sicurezza, poiché il trasferimento (Abscheidung [recte: Abschiebung]), per noi gratuito, di centinaia di migliaia di Ebrei - la maggior parte dei quali sembra che vada al di là degli Urali - rappresenta un contributo notevole alla soluzione della questione ebraica in Europa» (p. 352) (corsivo mio).
NOTE


(103) In the District Court of Ontario. Between: Her majesty the Queen and Ernst Zündel. Before: The Honourable Judge H.R. Locke and Jury. vol. IV, p. 829 e p. 851. Torna al testo.
(104) Idem, pp. 829-831. Torna al testo.
(105) Idem, pp. 832-834. Torna al testo.
(106) Idem, vol. IV, pp. 835-837. Torna al testo.
(107) Oberkommando Wehrmacht: comando supremo delle Forze Armate. Torna al testo.
(108) Percy E. Schramm (a cura di), Kriegstagebuch des Oberkommandos der Wehrmacht 1940-1941. Zusammengestellt und erläutert von Hans-Adolf Jacobsen. Mandred Pawlak Verlagsgesellschaft, Herrsching, 1982, Teilband I, p. 341. Torna al testo.
(109) Oberkommando des Heeres: comando supremo dell’Esercito. Torna al testo.
(110) A. Streim, «Zur Eröffnung des allgemeinen Judenvernichtungsbefehls gegenüber den Einsatzgruppen», in: Ebehard Jäckel, Jürgen Rohwer (a cura di), Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg. Entschlußbildung und Verwirklichung. Deutsche Verlags-Anstalt, Stoccarda, 1985, pp. 107-108. Torna al testo.
(111) NO-3422. Torna al testo.
(112) Helmut Krausnick, Hans-Heinrich Wilhelm, Die Truppe des Weltanschauungskrieges. Die Einsatzgruppen der Sicherheitspolizei und des SD 1938-1942. Deutsche Verlags-Anstalt, Stoccarda, 1981, p. 628. Torna al testo.

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