Oggi non ho voglia di scrivere. Tuttavia in ragione dell’attualità dell’evento ha senso tracciare adesso un abbozzo che potrà poi essere ripreso e sviluppato secondo quella grande libertà che consente la forma del blog personale. Mi riferisco alla visita da Geddafi ed anche alle coeve elezioni in Italia e in Iran. Per distrazione, mi sono perso due eventi romani che erano pubblici ed ai quali avrei potuto assistere, se lo avessi saputo in tempo: la visita di Geddafi alla Sapienza e la sua sortita pubblica in Campidoglio con Alemanno, che in ragione della real politik di Berlusconi ha dovuto cedere. Tutti costoro devono ringraziare proprio Berlusconi se sono usciti da quell’isolamento politico nel quale sarebbero rimasti. Mai si sarebbero sognati posti di governo e di potere. Di Alemanno non riuscirò mai a cancellare il ricordo che lo vede ragazzotto, di ritorno da non so quale manifestazione, alla quale aveva partecipato insieme con un mio amico tedesco che di cognome faceva Mengele. La forza del pregiudizio era tale che il giorno dopo il compianto mio amico Giano Accame, allora direttore del secolo, dando notizia della manifestazione storpiò deliberatamente il cognome da Mengele in Mandolov o qualcosa di simile. Questo per me resta Alemanno, pur votato da me quale sindaco di Roma. A poco mi è servito: ascolta molto più Pacifici e la Israel lobby che non i suoi elettori. Per chi avesse optato Pacifici lo si può andare a leggere nelle cronache delle ultime elezioni a sindaco. Vado sempre dicendo che in Roma, la sua comunità più numerosa, i calabresi con 400.000 cittadini di prima, seconda e terza generazione, contano molto meno di quella che dice di essere la comunità più antica: quella ebraica. Ma torniamo al nostro discorso principale. Geddafi e la politica estera, che è diretta da chi? Da Franco Frattini! Alcuni dicono che è un ebreo, altri che non lo è. Di certo è Franco Frattini che fa e dice quel che tutti sappiamo.
Se io fossi stato ministro degli esteri al posto di Frattini, non avrei tollerato la “bugia” in occasione dell’operazione piombo fuso. Il fatto è stato osservato e rimarcato da D’Alema. Frattini aveva dato assicurazione al parlamento italiano, cioè alla commissione esteri fatta da incompetenti messi lì ad occuparsi di cose estere e fare viaggi a sbafo, che il suo “amico” israeliano gli aveva detto che non si sarebbero mossi i carriarmati per entrare in Gaza a bombardare una popolazione inerme: questi i gloriosi e valorosi soldati di Davide! Con alto senso dell’onore militare: carri armati contro bambini armati di sassi. In Israele credono fondatamente di poter trattare a pesci in faccia tutti i governi d’Occidente, dove siedono “loro” uomini. Così è stato ancora una volta.
Sulla stessa piazza del Campidoglio il 3 giugno 2008, dove ho scattato centinaio di foto (esclusa quella accanto che non è mia), il “sindaco”Alemanno aveva prestato la piazza per una vergognosa manifestazione di villania contro Ahmadinejad, allora presidente iraniano, adesso riconfermato al primo turno con un suffragio di voti che né Alemanno né Fini né Berlusconi si sognano, anche se stanno strutturando il sistema elettorale per arrivare a quelle cifre. La manifestazione romano era stata commissionata da Pacifici e Polito, un sionista subdolo. Nessuno mi toglierà dalla testa che in quell’occasione non stava per nulla a cuore il popolo iraniano, ed i suoi diritti – della cui pelosa tutela si sarebbero presi cura Lorsignori –, ma si sperava fortemente e ardentemente in una guerra imminente che poi è stata scongiurata ma che sempre incombe. Allo stesso modo, con lo stesso copione, con gli stessi soggetti mediatici della guerra contro l’Iraq, fondato su una menzogna targata Israele. Negli USA fabbricano le bombe ed i missili che poi il glorioso esercito di Davide getta e spara. La peculiarità della produzione israeliana, del made in Israele, è la menzogna, l’inganno, la macchinazione. In quella piazza vi erano tutti i nostri soliti amici ed io ne ho preso nota in questo stesso blog. Anche lì una “bozza” che può essere sviluppata in libri. In questo blog si trovano tanti libri e tante encliclopedie: occorre solo avere il tempo per gli svolgimenti già indicati all’origine. Il lettore però esperto può lui stesso immaginare il percorso.
Un sorriso amaro mi è sorto vedendo in poche immagine televisive Alemanno in piazza del Campidoglio accanto a Geddafi. Ognuno avrebbe potuto chiedersi: e dove sta la differenza con Ahamdinejad? Non ricordo se Andreotti o Cossiga, ma certamente qualcuno della vecchia guardia notò che il trattamento inflitto ad Ahamdinejad era autentica villania istituzionale. Se non per Ahmadinejad occorreva avere rispetto per 70 milioni di iraniani, che guarda caso hanno riconfermato la loro fiducia ad Ahmadinejad, checché ne dicano i nostri media ammaestrati sulla regolarità delle elezioni. Come a Gaza, il senso alto della democrazia presso i nostri “capi” recita così: se il risultato elettorale mi piace o piace a Tel Aviv, allora e s0lo allora le elezioni sono “democratiche”.
Devo chiudere. Per Fini due parole. Vale la vecchia massima per la quale non si possono servire due padroni: la chiesa cattolica alla quale chiedere voti in sacrestia ed Israele padrone inflessibile senza se e senza ma. Se fra i due vi è contrasto o minima divergenza, Fini ha dimostrato di saper scegliere: Israele. Ben lo ha capito Geddafi, che suppongo venga informato da un suo staff, e bene ha fatto a non andare da Fini, assurto per intrallazzo a presidente della Camera mentre Geddafi al potere – in nome del popolo – vi ci si trova da 40 anni. Una bella differenza con un parvenu che per il potere non esita a smentire se stesso, pensando di avere a che fare con un popolo di idioti senza memoria e senza in realtà nessuna capacità di esprimersi: che votino a destra o che votino a sinistra, specialmente in materia di politica estera, non cambia proprio nulla. Naturalmente, ci si può ricredere nelle proprie opinioni, ma non stando sullo stesso pulpito dove appena ieri si è detto il contrario. L’alternativa sarebbe non votare nessuno e mandarli tutti a casa. Geddafi un tiranno? Può darsi! Ma noi di tirannelli che prendono ordini dall’estero ne abbiamo almeno mille! Machiavelli insegnava: meglio obbedire ad Uno solo anziché lasciarsi opprimere da molti.
Se quello di Geddafi è stato un “oltraggio” fatto a Fini, si è trattato soltanto di un oltraggio al solo Fini, che pensava di poter fare la romanzina, proprio lui, ad un Geddafi imprigionato dalle regole del cerimoniale. Geddafi ha saputo parare il colpo e Fini ha dimostrato di non essere per nulla quello statista che pretende di essere: è solo l’opportunista che ha dimostrato di essere per il modo in cui è giunto al potere e per il modo e le alleanze di cui si serve per starci, non certo nell’interesse del popolo italiano che nel corso della sua storia ha preso solo calci da tutti i governi che si sono succeduti dalla mitica Unità ad oggi. Paradossalmente, l’ospite Geddafi ha rappresentato lui il popolo italiano molto più di quanto gli italiani non possano rappresentare se stessi attraverso le loro istituzioni bacate e fasulle. Per ora tiene insieme la baracca papà Silvio con tutta la baraonda che sappiamo. Dopo di lui sarà una lotta per lo scannamento. In previsione di questo stanno riformando il sistema secondo il modello “democratico” americano: contano non i partiti, mai esistiti ex art. 49 cost., ma i comitati di affari elettorali, dove in pratica ti eleggono quelli che ti pagano la campagna elettorale e suonano la gran cassa. Negli USA, la Israel Lobby attraverso apposito associazioni legalizzate come l’AIPAC, comprono e corrompono deputati e presidenti, alla barba di quelli che i soldi non li hanno. Eccolo il nostro futuro democratico. I “volponi” della politica lo hanno capito e già si collocano dalla parte giusta. Ben vengano i Geddafi che ci aiutano a capire la duplicità politica e la doppiezza morale dei nostri governanti, “democraticamente” eletti per non poter essere ancora più democraticamente sbaraccati.
Se io fossi stato ministro degli esteri al posto di Frattini, non avrei tollerato la “bugia” in occasione dell’operazione piombo fuso. Il fatto è stato osservato e rimarcato da D’Alema. Frattini aveva dato assicurazione al parlamento italiano, cioè alla commissione esteri fatta da incompetenti messi lì ad occuparsi di cose estere e fare viaggi a sbafo, che il suo “amico” israeliano gli aveva detto che non si sarebbero mossi i carriarmati per entrare in Gaza a bombardare una popolazione inerme: questi i gloriosi e valorosi soldati di Davide! Con alto senso dell’onore militare: carri armati contro bambini armati di sassi. In Israele credono fondatamente di poter trattare a pesci in faccia tutti i governi d’Occidente, dove siedono “loro” uomini. Così è stato ancora una volta.
Sulla stessa piazza del Campidoglio il 3 giugno 2008, dove ho scattato centinaio di foto (esclusa quella accanto che non è mia), il “sindaco”Alemanno aveva prestato la piazza per una vergognosa manifestazione di villania contro Ahmadinejad, allora presidente iraniano, adesso riconfermato al primo turno con un suffragio di voti che né Alemanno né Fini né Berlusconi si sognano, anche se stanno strutturando il sistema elettorale per arrivare a quelle cifre. La manifestazione romano era stata commissionata da Pacifici e Polito, un sionista subdolo. Nessuno mi toglierà dalla testa che in quell’occasione non stava per nulla a cuore il popolo iraniano, ed i suoi diritti – della cui pelosa tutela si sarebbero presi cura Lorsignori –, ma si sperava fortemente e ardentemente in una guerra imminente che poi è stata scongiurata ma che sempre incombe. Allo stesso modo, con lo stesso copione, con gli stessi soggetti mediatici della guerra contro l’Iraq, fondato su una menzogna targata Israele. Negli USA fabbricano le bombe ed i missili che poi il glorioso esercito di Davide getta e spara. La peculiarità della produzione israeliana, del made in Israele, è la menzogna, l’inganno, la macchinazione. In quella piazza vi erano tutti i nostri soliti amici ed io ne ho preso nota in questo stesso blog. Anche lì una “bozza” che può essere sviluppata in libri. In questo blog si trovano tanti libri e tante encliclopedie: occorre solo avere il tempo per gli svolgimenti già indicati all’origine. Il lettore però esperto può lui stesso immaginare il percorso.
Un sorriso amaro mi è sorto vedendo in poche immagine televisive Alemanno in piazza del Campidoglio accanto a Geddafi. Ognuno avrebbe potuto chiedersi: e dove sta la differenza con Ahamdinejad? Non ricordo se Andreotti o Cossiga, ma certamente qualcuno della vecchia guardia notò che il trattamento inflitto ad Ahamdinejad era autentica villania istituzionale. Se non per Ahmadinejad occorreva avere rispetto per 70 milioni di iraniani, che guarda caso hanno riconfermato la loro fiducia ad Ahmadinejad, checché ne dicano i nostri media ammaestrati sulla regolarità delle elezioni. Come a Gaza, il senso alto della democrazia presso i nostri “capi” recita così: se il risultato elettorale mi piace o piace a Tel Aviv, allora e s0lo allora le elezioni sono “democratiche”.
Devo chiudere. Per Fini due parole. Vale la vecchia massima per la quale non si possono servire due padroni: la chiesa cattolica alla quale chiedere voti in sacrestia ed Israele padrone inflessibile senza se e senza ma. Se fra i due vi è contrasto o minima divergenza, Fini ha dimostrato di saper scegliere: Israele. Ben lo ha capito Geddafi, che suppongo venga informato da un suo staff, e bene ha fatto a non andare da Fini, assurto per intrallazzo a presidente della Camera mentre Geddafi al potere – in nome del popolo – vi ci si trova da 40 anni. Una bella differenza con un parvenu che per il potere non esita a smentire se stesso, pensando di avere a che fare con un popolo di idioti senza memoria e senza in realtà nessuna capacità di esprimersi: che votino a destra o che votino a sinistra, specialmente in materia di politica estera, non cambia proprio nulla. Naturalmente, ci si può ricredere nelle proprie opinioni, ma non stando sullo stesso pulpito dove appena ieri si è detto il contrario. L’alternativa sarebbe non votare nessuno e mandarli tutti a casa. Geddafi un tiranno? Può darsi! Ma noi di tirannelli che prendono ordini dall’estero ne abbiamo almeno mille! Machiavelli insegnava: meglio obbedire ad Uno solo anziché lasciarsi opprimere da molti.
Se quello di Geddafi è stato un “oltraggio” fatto a Fini, si è trattato soltanto di un oltraggio al solo Fini, che pensava di poter fare la romanzina, proprio lui, ad un Geddafi imprigionato dalle regole del cerimoniale. Geddafi ha saputo parare il colpo e Fini ha dimostrato di non essere per nulla quello statista che pretende di essere: è solo l’opportunista che ha dimostrato di essere per il modo in cui è giunto al potere e per il modo e le alleanze di cui si serve per starci, non certo nell’interesse del popolo italiano che nel corso della sua storia ha preso solo calci da tutti i governi che si sono succeduti dalla mitica Unità ad oggi. Paradossalmente, l’ospite Geddafi ha rappresentato lui il popolo italiano molto più di quanto gli italiani non possano rappresentare se stessi attraverso le loro istituzioni bacate e fasulle. Per ora tiene insieme la baracca papà Silvio con tutta la baraonda che sappiamo. Dopo di lui sarà una lotta per lo scannamento. In previsione di questo stanno riformando il sistema secondo il modello “democratico” americano: contano non i partiti, mai esistiti ex art. 49 cost., ma i comitati di affari elettorali, dove in pratica ti eleggono quelli che ti pagano la campagna elettorale e suonano la gran cassa. Negli USA, la Israel Lobby attraverso apposito associazioni legalizzate come l’AIPAC, comprono e corrompono deputati e presidenti, alla barba di quelli che i soldi non li hanno. Eccolo il nostro futuro democratico. I “volponi” della politica lo hanno capito e già si collocano dalla parte giusta. Ben vengano i Geddafi che ci aiutano a capire la duplicità politica e la doppiezza morale dei nostri governanti, “democraticamente” eletti per non poter essere ancora più democraticamente sbaraccati.
2 commenti:
Ecco un Blog onesto e di "Informazione corretta". Mi auguro che il suo lavoro non sia vanificato dall'ennesimo tentativo di mettere a tacere le voci fuori dal coro con il rappresentante di minoranza D'Alia. Questa volta si nascondono, ma la mano della più influente etnia è sulla spalla di D'Alia. Il dogma dell'Olocausto presenta qualche piccola crepa e devono consolidarlo per tempo.
Grazie! Tengo conto però che io sono un elettore di Berlusconi e perfino di Alemanno e dell’attuale giunta comunale, che Pacifici che ora comanda nelle stanza del sindaco aveva osteggiato, puntanto sull’altro cavallo. Io frequento abitualmente la sezione AN del mio quartiere dove dico le cose che leggo e che ottengono consenso. Ritengo che non si debba cambiare partito come si cambiano le parrocchie, ma finché non ti cacciano – e non ne hanno il diritto – si sta in un solo partito non per applaudire, ma per dire la propria anche contestando aspramente. I Capi lo sanno bene e compaiono solo durante il carnevale elettorale per gabbare ancora una volta la festa e il santo. Dopo è quaresima. Comprendo quali sono i rischi cui andiamo incontro, ma li si fronteggiano con la disobbedienza civile, quando è necessaria, e usando le stesse leggi che per i loro carattere di “generalità e astrattezza” quando non sono smaccatamente ad personam possono essere rivolte contro i loro subdoli ideatori.
Ad esempio, consideri la legge Mancino. Sappiamo in quale contesto e nata e da chi è stata commissionata, cioè dal B’naï B’rith. Erano convinti di poterla manovrare a loro esclusivo vantaggio. Consideri però la sempre più marcata presenza nelle nostre società do sempre più estese comunità musulmane, contro cui soffia l’«odio» ebraico. Con l’aiuto di buoni avvocati e con un servizio ben organizzato, non più il Soccorso Rosso ma il Soccorso Musulmano, si potranno usare contro la stessa Israel lobby quelle leggi che avevano concepito per tenere in soggezione i loro avversarsi. Naturalmente, come liberale e garantista sono del parere che possano essere perseguiti gli “atti concreti” (violenza, furto, ecc.) ma non il pensiero in quanto espressione individuale su questioni di carattere generale che interessano la politica, la storia, la religione, per le quali nessun individuo concreto può opporre una lesione individuale, del tipo: tuo moglie ti mette le corna con Tizio, detto sulla pubblica piazza, sia vera o falsa la cosa. Tolti questi marginalissimi casi in cui la "lingua” non tenuta saggiamente a freno può fare del danno, la libertà di pensiero deve essere considerata assolutamente SACRA, se questa vuole davvero essere una democrazia e non il suo simulacro.
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