mercoledì 3 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. – Cap II § 1 Hilberg e gli Einsatzgruppen - 1.2: Le due ondate

Homepage
Precedente - Successivo
Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO II
Le deportazioni

1.

Hilberg e gli Einsatzgruppen

1.2
Le due ondate

Hilberg distingue due «ondate di massacri»:
«La prima serie di massacri venne interrotta alla fine del 1941, sebbene nelle retrovie dell’esercito, che continuava la sua avanzata in Crimea e in direzione del Caucaso, si protraesse fino alla primavera del 1942. La seconda ondata cominciò, nella zona del Baltico, sin dall’autunno del 1941, per dilagare l’anno dopo in tutti i territori occupati. Così, mentre la prima era ancora in corso al sud, la seconda si scatenava al nord» (p. 374).
Tra queste due «ondate», Hilberg trova il modo di inserire, non si sa come, uno «stadio intermedio»: ma «intermedio» a che cosa, se la fine della prima si sovrappose cronologicamente all’inizio della seconda? Questo stadio era la ghettizzazione, riguardo alla quale, in ulteriore contraddizione con sé stesso, Hilberg scrive:
«Quando nel luglio-agosto 1941, l’amministrazione civile assunse la responsabilità di una parte del territorio occupato, le unità mobili avevano già dato un grosso contributo al processo di ghettizzazione» (p. 354).
Ciò è vero, ma contraddice, appunto, la tesi di un ordine generale di sterminio di tutti gli Ebrei russi. Ad esempio, le «Direttive provvisorie per il trattamento degli Ebrei nel territorio del Reichskommissariat Ostland» stilate da Lohse a Riga il 13 agosto 1941 prescrivevano la ghettizzazione e il lavoro forzato degli Ebrei abili al lavoro, non la loro fucilazione (113).

A questo riguardo A. Streim ha rilevato:
«Del resto, l’assunzione della comunicazione dell’ “ordine del Führer” nel periodo fine luglio-fine agosto 1941 non è in armonia col fatto che gli Einsatzgruppen, proprio in quel periodo, annunciarono l’istituzione di ghetti e la registrazione degli Ebrei “secondo gli ordini”, perché ghettizzazione e registrazione non depongono a favore dello sterminio, ma della conservazione».
Questa contraddizione, osserva A. Streim, potrebbe spiegarsi con una preparazione allo sterminio (114), ed appunto così la spiega Hilberg, affermando che gli «almeno due milioni» di Ebrei che gli Einsatzgruppen «si erano lasciati alle spalle, rappresentavano un immenso lavoro ancora da compiere» (p. 352). Ma questa spiegazione non elude la contraddizione, perché – come ha rilevato J. Graf (115) – il presunto sterminio in massa e la ghettizzazione furono fasi contemporanee, sicché se gli Einsatzgruppen avevano l’ordine di ghettizzare gli Ebrei, non potevano avere nel contempo l’ordine di fucilarli in massa, e viceversa. D’altra parte, se, come credeva Hilberg, gli Einsatzgruppen avevano ricevuto l’ordine di sterminare in massa gli Ebrei della Russia, la ghettizzazione, con tutti i problemi che comportava, non poteva rappresentare che una deroga - sia pure temporanea - a quest’ordine, che avrebbe pertanto richiesto un altro ordine, di cui non c’è traccia. Hilberg, invece, non si pone neppure il problema. Egli scrive semplicemente che «così il ghetto, del tipo polacco, fece la sua comparsa nei territori sovietici occupati» (p. 354).

NOTE

(113) PS-1138. IMG, vol. XXVII, pp. 18-25. Torna al testo.
(114) A. Streim, «Zur Eröffnung des allgemeinen Judenvernichtungsbefehls gegenüber den Einsatzgruppen», in: E. Jäckel, J. Rohwer (a cura di), Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg, op. cit., p. 114. Torna al testo.
(115) J. Graf, Riese auf tönernen Füßen. Raul Hilberg und sein Standardwerk über den “Holocaust”, op. cit., pp. 55-57. Torna al testo.

Nessun commento: