mercoledì 3 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – Cap II § 2: Lo scopo delle deportazioni

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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO II
Le deportazioni
2.

Lo scopo delle deportazioni

Hilberg pretende che le deportazioni di Ebrei occidentali all’Est mirassero alla loro distruzione, addirittura prima ancora che entrassero in funzione i «centri di sterminio».

Già a p. 215 egli anticipa categoricamente questa asserzione come un fatto accertato:
«Il mese di ottobre del 1941 segnò l’inizio delle deportazioni di massa dal territorio del Reich; esse non si sarebbero concluse se non al termine del processo di distruzione. Questa volta, l’espulsione non aveva più come obiettivo finale l’emigrazione degli Ebrei, ma il loro sterminio».
Successivamente egli afferma che il ghetto di Łódź era destinato «ad accogliere decine di migliaia di Ebrei trasferiti a est per esservi poi sterminati in qualche modo» e aggiunge:
«Questo fine anno 1941 era un periodo di transizione: le deportazioni erano cominciate, ma i centri della morte non erano ancora pronti» (p. 361).
A sostegno di questa presunta intenzione omicida, quasi 600 pagine dopo, Hilberg afferma:
«Alla fine del mese [di ottobre 1941], l’esperto in materia di politica razziale (Sonderdezernent für Rassenpolitik) dell’ufficio di Bräutigam al Ministero dell’Est, l’Amtsgerichtsrat Wetzel, scrisse in una bozza di lettera che Brack era pronto a esportare all’Est le sue tecniche di utilizzo del gas. Brack aveva proposto di inviare il suo specialista in chimica, il dottor Kallmeyer, a Riga, e Eichmann ne aveva fatto rapporto a Riga e a Minsk, approvando questa idea.
“Stando così le cose, scriveva Wetzel, non si devono avere esistazioni sul fatto che bisogna finirla con questi Ebrei, che sono incapaci di lavorare, utilizzando i metodi brackiani (Nach Sachlage, bestehen keine Bedenken wenn diejenigen Juden, die nicht arbeitsfähig sind, mit den Brackschen Hilfsmitteln beseitigt werden)”.
Si esitò, tuttavia, a inviare un flusso continuo di trasporti verso le regioni glaciali dell’Unione Sovietica occupata. Il dottor Kallmeyer, al quale venne chiesto di aspettare a Berlino, a causa del freddo che attanagliava l’Est, trascorse il Natale a casa sua. Si era già deciso che l’operazione si sarebbe svolta sotto le direttive del Governatorato generale» (p. 951).
Nella nota 24 a p. 1051 Hilberg rimanda alla seguente fonte: «Progetto di memorandum di Wetzel all’attenzione di Lohse e di Rosenberg del 25 ottobre 1941. NO-365», ma subito dopo aggiunge: «A Gerusalemme, Eichmann dichiarò che non aveva discusso delle camere a gas con Wetzel» (corsivo di Hilberg).

Questo documento si presenta come una «bozza» (Entwurf) di una lettera che, per quel che è noto, non fu mai inviata, e che reca alla fine un’unica notazione manoscritta, che gli analisti dello Staff Evidence Analisys dell’Office of US Chief Counsel interpretarono come «Wet 25/10». Al di sopra di essa dovrebbe apparire, scritto leggermente a matita, «N.d.H.M.» che significherebbe «Nachschrift dem Herrn Minister»,«copy fot the Minister» (166), ma «Nachschrift» non significa «copia», bensì «poscritto». Nel documento originale reperibile in rete questa scritta non si vede (167).

Il chimico Kallmeyer è menzionato da Hilberg soltanto in questa occasione. Nella nota 31 a p. 1051 egli scrive: «Kallmeyer a Stahmer, 18 giugno 1960, processo Bełżec, vol. V, pp. 974-75. Nella sua lettera, Kallmeyer afferma che non c’era bisogno di lui».

Su Wetzel, Hilberg dice che fu «fatto prigioniero dai Sovietici. Liberato nel 1955. Ministerialrat in Bassa Sassonia. È andato in pensione nel 1958. Le inchieste della Germania Ovest terminarono senza dar luogo a un processo» (p. 1194), il che non è poco, considerato il contenuto della bozza di lettera che gli veniva attribuita. Comunque, a quanto pare, nessuno gli chiese conferma della sua autenticità.

Questo scritto, che è diretto al Reichskommissar für den Ostland Lohse e verte sulla Lösung der Judenfrage, comincia così:
«Con riferimento alla mia lettera del 18 ottobre 1941, Le comunico che l’Oberdienstleiter Brack, della Cancelleria del Führer, si è già dichiarato pronto a collaborare alla produzione dei necessari alloggiamenti (Unterkünfte) nonché degli apparati di gasazione (Vergasungsapparate). Attualmente gli apparati (Apparate) in discussione non esistono in numero sufficiente, devono soltanto essere prodotti. Poiché secondo il parere di Brack la produzione degli apparati nel Reich presenta difficoltà molto maggiori di una sul posto, Brack considera più opportuno inviare immediatamente a Riga il suo personale, specialmente il suo chimico dott. Kallmeyer» (168).
Poiché, per Hilberg, «i metodi brackiani» consistevano nell’utilizzazione a scopo omicida di «monossido di carbonio puro in bottiglia» (p. 950), ci si può chiedere che cosa fossero questi «apparati di gasazione»: delle semplici bombole di monossido di carbonio? In tal caso la produzione sarebbe stata senza dubbio più facile nel Reich, contrariamente a quanto asserisce la lettera. Il passo che precede quello citato da Hilberg contrasta del resto col presunto piano omicida:
«Secondo comunicazione dello Sturmbannführer Eichmann, a Riga e a Minsk devono essere creati campi per Ebrei, nei quali eventualmente andranno anche Ebrei del territorio del Reich. Attualmente dal Vecchio Reich vengono evacuati Ebrei che devono andare a Litzmannstadt [Łódź], ma anche in altri campi, per poi andare all’impiego lavorativo all’Est, per quanto abili al lavoro».
Ma, col presunto piano omicida, contrasta anche ciò che Hilberg scrive a p. 361:
«A Riga, l’11 ottobre 1941, il commissario generale della Lettonia, dottor Drechsler [il primo a sinistra (A.C.)], ricevette nei suoi appartamenti la visita inattesa del Brigadeführer-SS dottor Stahlecker, comandante dell’Einsatzgruppe A. Con grande sorpresa del suo ospite, questi gli annunciò che per un “desiderio” espresso dal Führer, si sarebbe creato, nei pressi di Riga, un “grande campo di concentramento” destinato agli Ebrei del Reich e del Protettorato. Drechsler poteva fornire i materiali?».
Riprenderò la questione successivamente.

La pretesa di Hilberg che gli Ebrei non furono più inviati «verso le regioni glaciali dell’Unione Sovietica occupata» per esservi presuntamente gasati con i fantomatici «apparati di gasazione» perché «si era già deciso che l’operazione si sarebbe svolta sotto le direttive del Governatorato generale» è azzardata e anacronistica, perché la conferenza di Wannsee fu programmata solo per il 9 dicembre 1941; inoltre l’ordine di Himmler che proibiva l’emigrazione ebraica risaliva al 23 ottobre, mentre già il giorno dopo Kurt Daluege promulgava il decreto sulle «Evacuazioni di Ebrei dal Vecchio Reich e dal Protettorato».

Riguardo all’inizio delle deportazioni, Hilberg asserisce:
«L’8 novembre [1941], Lange scrisse a Lohse che 50000 Ebrei erano in viaggio, metà diretti a Riga, e metà a Minsk, e che si costruiva un campo a Salaspils, non lontano da Riga. Poiché il commissario del Reich si trovava ancora a Berlino, il suo consigliere politico, il Regierungsrat Trampedach, chiese per lettera al Ministero dell’Est il blocco di tutti i trasferimenti. Il dottor Leibbrandt, capo della Divisione politica del Ministero, gli rispose che non c’era ragione di inquietarsi, poiché gli Ebrei, in ogni modo, sarebbero stati trasferiti “più lontano all’Est” - vale a dire ammazzati»(p. 361).
Questa interpretazione è infondata e semplicistica, come risulta dal contesto storico (169).

L’annuncio relativo al campo di concentramento ebraico nei pressi di Riga risaliva già al 1° ottobre 1941, quando Stahlecker scrisse una nota con oggetto, appunto, «Errichtung eines Konzentrationslager in Lettland» (costruzione di un campo di concentramento in Lettonia) che dice tra l’altro:
«Un’altra considerazione che gioca a favore della costruzione di un campo di concentramento nei pressi di Riga è il fatto che a Riga ci sono ancora circa 23.000 Ebrei. L’ammassamento degli Ebrei in un ghetto può essere solo una soluzione transitoria. Entro breve tempo sorgerà la necessità di liberare per altri scopi gli alloggi occupati dagli Ebrei. Inoltre bisogna mirare a portare al lavoro, possibilmente al 100%, gli Ebrei, sia uomini, sia donne, che finora sono impiegati solo in parte nel lavoro negli uffici della Wehrmacht ecc. Infine il ghetto non offre alcuna possibilità di impedire l’ulteriore accrescimento degli Ebrei. [...]. Già ora si può dire che lo spazio previsto offre molte possibilità, a tal punto, che tutti gli Ebrei rimasti a Riga e in generale in Lettonia vi possano essere radunati. Qui gli Ebrei devono essere alloggiati fin dall’inizio separataratamente dalle Ebree, per impedire un ulteriore accrescimento. I bambini al di sotto dei 14 anni devono restare con le madri» (170).
Il 20 ottobre 1941 il Generalkommissar in Riga inviò al Reichskommissar für den Ostland (Lohse) (il destinatario della bozza del 25 ottobre attribuita a Wetzel) una lettera che trattava di «Istituzione di ghetti, campi di lavoro ebraici e impiego lavorativo degli Ebrei. Dovere di registrazione e di consegna del patrimonio ebraico» (Einrichtung von Ghettos, jüdischen Arbeitslägern und Arbeitseinsatz der Juden. Anmelde- und Ablieferungspflicht des jüdischen Vermögens) (171).

Il 9 novembre 1941 Lohse inviò a Rosenberg un telegramma segreto, nel quale gli riferì quanto segue:
«La Polizia di Sicurezza annuncia l’attuazione del trasporto di 50.000 Ebrei in Ostland. Arrivo del primo trasporto a Minsk il 10 novembre, a Riga il 19 novembre. Prego urgentemente di impedire i trasporti, perché i campi ebraici devono essere spostati molto più a est [da Judenlager erheblich weiter nach Osten verlegt werden müssen(172).
Lo stesso giorno il dott. Leibbrandt inviò il seguente telegramma al Reichskommissar für das Ostland Lohse:
«Oggetto: trasporti ebraici in Ostland.
Scritto preciso in arrivo. Gli Ebrei vanno ancora più a est. I campi di Riga e Minsk sono solo misure provvosorie, perciò qui non ci sono obiezioni [Juden kommen weiter nach Osten. Lager in Riga und Minsk nur vorlaeufige Massanahme, daher hier keine Bedenken
(173).
Le autorità locali non erano entusiaste dell’afflusso di questi Ebrei occidentali e spesso protestarono.

Il 20 novembre 1941 il Wehrmachtbefehlshaber Ostland (comandante delle Forze Armate dell’Ostland) scrisse a Lohse una lettera con oggetto «Beförderung von Juden aus Deutschland nach Weissruthenien» (Trasporto di Ebrei dalla Germania alla Rutenia Bianca) nella quale diceva:
«Secondo una comunicazione della 707a divisione, 25.000 Ebrei devono essere trasportati dalla Germania in Rutenia Bianca, di cui 3.000 sarebbero previsti per Minsk e 1.500 sono già arrivati da Amburgo. L’afflusso di Ebrei tedeschi, che per intelligenza sono di gran lunga superiori alla popolazione [ebraica] della Rutenia Bianca, significa un grosso pericolo per la pacificazione della Rutenia Bianca».
La popolazione ebraica di questa regione – proseguiva la lettera – era «capace di attività bolscevica e di qualunque comportamento antitedesco» e attiva nella resistenza, perciò gli Ebrei tedeschi nuovi arrivati sarebbero entrati in contatto con le organizzazioni comuniste. Per questa ragione il Wehrmachtbefehlshaber pregava di ordinare che nessun Ebreo venisse dalla Germania in Rutenia Bianca, anche perché le deportazioni avrebbero ostacolato i trasporti della Wehrmacht (174).

Le proteste rimasero però sempre inascoltate.
Il 20 novembre 1941, Stahlecker comunicò a Lohse:
[Lohse è il secondo da sinistra (A.C.)]
«I trasporti ebraici arrivano regolarmente a Minsk nel modo previsto. Dei 25 trasporti che originariamente erano destinati a Minsk, i primi 5 vengono dirottati a Kauen [Kaunas]» (175).
Una nota degli uffici di Lohse del 13 gennaio 1942 ribadiva:
«Presentata al signor Reichskommissar [Lohse] con preghiera di prendere conoscenza del rapporto dello Stadskommissar (commissario della città) di Minsk riguardo all’evacuazione presuntamente di 50.000 Ebrei dalla Germania a Minsk. Se dal signor Reichskommissar non viene ordinato diversamente, resta in vigore la disposizione del 28 novembre, secondo la quale non bisogna più sollevare obiezioni contro qualunque trasporto dal Reich» (176).
Lo Stadtkommissar di Minsk, Wilhelm Janetzke, che si opponeva alle deportazioni nella città, il 5 gennaio 1942 si rivolse direttamente al Reichsminister Rosenberg [Il terzo sopra nella foto di gruppo - A.C.] con una lettera che aveva come oggetto l’«Evacuazione di Ebrei dalla Germania a Minsk». Egli dichiarava di aver appreso che le autorità centrali di Berlino intendevano
«trasportare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi altri 50.000 Ebrei circa dalla Germania a Minsk».
Nella città, che era letteralmente in rovine, abitavano già circa 100.000 civili e vi erano inoltre detenuti «circa 7.000 Ebrei provenienti dalla Germania» e «a occhio e croce altri 15.000-18.000 Ebrei russi», perciò non c’erano possibilità di alloggio per altre persone. A queste difficoltà si aggiungevano «i serissimi problemi di vettovagliamento della popolazione (inclusi gli Ebrei)», perciò Janetzke chiedeva la sospensione delle deportazioni ebraiche a Minsk (177).

Wetzel rispose per incarico di Rosenberg con una lettera datata 16 gennaio 1942 indirizzata al Reichskommissar Lohse:
«Oggetto: Evacuazione di Ebrei dalla Germania a Minsk.
Dal signor Stadtkommissar di Minsk mi è giunta la lettera allegata in copia del 5 gennaio 1942, di cui La prego di prendere conoscenza.
Secondo una comunicazione del Reichssicherheitshauptamt che ho ricevuto, per Minsk erano previsti 25.000 Ebrei in provenienza dal Reich, che inizialmente dovevano essere alloggiati nel locale ghetto. A Minsk ne sono arrivati 7.000-8.000. I restanti, a causa delle difficoltà dei trasporti esistenti, per il momento non possono essere trasferiti a Minsk. Tuttavia, non appena queste difficoltà saranno superate, si può prevedere che questi Ebrei giungeranno a Minsk. Prego di impartire disposizioni in tal senso allo Stadkommissar di Minsk e di sollecitarlo inoltre a mettersi in contatto con il locale Alto Capo della Polizia per la questione dell’alloggiamento e del sostentamento degli Ebrei. Prego inoltre di fargli presente di attenersi per il futuro alla via gerarchica»
(178).
Ma il 6 febbraio il Generalkommissar für Weissruthenien (commissario generale per la Rutenia Bianca) Wilhelm Kube appoggiò la richiesta di Janetzke con un lettera a Lohse in cui ribadiva l’impossibilità di alloggiare a Minsk, una città per l’80% in macerie, altri 25.000 Ebrei (179).

Le “Meldungen aus den besetzten Ostgebieten” n. 9 del 26 giugno 1942 dopo aver descritto le misure di ghettizzazione e di impiego lavorativo adottate dalla Polizia di Sicurezza e dal Servizio di Sicurezza nei confronti degli Ebrei ruteni, concludono:
«I provvedimenti presi dalla Polizia di Sicurezza e dal Servizio di Sicurezza hanno creato anche nella Rutenia Bianca un cambiamento radicale anche nell’ambito della questione ebraica. Per mettere gli Ebrei anzitutto sotto un controllo effettivo indipendentemente da provvedimenti ancora da prendere in futuro, sono stati impiegati consigli degli anziani ebraici [Juden-Ältestenräte] che sono responsabili di fronte alla Polizia di Sicurezza e al Servizio di Sicurezza del comportamento dei loro congeneri. Inoltre si è cominciata la registrazione degli Ebrei e la loro chiusura in ghetti. Infine gli Ebrei sono stati contrassegnati con un segno distintivo giallo da portare sul petto e sulla schiena sul modello della stella ebraica introdotta nel territorio del Reich. Per sfruttare il potenziale lavorativo degli Ebrei, essi vengono generalmente adibiti all’impiego lavorativo chiuso e a lavori di rimozione.
Con questi provvedimenti, anche per il territorio della Rutenia Bianca, sono state gettate le basi della soluzione finale della questione ebraica europea prevista in seguito [Mit diesen Massnahmen sind die Grundlagen für die später beabsichtigte Endlösung der europäischen Judenfrage auch für das weissruthenische Gebiet geschaffen worden
(180).
Queste direttive, concretamente applicate, erano pienamente conformi a quelle della “Braune Mappe” menzionata sopra, di cui richiamano la soluzione futura della questione ebraica «dopo la guerra per tutta l’Europa» (nach dem Kriege für ganz Europa).

Concludendo, il documento NO-365 è una «bozza» di lettera mai spedita di cui Weztel non ha mai riconosciuto l’autenticità e il cui contenuto criminale fu messo in discussione o non confermato da due personaggi chiamati in causa: Eichmann e Kallmeyer. Per quanto riguarda il contenuto, il progetto degli «apparati di gasazione», che del resto non potevano essere le bombole di monossido di carbonio del presunto metodo barckiano, è in aperta contraddizione con i documenti dello stesso periodo. Ma a Hilberg tutte queste gravi anomalie non interessano affatto.

A sostegno della sua tesi, Hilberg menziona due sole azioni di sterminio di Ebrei occidentali, che per di più avrebbero coinvolto meno del 10% dei deportati. Egli afferma:
«Altri convogli scaricarono i loro passeggeri a Kaunas e a Minsk. Nella prima di queste città, l’efficiente personale dell’Einsatzkommando 3, il 25 e 29 novembre [1941], uccise 5000 Ebrei del Reich e del Protettorato» (p. 362).
Egli rimanda come fonte al rapporto dell’SS-Standartenführer Karl Jäger del 1° dicembre 1941 (181) (nota 286 a p. 407), che riporta le esecuzioni nel «Forte IX» di 2.934 «evacuati» (Umsiedler) ebrei provenienti da Berlino, Monaco e Francoforte sul Meno in data 25 novembre 1941 e di 2.000 provenienti da Vienna e Breslavia il 29 novembre (182), in totale 4.934 persone, tutti i componenti dei cinque trasporti. Tuttavia, secondo i dati parziali esistenti, quasi due anni dopo, nell’estate del 1944, a Kaunas erano ancora vivi e furono trasferiti a Stutthof oltre 160 detenuti di tali trasporti, in prevalenza Ebree del Reich, ma anche qualche Ebreo austriaco e del Protettorato (183).

Degli immani stermini pretesamente perpetrati al «Forte IX» non esiste alcuna traccia materiale. Il visitatore (184) può vedere soltanto un ampio prato sul quale sono poste due lapidi in cui è inciso:
«Qui furono sepolti i resti di 50.000 persone, Russi, Ebrei, Lituani e altri, uccisi dai nazisti» (185).
«Questo è il luogo dove i nazisti e i loro aiutanti uccisero più di 30.000 Ebrei della Lituania e di altri Paesi europei»
(186).
Secondo la prima lapide, nel prato antistante sarebbero sepolti 50.000 cadaveri, ma non risulta che essi siano mai stati esumati.

È noto però un caso in cui si volle procedere ad una esumazione.

Secondo il rapporto Jäger, a Mariampole, in lituano Marijampol, il 1° settembre 1941, furono fucilati:
«1.763 Ebrei, 1.812 Ebree, 1.404 bambini ebrei, 109 malati mentali, un cittadino tedesco sposato con una Ebrea, una Russa» (187).
Come riferisce Germar Rudolf, riportando una notizia apparsa sul giornale lituano “Lietuvos Rytas”,
«nell’estate del 1996 la città di Marijampol, in Lituania, decise di erigere un Memoriale dell’Olocausto alle decine di migliaia di Ebrei presuntamente massacrati e seppelliti lì dalle Einsatzgruppen tedesche. Per costruire il Memoriale nel luogo giusto, si cercò di scoprire dove fossero le fosse comuni. Si scavò nel luogo descritto dai testimoni, ma non ne trovarono alcuna traccia» (188).
Il secondo presunto sterminio, viene menzionato da Hilberg nella nota 281 a p. 406 e riguarda un trasporto inviato a Riga:
«Il primo convoglio destinato alla regione di Riga partì da Berlino il 27 novembre [1941]. Tre giorni dopo le vittime vennero scaricate nella foresta di Rumbula e fucilate».
Ma qui la fonte non è neppure un documento, bensì un libro del 1979! (Getrude Schneider, Journey into Terror, New York, 1979).

Al processo Zündel, Hilberg aveva dichiarato addirittura che tutti i trasporti ebraici diretti a Riga erano destinati alla fucilazione immediata:
«Quando vi riferite alle deportazioni di Ebrei a Riga da Berlino e da altre città tedesche, di seguito alle operazioni degli Einsatzgruppen, l’idea era, al meglio della mia ricostruzione degli eventi, che questi Ebrei dovevano esservi inviati per essere fucilati al loro arrivo dal personale degli Einsatzgruppen che stazionava a Riga. Non era una colonizzazione» (189).
Hilberg prosegue:
«Tra le annotazioni manoscritte che Himmler prendeva personalmente sulle sue comunicazioni telefoniche al Wolfschanze (quartier generale di Hitler), figura una nota allusiva su una conversazione con Heydrich, il 30 novembre alle 13,30. Il testo contiene tra l’altro queste cinque parole: Judentransport aus Berlin. Keine Liquidierung (Trasporto di Ebrei partito da Berlino. Non liquidare). Facsimile in David Irving, Hitler’s War, New York 1977, p. 505. Riga non è menzionata; ma nessun altro convoglio partì da Berlino tra il 27 e il 30 novembre, e qualche giorno dopo, in un’altra conversazione tra Himmler e Heydrich, l’oggetto erano delle “esecuzioni a Riga ” (Exekutionen in Riga). Si veda Martin Broszat, Hitler und die Genesis der Endlösung, in: “Vierteljahreshefte für Zeitgeschichte”, 25 (1977), pp. 760-61».
Broszat, nel passo indicato da Hilberg, riferisce la seguente annotazione nell’agenda di Himmler sotto la data del 1° dicembre 1941:
«13.15 Uhr SS-Ogr. Heydrich. Exekutionen in Riga»(ore 15,15, SS-Obergruppenführer Heydrich. Esecuzioni a Riga» (190).
Ma quest’annotazione non dimostra che a Riga era stato fucilato il trasporto ebraico del 27 novembre. Da essa si desume semplicemente che si era parlato di «esecuzioni», ma non si sa in quali termini. Sull’annotazione del «keine Liquierung» ritornerò sotto.

Hilberg conclude con questa osservazione:
«Tuttavia, gli Ebrei della maggior parte dei convogli successivi non vennero uccisi subito»,
il che è in palese contrasto con la sua tesi. In effetti, come ho già accennato, vari trasporti ebraici furono diretti all’Est dopo l’inaugurazione dei presunti «centri di sterminio», oltrepassando Auschwitz e Treblinka, mentre, nello stesso tempo, altri trasporti ebraici venivano inviati dall’Ovest in questi campi presuntamente a scopo di sterminio.

Il “Gesamtbericht vom 16. Oktober 1941 bis 31. Januar 1942” comprende un intero paragrafo intitolato «Juden aus dem Reich» (Ebrei dal Reich) nel quale si dice:
«Dal dicembre 1940 [recte: 1941] arrivarono trasporti ebraici dal Reich a brevi intervalli. 20.000 Ebrei furono diretti a Riga e 7.000 Ebrei a Minsk. I primi 10.000 Ebrei evacuati a Riga furono alloggiati parte in un campo di raccolta provvisorio, parte in un nuovo campo baracche costruito nei pressi di Riga. Gli altri trasporti sono stati insediati principalmente in una parte separata del ghetto di Riga.
La costruzione del campo baracche viene proseguita coll’impiego di tutti gli Ebrei abili al lavoro in modo tale che, coloro che supereranno l’inverno, potranno essere insediati in questo campo.
Degli Ebrei provenienti dal Reich solo una esigua parte è abile al lavoro. Circa il 70-80% sono donne e bambini nonché vecchi inabili al lavoro. Il tasso di mortalità cresce continuamente, anche a causa dell’inverno straordinariamente rigido.
Le prestazioni dei pochi Ebrei provenienti dal Reich abili al lavoro sono soddisfacenti. Essi come mano d’opera, per la loro lingua tedesca e la loro pulizia relativamente più accurata, sono preferiti agli Ebrei russi.
La capacità di adattamento degli Ebrei, con la quale cercano di conformare la loro vita alle circostanze, è straordinaria. L’accalcamento degli Ebrei in un piccolissimo spazio che si verifica in tutti i ghetti suscita naturalmente un grande pericolo di epidemie, contro il quale si agisce nel modo più ampio coll’impiego di medici ebrei. In singoli casi Ebrei contagiosi, col pretesto di portarli in un ospizio o un ospedale ebraico, furono selezionati e giustiziati»
(191).
L’annotazione «keine Liquidierung» si riferiva pertanto a singoli individui, piuttosto che all’intero trasporto. L’espressione infatti non significa «non liquidare», ma «nessuna liquidazione».

È importante rilevare che molti trasporti ebraici furono diretti all’Est dopo l’inaugurazione dei presunti «centri di sterminio»; almeno 28 trasporti di circa 1.000 Ebrei ciascuno giunsero a Minsk tra il 6 maggio e il 28 novembre 1942 (192). I 24 trasporti da Vienna seguirono la linea Vienna-Lundenburg-Prerau, aggirarono a ovest Auschwitz passando per Oppeln (Opole) e Tschenstochau (Częstochowa) e andarono a Varsavia; da qui alcuni trasporti proseguirono per Wolskowysk-Minsk via Białystok, perciò passarono per Malkinia, a 4 km dal «centro di sterminio» di Treblinka; altri via Siedlce, passando tra i «centri di sterminio» di Treblinka a nord e di Sobibór a sud.

Ad esempio, nell’avviso di orario n. 40 della Direzione Centrale delle Ferrovie Centro con sede a Minsk in data 13 maggio 1942 si legge:
«Secondo comunicazione della Direzione delle ferrovie Königsberg una volta alla settimana venerdì/sabato un treno speciale (treno 30,9) viaggia con circa 1000 persone da Vienna via Bialystok-Baranowitsche a Minsk stazione centrale nel seguente piano:... » (193).
E nell’avviso di orario n. 517 Direzione delle Ferrovie di Vienna del 18 maggio 1942 viene indicato il seguente percorso per i trasporti da Vienna a Minsk:
«Vienna stazione Aspang-Vienna stazione nord - Lundenburg - Prerau-Olmütz - Groß Wisternitz - Jägerndorf - Neisse - Oppeln - Tschenstochau -Varsavia stazione ovest - Siedlce - Platerow - Czeremcha - Wolkowysk - Minsk (194).
Nelle liste nominative frammentarie dei trasporti da Kowno e da Riga a Stutthof nell’estate del 1944 menzionati sopra sono presenti almeno 959 Ebrei tedeschi. Uno di essi, Berthold Neufeldt, era nato il 17 giugno 1936 (195): egli era stato deportato all’età di 5 o 6 anni e nell’estate del 1944 era ancora vivo.

Si conoscono inoltre almeno 102 superstiti della deportazione ebraica da Theresienstadt a Riga del 9 gennaio 1942 e 15 della deportazione del 15 gennaio, inoltre 40 della deportazione del 1° settembre 1942 a Raasika, in Estonia. Questi Ebrei furono liberati nelle seguenti località:

Bergen-Belsen, Bratislava, Bromberg, Buchenwald, Burggraben, Bydhost, Dachau, Gdansk, Gottendorf, Gottenhof, Hamburg, Jagala, Kaiserwald, Kaufering, Kieblasse, Kiel, Langenstein, Lauenburg, Katowice, Libau, Magdeburg, Neuengamme, Neustadt, Raasika, Raguhn, Riga, Sachsenhausen, Salaspis, Sophienwalde, Strassenhof, Stutthof, Terezin (Theresienstadt), Torun. Inoltre 7 supertiti del trasporto da Theresienstadt a Minsk del 16 novembre 1941 furono liberati ad Auschwitz, Bergen-Belsen, Dachau, Flossenbürg, Terezin (196). Questi trasferimenti non riguardarono singole persone, ma interi gruppi che dovevano avere una certa consistenza, perché, ad esempio, a Magdeburg furono liberati 4 Ebrei del trasporto del 15 gennaio 1942 e 5 del trasporto del 9 gennaio; a Buchewald 3 Ebrei del trasporto del 15 gennaio e 7 del trasporto del 9 gennaio.

Queste persone sopravvissero anche alla catastrofe igienico-sanitaria che travolse i campi tedeschi nel 1945, perciò il loro numero, nel 1944, doveva essere molto più alto.
NOTE


(166) Translation of document NO-365. Office of U.S. Chief Counsel. Staff Evidence Analysis, p. 2. NA, Record Group n. 238, NO-365. Torna al testo.
(167) “Vergasungsapparate” - “Gassing Devices”, in: http://www.holocaust-history.org/19411025-wetzel-no365/. Torna al testo.
(168) NO-365. Torna al testo.
(169) Riassumo ciò che ho scritto in: C. Mattogno, J. Graf, Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp?, op. cit., capitolo VI. Torna al testo.
(170) RGVA, 504-2-8, p. 148 e 150. Torna al testo.
(171) GARF, 7445-2-145, pp. 44-46. Torna al testo.
(172) GARF, 7445-2-145, p. 52. Torna al testo.
(173) GARF, 7445-2-145, p. 54 e 51 (trascrizione del telegramma). Torna al testo.
(174) GARF-7445-2-145, pp. 60-61. Torna al testo.
(175) GARF, 7445-2-145, p. 62. Torna al testo.
(176) GARF, 7445-2-145, p. 67. Torna al testo.
(177) GARF, 7445-2-145, pp. 65-66. Torna al testo.
(178) GARF, 7445-2-145, p. 68. Torna al testo.
(179) GARF, 7445-2-145, pp. 72-73. Torna al testo.
(180) Meldungen aus den besetzten Ostgebieten, Nr. 9. Berlin, den 26. Juni 1942. RGVA, 500-1-775, p. 190. Torna al testo.
(181) Il documento sarebbe stato scoperto nel marzo 1959 nell’archivio centrale della Lituania a Vilnius. Jäger, dopo il suo arresto, si suicidò nel giugno 1959, prima di pronunciarsi sull’autenticità e l’attendibilità del rapporto. Torna al testo.
(182) RGVA, 500-1-25/1, p. 113a (p. 5 del documento). Il rapporto è stato pubblicato nell’appendice documentaria del libro curato da A.Rückerl NS-Prozesse. C.F.Müller Verlag, Karlsruhe, 1971. Torna al testo.
(183) Vedi Appendice, Lista nominativa degli Ebrei trasferiti. Torna al testo.
(184) Nel luglio 1997 J. Graf ed io abbiamo visitato il “Forte IX” in occasione di un viaggio di studio in Lituania. Torna al testo.
(185) Vedi Appendice, documento 1. Torna al testo.
(186) Vedi Appendice, documento 2. Torna al testo.
(187) RGVA, 500-1-25/1, p. 151. Torna al testo.
(188) G. Rudolf, «The Controversy about the Extermination of the Jews», in: G. Rudolf (a cura di), Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of “Truth” and “Memory”. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003, p. 44. Torna al testo.
(189) In the District Court of Ontario. Between: Her majesty the Queen and Ernst Zündel. Before: The Honourable Judge H.R. Locke and Jury, vol. IV, p. 856. Torna al testo.
(190) M. Broszat, «Hitler und die Genesis der “Endlösung”. Aus Anlass der Thesen von David Irving», op. cit., nota 46 a p. 671. Torna al testo.
(191) RGVA, 500-4-92, p. 64. Torna al testo.
(192) C. Mattogno, J. Graf, Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp?, op. cit., pp. 200-201. Torna al testo.
(193) Haupteisenbahndirektion Mitte, Fahrplananordnung Nr. 40 del 13 maggio 1942. NARB, 378-1-784. Vedi Appendice, documento 3. Torna al testo.
(194) Deutsche Reichsbahn. Reichsbahndirektion Wien, Fahrplananordnung Nr 517 del 18 maggio 1942. NARB, 378-1-784. Vedi Appendice, documento 4. Torna al testo.
(195) AMS, I-IIB-10, p. 176. Torna al testo.
(196) I dati sono desunti dall’ opera Terezínská pamĕtní kniha (Il libro della Memoria di Terezín). Terezínská Iniciativa, Melantrich, 1995. Torna al testo.

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