martedì 2 febbraio 2010

Alan Hart: 6. Lineamenti di storia del sionismo

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Dobbiamo ad una Lettrice e collaboratrice, che ben conosce l’opera di Alan Hart, la traduzione di questi testi. Li pubblichiamo volentieri per far conoscere meglio al pubblico italiano le linee generali della storia del sionismo tracciata da Hart nei suoi tre volumi, di recente aggiornati nel volume terzo dell’edizione americana. Si spera di poterne avere presto un’edizione in lingua italiana..

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Civium Libertas


“Celebrare la Negazione della Pulizia Etnica” –


Ovvero, una breve sintesi della Storia del Sionismo fino alla dichiarazione unilaterale, da parte dei sionisti, dell’esistenza dello stato di Israele da parte dei sionisti. Il racconto si serve di materiale documentato che mette in risalto le dichiarazioni e i punti di vista dei fondatori e leader sionisti.


di Alan Hart

13 Maggio 2008


Il 14 maggio del 1948 lo Stato Sionista di Israele dichiarò la propria esistenza.


Prima e dopo tale evento di 60 anni fa, molti Arabi della Palestina vennero espropriati della loro terra e dei loro diritti, e venne a crearsi il problema dei rifugiati palestinesi.


Come è realmente accaduto tutto questo?


L’essenza di questa storia è di seguito brevemente riepilogata, e viene raccontata in prevalenza dal punto di vista dei Leader del Sionismo, con rilievo preminente alle loro stesse dichiarazioni.


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COME NASCE IL SIONISMO E QUALI SONO I SUOI VERI OBIETTIVI


(sul fondatore di Israele – David Ben Gurion)


Il fondatore di Israele, figlio di un avvocato, è nato nel 1886 in Polonia, a Plonsk, un piccolo centro industriale a 38 miglia da Varsavia. Alla nascita, il suo nome era David Green.


Nel 1906 è partito dalla sua patria polacca per un viaggio in Palestina, con un visto di 3 mesi come “turista russo” e, per usare le sue stesse parole, “semplicemente estesi il mio soggiorno oltre il visto concesso”.


Durante la sua prima visita a Gerusalemme, e riflettendo sul fatto che l’esiguo numero di Ebrei allora risedenti in Palestina provenissero da molte nazioni, descrisse la Città Santa come una “Torre di Babele” con gli Ebrei che “parlavano gli uni agli altri in 40 lingue diverse, con l’una metà incapace di comunicare con l’altra metà”.


In seguito David Green, con il nome di David Ben Gurion, divenne il primo Premier Israeliano e poi il Ministro alla Difesa.


Nel 1937, come riportato nel suo diario, Ben Gurion scrisse una lettera a suo figlio, in cui disse: “Gli arabi se ne devono andare, ma bisogna trovare un momento opportuno perché questo accada, ad esempio una guerra.”


(sul fondatore dell’esercito israeliano)


Il fondatore del Militare Israeliano fu Vladimir Jabotinsky. Era un ebreo russo, nato in Odessa nel 1880. Nel 1923 Jabotinsky pubblicò The Iron WallIl muro di ferro – che divenne il principale testo di riferimento per tutti gli Ebrei Nazionalisti votati all’Impresa Coloniale del Sionismo. L’obiettivo manifestato nello scritto era: “appropriarsi della maggiore quantità possibile di territorio arabo con il minor numero possibile di arabi a viverci”.


Nel suo scritto, Il muro di ferro, Jabotinsky era brutalmente esplicito su quale doveva essere l’Etica Sionista. Scrisse questo:

Il Sionismo è un’Impresa Coloniale e quindi “cade o sta in piedi” per mezzo della forza militare - altra etica non c’è. E’ importante saper parlare l’ebraico, ma purtroppo è più importante saper sparare – altrimenti rinuncio al gioco della colonizzazione. E ai tediosi rimproveri che il mio punto di vista è anti-etico, rispondo: assolutamente falso. Fino a quando agli Arabi verrà concesso anche il più minuscolo barlume di speranza di poterci ostacolare, loro non rinunceranno a tale speranza, non in cambio di un “piatto di lenticchie”, perché questa gente non è marmaglia, ma un Popolo, un popolo vero, e nessun popolo fa concessioni tanto enormi su questioni tanto vitali, a meno ché non ci sia più alcuna speranza, perché noi non avremo chiuso ogni spiraglio nel Muro di Ferro”.


(sul fondatore del Sionismo, Theodor Herzl e sul 1° Congresso Mondiale Sionista, 1897)


In effetti, la necessità di espropriare gli arabi palestinesi della loro terra e dei loro diritti, era stata riconosciuta e accettata da parte del fondatore del sionismo, Theodor Herzl. Un Ebreo nato in Ungheria, che aveva lavorato a Vienna come giornalista e commediografo, Herzl indisse il primo Congresso dell’Organizzazione Mondiale Sionista a Basilea, in Svizzera, nel 1897. Il Congresso terminò con la prima dichiarazione pubblica sulla missione del sionismo, che era: “creare per gli ebrei una dimora in Palestina” (‘dimora’ dai termini anglosassoni home’ o ‘heim’: che significa il posto in cui si è di casa) .


Il termine “home” veniva usato perché i Sionisti non volevano che il mondo sapesse delle loro reali intenzioni – creare uno Stato Sovrano.


Ciò che Herzl davvero pensava all’epoca, venne espresso nel suo diario, che fu reso pubblico solo nel 1960. Nella pagina del diario con data del 3 settembre 1897, Herzl diceva:

Se dovessi riassumere il Congresso di Basilea in una sola parola, che mi guarderò bene dal pronunciare in pubblico, sarebbe questa: in Basilea è stato fondato lo ‘Stato Ebraico’. Forse tra 5 anni – e certamente tra 50 – tutti sapranno. … A Basilea, allora, ho creato questa astrazione che, come tale, è invisibile alla maggioranza della gente.”

Al suo diario Herzl confidò anche la propria visione in merito a cosa doveva succedere agli arabi palestinesi:

“Dovremo creare condizioni di impoverimento e attirare le popolazioni impoverite oltre i confini, procurando occupazione lavorativa nei Paesi di “transito”, e negando loro il lavoro nel ‘nostro’ Paese … Sia il processo di esproprio (di terre arabe) che la rimozione della popolazione impoverita deve essere effettuato con discrezione e circospezione.”

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(Anni dopo, nel 1940, quando la persecuzione nazista degli Ebrei in Europa si stava trasformando in sterminio, Joseph Weitz, il capo del Dipartimento di Colonizzazione Ebraica in Palestina, scrisse un memorandum segreto, dal titolo Una Soluzione al Problema dei Rifugiati Ebrei. Diceva:

Deve essere chiaro, che non c’è posto per entrambi i popoli in questo paese. Non potremo raggiungere il nostro obiettivo se gli Arabi rimangono in questa terra. Non c’è altra scelta, che “trasferire” gli Arabi – tutti gli Arabi - da qui nei paesi confinanti. Non un solo villaggio, non una sola tribù deve rimanere!”).

“Trasferimento” era, ed è tuttora, l’eufemismo usato dai Sionisti per intendere “Pulizia Etnica”.



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SULLA “DICHIARAZIONE DI BALFOUR” durante la 1° Guerra Mondiale -

E SULLA FALSA LEGALITA’ DEL SIONISMO


Nel 1917, durante la 1a Guerra Mondiale, fu l’ex-premier britannico Arthur James Balfour, allora Ministro degli Esteri, a dare al progetto coloniale sionista una falsa legittimità.


Lo fece con una breve lettera indirizzata al barone Lionel Rothschild il 2 novembre del 1917.


La Dichiarazione di Balfour, (come divenne nota) era in parte una risposta alle richieste insistenti del Dr. Chaim Weizman, che era diventato il capo dell’Organizzazione Mondiale Sionista dopo la morte prematura del suo fondatore, Theodor Herzl. Il documento diceva:

Il Governo di Sua Maestà vede con favore l’istituzione di una patria nazionale per il popolo Ebraico in Palestina e impiegherà ogni sforzo per il raggiungimento di tale obiettivo, a condizione che non si faccia niente che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche in Palestina, o che possa pregiudicare per gli ebrei gli stessi diritti e lo stesso status politico che essi godono già negli altri Paesi.

In quel periodo la Palestina era sotto il controllo della Turchia, e la Gran Bretagna non aveva alcun diritto di disporre della Palestina e farne concessione ad altri né in toto, né in parte.


(Nel 1957 un articolo pubblicato nella rivista giuridica American Bar Association Journal’ da Sol Linowitz - che in seguito divenne consigliere e negoziatore per il Pres. Carter - concludeva che la cosiddetta Dichiarazione di Balfour era “legalmente impotente”)


La Dichiarazione di Balfour nascondeva al pubblico una realtà che, se rivelata, avrebbe portato alla conclusione inevitabile che le reali mire del sionismo, se messe in atto, avrebbero generato conseguenze catastrofiche. La Dichiarazione di Balfour infatti ometteva la considerazione di un dato importante: la realtà demografica della Popolazione in Palestina.


Nel periodo storico in cui la Dichiarazione di Balfour fu emessa (1917), in Palestina la popolazione si articolava come segue:

- Gli Arabi costituivano il 93 % della popolazione, con un numero di 670.000 abitanti

- Gli Ebrei erano appena il 7% della popolazione, con circa 60.000 abitanti.


Nella Dichiarazione di Balfour, il termine “Arabi” o “arabo” non veniva mai menzionato, ed è così che una maggioranza del 93% di Arabi venne ridotta allo status di “comunità non-ebraica”.


Anni dopo, nel 1937, Winston Churchill (allora non al governo, ma impegnato nel disperato tentativo di fare prendere sul serio le minacce di Hitler) spiegò alla Camera dei Deputati i motivi reali per cui la Dichiarazione di Balfour venne emessa da parte del governo britannico nel 1917. Disse questo:

Sarebbe pura illusione supporre che fosse un atto di entusiasmo filantropico. Al contrario, è stato un espediente al quale siamo ricorsi … per necessità durante la 1° Guerra Mondiale, allo scopo di assicurare la vittoria agli Alleati. In cambio della Dichiarazione ci aspettavamo, e abbiamo ricevuto, assistenza importante e preziosa.”

L’implicazione delle parole di Churchill era che nel novembre del 1917 la Gran Bretagna, in pericolo di perdere la guerra, aveva bisogno dell’influenza dei sionisti (ebrei ricchi ed influenti) ed era consapevole di dover pagare il prezzo richiesto.


Non c’è spazio in questa versione sintetica della storia del Sionismo per entrare nei dettagli documentati in merito a quale tipo di influenza e assistenza la Gran Bretagna necessitava da parte dei sionisti. Ma in sintesi si può riassumere quanto segue.


Nel novembre del 1917 la Gran Bretagna era sull’orlo della sconfitta nel conflitto mondiale. Il Ministero della Marina aveva avvisato il governo britannico sulla probabile necessità di arrendersi. Per scongiurare una tale prospettiva di disfatta, la Gran Bretagna aveva bisogno dell’influenza dei Sionisti in Russia e in America.


In altre parole, i sionisti dovevano convincere la Russia (alleata della GB) a rimanere in guerra e a impedire che la Russia cadesse sotto il dominio totale del Comunismo.


In America, i sionisti dovevano fare pressione sul governo statunitense affinché entrasse in guerra, e dovevano inoltre provvedere con estrema urgenza alla disponibilità di fondi necessari per velocizzare e modernizzare al massimo la produzione bellica statunitense (per l’espansione militare in Europa).


Ed erano in gioco altri due fattori.


Il primo: i politici britannici erano dell’avviso che l’istituzione di uno Stato Sionista nel cuore delle terre arabe, avrebbe favorito il controllo della regione da parte della Gran Bretagna – in particolare se si riusciva a mantenere gli Arabi divisi su come far fronte a una tale realtà.


Il secondo: i leader britannici non volevano che altri Ebrei arrivassero in Gran Bretagna – se lo auspicava in particolare proprio l’anti-semita Balfour. Infatti, a partire dal 1881, molti Ebrei Russi stavano fuggendo dalla povertà e dalle persecuzioni che affrontavano nella patria zarista, e cercavano di rifarsi una vita in America e in Europa Occidentale. Gli esponenti dell’Establishment Conservativo Britannico, così come gli Ebrei Britannici di lunga data, temevano che un afflusso importante di Ebrei avrebbe provocato sentimenti anti-semiti.


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SU COME LA GRAN BRETAGNA TRADI’ GLI ARABI A FAVORE DEI SIONISTI

E SU COME TENTO’ DI RIPARARE IL TORTO DUE DECENNI DOPO PER MEZZO DI UNA “DICHIARAZIONE DI INTENTI


Fu così che la Gran Bretagna (verso la fine della 1° Guerra Mondiale) si servì degli Arabi – che aveva comunque intenzione di tradire fin dall’inizio – per sconfiggere la Turchia ed occupare la Palestina, e si trovò quindi nella posizione per poter dare sostanza alla Dichiarazione di Balfour. Ma di quale “sostanza” si trattava?


Fu proprio Balfour a fornire una spiegazione in tal senso, per mezzo di un memorandum che preparò in data del 11 agosto 1919 per la Conferenza di Pace di Parigi. Diceva questo:

“In Palestina non ci faremo neanche il problema di consultare formalmente l’opinione e il volere degli abitanti della regione … Le quattro grandi potenze sono dalla parte del Sionismo.

E il Sionismo, giusto o sbagliato che sia, è radicato in antiche tradizioni, nelle necessità del presente, nelle speranze del futuro, che sono di gran lunga più importanti dei desideri e pregiudizi dei 700.000 Arabi che ora vivono in quella terra antica.”


(Sulla “Dichiarazione di Intenti” del 1939 per la riparazione del torto)


Venti anni dopo, nel 1939, dopo che i Britannici avevano represso con una schiacciante sconfitta la ribellione araba su vasta scala, e distrutto la leadership palestinese, la strategia politica di Balfour fu ripudiata da parte di una Commissione del parlamento britannico, i cui membri comprendevano il Lord Cancelliere, Vincent Caldecot. La Commissione indagava in merito alle promesse fatte agli Arabi, e il Lord Cancelliere si dichiarò inorridito per l’inganno dei Britannici scoperto da parte della Commissione, la quale in data 11 marzo 1939 rilasciò una dichiarazione unanime che diceva:

“Il Governo di Sua Maestà non aveva l’autorità di disporre della Palestina senza alcun riguardo per gli interessi e la volontà degli abitanti della Palestina.”

Sei settimane dopo, quando la 2° Guerra Mondiale si profilava all’orizzonte, atterriti dalla prospettiva che si delineava – e cioè, che gli arabi si stavano alleando con la Germania Nazista basandosi sul principio che “il nemico del mio nemico è il mio amico”, il governo Britannico rese pubblica una Dichiarazione di Intenti che illustrava la sua nuova posizione politica nei confronti della Palestina. Diceva questo:

Il Governo di Sua Maestà perciò dichiara ora, inequivocabilmente, che non è nelle sue politiche permettere che la Palestina diventi uno Stato Ebraico.”

Nel modo più esplicito possibile, eliminando ogni possibilità di equivocare e ogni opportunità di manipolazione da parte dei sionisti, la Dichiarazione di Intenti illustrava quale sarebbe stata, da allora in poi, la politica Britannica in merito alla Palestina.


L’obiettivo, secondo il testo della Dichiarazione, era “uno Stato Palestinese indipendente entro 10 anni,” in cui “Arabi ed Ebrei potevano convivere secondo principi che garantissero la salvaguardia degli interessi essenziali di ogni parte”.


A titolo di concessione in favore dei Sionisti, il documento dichiarava che la Gran Bretagna avrebbe permesso a un numero aggiuntivo di 75.000 Ebrei di entrare in Palestina nei successivi 5 anni, portando la popolazione ebraica a costituire circa 1 terzo della popolazione complessiva in Palestina. Ma passati tali 5 anni, la Gran Bretagna non intendeva permettere l’ingresso in Palestina a ulteriori Ebrei senza il consenso degli Arabi. Dato che era prevedibile che gli Arabi non avrebbero concesso l’immigrazione a un ulteriore numero di Ebrei, la Dichiarazione di Intenti del 1939 implicava l’effettiva scadenza del documento dopo 5 anni.


Il documento dichiarava, inoltre, che la Gran Bretagna si impegnava a mettere fine alla crescente immigrazione illegale di ebrei in Palestina; e che l’Alto Commissario Britannico in Palestina veniva investito del potere di regolamentare le vendite e i trasferimenti di terreni.


I sionisti respinsero il documento e accusarono la Gran Bretagna di tradimento nei confronti degli ebrei. Ben Gurion dichiarò:

Ci batteremo con gli Inglesi contro Hitler come se non ci fosse la Dichiarazione di Intenti; e ci batteremo contro la Dichiarazione come se non ci fosse la guerra.”

Ma ciò che di lì a poco sarebbe successo in Palestina – e succede tutt’ora – fu poi determinato quasi esclusivamente da ciò che accadde in Europa: il massacro di 6 milioni di Ebrei.


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COME IL SIONISMO SI SERVI’ DELL’OLOCAUSTO NAZISTA PER I PROPRI SCOPI

- e in che modo operarono le organizzazioni terroristiche sioniste -


(“l’Olocausto – Morte Ebraica, Vita Sionista”)


Prima delle atrocità dell’Olocausto nazista, le prospettive per il Sionismo di creare uno stato per gli ebrei in Palestina non erano affatto buone. Erano, anzi, improbabili. E questo dipendeva in gran parte dal fatto che la maggioranza degli ebrei nel mondo, soprattutto i meglio informati e consapevoli, erano opposti alle mire colonialiste del sionismo: le consideravano moralmente insostenibili. Sapevano che ne sarebbe scaturito un conflitto senza fine. E temevano che se il sionismo l’avesse spuntata, avrebbe prima o poi provocato un’ondata di anti-semitismo tale da mettere a grave rischio l’incolumità e perfino la sopravvivenza degli ebrei, ovunque nel mondo.


E’ anche documentato il fatto che la maggioranza degli Ebrei che furono sradicati e resi profughi durante l’occupazione nazista in Europa, non avevano intenzione di cercare rifugio in Palestina. La loro preferenza era l’America.


In effetti, il Presidente Roosevelt tentò di organizzare un piano di soccorso che doveva permettere a mezzo milione di rifugiati Europei, ebrei e altri, di essere accolti soprattutto in America e Gran Bretagna. Ma tale iniziativa venne “uccisa” dalla potente Lobby Sionista americana (che esercitava una forte influenza sul parlamento Usa, e la esercita tutt’ora, determinando la quasi totalità delle politiche americane, specie le politiche estere).


Impedire l’ingresso in Usa da parte dei profughi ebrei, fu una vittoria politica che i sionisti ottennero anche perché appoggiati dalla stragrande maggioranza degli ebrei Americani di lunga data, che si opponeva all’arrivo di troppi immigrati Ebrei – come in precedenza era successo in Gran Bretagna.


Dopo la morte di Roosevelt durante il suo mandato, anche il Presidente Truman fece un tentativo per un piano di soccorso ma, come in precedenza, a causa dell’influente Lobby Sionista, il piano non ricevette il necessario supporto dal Parlamento.


Il Sionismo non voleva che gli Ebrei profughi dell’Europa trovassero un rifugio al di fuori della Palestina: dovevano essere dirottati in Palestina per fare numero e battersi per la creazione dello Stato Sionista.


Nel primo volume del mio libro Sionismo: Il Vero Nemico Degli Ebrei (SIONISM: THE REAL ENEMY OF THE JEWS), c’è un capitolo intitolato “L’Olocausto – Morte Ebraica, Vita Sionista”.


E’ stata l’atrocità dell’Olocausto nazista che ha dato al Sionismo TUTTO ciò di cui aveva bisogno per procedere con sicurezza e presuntuosa auto-rettitudine. Tutto – compreso il supporto emotivo e politico della quasi totalità del mondo ebraico; e compresi i fondi economici che sono arrivati copiosi, in gran parte dall’America, per l’acquisto degli armamenti per combattere e sconfiggere gli eserciti arabi – di tutti gli stati arabi, se necessario.


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(Su come i Sionisti cercarono alleanze - con i Fascisti, prima,

e i Nazisti in seguito - per le proprie mire colonialiste in Palestina)


Per avere via libera in Palestina, i sionisti intendevano prima di tutto cacciare le forze britanniche dalla Palestina.


Una delle iniziative per tale scopo fu la proposta di un’alleanza con la Germania Nazista. La proposta fu avanzata da Avraham Stern, arrivato in Palestina dalla Polonia nel 1925. Fu uno dei membri fondatori della scellerata Irgun (formalmente l’Organizzazione Militare Nazionale, o NMO). Sarebbe diventata la più potente organizzazione terrorista dei sionisti; ma poi Stern se ne separò per fondare il proprio gruppo di stampo terrorista, noto come la “Stern Gang”.


Nel settembre del 1940, Stern aveva contattato i fascisti italiani di Mussolini per proporre un accordo. Quando i fascisti si dichiararono non interessati, Stern si rivolse ai nazisti.


Nel gennaio del 1941, Stern incontrò due nazisti di alto rango. Uno era Otto von Hentig, il capo della ‘Sezione per l’Oriente’ del Ministero degli Esteri nazista. La discussione generata da tale incontro si tradusse in una proposta di Stern messa per iscritto in data dell’11 gennaio 1941. Il testo della proposta diceva, tra l’altro, il seguente:

“L’istituzione dello Stato Ebraico su base nazionale totalitaria, vincolato al Terzo Reich mediante trattato, sarebbe nell’interesse del mantenimento e rafforzamento della futura posizione di potere della Germania nel Medio Oriente.

Procedendo da queste considerazioni, l’Organizzazione Militare Nazionale (NMO) in Palestina si offre di prendere parte attiva nella Guerra a fianco della Germania, a condizione che le sopramenzionate aspirazioni del ‘movimento per la libertà israeliano’ vengano riconosciute da parte del Terzo Reich.

Questa offerta da parte della NMO … si tradurrebbe nell’addestramento e nell’organizzazione militare della forza lavoro ebraica in Europa, sotto la supervisione e il comando della NMO. Tali unità militari prenderebbero parte nella battaglia per la conquista della Palestina, qualora si decidesse di aprire tale fronte.

“La partecipazione indiretta del ‘movimento per la libertà israeliano’ nel Nuovo Ordine in Europa, attualmente in fase preparatoria, dovrebbe risultare in una soluzione positiva per il problema degli Ebrei in Europa conformemente alle sopramenzionate aspirazioni del Popolo Ebraico. Ciò comporterebbe uno straordinario rafforzamento della base morale del Nuovo Ordine agli occhi dell’umanità.

Stern fu assassinato dalle forze speciali Britanniche nel 1942.


Quarantacinque anni dopo, Yehoshafat Harkabi, direttore a lungo termine dell’Intelligenza Militare Israeliana, offrì un’osservazione per questo tentativo dei sionisti di mettersi in affari con la Germania di Hitler:

Forse dovremmo guardare a quell’evento come un episodio aberrante della storia ebraica. Ma tale episodio dovrebbe anche servire da monito per capire a quali estremi si può arrivare in tempi di difficoltà, e dove le manie estremiste possono condurre.” (!!!)

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(su come il Terrorismo Sionista di Menachem Begin si liberò degli Inglesi

per avere via libera in Palestina)


Fu un altro immigrato polacco, Menachem Begin che dopo Stern, assassinato nel ’42, trasformò la Irgun in un’organizzazione terrorista molto potente. (Si tratta dello stesso Menachem Begin che molti anni dopo, nel 1977, sarebbe diventato primo ministro di Israele e avrebbe fortemente accelerato gli insediamenti illegali in Palestina, per negare ai palestinesi ogni prospettiva di terre sufficienti per formare uno Stato indipendente – o perlomeno è questo che Begin sperava).


Ma in quegli anni, prima dell’esistenza di Israele, mentre era indaffarato a ristrutturare la Irgun in Palestina e darle un indirizzo di stampo terrorista, Begin aveva in serbo un messaggio per i non-ebrei del mondo – e per gli Inglesi in particolare:

Qualora fossero poco propensi a realizzarlo, o fin troppo propensi a ignorarlo, il fatto è che dal sangue e dal fuoco e dalle lacrime e dalle ceneri, un nuovo esemplare di essere umano è nato, un nuovo esemplare completamente sconosciuto al mondo per oltre 18 secoli, l’EBREO COMBATTENTE. Quell’Ebreo, che il mondo considerava morto e sepolto, è invece risorto … per non scendere mai più nella fossa e sparire dalla faccia della terra.

Il 6 novembre del 1944, nel Cairo, due rappresentanti di questo “nuovo esemplare di essere umano” avevano assassinato Lord Moyne, il Ministro Residente Britannico per il Medio Oriente.


Nel Parlamento britannico, Churchill (che si era fortemente battuto per la causa Ebraica) rispose con queste parole:

Se i nostri sogni per il Sionismo devono morire nel fumo delle armi di assassini, e i nostri sforzi per il futuro dei sionisti non faranno che produrre un nuovo tipo di criminali degni della Germania nazista, allora molti, come me, dovranno riconsiderare la posizione che hanno mantenuto tanto a lungo e con tanta fermezza fino a oggi.”

In Palestina la Irgun si concentrava sugli attacchi alle infrastrutture e reti di comunicazione britanniche, per rendere impossibile l’amministrazione del territorio.


Il 22 luglio del 1946 la Irgun fece saltare in aria lo storico “Hotel King David” di Gerusalemme. Tra tutti gli attacchi da parte della Irgun contro le forze di occupazione britanniche, questa fu l’operazione più spettacolare e importante dal punto di vista politico. L’amministrazione britannica aveva installato il proprio quartier generale nell’ala sud del prestigioso hotel, che quindi era diventato la sede delle istituzioni centrali del governo e rappresentava il cuore del potere britannico in Palestina.


Il leader Sionista Ben Gurion negò qualunque responsabilità, sia personale, sia delle organizzazioni militari ufficiali dei sionisti – La Haganah e la Palmach – in merito all’esplosione dell’Hotel King David. Ma non stava raccontando la verità.


Fatto sta che i 91 morti e duecento feriti misero l’amministrazione britannica locale in ginocchio. E la Gran Bretagna era stata umiliata.


Gli eventi precipitarono e la situazione degenerò.


Alla fine, i Britannici decisero di lasciare la Palestina il 13 maggio 1948, a mezzanotte. Il terrorismo Sionista era riuscito nella sua missione di piegare la volontà degli Inglesi a rimanere nella regione.


E così la patata bollente sulla sorte della Palestina fu scaricata nel grembo della neo-nata Istituzione delle Nazioni Unite. (Ma niente poteva fermare il sionismo).


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IL SIONISMO DECIDE DI IGNORARE L’ONU E DICHIARA L’ESISTENZA DI ISRAELE

- E SI SERVE DEL TERRORISMO PER APPROPRIARSI DEI TERRITORI DELLA PALESTINA

La sorte dei Palestinesi era stata decisa nel novembre del 1947.


Alla fine delle procedure di votazione, fortemente influenzate dalla Lobby Sionista, l’Assemblea Generale dell’Onu approvò con maggioranza risicata la Risoluzione 181, che decideva la spartizione della Palestina. Si trattava di una proposta per un’ingiustizia su scala imponente.


Qualora la proposta fosse stata approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il 56,4 percento del territorio palestinese sarebbe stato sottratto a favore di uno stato ebraico e di una popolazione di stranieri arrivati di recente (- e senza alcun legame biologico con gli antichi israeliti -) che costituivano il 33 percento della popolazione complessiva e possedevano il 5,6 percento del territorio.


Ma i fatti nudi e crudi del proposto Piano di Spartizione raccontano, di per sé, solo una frazione della verità storica del momento.


Senza il consenso della maggioranza dei Palestinesi, l’ONU non aveva il diritto di decidere la spartizione della Palestina né di assegnare alcuna parte del territorio ad una minoranza di immigrati stranieri per la fondazione di uno stato tutto loro.


Infatti, la proposta per il piano di spartizione approvato dall’Assemblea Generale, NON divenne Legge ONU, perché la proposta NON venne sottoposta per approvazione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – furono gli Stati Uniti a impedirlo: sapevano che se il piano fosse stato approvato contro la volontà degli Arabi e Musulmani, la spartizione poteva essere imposta solo mediante l’uso della forza; e il Presidente Truman NON aveva nessuna intenzione di ricorrere all’uso della forza per imporre la spartizione della Palestina.


Quindi, il Piano di Spartizione era invalidato da un vizio di procedura, e la questione su cosa fare con la Palestina tornò all’Assemblea Generale per ulteriore discussione.


L’opzione preferita e proposta dagli Stati Uniti consisteva in una temporanea Amministrazione Fiduciaria da parte dell’ONU. Ma mentre tale dibattito dell’Assemblea Generale era ancora in corso, Israele dichiarò UNILATERALMENTE la propria esistenza (maggio ’48)senza l’approvazione della controparte e in aperto contrasto con il volere della comunità internazionale costituita, compreso il governo Truman.


L’affermazione dei sionisti, che Israele abbia ricevuto per mano dell’ONU il proprio certificato di nascita e quindi la legittimità ad esistere come Stato, è in realtà mitologia e falsità - solo propaganda sionista.


La verità storica è che lo Stato Sionista di Israele non aveva alcun diritto di esistere, a meno ché … A meno ché non fosse riconosciuto e legittimato da parte di coloro che venivano espropriati delle loro terre e dei loro diritti mediante la creazione di tale stato.


Secondo il Diritto Internazionale, solo i Palestinesi potevano conferire tale legittimità ad Israele. E tale legittimità era l’unica cosa che i sionisti non potevano prendersi con la forza.



(sul “Piano Dalet” per la Pulizia Etnica in Palestina e sul Terrorismo Sionista)


Gli Arabi non solo erano la schiacciante maggioranza nel territorio che a loro sarebbe stato assegnato mediante il Piano di Spartizione proposto, ma rappresentavano anche il 40 percento della popolazione nel territorio che sarebbe stato assegnato agli Ebrei.


Per Ben-Gurion e i suoi colleghi della leadership sionista, tale realtà significava che bisognava agire con urgenza nel portare a termine il piano progettato – Piano Daletper la pulizia etnica, o de-arabizzazione, della Palestina nella sua totalità, se possibile.


Secondo la versione Sionista della storia, la maggioranza – se non la totalità – degli 800.000 Arabi che fuggirono dalla Palestina nei mesi precedenti e successivi alla dichiarazione di indipendenza di Israele, partirono di loro spontanea volontà dietro invito dei leader arabi stessi, per lasciare via libera agli eserciti arabi che dovevano arrivare per combattere i sionisti. Ma nel suo recente libro “La Pulizia Etnica della Palestina”, il Professor Ilan Pappe, Israeliano e principale “revisionista” (quindi onesto) storico di Israele, descrive tale versione fornita dai sionisti come “un’assoluta falsificazione”.


Nel suo libro, il prof. Pappe fornisce la versione documentata della progettazione e implementazione delle strategie Sioniste per la pulizia etnica dei Palestinesi, che descrive come un “regno di terrore sistematico” che, tra il dicembre del 1947 e il gennaio del 1949 commise 31 massacri.


Il massacro del villaggio arabo di Deir Yassin del 9 aprile 1947, fu correttamente descritto da Arthur Koestler, autore ebreo ungherese, come “il fattore psicologicamente decisivo per lo spettacolare esodo degli Arabi dalla Terra Santa, che segnò l’inizio del problema dei Rifugiati Palestinesi.” A Deir Yassin, 264 Palestinesi, tra cui 145 donne - 35 delle quali incinte – furono massacrati.


Menachem Begin, i cui terroristi della Irgun avevano eseguito l’attacco con l’assistenza della Stern Gang, in seguito scrisse questo:

Nel resto del paese gli Arabi fuggivano terrorizzati, prima ancora di scontrarsi con le forze ebraiche … La leggenda di Deir Yassin ci aiutò in particolare con la conquista di Haifa … Tutte le forze ebraiche avanzavano in Haifa come un coltello nel burro. Gli Arabi fuggivano nel panico totale, urlando ‘Deir Yassin’.”

Il 17 novembre del 1948, Aharon Cizling, il primo ministro israeliano per l’agricoltura, pronunciò queste parole di fronte al parlamento:

“Ora gli Ebrei hanno agito come i Nazisti, e il mio intero essere ne è scosso.”

Ma avendo pronunciato tali parole, si dichiarò d’accordo che la verità sui crimini commessi dallo Stato Sionista doveva essere insabbiata. Ed è rimasta insabbiata per 60 anni.


La conclusione a cui si arriva con un’analisi onesta di ciò che è realmente accaduto, è che non ci sarà, non potrà esserci, un vero processo di pace finché la maggioranza degli israeliani, e degli ebrei ovunque nel mondo, non sarà pronta a riconoscere le terribili ingiustizie commesse contro i Palestinesi da parte del sionismo, con la complicità delle grandi potenze.


Alan Hart

13 maggio 2008

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