lunedì 15 febbraio 2010

Osservatorio sulla libertà di pensiero negata. Parte Prima: Gli Stati. Cap. VI - Belgio (1995)

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Il Belgio introduce la sua legge contro il revisionismo storico in data 23 marzo 1995. Prendiamo qui le mosse da informazioni tratte da una fonte, che consideriamo con relativo sospetto, cioè Wikipedia, nella diverse edizioni. Il pericolo di inquinamento è tuttavia proporzionato alla capacità di lettura critica dei dati temporaneamente e casualmente disponibili. Eccone le indicazioni accennate: «Negationism Law (1995, amendments of 1999). Article 1 Whoever, in the circumstances given in article 444 of the Penal Code denies, grossly minimises, attempts to justify, or approves the genocide committed by the German National Socialist Regime during the Second World War shall be punished by a prison sentence of eight days to one year, and by a fine of twenty six francs to five thousand francs. For the application of the previous paragraph, the term genocide is meant in the sense of article 2 of the International Treaty of 9 December 1948 on preventing and combating genocide. In the event of repetitions, the guilty party may in addition have his civic rights suspended in accordance with article 33 of the Penal Code. Art.2 In the event of a conviction on account of a violation under this Act, it may be ordered that the judgement, in its entity or an excerpt of it, is published in one of more newspapers, and is displayed, to the charge of the guilty party. Art.3. Chapter VII of the First Book of the Penal Code and Article 85 of the same Code are also applicable to this Act. Art. 4. The Centre for Equal Opportunities and Opposition to Racism, as well as any association that at the time of the facts had a legal personality for at least five years, and which, on the grounds of its statutes, has the objective of defending moral interests and the honour of the resistance or the deported, may act in law in all legal disputes arising from the application of this Act.[1]
Vers. 1.0/16.3.10
Parte I - II -
Sommario: 1.

1. Il caso Chichah. – Anche qui si invoca l’incitamento all’odio razziale per una critica allo stato ed alla politica di Israele. Il 20 settembre di questo anno 2010 si era tenuta in Belgio sul tema della “Libertà di espressione”. Ad Israele era stato contestato di essere uno «Stato razzista, segregazionista e coloniale». La contestazione e l’accusa, di cui nel testo, è partito al solito da associazioni ebraiche, che in questo modo dimostrano la loro identificazione con lo stato di Israele. Se ne deduce l’ispirazione di una normativa che per l’appunto mira a reprimere ogni critica e opposizione allo stato di Israele. Ne viene fuori il problema della doppia cittadinanza e dell doppia fedeltà. È incredibile il numero delle associazioni ebraiche. Sarebbe arduo tentare la redazione di un Dizionario che le racchiuda tutte. Questo testimonia anche della loro enorme capacità di pressione, specialmente nella produzione di leggi e nell’erogazione di finanziamenti in loro favore. L’accusa di «antisemitismo» e «negazionismo» marcia poi sempre insieme, che se i due aspetti fossero le due facce di una stessa medaglia. Ma concettualmente e logicamente si tratta di cose ben distinte.

2. Link CICAD. – Da leggere, studiare, criticare. Si fa qui riferimento alla legge del 23 marzo 1995 «tendant à reprimer la négation, la minimisation, la justification ou l’approbation du genocide commis par le régime national-socialiste allemand pendant la second guerre mondiale». Da un punto di vista rigoroso non vi sarebbe nessuna parte di questa frase che possa superare il vaglio logico. Si chiede di mantenere l’impianto della legge (liberticida) ma di non limitarne l’applicazione alla «Shoah», bensì di estenderla a tutti i casi noti e dichiarati di «genocidio»: vi si oppongono comprensibilmente le associazioni ebraiche belghe. Si apprende anche di una “decisione quadro” del Consiglio d’Europa del 28 novembre 2008, dove ci si impegna a spingere gli stati membri congiuntamente ad una repressione contro razzismo, xenofobia e negazionismo, anzi “tutte le forme di negazionismo”, lasciando intendere che sono molteplici, salvo poi a capire bene cosa sia il «negazionismo». Studieremo a parte gli atti e le documentazioni prodotte dall’Unione Europee, dove però è di vitale importanza individuare le persone che fanno parte di dette commissioni, per sapere chi sono e cosa propriamente rappresentano. Il lobbismo consiste in fondo nell’attribuire a organi collettivi interessi patrocinati e fatti passare da ristrette categorie.

4. La ministra Joëlle Milquet e le sue rassicurazioni. – Come non definire non lobbistico l’incontro della ministra con la «comunità ebrea del nord e del sud del paese»? I cittadini tutti si trovano improvvisamente sulle loro teste leggi che attentano alle loro libertà fondamentali e poi non sanno come sono nate, per opera di chi, su quali basi e quali argomenti, per non dire per difendere quali interessi e per colpire quali persone. A quel che finora riusciamo a capire di cose belghe vi sarebbe delle «Assisi dell’interculturalità», le quali non si sarebbero preoccupati in positivo di estendere l’area della libertà e dei diritti, ma sono invece preoccupati di stabilire leggi repressive, come se non ve ne fossero abbastanza e come se non fosse meglio abolirle. Non riassumo ciò che si può leggere nel link del titolo ed i cui eventi cercheremo di monitorare nel loro svolgimento.

3. La legge Moureaux. – Lo schema della legge riflette quello delle legge sull’odio, l’incitamento all’odio e alla discriminazione razziale. Pare sia stata per nulla o raramente applicata, anche in Belgio. In realtà, è ambiguo il titolo normativo. Difficile individuare il sentimento dell’«odio» ed è molto più facile che si tratti di una legge mascherata allo scopo di reprimere le opinioni di avversari e oppositori politici.

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