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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Rinvii:
Testo integrale - Graf -
CAPITOLO III
I «centri di sterminio»
Il breve paragrafo sulle «Sperimentazioni mediche» che Hilberg inserisce alle pagine 1004-1015, in generale, non ha una connessione diretta con i «centri di sterminio»: esperimenti medici furono infatti condotti anche in campi - come Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen - che egli non considera tali. C’è però un aspetto che merita di essere discusso. Hilberg lo espone così:
«Tutti questi medici utilizzavano, dunque, gli esseri umani come cavie. Alcuni, tuttavia, si spingevano oltre, ed eseguivano sperimentazioni non più dettate dal desiderio di venire in aiuto agli ammalati. Andavano in una direzione completamente diversa, poiché potevano essere accumunate agli obiettivi nazisti. In queste sperimentazioni si può riconoscere il desiderio di ampliare il processo di distruzione» (p. 1008).
In questa categoria rientravano principalmente gli esperimenti di sterilizzazione, eseguiti dal dott. Clauberg e dal dott. Schumann, che Hilberg descrive diffusamente in oltre quattro pagine. Alla fine conclude:
«Tutti questi esperimenti, che costarono alla vita a diverse centinaia di migliaia di vittime, non portarono a niente. Nessuno dei concorrenti in gara riuscì nel suo scopo» (p. 1013).
Dunque non fu attuato alcun procedimento di sterilizzazione in massa. Il numero delle presunte vittime è a dir poco azzardato. Irena Strzelecka scrive al riguardo:
«Probabilmente solo alcune dozzine delle oltre 1.000 vittime degli esperimenti di Schumann e di Clauberg nel KL Auschwitz sopravvissero, e sapevano di essere rovinate per sempre» (438).
Si sa inoltre che, dei 543 gemelli documentati che passarono per Auschwitz, 376 sopravvissero fino alla liberazione del campo, 4 morirono nei mesi successivi, 1 morì durante il trasporto di evacuazione il 27 gennaio 1945 e 12 perirono durante l’esistenza del campo; dei restanti 154 non si hanno notizie (439).
A tutti gli altri esperimenti eseguiti ad Auschwitz non furono assoggettati più di qualche centinaio di detenuti, ad esempio, 125 nella sperimentazione di farmaci, alcune decine in quella delle sostanze tossiche, 115 per la collezione di scheletri, venti per le ricerche sulla tubercolosi (440).
Si può dunque ipotizzare che i detenuti sottoposti ad esperimenti ad Auschwitz furono dell’ordine di 2.000. Negli altri campi l’ordine di grandezza fu simile o minore. Ad esempio, a Dachau furono sottoposti ad una prima serie di esperimenti sulla malaria 200 detenuti (di cui morirono 17), in totale 1.500. A Buchenwald furono eseguiti esperimenti sul tifo su 450 detenuti, di cui morirono 158 (441). Il numero dei detenuti sottoposti ad esperimenti fu dunque al massimo dell’ordine di 5.000, la maggior parte dei quali sopravvisse. Ma allora come può Hilberg asserire che tutti questi esperimenti «costarono alla vita a diverse centinaia di migliaia di vittime»? Non è certo un caso che egli, che documenta con una meticolosità anche eccessiva qualunque affermazione, sia pure insignificante, qui non menzioni alcuna fonte.
In questo paragrafo, ciò che sorprende di più, è il fatto che Hilberg non si sia chiesto perché questo poderoso apparato di sperimentazione medica non fosse stato messo in moto per il presunto sterminio ebraico. Sopra abbiamo visto che circa la genesi del presunto strumento di sterminio - la camera a gas ad acido cianidrico - ci sono due versioni contrastanti. Per trovare questo strumento, infatti, Himmler si sarebbe rivolto nello stesso tempo al Reichsarzt Grawitz e a Eichmann, ma alla fine, come racconta Höss, ad esso si arrivò quasi per caso, perché un giorno dell’autunno del 1941, qualche mese dopo che aveva ricevuto da Himmler il presunto ordine di sterminio ebraico, il suo vice, l’SS-Hauptsturmführer Fritzsch, «di sua iniziativa» usò lo Zyklon B per uccidere dei prigionieri di guerra sovietici (442). Questo aneddoto non ha alcun fondamento storico (443). Ma anche a prescindere da ciò, come si può credere seriamente che per l’adempimento di un presunto ordine di Hitler di sterminio in massa non venisse mobilitato anzitutto l’apparato delle sperimentazioni mediche delle SS? È noto infatti che nei campi di Sachsenhausen e Natzweiler-Strutthof fin dal settembre 1939 venivano eseguiti esperimenti coll’iprite, successivamente col fosgene, per trovare un rimedio terapeutico a questi aggressivi chimici (444). Nel corso della prima guerra mondiale da entrambi gli schieramenti contrapposti furono infatti impiegati aggressivi chimici di ogni tipo: cloro, bromo, fosgene (ossicloruro di carbonio), tiofosgene (solfocloruro di carbonio), acido cianidrico, cloruro di cianogeno, bromuro di cianogeno, cloroformiato di metile, cloroformiato monoclorurato, cloroformiato biclorurato, cloroformiato triclorurato (difosgene), iodoacetato d’etile, bromoacetone, iodoacetone, bromometiletilchetone, solfato dimetilico, clorosolfato di metile, clorosolfato di etile, cloropicrina (tricloronitrometano), metildiclororasina, etildicloroarsina, clorovinildicloroarsina, solfuro d’etile biclorurato, acroelina (aldeide allilica), cloruro di benzile, bromuro di benzile, bromocianuro di benzile, fenilimminofosgene (cloruro di fenilcarbilammina), cloroacetofenone, difenilcloroarsina, difenilcianoarsina, difenilaminocloroarsina, N-etilcarbazolo (445).
Il potere aggressivo delle varie sostanze era indicato dal prodotto di mortalità o indice di tossicità che si ricavava dalla formula di Haber e indicava «i milligrammi di sostanza tossica per m3 da respirare in un minuto per ottenere la morte dell’individuo».
Le sostanze ritenute più tossiche erano:
sostanza | indice di tossicità | ||||
fosgene | 450 | ||||
difosgene | 500 | ||||
iprite | 1500 | ||||
iodoacetato di etile | 1500 | cloropicrina | 2000 | clorosolfato d’etile | 2000 |
bromoacetato di etile | 3000 | ||||
perclorometilmercaptano | 3000 | ||||
cloroacetone | 3000 | ||||
bromoacetone | |||||
4000 | bromuro di xilile | 6000 | |||
cloro | 7500 |
In funzione della concentrazione:
acido cianidrico: 1000-4000
ossido di carbonio: 70000.
Come risulta chiaro da questa tabella,
«il più pericoloso dei gas bellici, secondo l’indice di Haber, è il fosgene, seguito subito dopo dal difosgene» (446).
All’epoca la Germania era all’avanguardia nel settore della chimica e questi dati si trovavano in qualunque testo specialistico, come Schädliche Gase, Dämpfe, Nebel, Rauch- und Staubarten, di Ferdinand Flury e Franz Zernik (447), uno dei migliori, apparso già nel 1931 (448).
Si può dunque credere seriamente che, nel quadro dell’esecuzione del presunto ordine del Führer di sterminio in massa da parte di Himmler, dopo il consiglio del dottor Grawitz dell’impiego di un «gas molto volatile e di rapido effetto», non fosse sperimentato su detenuti l’effetto delle sostanze summenzionate in camere a gas appositamente costruite per individuare quella più adatta?
Ciò invece non accadde, e non solo riguardo alla scelta della sostanza per l’uccisione, l’acido cianidrico, ma neppure riguardo alla sostanza stessa: i medici SS non eseguirono mai nessun esperimento tossicologico sull’ acido cianidrico (né su alcuna delle sostanze summenzionate), per verificare sperimentalmente su esseri umani gli indici di Haber, sicché, alla fine della guerra, dopo qualche milione di presunti gasati con Zyklon B, sulle caratteristiche tossicologiche dell’acido cianidrico non se ne sapeva più che nell’anteguerra.
Un’altra questione strettamente connessa è quella relativa ai «metodi» del presunto sterminio: il camion di gasazione, la camera a gas fissa a gas di scarico di un motore e la camera a gas a Zyklon-B. In pratica, per eseguire un ordine di Hitler, non solo non c’era stata una sperimentazione preliminare da parte dei medici SS interessati, ma ogni comandante di «centro di sterminio» faceva quel che gli pareva. Ciò vale anche per la presunta cremazione in massa dei corpi delle vittime. Secondo la storiografia olocaustica, infatti, Himmler ordinò di far cremare i cadaveri dopo la sua seconda visita ad Auschwitz, il 17 e 18 luglio 1942 (449). In conseguenza di quest’ordine, il 21 settembre cominciò la cremazione all’aperto dei cadaveri (450). Tuttavia Himmler, tramite il capo della Gestapo Müller, aveva ordinato all’SS-Standartenführer Blobel di «distruggere le fosse comuni dei territori occupati dell’Est» (p. 1039). Hilberg dimentica di riferire che ciò, secondo la sua fonte - l’affidavit di Blobel del 18 giugno 1947, NO-3947 (nota 470 a p. 1071) - sarebbe avvenuto «nel giugno 1942».
Nonostante ciò, la cremazione dei cadaveri a Chełmno sarebbe iniziata nella primavera 1942 (451), ad Auschwitz il 20 settembre 1942, a Sobibór nell’estate del 1942 (452), a Bełżec a metà di dicembre (453) e a Treblinka nel marzo 1943 (454)!
Per schivare in qualche modo queste contraddizioni, Hilberg asserisce:
«Nel 1942-43[!], in tutti i centri di sterminio erano in atto le riesumazioni» (p. 1040).
Egli è anzi costretto a proclamare una sorta di anarchia nella presunta macchina dello sterminio:
«Così la distruzione degli Ebrei d’Europa fu opera di una vastissima macchina amministrativa. Questo apparato crebbe passo dopo passo; l’iniziativa delle decisioni, come la loro applicazione, ne dipese sempre e largamente. Per distruggere gli Ebrei d’Europa, non venne creato né un organismo specifico, né un budget particolare. Ciascuno doveva giocare un ruolo specifico nel processo, e ciascuno doveva trovare al proprio interno i mezzi per portare a compimento il proprio scopo» (p. 61).
Tuttavia, come risulta dal paragrafo intitolato «Le confische» (pp. 1015-1027), e in particolare dalla tavola che riassume «l’amministrazione del bottino dei centri di sterminio» (p. 1026), la macchina del sequestro e dello sfruttamento dei beni ebraici non solo era vastissima, ma era anche ben organizzata. Essa si trovava nel WVHA e riguardava tutti i «centri di sterminio» tranne quello di Chełmno. Si trattava dunque di un’anarchia ben disciplinata.
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