lunedì 1 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – Cap I § 9: Goebbels e il presunto sterminio ebraico

Homepage
Precedente - Successivo
Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO I
Genesi e significato della “soluzione finale”

9.

Goebbels e il presunto sterminio ebraico

A dimostrazione di questa pretesa conoscenza graduale nelle gerarchie nazionalsocialiste del presunto «processo di sterminio», Hilberg cita l’esempio di Goebbels:
«Quando scroprì che il capo delle SS e della Polizia di Lublino, Globocnik, costruiva dei centri della morte, Goebbels scrisse:
“Non rimarrà granché degli Ebrei...Un giudizio sta per abbattersi sull’Ebreo [che è] barbaro. La profezia che su di loro ha emesso il Führer, perché hanno causato la nuova guerra mondiale, inizia a compiersi nel modo più terribile”» (p. 429).
Il riferimento è ad un’annotazione del 27 marzo 1942 (nota 39 a p. 852).

Questo discorso dev’essere inquadrato nel suo contesto storico. Il 7 marzo, Goebbels scrisse:
«La questione ebraica deve essere ora risolta nel quadro di tutta l’Europa. In Europa ci sono ancora 11 milioni di Ebrei. Essi devono essere anzitutto concentrati all’Est. Eventualmente, dopo la guerra (nach dem Kriege), deve essere assegnata loro un’isola, forse il Madagascar. Comunque non ci sarà pace in Europa se gli Ebrei non saranno completamente estromessi (ausgeschaltet) dal territorio europeo…» (97).
La concentrazione all’Est di questi 11 milioni di Ebrei non implicava ovviamente il loro sterminio biologico, dato che, dopo la guerra, doveva essere assegnata loro un’isola. Non meno importante è il fatto che la cifra di 11 milioni è tratta dalla statistica che appare a p. 6 del protocollo di Wannsee. Goebbels infatti, come riferisce Hilberg, «aveva ricevuto una copia del verbale della riunione del 20 gennaio» (p. 442), dunque era bene al corrente dell’inizio della nuova politica di deportazione ebraica nei territori orientali comunicata da Heydrich nel corso della conferenza e sapeva anche che non costituiva un «programma di sterminio».

Improvvisamente, il 27 marzo 1942, nel diario di Goebbels appare la seguente annotazione:
«Cominciando da Lublino, gli Ebrei dal Governatorato generale vengono ora espulsi verso l’Est. Qui viene impiegata una procedura piuttosto barbara e che non si può descrivere più dettagliatamente e non rimarrà granché degli Ebrei. Nel complesso, si può stabilire che il 60% di essi devono essere liquidati, mentre solo il 40% possono essere impiegati nel lavoro. L’ex Gauleiter di Vienna, che conduce quest’azione, lo fa con sufficiente circospezione e anche con una procedura che non è troppo appariscente» (98).
Gli storici meno avveduti citano il brano per intero; Hilberg, invece, che è più sottile, evita l’imbarazzante riferimento al 40% di abili al lavoro (percentuale superiore perfino a quella di Auschwitz). Secondo la storiografia olocaustica, infatti, i tre campi di Globocnik (Bełżec, Sobibór e Treblinka) erano campi di sterminio totale, senza alcuna “selezione” di detenuti per il lavoro e senza alcuna speranza di sopravvivenza per il 40% di Ebrei abili al lavoro.

Che cos’era accaduto dal 7 al 27 marzo 1942? Certo, il 17 marzo era entrato in funzione il presunto campo di sterminio di Bełżec, ma chi e quando aveva deciso di trasformare la politica di trasferimento degli Ebrei europei all’Est, per risolvere la questione ebraica «dopo la guerra», assegnando loro un’isola, in un programma di sterminio totale?

Le decisioni comunicate dall’SS-Hauptsturmführer Höfle il 16 marzo 1942 (99) non contengono alcun riferimento al presunto programma di sterminio: Bełżec vi era considerato un campo di transito per gli Ebrei inabili, che sarebbero stati deportati «oltre il confine» nei territori orientali. La loro “liquidazione” annunciata da Goebbels può essere interpretata solo in questo senso.

I documenti sulla deportazione ebraica nell’area dei presunti campi di sterminio smentiscono inoltre che fosse stata attuata una «procedura piuttosto barbara». Ecco qualche esempio (100). Le direttive dell’ufficio governativo incaricato del trasferimento, trasmesse in allegato alle autorità locali dal consigliere amministrativo superiore distrettuale Weirauch, prescrivevano:
«L’Ufficio del distretto di Lublino, Sezione amministrazione interna e Sezione affari relativi alla popolazione e previdenza, è responsabile di fronte a me che gli Ebrei da trasferire ricevano in assegnamento nella misura del possibile alloggi sufficienti. Agli Ebrei da trasferire si deve permettere di poter portare con sé lenzuola e coperte. Si possono inoltre portare 25 kg a persona di altri bagagli e suppellettili domestiche. Gli Ebrei, dopo l’arrivo nei loro nuovi territori di insediamento (Siedlungsgebieten) devono essere sottoposti ad osservazione medica per tre settimane. Ogni caso di malattia sospetto di febbre petecchiale dev’essere comunicato immediatamente al competente medico distrettuale» (101).
Il 22 marzo fu eseguito un trasferimento di Ebrei da Bilgoraj a Tarnogrod, un paesino situato a 20 km a sud di questa città. Il relativo rapporto informa:
«Il 22 marzo è avvenuta una evacuazione di 57 famiglie ebraiche con complessive 221 persone da Bilgoraj a Tarnogrod. Ogni famiglia ha ricevuto un veicolo per portare con sé il mobilio necessario e i letti. Il controllo e la sorveglianza sono stati assicurati dalla Polizia polacca e dal commando del Servizio speciale. L’azione si è svolta secondo i piani senza infortuni. Gli evacuati sono stati alloggiati il giorno stesso a Tarnogrod» (102).
Il passo del diario di Goebbels riportato da Hilberg contiene un riferimento alla «profezia» di Hitler. Per corroborare le sue congetture arbitrarie, Hilberg ricorre a un altro espediente: la citazione del brano del discorso di Hitler del 30 settembre 1942 (p. 430) che ho riportato sopra e che attribuisce il termine «Ausrottung» (sterminio) anche ai popoli ariani d’Europa! Così realizza un’altra finta “convergenza di prove” sul presunto sterminio ebraico.

NOTE

(97) R. Manvell-H.Fraenkel, Goebbels eine Biographie. Verlag Kiepenheuer & Witsch, Colonia-Berlino, 1960, p.256 (trad. it.: Vita e morte del dottor Goebbels. Milano 1961, p. 240). Torna al testo.
(98) Idem, p. 257; l’edizione italiana (idem, p. 240) contiene qualche errore di traduzione. Torna al testo.
(99) Vedi capitolo III,2. Torna al testo.
(100) Vedi il mio studio Negare la storia? Olocausto: la falsa “convergenza delle prove”. Effedieffe Edizioni, 2006, pp. 96-102. Torna al testo.
(101) Idem, p. 15. Torna al testo.
(102) Józef Kermisz (a cura di), Dokumenty i materiały do dziejów okupacij niemieckiej w Polsce (Documenti e materiali per la storia dell’occupazione tedesca in Polonia), tomo II, “Akcje” i “Wysiedlenia” (“Azioni” ed “evacuazioni”). Varsavia -Łódź-Cracovia, 1946, p. 46. Torna al testo.

Nessun commento: