Sto procedendo, giorno dopo giorno, nella lettura delle Cronache mediorientali di Robert Fisk. Devo dire che apprendo cose che non sapevo e riconosco a Fisk una visione ampia della realtà, non angustamente giornalistica, ben superiore a tanti sedicenti libri di storia, che sono in realtà una compilazione di seconda e terza mano. Molte sarebbero le riflessioni da fare. Mi limito solo ad alcune associazioni di idee che tuttavia restano da verificare. Mi soffermo su un fatto di cui ero all’oscuro. Dopo l’impresa della prima Guerra del Golfo, sulla cui pretestuosità sorvolo, si era prodotto un inizio di ribellione interna contro Saddam. A fomentarla erano stati gli stessi americani che da stazioni radio gestite dalla CIA incitavano gli iracheni ad insorgere contro il potere di Saddam. Questi in effetti si ritirò prontamente dal Kwait per domare la ribellioni di sciiti e curdi: fu spietato e feroce. Gli insorti si aspettavano aiuti da parte di chi li avevavo incitati alla ribellione. L’aiuto non venne. Perché? Gli americani temevano un’influenza dell’Iran sull’Iraq mediata dall’etnia sciita. Preferirono lasciar massacrare sciiti e curdi, dopo averli però incitati alla ribellione in nome della “libertà”, della “democrazia” e di altre bufale delle quali non siamo mai abbastanza assuefatti per capire che non sono altro che bufale. Questo ieri. Sorvolo poi su cosa successe con la secondo guerra all’Iraq, del tutto illegale. Sorvolo su tante cose su cui si potrebbero fare istruttive riflessioni.
Vengo all’oggi. Vengo alle elezioni in Iraq appena concluse. Questa volta il giornalista sono io ed il ricordo va ad una manifestazione in Roma, organizzata da madonna Fiammetta Nirenstein, con la presenza di Fini, Cicchitto e altri. Fu probabilmente qui che maturò la candidatura di madonna Fiammetta, per nostra disgrazia parlamentare di questa Repubblica. In quella circostanza, in un convegno che io dissi organizzato per teorizzare la sovversione interna degli stati, ad opera dei cosiddetti “dissidenti”, che nella circostanze date io chiamo semplicemente traditori prezzolati delle rispettive patrie, vi fu addirittura di chi fece il preventivo del prezzo per il tradimento: mille miliardi di dollari o una cifra simile. Era il prezzo di cui la “dissidenza” aveva bisogno per potersi organizzare e fare il suo lavoro.
Orbene, io vedo con quanta dovizia e zelo la nostra televisione da conto delle proteste elettorali in Iran, dei presunti brogli, dei disordini, ecc. Non posso fare altro che sospettare e sono ben consapevole che un sospetto è solo un sospetto e niente altro che un sospetto. Ma io sospetto che dietro i disordini in Iran ci sia lo zampino della CIA, come vi fu nel 1953, come vi è stato nell’istigazione degli sciiti e dei curdi iracheni nel 1991. Che la guerra secondo contro l’Iraq nel 2003 abbia trovato la sua motivazione su una menzogna vera e propria, fomentata da Israele, è ormai cosa acclarata che nessuno può contestare. Non potendola contestare la faccia tosta recita: benedetta menzogna, allo stesso modo in cui sentii una volta dire a Rai education “benedetta truffa”, se vi fu, a proposito del referundum istituzionale con cui si decideva in Italia fra monarchia e repubblica. La riflessione qui non è la singola menzogna, ma la consapevolezza che ora mi si affaccia sul fatto che i governi mentono sempre, non una o due volte, ma sempre, il che non vuol dire che quando loro conviene non dicano o non possano dire qualche volta anche la verità, ma ordinariamente mentono sempre. Mi spiego meglio. Per una persona come me, che sta seduto ad una scrivania tutto il giorno, che legge libri, ascolta, vede, ecc., si tratta di una costante ricerca della verità che è un modo ordinario di essere. Per chi ha invece il potere politico, o lo cerca, o fa di tutto per mantenerlo, ovvero di toglierlo ad altri, non si tratta di seguire un criterio di verità, ma ogni affermazione, ogni dichiarazione è reso solo in funzione della utilità ai fine della ricerca, conservazione, conquista del potere. Che le dichiarazioni rese dai vari governanti siano vere o false è del tutto marginale, se non indifferente o irrilevante. Conta invece che siano utili ai fini del Potere. Il Potere non conosce altro dio che se stesso: non avrai altro dio fuori di me. Nè il vero nè il falso, nè il giusto né l’ingiusto sono il criterio della gestione del Potere, ma questo è fine a se stesso e tutto il resto ha senso solo nella misura in cui sia utile o inutile alla sua sua conservazione. Il principio qui enunciato vuole essere rigororo e certamente vi tornerò sopra assai spesso.
Non so se sono riuscito convincente, ma io almeno mi spiego ora perfettamente – ed i conti mi tornano – perché mai i governi non sono caduti una volta che a un gran numero di cittadini, e alla loro presunta stampa che ne rappresenta presuntamente la pubblica opinione, siano rimasti saldamente in sella. Che dicano il vero o il falso il loro potere non è fondato sulla Verità, ma su ben altri meccanismi che dovrebbero porci seri interrogativi sulla cosiddetta democrazia che ci viene presentata come il regno dei cieli finalmente realizzato sulla terra. In realtà, le consorterie di potere che sono seguite alla rivoluzione francese nella forma del cosiddetto “stato di diritto” non sono meno saldo, ereditarie e oppressive di quanto non fossero i ceti dirigenti di prima della rivoluzione francese. Non sto dicendo che non sia auspicabile e che sia da ricercare una forma politica il cui il “popolo”, o se preferite la “gente” conti qualcosa, o magari tutto. Dico invece che siamo siamo costantemente ingannati, tanto più ingannati quanto più ci vengono ostentate parole come democrazia, libertà, popolo, diritti umani, ecc. Questo cose o ci sono e sono una concreta realtà che tutti possono constatare, una ovvietà, o non esistono e per questo vengono declamate. En passant, tornano qui in mente i nostri “perlisti”, di cui ci siamo occupati o per meglio dire si sono loro occupati di noi. Capitando per caso sul loro blog, “Perle complottiste”, ciò che ha subito attratto la nostra attenzione è la loro “ragione sociale”. Hanno messo su baracca per contrastare quanti nutrono dubbi sulle dichiarazioni dei governi: le autorità costituite dicono sempre il vero, sono l’organo della verità, ecc. Faccio fatica a trovare l’espressione per meglio qualificare una simile baracca. Ma in fondo basta averla notata e indicata.
Vengo all’oggi. Vengo alle elezioni in Iraq appena concluse. Questa volta il giornalista sono io ed il ricordo va ad una manifestazione in Roma, organizzata da madonna Fiammetta Nirenstein, con la presenza di Fini, Cicchitto e altri. Fu probabilmente qui che maturò la candidatura di madonna Fiammetta, per nostra disgrazia parlamentare di questa Repubblica. In quella circostanza, in un convegno che io dissi organizzato per teorizzare la sovversione interna degli stati, ad opera dei cosiddetti “dissidenti”, che nella circostanze date io chiamo semplicemente traditori prezzolati delle rispettive patrie, vi fu addirittura di chi fece il preventivo del prezzo per il tradimento: mille miliardi di dollari o una cifra simile. Era il prezzo di cui la “dissidenza” aveva bisogno per potersi organizzare e fare il suo lavoro.
Orbene, io vedo con quanta dovizia e zelo la nostra televisione da conto delle proteste elettorali in Iran, dei presunti brogli, dei disordini, ecc. Non posso fare altro che sospettare e sono ben consapevole che un sospetto è solo un sospetto e niente altro che un sospetto. Ma io sospetto che dietro i disordini in Iran ci sia lo zampino della CIA, come vi fu nel 1953, come vi è stato nell’istigazione degli sciiti e dei curdi iracheni nel 1991. Che la guerra secondo contro l’Iraq nel 2003 abbia trovato la sua motivazione su una menzogna vera e propria, fomentata da Israele, è ormai cosa acclarata che nessuno può contestare. Non potendola contestare la faccia tosta recita: benedetta menzogna, allo stesso modo in cui sentii una volta dire a Rai education “benedetta truffa”, se vi fu, a proposito del referundum istituzionale con cui si decideva in Italia fra monarchia e repubblica. La riflessione qui non è la singola menzogna, ma la consapevolezza che ora mi si affaccia sul fatto che i governi mentono sempre, non una o due volte, ma sempre, il che non vuol dire che quando loro conviene non dicano o non possano dire qualche volta anche la verità, ma ordinariamente mentono sempre. Mi spiego meglio. Per una persona come me, che sta seduto ad una scrivania tutto il giorno, che legge libri, ascolta, vede, ecc., si tratta di una costante ricerca della verità che è un modo ordinario di essere. Per chi ha invece il potere politico, o lo cerca, o fa di tutto per mantenerlo, ovvero di toglierlo ad altri, non si tratta di seguire un criterio di verità, ma ogni affermazione, ogni dichiarazione è reso solo in funzione della utilità ai fine della ricerca, conservazione, conquista del potere. Che le dichiarazioni rese dai vari governanti siano vere o false è del tutto marginale, se non indifferente o irrilevante. Conta invece che siano utili ai fini del Potere. Il Potere non conosce altro dio che se stesso: non avrai altro dio fuori di me. Nè il vero nè il falso, nè il giusto né l’ingiusto sono il criterio della gestione del Potere, ma questo è fine a se stesso e tutto il resto ha senso solo nella misura in cui sia utile o inutile alla sua sua conservazione. Il principio qui enunciato vuole essere rigororo e certamente vi tornerò sopra assai spesso.
Non so se sono riuscito convincente, ma io almeno mi spiego ora perfettamente – ed i conti mi tornano – perché mai i governi non sono caduti una volta che a un gran numero di cittadini, e alla loro presunta stampa che ne rappresenta presuntamente la pubblica opinione, siano rimasti saldamente in sella. Che dicano il vero o il falso il loro potere non è fondato sulla Verità, ma su ben altri meccanismi che dovrebbero porci seri interrogativi sulla cosiddetta democrazia che ci viene presentata come il regno dei cieli finalmente realizzato sulla terra. In realtà, le consorterie di potere che sono seguite alla rivoluzione francese nella forma del cosiddetto “stato di diritto” non sono meno saldo, ereditarie e oppressive di quanto non fossero i ceti dirigenti di prima della rivoluzione francese. Non sto dicendo che non sia auspicabile e che sia da ricercare una forma politica il cui il “popolo”, o se preferite la “gente” conti qualcosa, o magari tutto. Dico invece che siamo siamo costantemente ingannati, tanto più ingannati quanto più ci vengono ostentate parole come democrazia, libertà, popolo, diritti umani, ecc. Questo cose o ci sono e sono una concreta realtà che tutti possono constatare, una ovvietà, o non esistono e per questo vengono declamate. En passant, tornano qui in mente i nostri “perlisti”, di cui ci siamo occupati o per meglio dire si sono loro occupati di noi. Capitando per caso sul loro blog, “Perle complottiste”, ciò che ha subito attratto la nostra attenzione è la loro “ragione sociale”. Hanno messo su baracca per contrastare quanti nutrono dubbi sulle dichiarazioni dei governi: le autorità costituite dicono sempre il vero, sono l’organo della verità, ecc. Faccio fatica a trovare l’espressione per meglio qualificare una simile baracca. Ma in fondo basta averla notata e indicata.
4 commenti:
Cito il titolo dell'articolo;"I-tradimenti-dell'Occidente". Ma Israele è Occidente ? Ma allora cosa vuol dire essere semiti? e antisemiti? I semiti non sono forse nativi del Medio Oriente? O, si è, ad una occorrenza semiti ed a tal'altra "occidente"?
«Occidente» è stato scritto da me fra virgolette perchè dubito alquanto della nozione di “Occidente” tutta costruita da generazioni di “Orientalisti” nostrani imbevuti fino al midollo di etnocentrismo, eurocentrismo, razzismo. In realta “Occidente’ e “Oriente” significano pressoché nulla. Se vuole le cito una fonte per questa argomentazione: Edward Said, che ha scritto un dottissimo libro intitolato “Orientalismo” e che trova in edizione economica nel catalogo Feltrinelli. Ma con un poco di riflessione ci si si arriva da soli a scoprire la debolezza di questa categoria concettuale. L’Impero Romano cosa era? Oriente o Occidente? E il mondo antico, l’unità geopolitica del Mediterraneo, cosa era? Oriente o Occidente? L’elemento più estraneo all’unità del mondo antico credo che fosse rappresentato proprio dal giudaismo, cioè da una religione che considerava con profondo dispresso le religioni di tutti gli altri popoli, chiamandoli “idolatri”. Per avere attestazione di questo congenito disprezzo dell’altro basta una lettura superficiale di quella parte di Bibbia che noi chiamiamo Vecchio Testamento. Il cristianesimo, che si formò intorno alla figura mitico-religiosa del Cristo crocefisso dagli ebrei (questo elemento della crocifissione del Cristo per mano ebraica è essenziale, pena l’annullamento stesso del cristianesimo) innovò rispetto all’ebraismo: il Dio Unico allargava le sue braccia paterne a tutta l’umanità: né ebreo né gentile... ma tutti figli di Dio.
Guarda caso, gli ebrei già allora, molto prima che Hitler nascesse, avevano liti con tutti.
In senso proprio, semiti sono oggi i palestinesi in quanto più probabili e diretti discendenti di quanti abitavano la Palestina ai tempi dei romani. Gli storici sanno che anche l’ebraismo ebbe inizialmente una sua fase di proselitismo e si diffuse in una vasta area geografica. I discendenti di quella prima conversione ebraica sono oggi russi, polacchi, ecc. Non i discendenti genetici di un unico ceppo. Per non farla troppo lunga, in pratica gli odierni israeliani ebrei sono “non semiti” ma “antisemiti” in quanto persecutori e genocidari degli autentici semiti che sono gli odierni palestinesi di Gaza, Cisgiordania, dei campi profughi e della dispersione palestinese nel mondo.
È chiaro?
“Tradimenti” è una citazione, un rinvio, al capitolo 16° del libro di Richard Fisk, Cronache mediorientali, pagine 755-804. Se è in buona fede, e ne dubito fortemente, se lo vada a leggere e potrà liberarsi di tutte le banalità ed i cliché di produzione hasbariana.
Non mi chieda di farle un riassunto di un libro belle denso e sodo come un nuovo, con nessuna chiacchiera dentro, che è di 1200 pagine e che sto leggendo, ahimé con grande tristezza per le cose che ivi apprendo e che le nostre televisioni con i loro Pagliara certo non ci raccontano. Figuriamoci poi le fonti israeliane!
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