mercoledì 24 giugno 2009

Aldo Costa: Cent’anni di futurismo.

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È il secondo degli articoli, annunciati e che pubblico a pochi minuti l’uno dall’altro, dell’amico Aldo Costa, di cui ho già detto prima. Qui il tema è diverso: il futurismo. Argomento squisitamente culturale che riguardo il nostro passato. Il “futurismo” è stato offuscato dalle sue valenze e implicazioni politiche, ma è questo una nuova occasione per ribadire il diritto e il dovere al pieno recupero del nostro passato storico, della nostra memoria storica, che è conquista delle coscienza individuale di ognuno e nessuna normativa che voglia essere liberale può pretendere di comprimere, deviare, alterare. L’articolo è già uscito su un quotidiano calabrese ed è particolarmente rivolto alle celebrazioni del futurismo in Calabria, la cui “diaspora” conta in Roma circa 400.000 calabresi, che tuttavia non dispongono nella Capitali di centri culturale adeguati alla sua più ampia comunità. Il Sindaco Alemanno nutre altre simpatie e sentimenti.

Antonio Caracciolo


ALDO COSTA

Cent’anni di futurismo

Or sono cent’anni da quel 20 febbraio del 1909 allorchè il quotidiano conservatore francese “Le Figaro” pubblicò un editoriale consacrato al manifesto del futurismo che annunciava al mondo intero la nascita di un nuovo movimento artistico destinato a lasciare un’eredità profonda in vari campi, dalla pittura alla letteratura, dall’architettura al teatro.

E per celebrare il centenario della ricorrenza mostre, libri, serate futuriste e concerti musicali hanno inondato le città italiane, riportando in auge uno dei pochi movimenti culturali che ha influenzato le creazioni artistiche, musicali e letterarie del secolo scorso (e non solo).

Dalla Francia alla Germania, dalla Russia alla Spagna il Futurismo ha rappresentato un nuovo modo di concepire la vita, non solo l’arte e la letteratura, ed ha segnato intere generazioni che “ritte sulla cima del mondo scagliavano, una volta ancora, la loro sfida alle stelle”.

Con queste parole terminava il manifesto parigino ideato da Filippo Tommaso Marinetti, cui lo scrittore Giordano Bruno Guerri ha da poco dedicato un’imponente biografia e, da allora, questa corrente culturale, quest’ideologia della modernità, com’ è stata definita, non ha mai smesso di coinvolgere, suggestionare, ispirare migliaia di artisti sparsi in ogni angolo del mondo.

Scrive Filippo Ceccarelli nella recensione di uno dei più bei libri usciti recentemente a rievocare quei magici momenti, “La nostra sfida alle stelle. Futuristi in politica”, scritto da Emilio Gentile, docente universitario di storia contemporanea, che “dopo tutto il futurismo è qui, tra noi, inconsapevole, frammentario, farsesco e debitamente depurato dei suoi aspetti più truculenti…E’ un fatto di stile, di forme. E’ una specie di futurismo light che vive o forse rivive nelle pieghe della cronaca: l’avventura di Sgarbi a Salemi (o in Libia), il letame sotto Palazzo Grazioli, la scenografia dei comizi con tamburi fumogeni e palloncini, la Fontana di Trevi dipinta di rosso, le beffe di quei primitivi di un’era nuovissima che sono gli hacker, l’energia sfolgorante degli spot e delle immagini televisive, la dissoluzione del politichese nei paroliberi rap, la volontà di potenza della tecnologia wireless…”.

Chi non sembra proprio accorgersi che il Futurismo ha rappresentato un momento di grande interesse per la vita artistica regionale son proprio gli stessi calabresi che hanno dimenticato i tanti artisti che, a diverso titolo, hanno militato, è il caso di dirlo, tra le fila del movimento.

C’è un bel libro di un attento intellettuale catanzarese Franco Magro, che per le edizioni di Calabria Letteraria ha pubblicato nel 2004 “Catanzaro, Vento Futurista”, che descrive efficacemente come quella corrente letteraria artistica riuscì a infiltrarsi anche nella lontana periferia calabrese che pur tanti ingegni aveva donato ai seguaci di Marinetti.

Ed è forse utile ricordare che Umberto Boccioni, uno dei protagonisti dell’avanguardia artistica, trovò i natali proprio in questa terra a Reggio Calabria, prima di trasferirsi con l’intera famiglia a Padova.

Ma tanti altri artisti calabresi si distinsero al seguito di Marinetti: da Antonio Marasco a Rodolfo Alcaro a Alfonso Dolce, cui qualche anno fa una compagnia teatrale catanzarese dedicò la pièce “Dolce Sintetico Show”, da Giovanni Rotiroti a Leonardo Russo senza dimenticare che il reggino Enzo Benedetto fino alla sua scomparsa ha continuato a pubblicare la singolare rivista “Futurismo Oggi” e che il calabrese Luigi Tallarico è, forse, il più importante studioso del movimento e, non a caso, ha organizzato un’eccellente mostra “Futurismo, nel suo centenario la continuità” in Puglia e non nella sua regione.

E come non ricordare che le celebrazioni del Futurismo a Roma sono state aperte da una preziosa installazione di luci denominata “Nuove Iridescenze ideata dal nostro Giancarlo Cauteruccio forse, con Brian Eno, l’artista più futurista del momento.

E mentre a Roma alle Scuderie del Quirinale, in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi e la Tate Modern di Londra, si celebra il “Futurismo. Avanguardia - Avanguardie” e al Mart di Rovereto si mettono a confronto le avanguardie futuriste di “Italia - Germania - Russia”, more solito, la Calabria, distratta dalle solite bagattelle politiche (a parte qualche piccola iniziativa a Palmi e a Reggio Calabria) dimentica una delle pagine più belle che siano state scritte dai suoi artisti, con l’unica eccezione di una mostra, curata da Tonino Sicoli e Cristina Sonderegger, che dovrebbe tenersi al Maon - Museo d’arte dell’otto e novecento di Rende.

Dimenticavo di sottolineare che “La dinamo futurista. Omaggio a Boccioni”, titolo dell’esposizione, si è già tenuta a Lugano, in Svizzera, paese che da sempre ospita artisti ed eventi troppo spesso trascurati nella propria terra d’origine. Cosi è … purtroppo!

Aldo Costa

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