domenica 14 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodogia. – Cap III § 8.3: L’attività dei Tribunali SS.








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Rinvii:
Testo integrale - Graf -
CAPITOLO III
I «centri di sterminio»
8.3
L’attività dei Tribunali SS

Hilberg dedica un paio di pagine anche all’attività dei tribunali SS nei confronti di comandanti e ufficiali SS dei campi di concentramento. Egli menziona infatti il caso del comandante di Buchenwald, l’SS-Standartenführer Koch, e di Höss. Per il primo, l’informazione che fu condannato a morte da un tribunale SS arriva in mezza riga dopo una pagina in cui Hilberg descrive i presunti intralci che furono opposti all’arresto di Koch (p. 978). Quanto a Höss, Hilberg raccoglie (da testimonianze del dopoguerra) i pettegolezzi che circolavano su di lui, in particolare che «era responsabile della gravidanza di una detenuta», tale Eleonore Hodys. Egli non fu perseguito e Hilberg conclude: «Höss aveva vinto» (p. 979).

Il resoconto di questi avvenimenti fornito da Hilberg suscita l’impressione che i tribunali SS perseguirono pochissimi membri delle SS (egli menziona solo le condanne di Koch e di due suoi subalterni) e quasi a dispetto delle autorità superiori. Stranamente, per esporre l’attività del giudice Morgen, egli non si appella alle dichiarazioni di questi, bensì alle dichiarazioni del giudice Werner Paulmann, che cita ben cinque volte (note 144, 145, 148, 150, 151 a p. 1057-1058). Ma, anche nel riportare questa testimonianza, Hilberg è ben lungi dall’essere preciso. Ad esempio, egli afferma che, nel 1941, l’azione giudiziaria contro Koch «non ebbe seguito»(p. 978), ma ciò non avvenne per una sorta di insabbiamento, bensì, come precisa Paulmann, «per mancanza di prove» (413). E il successivo arresto di Koch non fu determinato dal fatto che «il tribunale non mollò la presa» (p. 978), ma piuttosto dal fatto che «sulla base di nuove indagini Himmler autorizzò immediatamente il nuovo arresto di Koch», che fu eseguito personalmente da Paulmann nell’agosto 1943 (414).

Hilberg riferisce in tale contesto questo aneddoto:
«A Buchenwald, un Hauptscharführer (vice)[?], Koehler, fu arrestato come testimone a carico. Qualche giorno dopo il suo arresto, lo si trovò morto nella sua cella, apparentemente avvelenato. Il funzionario incaricato dell’inchiesta, il dottor Morgen, era furioso. Sospettando il medico del campo (il dottor Hoven) dell’assassinio, Morgen ordinò di eseguire il prelievo degli agenti chimici nello stomaco del morto e di somministrarli a quattro prigionieri di guerra sovietici. I quattro uomini morirono davanti a numerosi testimoni, tra i quali Morgen, lo specialista in materia di corruzione Wehner, e il collega di Hoven, il dottor Schuler (alias Ding). Forti di questa prova, Morgen arrestò Hoven» (p. 978).
In pratica, dunque, il giudice Morgen non era meno criminale dei criminali che perseguiva! In realtà questa storia non solo non è attestata dalle dichiarazioni di Morgen, ma è smentita da quelle di Paulmann. Questi asserì esplicitamente che il Lagerarzt Hoven era stato condannato per aver effettuato uccisioni illegali di detenuti all’ospedale del campo (415). La fonte di Hilberg è una testimonianza dell’ex detenuto di Buchenwald Eugon Kogon al processo dei medici (nota 147 a p. 1058), che si svolse dal 9 dicembre 1946 al 27 luglio 1947. Ma nel 1946 Kogon pubblicò un libro in cui raccontò un’altra versione dell’aneddoto:
«L’autopsia [del cadavere di Köhler] fece però risultare un avvelenamento da alcaloidi. Poiché non si poté accertare la sostanza specifica che era stata usata, gli inquirenti del Tribunale SS, l’SS-Sturmbannführer dott. Morgen e l’SS-Hauptsturmführer dott. Wehner, fecero un “piccolo esperimento” nel Block 46 alla presenza del comandannte del campo: fecero somministrare a quattro ignari prigionieri di guerra in una pasta in brodo varie sostanze della serie degli alcaloidi. Poiché le persone non ne morirono, furono poi strangolate nel crematorio» (416).
Hilberg, dunque, invece di affidarsi ai testimoni diretti, si è appellato incautamente a un testimone esterno senza cognizione di causa che ha semplicemente riferito delle voci, per poi contraddirsi l’anno dopo al processo dei medici.

Per quanto riguarda Höss, l’accusa menzionata da Hilberg fu ripetuta al processo Auschwitz di Francoforte da un subalterno di Morgen, il dott. Wiebeck. Un tale SS di nome Gehri gli aveva segnalato il presunto fatto. La donna fu portata dal giudice in barella, perché era malata di tubercolosi ossea. Höss voleva ucciderla. Nonostante ciò, la donna non fu uccisa e nel 1947 viveva a Lipsia e su Höss non fu fatta alcuna indagine (417). Una bolla di sapone. Da un diario della Hodys risultarono invece accuse a Maximilian Grabner, il capo della Sezione Politica di Auschwitz, sicché Morgen affermò che «il rapporto della Hodys è la chiave del caso Grabner»(418).

Una singolare dimenticanza da parte di Hilberg. Grabner fu infatti arrestato e condannato da un Tribunale SS a 12 anni di carcere per malversazione (419).

Come riferì il giudice Morgen, le azioni giudiziarie contro SS furono immensamente più numerose di quanto si possa desumere dal resoconto di Hilberg:
«Furono arrestati i comandanti di Buchenwald, Lublino, Varsavia, Herzogenbusch, Cracovia-Plaszow. Furono fucilati i comandanti di Buchenwald e Lublino. Parecchie centinaia di casi si conclusero con la condanna. Punizioni severe e severissime furono inflitte a membri di ogni grado. Il numero totale dei casi inquisiti fu di circa 800 e un caso riguardava spesso più persone» (420).
E tutto avvenne col pieno consenso di Himmler:
«Himmler alla mia prima esposizione [del problema] diede immediatamente via libera alle indagini, fece cadere inesorabilmente i grandi dei campi di concentramento presi [in fallo] in precedenza e ordinò ripetutamente di procedere senza alcun riguardo» (421).

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