mercoledì 3 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. – Cap II § 1 Hilberg e gli Einsatzgruppen - 1.7: L’«Azione 1005»

Homepage
Precedente - Successivo
Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO II
Le deportazioni
1.

Hilberg e gli Einsatzgruppen

1.7.
L’“Azione 1005”

A p. 393 Hilberg accenna alla cosiddetta “Azione 1005”:
«Dal giugno 1942, [Himmler] aveva dato ordine allo Standartenführer-SS Paul Blobel, capo del Sonderkommando 4a, di “cancellare le tracce delle esecuzioni degli Einsatzgruppen all’Est”. Blobel, a tal proposito, formò un Kommando speciale, designato in codice “1005”, che aveva il compito di riaprire le fosse e di bruciare i cadaveri. Blobel ripercorse tutto il territorio, ricercò i luoghi delle esecuzioni e conferì, sul posto, con i responsabili della Polizia di sicurezza. Un giorno, invitò uno dei suoi interlocutori dell’RSHA, chiamato Hartl, a una escursione nei dintorni di Kiev, e gli mostrò, con lo stile di una guida ai monumenti storici, le fosse comuni dove lui e i suoi uomini avevano fucilato e sotterrato 34000 Ebrei».
La fonte del presunto incarico di Himmler è l’affidavit di Blobel del 18 giugno 1947, NO-3947 (nota 449 a p. 416, dove, per un errore, appare NO-5384); per la presunta escursione, invece, Hilberg rimanda all’affidavit di Albert Hartl, 9 ottobre 1947, NO-5384 (nota 450 a p. 416).

Ma la storia dell’ «Azione 1005» è completamente infondata, come ho documentato in uno studio specifico, al quale rimando (152). Sulla questione ritorno tuttavia nel capitolo III,8.5. e 8.7. per altri aspetti discussi da Hilberg.

Egli continua:
«Tuttavia, fin dall’inizio, Blobel incontrò delle difficoltà. Il BdS dell’Ucraina, Thomas, si mostrava completamente indifferente alla cosa. La benzina scarseggiava. Nelle fosse i membri dei Kommando ritrovarono oggetti di valore (153) e si dispensarono dal consegnarli ai loro superiori, come disposto dal regolamento; diversi di loro, del resto, dovevano comparire davanti al tribunale di Vienna per furto di beni appartenenti al Reich. Alla fine, quando i Sovietici riconquistarono i territori occupati, Blobel aveva compiuto solo una parte del suo compito. In tal modo, le SS e la Polizia si lasciarono alle spalle molte fosse comuni, ma assai pochi Ebrei vivi»(p. 392).
Qui si impongono due osservazioni.

La prima riguarda le fosse comuni. Come è noto, il 13 aprile 1943, nella foresta di Katyn i Tedeschi, su indicazione della popolazione locale, scoprirono sette fosse comuni che contenevano complessivamente 4.143 cadaveri. Da aprile a giugno i cadaveri furono esaminati da una commissione composta da medici di 12 paesi europei, da una commissione della Croce Rossa Polacca e da ufficiali americani, inglesi e canadesi prigionieri di guerra. I Tedeschi pubblicarono poi un dossier ufficiale molto documentato che contiene tutte le risultanze medico-legali dell’inchiesta, 80 fotografie e i nomi delle vittime identificate (154).

I massacri di Winniza furono scoperti dai Tedeschi all’inizio di giugno del 1943. In tre diversi luoghi furono trovati in 97 fosse comuni i cadaveri di 9.432 Ucraini assassinati dai Sovietici. Dal 24 giugno al 25 agosto ben 14 commissioni, di cui 6 straniere, visitarono le fosse comuni. Anche in questo caso i Tedeschi raccolsero le risultanze delle indagini in una pubblicazione documentatissima di 282 pagine, con 151 fotografie, rapporti medico-legali, nomi delle vittime (155).

Quando i Sovietici riconquistarono il territorio di Smolensk, esumarono di nuovo i cadaveri di Katyn e istituirono una commissione di indagine composta soltanto da cittadini sovietici (la commissione Burdenko), per scaricare la responsabilità del massacro sui Tedeschi. Il 15 gennaio 1944 essa invitò anche un gruppo di giornalisti occidentali.

Questo grande sforzo propagandistico di falsificazione storica è ancora testimoniato dai 38 fascicoli sul caso Katyn che si trovano tuttora all’Archivio di Stato della Federazione Russa (156). A Norimberga il massacro di Katyn, spudoratamente attribuito dai Sovietici ai Tedeschi, fu dibattuto a più riprese in varie udienze (157), mentre il massacro di Winniza fu menzionato una sola volta e in modo del tutto marginale dal medico legale bulgaro dott. Marko Antonow Markov, che aveva fatto parte della commissione medica internazionale che aveva lavorato a Katyn (158).

Per far dimenticare o mettere in secondo piano i massacri di Katyn e di Winniza, i Sovietici effettuarono una ricerca a tappeto dei crimini veri o presunti dei Tedeschi sul territorio sovietico istituendo commissioni di inchiesta in ogni località da essi liberata dall’occupazione tedesca. Avendo appreso da Katyn l’enorme potenza propagandistica delle immagini, ogni volta che le varie commissioni scoprirono delle fosse comuni o dei cadaveri li fotografarono. Tuttavia essi non poterono mai esibire nulla di sia pure lontanamente paragonabile alle fosse comuni di Katyn e di Winniza.

La seconda osservazione che si impone, è che i Tedeschi, dopo aver disseminato decine di migliaia di pagine di documenti sulle fucilazioni eseguite dagli Einsatzgruppen, improvvisamente si resero conto dell’importanza fondamentale della “segretezza” riguardo all’esumazione e alla cremazione dei cadaveri, ma nel contempo non si curarono minimamente di distruggere i documenti sulle fucilazioni delle vittime! E si tratta anche di una documentazione cospicua.

Le “Ereignismeldungen UdSSR” ammontano a «oltre 2.900 pagine dattiloscritte» (159), e ognuna fu distribuita in un minimo di 30 copie, il che ci porta già ad almeno 87.000 pagine. Questi documenti sono 195 rapporti numerati che vanno dal 23 giugno 1941 al 24 aprile 1942; in questa serie un solo rapporto è mancante (il n. 158) e uno solo è incompleto (il n. 58) (160).

Nell’intestazione essi recano l’indicazione del numero delle copie (Ausfertigungen) eseguite e il numero della copia corrente, ad esempio: «32 Ausfertigungen 21. Ausfertigung»,«32 copie, 21a copia».

Le “Meldungen aus den besetzten Ostgebieten” sono 55 rapporti settimanali numerati che vanno dal 1° maggio 1942 al 23 maggio 1943 (161).

Ci sono infine 11 “Tätigkeits- und Lageberichte der Einsatzgruppen der Sicherheitspolizei und des SD in der UdSRR” numerati che vanno dal 31 luglio 1941 al 31 marzo 1942 (162). Anche questi sono redatti in più copie. Ad esempio, il rapporto n. 3 (15-31 agosto 1941) fu redatto in 80 copie, quello esistente è il 42a (163).

Perfino Reitlinger non ha potuto fare a meno di rilevare:
«Non è facile capire perché mai gli assassini lasciassero dietro di sé così abbondanti tracce… » (164).
Hilberg invece, che disserta a lungo sul «segreto» in relazione ai «centri di sterminio», al riguardo non ha nulla da dire.

Fermo restando il legittimo dubbio sulle cifre, le motivazioni più ragionevoli dei massacri degli Einsatzgruppen sono quelle esposte dallo storico ebreo Arno Mayer, che ha scritto:
«Tuttavia, e nonostante le dimensioni senza precedenti delle sofferenze inflitte agli ebrei, lo sterminio dell’ebraismo orientale non divenne mai l’obiettivo principale dell’Operazione Barbarossa. La lotta per il Lebensraum e contro il bolscevismo non fu un pretesto né un espediente per il massacro, né una cortina di fumo per mascherare tali massacri come rappresaglie contro i partigiani. Fin dall’inizio l’attacco contro gli ebrei si intrecciò senza dubbio con l’attacco contro il bolscevismo, ma ciò non significa che sia stato l’elemento dominante dell’ibrido “giudebolscevismo” che l’operazione stessa mirava a distruggere. In effetti, la guerra contro gli ebrei si innestò o scaturì dalla campagna orientale che ne fu sempre l’asse portante, anche e soprattutto quando questa si impantanò profondamente in Russia.
Quando erano partiti per la loro missione, agli Einsatzgruppen e all’RSHA non era stato assegnato come compito principale, e tanto meno unico, quello di sterminare gli ebrei»
(165).
Secondo Mayer, gli Ebrei orientali non subirono massacri nel quadro di un piano generale di sterminio in massa, bensì in conseguenza della feroce radicalizzazione della guerra all’Est e perché erano considerati dalle SS portatori del bolscevismo.

Ciò premesso, passiamo alle deportazioni ebraiche nei presunti «centri di sterminio».



(152) C. Mattogno, “Azione Reinhard” e “Azione 1005”. Effepi, Genova, 2008. Torna al testo.
(153) Ma gli Ebrei venivani fucilati nudi per recuperare i loro vestiti. Torna al testo.
(154)
Amtliches Material zum Massenmord von Katyn, Berlin 1943. Torna al testo.
(155)
Amtliches Material zum Massenmord von Winniza. Berlin 1944. Torna al testo.
(156) GARF, 7021-114-1/38. Torna al testo.
(157) Vedi ad es. IMG, vol. VII, p. 470 (conclusioni della commissione di inchiesta sovietica, e documento URSS-54). Vedi al riguardo:
Robert Faurisson, Katyn à Nuremberg, in : « Revue d’Histoire Révisionniste » , n.2, agosto-settembre-ottobre 1990, pp. 138-144. Torna al testo.
(158) IMG, vol. XVI, p. 391. Markov fu interrogato dal sovietico consigliere superiore della giustizia Smirnow per infirmare l’attendibilità dei lavori della commissione medica internazionale. Torna al testo.
(159) H. Krausnik e H.H. Wilhelm,
Die Truppe des Weltanschauungskrieges, op. cit., p. 333. Torna al testo.
(160) Idem, pp. 650-652. Torna al testo.
(161) Idem, pp. 652-653. Torna al testo.
(162) Idem, p. 654. Torna al testo.
(163) NO-2653. Torna al testo.
(164) G. Reitlinger,
La soluzione finale, op. cit., p. 243. Torna al testo.
(165) Arno J. Mayer,
Soluzione Finale. Lo sterminio degli Ebrei nella storia europea. Mondadori, Milano, 1990, p. 277. Torna al testo.

Nessun commento: