sabato 20 giugno 2009

Dopo Pio XII, contro Pio XII, dopo Benedetto XVI avremo infine un papa “ebreo”? Riflessioni estemporanee di teologia politica.

Vers. 1.1 / 23.6.09
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Non ho voglia di scrivere molto sul tema che seguo da tempo, avendogli perfino dedicato un’ampia rubrica. Sono per giunta stanco e devo limitarmi ad una riflessione telegrafica. Non posso intervenire su ciò che ogni giorno succede nel mondo. Non vi è dubbio che vi sia stata una gravissima ingerenza da parte ebraica all’interno della chiesa cattolica. Non devo argomentarlo: la cosa mi pare indubbia e trovo perfino disonesto, tipicamente farisaico, il tirarsene fuori da parte ebraica, come se non avessero fatto pressioni su una materia – la canonizzazione dei santi – che non avrebbe dovuto interessarli in quanto ebrei. La tecnica di infiltrazione e di pressione del B’naï B’rith è nota. Se per associazione di idee consideriamo il modo di operare di una specifica Israel lobby, l’AIPAC, che determina e decide chi può essere eletto o non eletto al Congresso americano, non è difficile immaginare che con maggiore facilità possano condizionare anche qualche centinaio di canuti cardinali. Le tecniche le abbiamo già conosciute per il modo in cui è venuta fuori la Nostra Aetate: un esempio sconcertante. I maligni hanno già tirato fuori le pressioni economiche da parte ebraica sul Vaticano, come il congelamento dei conti correnti in Israele. A proposito del viaggio di papa Ratzinger non mi stancherò di ripetere che non è andato dove doveva andare. cioè a trovare Gesù Cristo, oggi crocefisso in Gaza. Si è invece seduto accanto ai Gran Sacerdoti del Sinedrio: sappiamo chi erano e chi sono. A questo punto, dovremo aspettarci un papa... ebreo! Si recherà ogni giorno dal rabbino di zona, per fare rapporto e ricevere istruzioni.

Mah! Da un punto di vista esterno avevo considerato il possibile ruolo di Katechon da parte delle chiesa cattolica di fronte alle minacce che vengono dall’ebraismo e dal sionismo, il cui intreccio sempre più fitto, pone nuove prospettive di teologia politica. Ormai solo il ritorno degli dei antichi può salvarci, quelli che non erano ebrei e non pretendevano di essere l’Unico Dio. Per un osservato esterno la Chiesa cattolica un tempo assai potente ed in grado di piegare Imperatori e regnanti, oggi appare allo sbando, timorosa e irretita nella conservazione dei suoi privilegi, soprattutto di carattere finanziario che ottiene dai governi in regime concordatario. La sua forza non sembra provenire dai suoi fedeli, che al massimo contato per il loro orientamento elettorale. Non sono le ragioni della Fede e l’autorità morale a fare la forza della Chiesa cattolica. Là dove insorgono le ragioni della fede e della dottrina tradizionale, cioè ad esempio con i lefebrvriani, le Curia si distingue per un’opera di repressione interna su richiesta proveniente dal mondo ebraico, che adesso minacciano la definitiva compromissione dei rapporti in caso di canonizzazione di Pio XII. Vi sarebbe di che gioire di una simile eventualità ed invece il Pontefice batte in ritirata, forse timoroso della mancata benevolenza del mondo ebraico. Incredibile, grottesco. Dove siamo giunti!

È da fare un’osservazione a proposito di proselitismo. Gli ebrei, che ebbero agli inizi dell’era cristiana, un loro proselitismo ben descritto nel libro di Shlomo Sand, sono oggi formalmente ridotti ai numeri che sappiamo. Per giunta sembrano disdegnare il concetto di “proselitismo” e si irritano ed offendono se i cristiani pregano per la loro conversione: considerano la cosa alla stregua di un vero e proprio insulto. Capisco il problema, mi mantengo neutro al riguardo, ma non è ciò che qui interessa sottolineare. È proprio vero che gli ebrei non facciano il loro proselitismo? La differenza rassomiglia per qualche verso alla differenza fra il vecchio colonialismo britannico e francese e l’odierno cololianismo americano. Mentre i cattolici fanno opera missionaria nel mondo, con ospedali, assistenza ai poveri e ai malati, con attività caritativa nel nome del Vangelo, sperando forse in questo modo di fare proseliti. In passato la cosa era molto più sfacciata e pure violenta, oggi è molto più sfumata. E gli ebrei che fanno? Loro agiscono più efficacemente attraverso le lobby ebraiche sparse nei vari paesi, specialmente quelli più potenti e più ricchi, dove le lobbies si insediano in posizione privilegiata quanto defilata: è perfino proibito parlare dell’esistenza di una lobby ebraica. Loro investono nell’acquisto dei grandi canali dell’informazione, nell’industria della fiction e della televisione, loro hanno l’AIPAC e costituiscono innumerevoli associazioni grandi e piccole, il cui scopo sappiame bene quale sia. Loro si sono infiltrati perfino nel Concilio Vaticano II. La “Nostra Aetate” è opera loro, è un loro prodotto. Le “Giornate della Memoria” sono creazioni dovute all’iniziativa di “loro” parlamentari. Ebbene, tutto questo è la loro forma di odierno proselitismo, molto più efficace che non il raccogliere e buttare danari per la fame e le malattie degli africani, come almeno in parte fa la Chiesa cattolica. Anche in Roma, ricordo di aver visto una signorina che andava in giro a raccogliere soldi per gli insediamenti illegali nei territori occupati. Loro il denaro lo sanno far fruttare, mica lo sprecano!

La campagna contro la canonizzazione di Pio XII, un atto squisitamente interno alla chiesa cattolica e quanto mai abissalmente distante alla concezione religiosa ebraica, la campagna contro Williamson, dove si è potuto per un verso constatare l’enormità della messa in stato di accusa di un pio pastore, reo di aver manifestato la sua opinione su un argomento profano, e per l’altro tutta la potenza di fuoco dell’informazione ebraica, la visita in Palestina, queste e tante altre cose non dimostrano forse un proselitismo ebraico molto più pronunciato di quello esistito ai primi secoli dell’era cristiana? Purtroppo, viviamo in epoca di perversione del linguaggio. Potremmo dire metaforicamente che il Maligno si è nascosto fra le pagine del vocabolario. Le parole non significano più quel che dovrebbero significare: si chiama “processo di pace” quello che è una vera e propria “progressione nello sterminio” ed è del tutto scomparso il precetto evangelico: sia il vostro dire si, si, no, no. Oggi per davvero la più grande rivoluzione che si possa fare è dire semplicemente la Verità, chiamando le cose con il loro nome. Ma ecco che il Nuovo Sinedrio ha sancito il carcere in ogni paese dell’Europa Liberata per quanti osano dire la Verità, o almeno credono di poter parlare in nome della Verità, una dea che non si lascia mettere il guinzaglio da nessuno, ma che quando si sdegna si rifugia in remoti anfratti, dove si rivela ai suoi pochi fedeli. Il mondo antico, alquanto diffamato a causa dei suoi dei, aveva uno dei suoi momenti religiosi più alti nei misteri eleusini, dove si procedeva per gradi di iniziazione e solo attraverso un faticoso travaglio si giungeva alla conoscenza del vero, acquisito il quale era fatto divieto di divulgarlo, quasi che se ne snaturasse l’autenticità privandolo di quel processo che era necessario per conseguirlo. Se si esce dal linguaggio mitico e si traduce nel nostro linguaggio discorsivo si comprende l’estrema facilità con cui i media e perfino i governanti possono raccontarci le più inaudite menzogne, smascherate le quali non succede nulla ed il giorno dopo si inizia con nuove più grandi menzogne. Questa è la nostra moderna Civiltà che riteniano superiore a quella degli antichi Greci e Romani.

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