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Nella prima settimana del dicembre 2007 si tenne in Roma un convegno («Fighting for Democracy in the Islamic World») organizzato da madonna Fiammetta Nirenstein, poi assunta nel Parlamento italiano per presumibile nomina dei parlamentari presenti al convegno stesso. Il quell’occasione feci un ampio commento, anzi uno studio che avrei poi dovuto sviluppare in quanto i convegnisti consideravano il loro incontro non qualcosa di una tantum e di astrattamente accademico. Si erano già fissati appuntamenti per il futuro e lo stesso convegno romano era la continuazione di qualcosa di precedente: era un’operazione in corso che aveva un momento pubblico, necessario per mobilitare la cosiddetta “opinione pubblica”. Con un poco di insistenza, vivendo in Roma, ero riuscito ad imbucarmi in un ambiente a me estraneo e ostile. Seguii con molta attenzione quel convegno, di cui conservo durevoli impressioni, ma non avendone i mezzi e neppure uno specifico interesse professionale non potei indagare gli sviluppi che certamente vi sarebbero stati: mi aspettavo le giornate iraniane di questo giugno 2009. Per chi assisteva alla presenza di un ex-capo di stato cone Aznar, di Fini, Cicchitto, ed altri numerosi personaggi di primo piano era evidente che si puntava a qualcosa di grosso. Ciò che mi stupì maggiormente fu una richiesta esplicita di denaro, di finanziamento, da parte dei “dissidenti” che erano stati lì raccolti e fra questi spiccava un iraniano, allevato e coltivato negli USA. Una simile, pubblica, sfacciata richiesta di denaro per destabilizzare gli stati che secondo l’ideologia dei convegniti non erano “democratici”. Adesso, addirittura dagli stessi «Corretti Informatori» apprendo che il governo degli USA assegna addirittura fondi pubblica ai destabilizzatori, ai dissidenti e oppositori.
Riporto i testi dalla rassegna stampa dei sionisti torinesi, «Informazione Corretta», la cui condotta merita i toni massimi consentiti
Sul “Corriere della Sera”, sul quale già usciva nel dicembre 2007 un articolo di Gigi Battista, elogiativo del convegno, se ne esce ora con queste frasi di tal Viviana Mazza:
Riporto i testi dalla rassegna stampa dei sionisti torinesi, «Informazione Corretta», la cui condotta merita i toni massimi consentiti
Sul “Corriere della Sera”, sul quale già usciva nel dicembre 2007 un articolo di Gigi Battista, elogiativo del convegno, se ne esce ora con queste frasi di tal Viviana Mazza:
…Tutto un complotto straniero, ripetono da giorni le autorità e i media di Stato iraniani. Le proteste contro le elezioni del 12 giugno sarebbero una «rivoluzione di velluto» («fallita») appoggiata da americani ed europei (che ieri il presidente riconfermato Ahmadinejad ha accusato ancora di interferire), e dai sionisti. Un complotto finanziato dalla Cia e ispirato dai media stranieri. Cosa manca? Solo le prove.…La cosa non poteva essere più eclatante e sfacciata. Vuoi le prove Viviana? Te le offre sulla Stampa il tuo collega Maurizio Molinari, che merita una scheda tutta per lui. Ecco cosa scrive:
Le parole di Ahmadinejad arrivano all’indomani della nuova condanna della repressione pronunciata da Obama ricevendo alla Casa Bianca la cancelliera tedesca Angela Merkel, ma ciò che più potrebbe aver irritato Teheran è la decisione presa dal Segretario di Stato, Hillary Clinton, di mettere a disposizione degli attivisti di opposizione fondi federali per 20 milioni di dollari. A darne l’annuncio sono le 31 pagine del bando denominato «Support for Civil Society and Rule of Law in Iran» (Sostegno per la società civile e lo Stato di diritto in Iran), che prevede l’assegnazione di «grants» da parte di UsAid, l’Agenzia per lo sviluppo internazionale del Dipartimento di Stato.Quali altre prove occorrono per sapere che si trattava di un’operazione analoga a quella condotta dalla CIA nel 1953? Caspita! Il “colpo di stato” finanziato con bando sulla gazzetta ufficiale!!! I “dissidenti” di madonna Fiammetta mi diedero l’impressione di “traditori” della loro patria. Io stesso sono un “dissidente” verso Frattini e perfino Berlusconi che continuo a votare in mancanza di meglio, ma mai e poi mai mi sogno di essere un traditore della mia patria. Anzi la mia lealtà si esprime proprio nel pubblico dissenso verso la politica del governo, verso un ignobile sindaco Alemanno, che ho votato ed al quale non esito a ritirare la mia fiducia. Ma tutto questo non ha nulla a che fare con un tradimento della patria, quale invece commettono i prezzolati del governo americano. Durante gli anni di Mani Pulite si sapeva che il partito comunista riceveva sostanziose sovvenzioni da parte dell’URSS. Lo si sapeva, ma non lo si doveva far sapere. A questo punto, adottando gli stessi criteri, l’URSS aveva il pieno diritto di finanziare non solo il partito comunista, ma ogni cittadino italiano che svolgesse un ruolo apprezzato a Mosca. Dapprima si ricorreva alla menzogna dei falsi armanenti di Saddam, adesso non vi è più nemmeno bisogno della menzogna. Basta presentare domanda! E se valesse anche il contrario? Il reciproco e inverso? Ad ogni singolo, anche non organizzato in gruppi, che voglia porre in essere negli USA e nei paesi europei iniziative ed azioni volte a favore la “democratizzazione” e la promozione della libertà di pensiero e dei diritti umani? In fondo, tutto è opinabile e con lo stesso vocabolo si può intendere tutto ciò che si vuole e il suo contrario: la civiltà giuridica dell’Occidente non poteva conoscere una caduta più eclatante! È l’America, faro di civiltà che avanza. Noi in Europa siamo stati civilizzati fin dal 1945.
I finanziamenti andranno a chi presenterà progetti e programmi per «promuovere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto in Iran» compilando gli appositi moduli disponibili sul sito www.grants.gov e inviandoli all’«Office of Acquisition and Assistance» della UsAid al numero 1300 di Pennsylvania Avenue. I «grant» potranno essere richiesti da singoli o gruppi di cittadini iraniani entro il 30 giugno e sarà poi l’UsAid ad esaminarli ed assegnarli, elargendo cifre da un minimo di 100 mila dollari ad un massimo di 3 milioni di dollari: somme apparentemente non ingenti ma che in Iran possono garantire ampi margine di azione.
Il bando suggerisce ai concorrenti alcuni «esempi» di programmi possibili: denuncia della corruzione, migliore organizzazione delle ong, uso dei nuovi media. Si tratta di una strategia di sostegno all’opposizione in Iran che venne inaugurata dall’amministrazione Bush e che ora Obama dimostra di voler continuare attraverso la «Near East Regional Democracy Initiative». «Parte dei fondi di questa iniziativa sono destinati ad aumentare l’accesso da parte degli iraniani alle informazioni e comunicazioni via Internet» spiega a «UsaToday» David Carle, portavoce della sottocommissione del Congresso che li ha autorizzati, lasciando intendere la volontà di rafforzare le potenzialità del popolo di twitter che nelle ultime settimane si è dimostrato molto attivo nel sostenere le proteste.
Per la Casa Bianca questa scelta non implica [!] comunque «interferenze in Iran». Tommy Vietor, portavoce del presidente, lo dice così: «Gli Stati Uniti non finanziano alcun movimento o fazione politica in Iran, sosteniamo però i principi universali dei diritti umani, della libertà di parola e dello Stato di Diritto». Ian Kelly, portavoce di Hillary Clinton, aggiunge: «Rispettare la sovranità iraniana non significa restare in silenzio su questioni inerenti a diritti fondamentali di libertà, come il diritto a protestare pacificamente». Si tratta di un approccio che ricalca quello avuto dagli Stati Uniti con l’Urss dopo la Conferenza di Helsinki del 1975 quando la Realpolitik del dialogo bilaterale si coniugò al sostegno di singoli gruppi di attivisti per i diritti umani. La differenza rispetto al precedente programma di finanziamenti di Bush - il Segretario di Stato Condoleezza Rice stanziò 66 milioni di dollari per l’Iran nel 2006 - sta proprio nel fatto che allora i fondi andavano a gruppi politici organizzati mentre in questo caso l’assegnazione dei «grant» è a singoli cittadini.
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