Precedente - Successivo
Non avrei immaginato, io lettore di Friedrich Nietzsche, di aver dovuto già una volta essere difensore e consigliere del mio parroco, al paese, e ora addirittura del papa stesso, io che dalla Chiesa mi sono allontanat0, pur essendo ancora formalmente per il diritto canonico battezzatto e cresimato, cioè “soldato della fede”, come mi insegnavano al catechismo. Un atto formale di scomunica, all’incirca come al vescovo Williamson, non mi è stato mai notificato. Fede a parte, quindi sarei ancora un soggetto giuridico cristiano ovvero cattolico. Quindi, avrei titolo ad intervenire sulla materia per lo meno più di quanto non ne abbiano gli ebrei stessi, che nella chiesa, dentro la chiesa, sulla chiesa dimostrano visibilmente di aver messo non solo le mani, ma anche i piedi e i talloni. Se ancora ricordo qualcosa del catechismo a suo tempo impartitomi, la chiesa è intesa come qualcosa di infallibilmente assistita dalla Spirito Santo. Vive nel tempo e nella storia non perché protetta dalle mura vaticane o sostenuta finanziariamente dall’8 per mille, che per ragioni che non sto a spiegare ho sempre sottoscritto.
Ebbene mi offende come cattolico ex iure la sparata diplomatica dell’ambasciatore Mordechai Lewy, secondo quanto è dato leggere in un articolo di “Repubblica” del 22 giugno 2009, p. 20, riportato dalla solita testata sionista, che abbiamo preso a monitorare. Secondo me l’ambasciatore non conosce neppure il mestiere del diplomatico ed il linguaggio diplomatico: non si può offendere la dignità stato presso cui si è accreditati. Ma ormai neppure i preti conosco i fondamenti del loro mestiere, cioè il Vangelo e la teologia che ne è derivata. Non manderò la mia opinione a Repubblica né al suo articolista: non conviene farlo. Non è mia la responsabilità di quanto leggo e commento, dovuto in parte al giornalista Giampaolo Cadalanu e da attribuire per il virgolettato allo stesso ambasciatore, che io avrei già rispedito in Palestina, dico Palestina e non Israele, se ne avessi il potere. Bontà sua, l’ebreo ammesso in Vaticano, ci fa sapere che pio XII «non fu un eroe, ma nemmeno un criminale». Strane preoccupazioni, strane ingerenze, inaudita arroganza, alla quale si può ricordare ben altri criminali, certamente tali, secondo quanto un ebreo, per fortuna diverso dal solito Lewy, questa volta Mordechai. Mi riferisco agli Undici che nel libro di Ilàn Pappe, La pulizia etnica della Palestina, si riunivano nella Casa Rossa a Tel Aviv, per programmare e attuare il piano di “pulizia etnica”. Erano dei veri e propri criminale – secondo Pappe – non in senso metaforico, ma in senso reale, i quali avrebbero dovuto essere processati come volgarissimi secondo i canoni inagurati dal tribunale di Norimberga e non invece elevati nel Pantheon degli Eroi di quello che oggi nelle cancellerie viene indicato come Stato di Israele. La Santa Sede in quanto Stato secondo il diritto internazionale si è dovuta adeguare al principio di effettività riconoscendo uno Stato di Israele, la cui fondazione – caso unico nella storia – nasce sulla pulizia etnica del popolo che già viveva sullo stesso territorio, cioè i palestinesi. Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non sulla base della pura e brutale forza dei Vincitori della seconda guerra mondiale che hanno pensato di poter chiamre diritto e giustizia quelle che era e resta forza bruta. Non vi è dubbio, ormai, a mio avviso, che ci hanno dato un mondo peggiore di quello che i nazisti, vincitori, avrebbero mai potuto creare.
Dunque, per il Signor Ambasciatore, non lo Spirito Santo assiste e protegge la chiesa, ma una rete di umanissime e materialissime strutture. Ecco la sapienza del “navigato” diplomatico israeliano:
Che la Chiesa ed il suo Pontefice e tutti i suoi fedeli abbiano un trattamento insultante e offensivo quali mai ebbero da Mussolini, da Hitler e da nessun altro regnante nel corso di 2000 anni, quale oggi riceve da Israele è cosa che salta agli occhi. È da chiedersi se la remissività vaticana nasce dal blocco dei conto correnti in Israele, dagli interessi immobiliari che può avere nella Palestina occupata, o se non piuttosto questa debolezza e timidezza non nasca da una debolezza dottrinale che si è insinuata nella chiesa attraverso il Concilio Vaticano II, ed in particolare la “Nova Aetate”, in cui è acclarato il concorso del B’naï B’rith. Noi propendiamo a credere che la debolezza sia di carattere intellettuale, spirituale, culturale. Augusto Del Noce, campione del tradizionalismo cattolico che avevo come suo avversario il comunismo, terminava nel 1970 un suo libro scritto insieme con Ugo Spirito, dal titolo: “Tramonto o eclissi dei valori tradizionali”, con l’immangine di una chiesa da lui divinata, la quale non si adeguasse al mondo, ma lo contestasse. Io che di Del Noce fui allievo, ritengo per ragioni del tutto diverse da quelle di Del Noce, che la Chiesa non debba sottostare agli ebrei e all’ebraismo, peggio ancora al sionismo – peggio che il nazismo –, ma debba passare al contrattacco non per salvare se stessa e i suoi conto correnti, ma per salvare il mondo da un’ideologia perversa, assimilabile metaforicamente all’avvento dell’Anticristo.
Ad Augusto Del Noce, che ormai riposa nella tomba da un ‘po di anni, un suo allievo ribelle manda il seguente messaggio: Caro Maestro, ti sbagliavi. O meglio, spieghiamoci bene. Se il tuo timore era che il comunismo, meglio ancora: il radicalismo immanente del marxismo, fosse il “nemico” del cattolicesimo, ti sbagliavi! Perché? Come tu giustamente hai scritto, la radice dell’ateismo marxiano non è nel rifiuto di Dio, che stando a Nietsche ma già in Feuerbach, è una splendida e sublime creazione della mente umana, bensì nel rifiuto dello status naturae lapsae, nel rifiuto dell’idea di peccato e della necessità della Redenzione. Nella prassi politica il bisogno di religione sarebbe venuto meno quando e se fosse venuta meno l’alienazione che quel bisogno produceva. Nulla a che fare con le persecuzioni bolsceviche, in buona parte intrise di ebraismo. Insomma, ma approfondiremo, il nemico del cattolicesimo non era e non è il comunismo o la religiostà dell’immanenza, ma è l’ebraismo: un nemico radicale, assoluto, inconciliabile, incompatibile. Sembra però che nel suo ultimissimo periodo, in alcuni scritti che spero di poter pubblicare in questo blog – altrimenti li riassumo – si sia accorto del vero nemico, sembra con grande scandalo dei suoi amici abituali, che avevano preso come segno di demenza senile queste ultime uscite di quello che viene presentato come il più grande filosofo cattolico del Novecento. Sarà pure così e mi conviene in tal caso essergli stato fedele allievo. Ma io ho trovato sempre alquanto sciocche queste graduatorie. Ognuno è se stesso, cioè ad un tempo poco e molto.
Ebbene mi offende come cattolico ex iure la sparata diplomatica dell’ambasciatore Mordechai Lewy, secondo quanto è dato leggere in un articolo di “Repubblica” del 22 giugno 2009, p. 20, riportato dalla solita testata sionista, che abbiamo preso a monitorare. Secondo me l’ambasciatore non conosce neppure il mestiere del diplomatico ed il linguaggio diplomatico: non si può offendere la dignità stato presso cui si è accreditati. Ma ormai neppure i preti conosco i fondamenti del loro mestiere, cioè il Vangelo e la teologia che ne è derivata. Non manderò la mia opinione a Repubblica né al suo articolista: non conviene farlo. Non è mia la responsabilità di quanto leggo e commento, dovuto in parte al giornalista Giampaolo Cadalanu e da attribuire per il virgolettato allo stesso ambasciatore, che io avrei già rispedito in Palestina, dico Palestina e non Israele, se ne avessi il potere. Bontà sua, l’ebreo ammesso in Vaticano, ci fa sapere che pio XII «non fu un eroe, ma nemmeno un criminale». Strane preoccupazioni, strane ingerenze, inaudita arroganza, alla quale si può ricordare ben altri criminali, certamente tali, secondo quanto un ebreo, per fortuna diverso dal solito Lewy, questa volta Mordechai. Mi riferisco agli Undici che nel libro di Ilàn Pappe, La pulizia etnica della Palestina, si riunivano nella Casa Rossa a Tel Aviv, per programmare e attuare il piano di “pulizia etnica”. Erano dei veri e propri criminale – secondo Pappe – non in senso metaforico, ma in senso reale, i quali avrebbero dovuto essere processati come volgarissimi secondo i canoni inagurati dal tribunale di Norimberga e non invece elevati nel Pantheon degli Eroi di quello che oggi nelle cancellerie viene indicato come Stato di Israele. La Santa Sede in quanto Stato secondo il diritto internazionale si è dovuta adeguare al principio di effettività riconoscendo uno Stato di Israele, la cui fondazione – caso unico nella storia – nasce sulla pulizia etnica del popolo che già viveva sullo stesso territorio, cioè i palestinesi. Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non sulla base della pura e brutale forza dei Vincitori della seconda guerra mondiale che hanno pensato di poter chiamre diritto e giustizia quelle che era e resta forza bruta. Non vi è dubbio, ormai, a mio avviso, che ci hanno dato un mondo peggiore di quello che i nazisti, vincitori, avrebbero mai potuto creare.
Dunque, per il Signor Ambasciatore, non lo Spirito Santo assiste e protegge la chiesa, ma una rete di umanissime e materialissime strutture. Ecco la sapienza del “navigato” diplomatico israeliano:
«Noi guardiamo a lui attraverso l´ottica della Chiesa post-conciliare. Lui è stato certamente un protagonista della Chiesa pre-conciliare, che come massimo compito aveva quello di cercare ogni mezzo possibile per salvare il suo gregge. Non era un papa per gli ebrei, non era un papa per i musulmani, non era un papa per chiunque non fosse cattolico. Ma non fece un concordato perché era il papa di Hitler. È un concetto errato. Lo fece per sopravvivere, per far sì che la chiesa sopravvivesse a un regime senza dio».Quanto a Hitler, se era proprio quel diavolo di cui ci parlano, riesce difficile immaginare che si sarebbe lasciato irretire da pezzi di carta, non sostenuti da nessuna armata. Il Vaticano non poteva opporre nessuna resistenza ad Hitler se questi avesse deciso di molestare seriamente la chiesa cattolica e i cristiani. Invece, Israele – ossia il Vaticano degli ebrei, o meglio la sede dello Stato sionista – dispone di 264 testate atomiche, che potrebbero distruggere l’intera Europa, Vaticano compreso, che certamente ha da temere seriamente da Israele molto di più di quanto non dovesse temere da Hitler e Mussolini. E non gli sono di aiuto gli innumerovoli baciapile che frequentanto l’Angelus e le sacrestie in cerca di voti. I baciapile sanno qual è il potere più forte: gli USA, la Israel lobby, lo stato di Israele, un regime “con un Dio in suo servizio permanente ed effettivo”. La chiesa, il cristianesimo ed i cattolici non sono mai stato tanto insolentiti e non hanno mai subito quanto oggi subiscono dagli ebrei assurti al potere e che mirano ad avere un «papa per gli ebrei» e contro i cattolici, come già abbiamo visto per il vescovo Williamson.
Che la Chiesa ed il suo Pontefice e tutti i suoi fedeli abbiano un trattamento insultante e offensivo quali mai ebbero da Mussolini, da Hitler e da nessun altro regnante nel corso di 2000 anni, quale oggi riceve da Israele è cosa che salta agli occhi. È da chiedersi se la remissività vaticana nasce dal blocco dei conto correnti in Israele, dagli interessi immobiliari che può avere nella Palestina occupata, o se non piuttosto questa debolezza e timidezza non nasca da una debolezza dottrinale che si è insinuata nella chiesa attraverso il Concilio Vaticano II, ed in particolare la “Nova Aetate”, in cui è acclarato il concorso del B’naï B’rith. Noi propendiamo a credere che la debolezza sia di carattere intellettuale, spirituale, culturale. Augusto Del Noce, campione del tradizionalismo cattolico che avevo come suo avversario il comunismo, terminava nel 1970 un suo libro scritto insieme con Ugo Spirito, dal titolo: “Tramonto o eclissi dei valori tradizionali”, con l’immangine di una chiesa da lui divinata, la quale non si adeguasse al mondo, ma lo contestasse. Io che di Del Noce fui allievo, ritengo per ragioni del tutto diverse da quelle di Del Noce, che la Chiesa non debba sottostare agli ebrei e all’ebraismo, peggio ancora al sionismo – peggio che il nazismo –, ma debba passare al contrattacco non per salvare se stessa e i suoi conto correnti, ma per salvare il mondo da un’ideologia perversa, assimilabile metaforicamente all’avvento dell’Anticristo.
Ad Augusto Del Noce, che ormai riposa nella tomba da un ‘po di anni, un suo allievo ribelle manda il seguente messaggio: Caro Maestro, ti sbagliavi. O meglio, spieghiamoci bene. Se il tuo timore era che il comunismo, meglio ancora: il radicalismo immanente del marxismo, fosse il “nemico” del cattolicesimo, ti sbagliavi! Perché? Come tu giustamente hai scritto, la radice dell’ateismo marxiano non è nel rifiuto di Dio, che stando a Nietsche ma già in Feuerbach, è una splendida e sublime creazione della mente umana, bensì nel rifiuto dello status naturae lapsae, nel rifiuto dell’idea di peccato e della necessità della Redenzione. Nella prassi politica il bisogno di religione sarebbe venuto meno quando e se fosse venuta meno l’alienazione che quel bisogno produceva. Nulla a che fare con le persecuzioni bolsceviche, in buona parte intrise di ebraismo. Insomma, ma approfondiremo, il nemico del cattolicesimo non era e non è il comunismo o la religiostà dell’immanenza, ma è l’ebraismo: un nemico radicale, assoluto, inconciliabile, incompatibile. Sembra però che nel suo ultimissimo periodo, in alcuni scritti che spero di poter pubblicare in questo blog – altrimenti li riassumo – si sia accorto del vero nemico, sembra con grande scandalo dei suoi amici abituali, che avevano preso come segno di demenza senile queste ultime uscite di quello che viene presentato come il più grande filosofo cattolico del Novecento. Sarà pure così e mi conviene in tal caso essergli stato fedele allievo. Ma io ho trovato sempre alquanto sciocche queste graduatorie. Ognuno è se stesso, cioè ad un tempo poco e molto.
3 commenti:
Non a caso, secondo una mia sintetica intuizione matematica, il numero 729 (presente nel codice a barre dei prodotti provenienti da israele)può tradursi in 666 (simbolo ed emblema dell'anticristo):
6+6+6=18 7+2+9=18;
se alla cifra di mezzo del n.729 aggiungiamo un unità sottratta al 7 iniziale e tre unità tolte dal 9 finale, otteniamo la cifra 666.
Lascio agli altri la ricerca di altre formule o significati simbolici.
Coincidenza, fantasia, caso o soluzione matematica?
Io ho semplicemente giocato con l'intuito e l'aritmetica!
Non sono così raffinato. La campagna di boicottaggio contro Israele è un mezzo pacifico per contrastare qualcosa di orribile che succede sotto i nostri occhi. Si pretende da noi assuefazione all’orrore. In fatto di analogie e somiglianze io ne ho avuto questo pomeriggio un’altra. Ho visto il DVD di un vecchio film: La battaglia di Algeri. La situazione della Casbah algerina mi è parsa simile, ma ancora edulcorata, rispetto alle recinzioni di Gaza ed ai posti di blocco, di cui ho subito dopo visto del recente documentario di Fulvio Grimaldi su Gaza. Essendo le mie conoscenze puramente documentarie, trovo la condizione di Gaza e della Palestina di gran lunga peggiori di quelle a cui può essere comparabile: i lager dei nazisti, la Casbah di Algeri, l’aparthedi sudafricano.
A proposito di 666 ho toccato proprio pochi minuti fa con l’ultimo post (il comunicato ISM) il numero 666: ho pubblicato finora 666 post. Poiché il numero mi sembra infausto, passo subito a pubblicarne un’altro, così saliamo a 667 ed usciamo dalla zona maledetta... Non si sa mai.
Posta un commento