lunedì 19 ottobre 2009

Segni dei tempi. – Il nesso strisciante ma sempre più evidente fra sionismo, razzismo, islamofobia.

Vers. 1.2/20.10.09

Inizio qui una nuova serie di post fra loro collegati. Lo scopo è di comprendere, interpretare, decifrare la quotidianità, l’evento del giorno, la manipolazione in atto. Già è così! Il “popolo” non può essere altro che “manipolato” in una direzione o nell’altra. Mi tornano alla mente alcuni brani scolastici su Platone, dove il filosofo sostiene che il popolo può essere solo ingannato, magari a fin di bene e per il suo bene, ma sempre deve essere ingannato perché lo si possa governare e dirigere. È materia scolastica sulla quale non mi fermo oltre se non per dire che in questi giorni quella che sembrava noia da banchi di scuola mi squarcia la mente gettando una luce sinistra su una realtà che si ripresenta di nuovo in forme diverse ma identiche nella sostanza. E anche di scuola si parla a proposito del discusso progetto di far insegnare la religione islamica a scuola. È una proposta uscita fuori da Urso e dalla sua Fondazione “Fare Futuro”. Se vogliamo, è una logica conseguenza di quanto il giorno prima aveva detto La Russa nel talk show di Vespa, che è stato un vero e proprio processo a porte aperte ai danni di un mite islamico sul quale ha infierito più di tutti La Russa, che nella sua qualità di ministro della repubblica avrebbe per lo meno essere maggiormente ispirato ai valori costituzionali.

Riflettiamo un momento per poi ritornare sull’asse portante del post che ho in mente di scrivere e che è racchiuso nel titolo. La Russa offende e umilia tutti gli islamici d’Italia dicendo che nelle moschee si deve parlare l’italiano. Non perché gli interessi lodevolmente diffondere la nostra amata lingua, ma perché in questo modo diventano più facili i controlli di polizia. È già tanto se i nostri gloriosi carabinieri comprendono l’italiano. Figuriamoci a far loro apprendere l’arabo per mandarli a spiare nelle moschee, che sono immaginati come luoghi in cui si indicano ad ogni riunione obiettivi terroristici, treni dove collacare bombe, muri da imbrattare con scritte di “odio” e simili. Se questo non è becero razzismo, dite voi cosa altro. Immaginate lo stesso trattamento preteso per le sinagoghe o le chiese cattoliche! Il principio di eguaglianza vorrebbe però che il trattamento fosse uguale per tutti. Altrimenti diventa discriminazione, come indubbiamente è. Ecco dunque che su questa non lodevole esigenza di controllo di quattro milioni di islamici in Italia – dicono –, esce fuori dal cilindro la proposta di farlo insegnare a scuola l’Islam, magari con insegnanti inquadrati sul modello degli insegnati di religione, che sono stato regolarmente sistemati come dipendenti pubblici. Tutto sommato, quella che è stata pensata come una misura repressiva e censoria potrebbe avere per eterogenesi dei fini un risvolto positivo ed agire come elemento di integrazione. Ma ecco che a questa eventualità scatta subito la Sinagoga che ha fiutato l’affare e lo giudica non in armonia con i suoi interessi di dominio e di egemonia sulla cultura e sulla società italiana. No! Meglio la sola religione cattolica a scuola! Non anche quella islamica. Non sia mai! E Giorgino Israel, già noto per essere stato rifiutato da Odifreddi, esce allo scoperto facendosi araldo del responso non del papa, legittimo rappresentante legale del cattolicesimo, ma del rabbino di Roma, che è più del papa stesso. La vera autorità cittadina. Il vero vescovo di Roma. In calce allego sulla questione il § 22 di una scheda dove da tempo analizzo e vado monitorando il sionismo mediatico di Giorgino, che di mestiere dovrebbe essere un matematico, cioè avere a che fare con numeri, sottrazioni moltiplicazioni e simili, ma che è a me noto solo per il suo fondamentalismo sionista. Con la ministra Germini io, come filosofo del diritto e della politica, potrei meglio giustificare qui i miei interventi che non Giorgino i suoi. Io qui faccio filosofia e fortunatamente non esistono regole su come si possa e si debba fare filosofia, su come il pensiero filosofico si vada formando e faccia le sue scoperte. Ma Giorgino in una sua esternazione discetta anche da par suo in materia di profughi e spiega in un raduno di Italia-Israele le profonde ragioni matematiche per le quali non abbia valore la risoluzione ONU che ai palestinesi cacciati dalle loro case nel 1948 debba essere riconosciuto il diritto al ritorno, non nella terra promessa al popolo eletto, ma alle loro case di cui conservano ancora, non simbolicamente, le chiavi, che tuttavia non possono aprire nulla perché le case sono state rase al suolo insieme a tutto il villaggio, il cui nome per davvero è stato cancellato dalle mappe: hanno fatto loro ciò di cui accusano il povero e diffamato Ahmadinejad, che si tenta di abbattere con colpi di stato e sommosse finanziate dalla CIA, che già nel 1953 dimostrò la sua bravura in queste cose.

Ma torniamo al tracciato del discorso che questa mattina ho in mente e che è destinato a me stesso rima ancora che ai miei Cinque Lettori. È una bozza di studio. Una traccia per seguire gli eventi dei prossimi giorni la cui analisi ora tracciata potrò verificare e correggere. Sarò smentito dai fatti che si verificheranno o ne sarò confermato. Non ho partecipato alla manifestazione contro il razzismo che si è svolta sabato 17 novembre del corrente 2009. Avevo però partecipato ad altra manifestazione con numero 17. Questa faccenda dei numeri sa di cabala. Era però il 17 di gennaio e la manifestazione era contro il massacro di Gaza, dove i bombardamenti – ma non il genocidio che continua – il giorno dopo 18 gennaio. Dal 3 di aprile inizio i suoi lavori la Commissione Goldstone, che il 15 settembre ha consegnato il suo Rapporto dove si parla di “crimini di guerra” e di “crimini contro l’umanità” commessi dallo Stato sionista di Israele fra il 27 dicembre 2008 e 18 gennaio 2009. Il lettore critico e intelligente del Rapporto, che noi andiamo pubblicando integrallmente nel testo originale e in traduzione, corredato di commento e illustrazioni, in un lungo lavoro di editing, può facilmente evincere che “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” sono stati compiuti e vengono compiuti ben prima ed anche dopo di quel ristretto periodo di tempo, durante il quale nella sua tracotanza Israele ha confidato troppo nel suo regime di impunità, garantita ad esempio dal governo di un Frattini, ministreo degli esteri italiano pro tempore ed uomo della Lobby in servizio permanente.

Sia per il 17 gennaio 2009 sia per il 17 ottobre 2009 i giornali portano la cifra di 200.000 manifestanti. Non lo saranno. Nessuno può contare con assoluta precisione, ma vuol dire che erano tanti. Non certo i non più di 400 che madonna Fiammetta Nirenstein era riuscita ad attirare a piazza di Montecitorio negli stessi giorni a sostegno del massacro di Gaza, in una piazza che era stata convocata da 100 parlamentari dell’Omonima Associazione Parlamentare Italia-Israele, il cui statuto dovrebbe interessare la Corte costituzionale, se non fosse interessata a scavare la fossa a Berlusconi. Dei parlamentari che dovrebbero rappresentare il popolo italiano stanno lì invece a rappresentare sfacciatamente gli interessi di Israele. Ho sentito con le mie orecchie il miogià vicecordinatore nazionale di FI sostenere la tesi della non sproporzione: una tesi sconfessata già allora dagli strateghi israeliani che spiegano come la sproporzione di Piombo Fuso sia stata deliberatamente volutata per suscitare terrore e deterrenza, ma anche sconfessata dalle risultante del rapporto Goldstone che parla di spoporzione e per questo di crimini contro l’umanità. Non può essere riconosciuto un diritto di punizione collettiva di un milione e mezzo di persone come ritorsione per il rapimento del soldatino Shalit, al quale Alemanno ha concesso la cittadinanza onoraria di Roma! Niente di paragonabile con il centinaio di ebrei che Polito e Pacifici hanno riunito in piazza del Campidoglio, ospiti sempre di Alemanno, che si fa tranquillamente beffe del mio voto, ma non solo del mio, intascato il quale è stato gabbato il santo. Le relazioni fra Alemanno e Pacifici, che non ha votato Alemanno, sono strettissime e pubbliche alla luce del sole.

Non sono stato alla manifestazione romana del 17 novembre scorso genericamente promossa contro il razzismo non perché avessi motivo per non dover dare la mia adesione e la mia partecipazione, ma per la banale ragione che ero già stanco nel momento in cui la manifestazione partiva da piazza della Repubblica per poi sfilare per le vie del centro in 200.000 dichiarati. Ho letto la notizia che Alemanno si riserva di avocare a se ogni autorizzazione per le manifestazioni che interessano il centro storico della città. Non so se abbia effettivamente usato la parola “autorizzazione” che io ho letto in una rassegna stampa dove si stigmatizza che nel corteo vi siano stati cartelli contro Israele. Pare si tratti del simbolo Boicotta Israele, ma avrebbe dovuto essercene uno grande con la scritta SIONISMO = RAZZISMO, cosa del resto già riconosciuta dall’ONU in una risoluzione poi ritirata per immaginabili pressioni, ricatti, condizionameni. Sarà istruttivo in altro post ricostruire storicamente quella vicenda. Malgrado le angosce dei sionisti nostrani la manifestazione non ha avuto una prevalente caratterizzazione antisionista. È certamente importante la presenza di qualche cartello. Dato l’ampia piattaforma della manifestazione, qualcuno aveva perfino pensato che avrebbero partecipato anche gli ebrei di Pacifici, che in qualche occasione a parole si professano pure loro antirazzisti. Ma questa eventualità non si è per nulla verificata ed era tanto improbabile quanto improbabile l’antirazzismo delle comunità ebraiche italiane. L’unico antirazzismo che conoscono è quello che si traduce un una loro ulteriore forma di tutela.

Ma soffermiaci un istante sulla dichiarazione di Alemanno che riprendo virgolettata dal “Corriere di Sion” sopra citato:
«Ho avoca­to a me tutte le autorizzazioni per il centro storico dopo le ultime manifestazioni. Stia­mo rivedendo il protocollo per garantire che le piazze principali vengano utilizzate sola­mente per le occasioni più importanti».
Il già fascista Alemanno perde il pelo ma non il vizio. Ora in effetti è passato ad un ben più spinto fascismo, cioè al sionismo. Ricordo al riguardo le testuali parole di un ben diverso “fascista”, un vecchio fascista democratico romano che potrebbe essere Bontempo, se la memoria non mi inganna. In un’intervista televisiva osservava: “E che in questo paese non esiste più la libertà di manifestare?” Questa libertà di manifestare i nostri “amici” la rivendicano sulle piazze di Teheran se si tratta di rovesciare Ahmadinejad, contro cui Alemanno si è premurato di concedere la piazza del Campidoglio a Pacifici ed il suo centinaio di pensionati benemeriti della Repubblica, ma nega la piazza in Roma ai suoi stessi elettori.

Si badi bene: il diritto di manifestare, diritto essenziale della democrazia come la intendiamo comunemente, non può essere “autorizzato” nè dall’ex-fascista Alemanno né da nessun altro sedicente leader democraticamente eletto. Un simile diritto può essere solo “riconosciuto” ed al massimo disciplinato e regolamentato per ragioni di praticabilità. Se devono essere chiuse le strade dove deve passare un corteo, è ovvio che gli organi preposti al traffico e all’ordine pubblico devono saperlo prima. Ma Alemanno non può avocare a sé la facoltà di scegliere quali manifestazioni gli sono gradite e quali non gli sono gradite. Non credo che abbia fatto grandi studi e che la sua sola carriera sia quella politica, dove ha puntato tutto per costruire la sua fortuna. E più non dico su Alemanno, riservandomi il diritto di contestarlo, democraticamente e civilmente, come suo elettore deluso, quando me ne verrà concessa l’opportunità. Intanto è questo uno dei “segni” di cui mi volevo occupare.

Non lo sto ad illustrare oltre perché il tempo mi incomincia a scarseggiare e vorrei arrivare ad un discorso compiuto. Confido che il Lettore intelligente sappia lui decifrare il segno senza mia ulteriore illustrazione. Riprendo il filo del mio racconto. Non sono stato alla manifestazione perché non mi chiamava prepotentemente e irresistibilmente come quella del 17 gennaio 2009, ma anche e soprattutto perché avevo partecipato fino a pochi minuti prima ad un convegno nazionale di cittadini politicamente attivi ed impegnati, non mi importa sotto quale sigla, che per il prossimo 28-29 novembre ha fissato in Roma un “seminario” sul sionismo. Si voleva un più impegnativo “convegno”, ma per ragioni tecniche questa deve essere fatto slittare nel tempo, forse per maggio. È emerso con grande lucidità e unamità di vedute che il problema del nostro tempo, qui, in Italia e in Europa, è il problema del sionismo. È stata data nella stessa giornata la notizia che madonna Fiammetta si sta dando da fare per tradurre in legge l’equiparazione antisionismo = antisemitismo e quindi proibizione penale di ogni cartello critico verso Israele. Non potrà apparire un cartello come “boicotta Israele” perché sarebbe antisionismo e dunque antisemitismo e quindi proibito: galera!

Vedremo! Io avevo esattamente 18 anni nel 1968. E ricordo per esperienza che quando l’arroganza del potere, l’oppressione, la spudoratezza, l’inganno, la menzogna superano i livelli di tollerabilità diventa una conseguenza automatica la ribellione. Non è detto che la storia si debba ripetere, per giunta con gli stessi errori di allora, ma esiste il precedente storico ed esplosioni di collera popolare che hanno fatto cadere governi e regimi, ristabilendo il tasso minimo di democrazia necessaria. Ahimé la democrazia assoluta, pura, è una chimera, un’utopia dove gli uomini sono simile a dei e non quegli essere imperfetti che tutti siamo. Già il 17 di gennaio 2009 ho incontrato un mio collega alla manifestazione, vestito alla stessa maniera del 1968. Beh! Se ne avremo la forza fisica scenderemo di nuovo in piazza, come nel 1968, ma con l’esperienza accumulata e la saggezza di oggi. Se i più giovani ci vorranno dare ascolto, potranno liberamente fare uso della nostra maturità e dei nostri consigli.

Voglio toccare ora un altro aspetto del discorso: il razzismo strisciante e l’ipocrisia che lo nasconde. Nello scorso anno ci hanno afflitto con innumerevoli rievocazioni delle leggi razziali del 1938. Gli ex-fascisti si sono esercitati in atti di abiura senza neppure avere la necessaria cultura storica di quale fosse il mondo e l’Italia nel 1938. Sono state tutte celebrazioni di carattere ideologico che avevano alle spalle come committente ed ispiratore il sionismo, rappresentanto dalle associazioni ebraiche e dai loro uomini. Era arduo e poteva essere pericoloso intervenire a queste manifestazioni radiocomandate ed eterodirette. Dove è mi è capitato io sono intervenuto, dicendo quel che ne pensavo e poco curandomi di essere una voce fuori del coro. Ma prendiamo per buono quello che i celebranti hanno detto appena l’anno scorso. Dicevano: la società italiana nella sua grande maggioranza non si è accorto di quel che succedeva nel 1938; se ne è stata in silenzio; ha approvato ciò che il regime stava facendo; quel che stava facendo gli italiani del 1938 non lo sapevano affatti; i celebranti del 2008 lo sanno per loro 70 anni dopo. Ma qui si rivelano gli ipocriti.

Se prendiamo gli schemi mentali, la tipologia di discorsi che i celebranti dell’anno scorso hanno fatto per eventi remoti del 1938 e riportiamo ciò che loro stessi fanno oggi, allora scopriamo che di razzismo ve ne oggi molto di più di quanto probabilmente non ve ne fosse nel 1938. Un esempio per tutti: il problema dei clandestini e degli immigrati. Diciamo anche islamofobia, la cui centrale operativa è da collocare in Tel Aviv. Noi gli immigrati che chiedono solo lavoro e integrazione non li vogliamo e facciamo di tutto per respingerli, offenderli, umiliarli. Si immagini qui il parlamentare padano con un maiale al guinzaglio sul luogo dove avrebbe avuto sorgere una moschea. L’intenzione era quella di profanare il luogo per non farvi sorgere la moschea. Sul razzismo padano ha dubbi e non occorre spendere parole. Un lettore che appena sia fornito di cultura storica può verificare di testa sua il seguente quadro: gli immigrati ebrei sionisti che a ondate, iniziando dal 1882, si rovesciano sulla Palestina non come gli immigrati che noi vediamo nelle nostre strade, ma con la consapevole, premeditata e organizzata intenzione di scacciarne e massacrarne il popolo indigeno, secondo un modello che abbiamo visti tutti al cinema: gli indiani d’America armati di frecce aggrediti da bianchi con cannoni e fucili, senza parlare poi di epidemie indotte (coperte infette, alcool, ecc.).

Questo è il sionismo. I suoi rappresentanti si trovano non alla Knesset, ma nel parlamento italiano e nelle amministrazioni comunali. Ricevono pure premi per meriti sionisti. Numerose normative vengono confezionate in modo da iperproteggere i 30 mila ebrei esistenti in Italia, conferendo loro un vero e proprio status di privilegio. Purtroppo, atteso il carattere di astrattezza e generalità della legge, che non può essere ad personam, altrimenti non è più legge, ma un mero provvedimento amministrativo, la cosa sta sfuggendo di mano a lor signori. In pratica gli “ebrei” protetti dalle leggi non sono gli ebrei che hanno ispirato e commissionato le leggi, ma sono gli islamici, gli immigrati in genere, che si vengono a trovare in oggettive ed evidenti condizioni di discriminazione e persecuzione. Mancano ancora le “camere a gas” e i “forni crematori” per smaltire i cadaveri. Verranno anche quelli a tempo debito. In fondo, la vicenda di Mohammed, il presunto attentatore kamikaze, è più facilmente spiegabile come un’ordinaria manifestazione di emarginazione seguita da disperazione che non con schemi iracheni. Il che non toglie che possa essere e di là da venire. Ma allora ogni italiano sensato cercherà di darsene una spiegazione e si chiederà fatalmente cosa gli italiani, o meglio soldati professionisti con il logo della bandiera italiana, ci facciano in Afgahnistan o in Iraq. Credo che i politici alla La Russa faranno fatica a trovare risposte convincenti. Le voci messe in giro dal Times londinese ci fanno pensare ad una diffusa prassi sul modo di trattare gli affari pubblici e privati. La verità processuale è sempre affare di giudici, una casta deputata a dirci essa e solo essa cosa dobbiamo ritenere verità e fatto accertato. A noi non resta altro che l’esercizio del sospetto e dell’immaginazione.

Un razzismo strisciante e profondo attraversa tutta l’Italia, ma è un razzismo indotto dal sionismo che controlla i grandi media e gli uomini politici. Non siamo tutti degli stinchi di santo. Esistono nella natura umana pulsioni più o meno benefiche e distruttive. La pulsione sessuale è fisiologica ed in sé benefica. Ma esistono anche pulsioni aggressive e sadiche che possono essere ad arte sollecitate ed orientate. La consapevolezza critica mette al riparo da queste pulsioni distruttive. Non possiamo aspettarci aiuti dalla scuola, sempre più funestata da Giornate della Memoria instillata e orientata e non criticamente e liberamente formata. Chi vede o pensa di vedere più chiaro di altro ha l’obbligo morale di dare l’allarme. Noi altri, nel nostro piccolo, facciamo quel che possiamo.

Penso di aver tracciato la bozza di un discorso che andrebbe affinato, cosa che faremo certamente. Ora qui di seguito riproduco un paragrafo di una scheda dedicato all’ideologia elaborata e diffusa da un noto sionista, di cui ho parlato e si è parlato, cioè Giorgino Israel, per il quale avverto di dover rivedere le bozze a lui dedicate. Se qualche aggettivo gli dà fastidio, non il diminuitivo Giorgino ormai concesso e di cui si riconosce un tono canzonatorio, ma non diffamatorio, gli ricordo in pubblico l’offerta privata che lui ha rifiutato: può cancellare lui stesso i termini e le espressioni che non gli piacciono, lasciando però intatto la sostanza del pensiero, che è la sola cosa che mi interessi. La sua persona, mai vista di persona, non è oggetto del mio interesse. I suoi scritti pubblici sono invece, mio malgrado, oggetto necessario di una mia occupazione volta a monitorare e analizzare nonché criticare le forme e i documenti dell’ideologia sionista, che io certamente giudico in modo assai negativo. Non ritengo che sia stata senza fondamento l’equiparazione di razzismo e sionismo fatta dall’ONU.

* * *

22. Giorgino, il rabbino e le scuole italiane. – L’articolo contiene soltanto dati biografici di Giorgino, che non conoscevamo. Sapevano della sua vocazione sionista sorta dopo il 1967. Qui ci dice che ha scuola gli hanno detto nell’ora di religione cattolica, che da ebreo poteva astenersi dal frequentare, che gli ebrei – ovviamente quelli antichi di 2000 anni fa – hanno mandato in croce Gesù Cristo. E che lui in quanto ebreo si sentiva colpevolizzato e che quindi gli sarebbe stato fatto un torto da parte dell’insegnante di religione. Io non ignoro la più recente letteratura sulla storicità del Cristo e dei Vangeli. Ed è bene che questi studi si facciano. Ma la fondazione di una religione è pur sempre un qualcosa di mitico e metastorico. Non è come la creazione di un impresa commerciale. È il sorgere di una nuova sensibilità religiosa, di nuovi valori, di un nuovo e diverso modo di rapportarsi con gli altri e con il mondo. È nell’essenza del cristianesimo, e diciamo pure del cattolicesimo, il suo enuclearsi come radicale rottura con l’ebraismo, rispetto al quale non è solo “nuovo” testamento che si aggiunge e si somma all’antico, ma un “nuovo” nel senso che supera il vecchio che per un cristiano non ha più ragione di essere. Se si pone, come oggi si fa dopo il Concilio Vaticano II, il trattino fra giudaico-cristiano intendendo una continuità si mistifica il tutto distruggendo in definitiva il cristianesimo-cattolicesimo che ha tutto il suo valore in quanto si contrappone e supera l’ebraismo. Dire che gli ebrei hanno crocefisso Cristo non è un’affermazione di rilevanza penale, ma un’affermazione di carattere religioso teologico nel senso che l’ebraismo ha sempre rifiutato, ieri come oggi, il cristianesimo in tutta la sua ragion d’essere. Non esiste somiglianza o affinità, ma solo contrapposizione. In passato questa contrapposizione ha avuto forme materiali in conformità alle condizioni storiche della civiltà. Oggi la contrapposizione si può assumere in tutta la sua sostanza teologica, ma questo non significa che sia meno radicale e assoluta che nelle epoche passate. Tutt’altro! Considerando gli attuali rapporti di forza, dove non vi è più il piissimo Carlo Magno, ma un Bush o un presidente americano abitualmente ostaggio della Israel lobby – come insegnano Mearheimer e Walt e altra letteratura – è sotto un’aggressione da parte dell’ebraismo paragonabile a Piombo Fuso. La vicenda Williamson, a pochi giorni dalla cessazione ufficiale dei bombardamenti a Gaza, è istruttiva per chi la sa leggere: Cristo è oggi di nuovo messo in croce per mano delle stesse persone di allora, anche se in una forma diversa. Ma la metafora ieri come oggi dice la stessa cosa: rifiuto radicale del Cristo da parte degli ebrei. E che devono fare i cattolici? Cosa fanno? Calano le brache! E veniamo ai musulmano e all’incredibile posizione del rabbino, il quale ritiene di aver titolo a metter bocca. E con lui Giorgino. Essendoci in Palestina, dico Palestina e non Israele, un vero e proprio genocidio di islamici palestinesi, essendo lo stato sionista di Israele in rotta di collisione con oltre un miliardo di musulmani, diventa preferibile avere una testa di legno nel cattolicesimo, ormai sotto controllo, che non dare spazio ad un islamismo, che non ha mai crofesisso Gesù o irriso alla Madonna. L’Islam non è controllabile da parte di Israele e dell’ebraismo. Dunque in una visione tattica meglio solo il cattolicesimo confessionale a scuola che non dare il benché minimo spazio all’Islam, che conta un miliardo e più di musulmani nel mondo e con il quale in termini di convivenza religiosa, dottrinale, teologica il cattolicesimo potremo scoprire un migliore rapporto di quanto non sia possibile con l’ebraismo.
(segue)

3 commenti:

Enrico ha detto...

1) La recente manifestazione "contro il razzismo" era in realtà una delle svariate mosse che stanno operando - dall'esterno, atraverso la c.d. "opposizione" - per mettere in difficoltà questo governo, che tra varie cose deprecabili (tipo il sostegno acritico al Sionismo) ne sta anche facendo qualcosa giusta (il rapporto con Russia e Turchia, la mancata distruzione degli ultimi "gioielli di famiglia" come l'ENI ecc.). Tra l'altro, la sua "piattaforma" era, per chiunque abbia presente cosa sia una società sana, totalmente irricevibile, poiché accanto a deliranti proclami sul "permesso", al "lavoro" e alla "casa" per tutti gli immigrati (ma lo sanno, gli organizzatori, che è pieno d'italiani che non vanno più avanti e che, se proprio non siamo impazziti, hanno diritto alla precedenza?), ve n'erano altri sui "diritti" di gay, lesbiche e transgender, i quali operano né più né meno come l'altra lobby, quella sionista.
2) Sulle c.d. "leggi razziali". Esse non furono un "errore", né un "abominio". Se si fa lo sforzo contestualizzare la vicenda, non col "senno di poi", quando anche "Cristo muore dal sonno", ci si rende conto che ormai era chiarissimo (dopo l'Abissinia e la Spagna) che l'ebraismo internazionale, già ampiamente all'opera con uno Stato di fatto nel Mandato britannico, era dichiaratamente antifascista. A quel punto, le "leggi razziali" - che, ricordo, furono adottate con il motto "discriminare ma non perseguitare" - furono la necessaria e, direi, tardiva presa d'atto che con questo "stato nello stato" prima o poi un regime che vuole controllare le chiavi di casa propria deve fare i conti. Ricordo inoltre che gli ebrei di Roma sono stati deportati solo DOPO che Mussolini era stato messo fuori gioco...
3) Non insisterei troppo sul "(ex) fascismo" di Alemanno perché fa il gioco degli antifa deficienti che non aspettano altro. Noi dobbiamo criticarlo per ben altro, per la sua incoerenza, ad esempio, perché da giovane manifestava per i palestinesi, ed ora sta con la lingua in bocca coi rabbini più fanatici. E' certo vero che l'ambiente post-fascista, per difetti rinvenibili sin dall'origine, ha compiuto una frana filo-sionista, ma è bene dire che ci sono non poche persone, tutte emarginate dalle posizioni che contano, che rivendicano con orgoglio il loro "fascismo" e sono accesamente anti-sionisti perché riconoscono la giustezza della causa palestienese, non foss'altro che per noi, in quanto europei e mediterranei, essa è legata inscindibilmente alla riconquista della nostra libertà, indipendenza e sovranità.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ti ringrazio Enrico per le tue puntualizzazioni. Tieni però conto che il mio post è una bozza dove non ho approfondito tutte le questioni. Vi ho dedicato tutta la mattinata a scriverlo, ma ho dovuto lasciare alcuni punti non sviluppati. In particolare, non ho un giudizio netto sulla manifestazione. Se ci fossi andato, e forse ho fatto male a non andarci, avrei avuto per lo meno il polso della manifestazione. Tuttavia, malgrado la sua eterogeinità penso che forse esprima un’esigenza profonda del malessere della società attuale. I movimenti non sono sempre chiari e se stessi nelle loro origini e negli sviluppi. Chi è abbastanza anziano per ricordare il 68, saprà che non sempre ci erano chiare le manifestazioni alle quali partecipavamo. Sapevamo che era un’occasione per stare insieme con gli altri.

Quanto ad Alemanno esplicito qui che sono stato un suo elettore. Che in Sezione si parla spesso di lui. Che ne siamo scontenti e che cerchiamo noi suoi elettori un’occasione, un momento per un resa dei conti.

Non considero Alemanno un leader intellettuale, ma un opportunista. Non sono mai riuscito ad averne stima o alta considerazioni. Non posso seguire uno a uno tutti i suoi atti come sindaco, ma quelli che ha già compiuti mi sono sufficienti per un giudizio e per chiedergli il rendiconto.

Una cosa curiosa che ho in mente. La prossima volta che andrò in consiglio comunale penso di chiedere a un esponente dell’estrema sinistra di fare a nome mio, militante del PdL, una interrogazione del seguente tenore:

dopo Shalit, la cui cittadinanza onoraria è quanto mai discutibile, perché non concederla anche a Mordechai Vanunu, che proprio a Roma fu rapito dal Mossad?

Bella provocazione, no?

Antonio Caracciolo ha detto...

Non so dove altro collocare il testo che segue, interessante per i dati che contiene. Per adesso mi astengo da ogni commento. Ecco il testo, ripreso dalla rassegna critsino-sionista “Notizie su Israele”:

Gerusalemme: 16 Ottobre 1943 ricordato a Yad Vascem dalla Comunita` Italiana

L`Ambasciatore Luigi Mattiolo
Anche quest'anno la Comunita' Italiana in Israele si e' raccolta nella Tenda della Memoria di Yad Vascem per ricordare il tragico evento vissuto dai 1024 ebrei romani strappati alle proprie case del Portico d'Ottavia, il 16 ottobre 1943.
Hanno partecipato alla manifestazione l'Ambasciatore Italiano Luigi Mattiolo con la gentile consorte e la dottoressa Donata Robiolo per il consolato di Gerusalemme.
Presenti molti esponenti di tutte le Istituzioni Italiane in Israele : l'Avvocato Beniamino Lazar, presidente del Comites, il Giudice Ben Zimra , presidente all'Associazione degli Ebrei Italiani a Gerusalemme, Miriam Toaff Della Pergola direttrice del Giornale in lingua Italiana "Kol HaItalikim", la Signora Carla Di Nola della Riccia della Fondazione Cantoni, Il Dottor Lello Della Riccia della UIM (Unione Italiani nel Mondo) la dottoressa Claudia Amati, presidente dell'Associazione per l'immigrazione dall'Italia.
Ma sopratutto erano presenti tanti Italiani riuniti ancora una volta per ricordare, per non dimenticare e, come ha detto l'Ambasciatore Mattiolo, per "riflettere insieme sulla nostra storia grazie ad una intesa intensa e durevole"
Il Dottor Mattiolo, parlando ai presenti, ha sottolineato i molteplici eventi in agenda , in Italia, per la celebrazione della giornata e il continuo impegno del Governo Italiano per tenere alto il livello di consapevolezza nei confronti della Shoa e nella lotta all'antisemitismo.
Sottolineano, l'ambasciatore Mattiolo e un'altra relatrice, la dottoressa Amati come la formazione di una coscienza collettiva possa venir realizzata sopratutto attraverso l'educazione dei giovani.
Durante la manifestazione e' stato eseguito un preludio musicale scritto nel 1943 dal compositore Italiano Mario Melli deceduto ad Auswitz. Per questa occasione il Maestro Renzo Cesana ha trascritto la parte melodica per oboe ed e' stato accompagnato dalla pianista Sonia Mazar.

(politicamentecorretto.com, 19 ottobre 2009)