martedì 20 ottobre 2009

Fraudolenti! Ogni inezia è buona per accrescere l’area del privilegio e del terrore.

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La mia attività sulla rete evidentementa incomincia ad acquistare una qualche visibilità se qualche giornalita, addirittura di un giornale, importante manifesta interessa a sapere da me direttamente alla fonte cosa ne penso su una serie di questioni. Una di queste il sempre più vago e strumentale antisemitismo. Mi capita di ricevere di questi insulti, che respingo innanzitutto per la rilevanza penale che una simile qualificazione riveste. Ma a parte ciò sarei io il primo ad essere grato a chi mi insulta e offende se una volta tanto riesce a spiegarmi cosa esattamente significhi questo termine. Non è che non mi documenti. Leggo tutto quel che trovo, ma il termine mi sembra sempre più problematico, discutibile, strumentale, fraudolento. Nel girone dei fraudolenti penso possano essere collocati quanti stanno imbastendo l’ennesima campagna di stampa a pochi giorni dall’approvazione del rapporto Goldstone. Sembra che in Israele sia stata concertata una campagna di delegittimazione dell’ONU ovvero di distrazione dell’opinione pubblica, che rischia di dimenticare che “gli ebrei sono gente che ha sofferto”, quasi che abbiano loro e solo loro su questa terra il monopolio della sofferenza. Tutti gli altri sono felici, e scialano e straviziano tutto il giorno. Il banale espisodio del bigliettaio romano mi sembra l’ultima di una serie ed Alemanno risponde all’appello. Il precedente caso è stato quello del prof. Valvo. Ora il bigliettaio rischia di perdere il posto. La morale della favola sarà che ognuno di noi, appena sa di essersi imbattuto in un ebreo, cambierà subito strada, per timore di non venire inconsapevolemente imputato del reato di antisemitismo, la cui giurisdizione è in pratica demandata ad ogni ebreo. La rete oramai sta diventando sempre più una nuova forma di giornalismo che toglie spazi crescenti al giornalismo della carta stampata. Sono intervenuto sul tema inviando alle redazioni dei giornali, in primis al Messaggero, un mio breve estemporaneo commento. L’idea ulteriore che adesso sopraggiunge è quella di tipicizzare il caso, che non è il primo del suo genere e non sarà l’ultimo. Seguendo la metafora dell’Inferno dantesco che ora diventa Inferno sionista il nuovo girone di peccatori è dedicato ai fraudolenti.

Versione 1.0/20.10.09
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Sommario: 1. Il bigliettaio ci rimetterà il posto? –

1. Il bigliettaio ci rimetterà il posto? – I calabresi in Roma sono fra prima, seconda e terza generazione 400.000. È difficile calcolarne il numero ma vi è una base certa di 70/80 mila residente in Roma con luogo di nascita in un comune calabrese. Se ne accorgono quanti ad ogni tornata elettorale ricevono richieste di voto in nome della calabresità. Ad una siffatta richiesta io ho risposto alle ultime elezioni europee che apprezzo certamente il valore della calabresità, ma un calabrese deve innanzitutto coprire con onore la carica pubblica delle quale è stato investito. Non ho rinnovato la fiducia a chi ritenevo non avesse ben operato a tutela degli interessi pubblici. Di favori mai ne ho chiesti e mai me ne sono stati concessi. Perché parlo di calabresi? Perché circa un paio di anni fa mi era capitato una situazione dove venivano insultati in quanto calabresi. Ho protestato a nome di tutti. Ho accettato le scuse, ma la cosa è finita lì. Mi sono però detto: se anziché di calabresi si fosse trattati di ebrei, figuriamoci quello che sarebbe successo. Ne avrebbero parlato al telegiornale, avrebbe fatte dichiarazioni il sindaco, i parlamentari, il presidente della Repubblica. Sono stato profeta. È esattamente quello che sta succedendo con il caso del bigliettaio. Potrei scivere qui di più e ricamarci sopra un pezzo letterario, di genere comico, ma sono un poco stanco e vorrei chiudere questo post, che è soprattutto l’occasione per una tipologia del fraudolento sionista. Allego però la bozza di lettera che ho mandato al Messaggero e ad altre testate. Non so e non mi interessa se il mio commento verrà pubblicato. Sono padroni in casa loro come io lo sono nel mio blog come spazio editoriale.
Ecco! Lo Sapevo! È sorto il caso perchè la cosa riguarda degli “ebrei”! Giusto? Un incidente alquanto banale ha avuto l’attenzione dei media. Non entro nel merito, per carità! Ma vi prego di riflettere su questa mia testimonianza ed amarezza. Cerco di essere breve ed essenziale.

Qualche anno fa, al Tevere Expo, allo stand dei calabresi, vi erano problemi tecnici agli impianti elettronici necessari per uno spettacolo offerto dalla Regione Calabria. Mentre poca gente del pubblico aspettava e si spazientiva, un “giovanotto” della ditta che doveva fornire il servizio per il quale la Regione Calabria lo pagava, ebbe a dire all’incirca: “questi calabresi, ma tornatevene al vostro paesello...” e cose simili certamente non rispettose per i calabresi che in Roma fra prima seconda e terza generazione si calcola siano 400.000 a fronte di 10.ooo ebrei. Io ho subito protestato, ricevendo delle scuse dal Titolare della Ditta, scuse che ho ritenuto sufficienti, ma ho così commentato: se anziché di calabresi si fosse trattato di ebrei un incidente, tutto sommato banale, come questo, sarebbe certamente finito sui giornali e magari si sarebbe pronunciato il Presidente della Repubblica.

Non è così? In questo paese siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Non vi pare? Qualcuno ha provato in questo blog ad obiettare che i calabresi non sono finiti nelle camere a gas. Ma è necessario? La percezione dell’offesa ricevuta che ognuno di noi può avere deve essere rapportata a qualcosa di esterno alla propria soggettività? Esiste un monopolio della sofferenza che procura vantaggi e protezioni esclusive? È dignitosa l’ostentazione e la pubblicità di una presnuta discriminazione come molto spesso si rivela inesistente ed opinabile?
Come ho detto, si tratta di scrittura estemporanea, così come viene. Nel rimandare lo stesso testo a qualche altra testava che contribuiva più o meno consapevolemente a montare il caso ho aggiunto:
PS - Quanto alle vicende atac mi è capitato a me anni addietro, nel corso di una contestazione che mi era stata fatta e dove mi sembra avessi una parte di torto, mi era stata fatta quasi una perquisizione nella tasca. Presentai reclamo, ma la cosa finì lì e non andò sui giornali. Perché adesso un episodio così banale ottiene gli onori della cronaca?Interessa il fatto in se, banale, o dove ogni utente atac ne potrebbe raccontare di tutti i colori, o interessa l’«ebreo», eterna vittima, sul quale si vuole montare l’ennesimo caso?
Non so se adesso è arrivato il mio turno. Aspetto forse per domani un’intervista, che non ho difficoltà a concedere, a condizione che si riporti correttamente quel che dico e penso. Sono un privato cittadino che anzichè al bar, parlando con gli amici, dice in rete, a casa sua, quel che pensa sui fatti del giorno, quelli tragici come il massacro di Gaza, o la privazione della libertà di pensiero per tante persone che vanno in galera per il suo reato di voler pensare con la propria testa anzichè con quella dei conduttori o degli speakers televisivi, o dei leaders. L’Italia dovrà seguire la Germania, la Francia, la Svizzera, dove sembra che questa libertà sia un lontano ricordo?

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1 commento:

Antonio Caracciolo ha detto...

Risposta al commento rifiutato:

...ci ho pensato.

Se la persona in questione non avesse inteso speculare, avrebbe dovuto limitarsi a presentare regolare reclamo a chi di competenza, ufficio che non ne sa nulla ed apprende il fatto solo dai giornali. Chi ci dice che la storia non sia stata inventata ad arte?

I fatti presunti per i quali la persona dovrebbe avere particolari riguardi risalgono agli anni 1943-45, quali essi siano stati. Purtroppo, molte persone vanno in galera per il semplice fatto che non sono persuasi della versione ufficiale. E ci vanno oggi in galera. E sono parecchie migliaia.
Senza poi parlare delle ricadute palestinesi.

E che forse il bigliettaio voleva mandare la Tizia ad Auschwitz? Mi pare, secondo le cronache, che abbia solo supposto una presunta ricchezza della persona che non aveva tagli più piccoli per poter dare il resto.

E che un calabrese può essere offeso impunemente perché non ha il privilegio di essere stato ad Auschwizt? Il razzismo nei suoi confronti è meno razzismo? Per avere tutti un eguale rispetto bisogna tutti andare ad Auschwitz ed essere dei sopravvissuti o discendenti di sopravvissuti?

Ci ho pensato su questo episodio da almeno tre anni! E ritengo che in questo paese dove dovrebbero essere tutti eguali in diritti e doveri, alcuni sono invece più tutelati di altri. Questo si chiama privilegio.
Il privilegio si combina spesso alla frode.