sabato 3 ottobre 2009

Islamofobi: 74. Geert Wilders e la situazione olandese

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Al momento in cui è giunto il nostro Monitoraggio siamo dell’avviso che la propaganda israeliana ha puntato e punta a suscitare un forte sentimento antislamico in tutti i paesi europei dove è presente un numero sempre crescente di musulmani e lavoratori provenienti dai paesi arabi. È uno strato sociologico che nel tempo è destinato a contrastare sempre più l’immagine etnocentrica e razzista che la cultura europea ha sempre avuto avuto del mondo orientale. Da un venir meno di antichi pregiudizi Israele che pretende di essere l’Occidente in Oriente (“Israele siamo noi”) ha fondatamente di che temere. Partendo da questo punto di vista si possono spiegare tante cose, fra cui anche il ruolo di un deputato olandese, Geert Wilders, che del suo antislamismo, per non dire razzismo, ne ha fatto la base per la sua carriera politica. Da qui le ragioni di una scheda di studio su questo personaggio nello sforzo di estendere il un ambito europeo il nostro studio sulla Israel lobby e la politica estera europea.

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Sommario: 1. È o non è razzista? – 2. Una biografia interessante. – 3. Appuntamento a Gerusalemme con Aryeh Elad. – 4. L’identità giudeo-cristiana. – 5. Gli articoli di Meotti hasbarota. – 6. Il Corano e il Talmud. – 7. Profonda ignoranza e forte pregiudizio razziale. – 8. Wilders e Williamson. – 9. Accoglienza trionfale negli USA. – 10. Chi opprime chi? – 11. Peppina è con Wilders. – 12. Geert processato. – 13. Nuove sull’eroe in guerra contro lo “straccetto musulmano”. – 14. Wilders svelato. –

1. È o non è un razzista? – Al link si trova un articolo della “redazione” del Foglio, dove si attacca Sergio Romano per aver dato del razzista a Geert Wilders. Credo che sia da fidarsi più del giudizio di romano che non delle posizioni notoriamente sioniste del Foglio e di tutti i suoi collaboratori. L’Islam è la religione di oltre un miliardo di persone. Sfugge il senso della critica ad una religione da parte di un “ateo devoto” che corteggia il cattolicesimo nella speranza di suscitare una nuova guerra di religione: un miliardo di cattolici contro un miliardo di musulmani. Ed in nome di che? Della libertà di velo? O su commissione di Israele? Non pare che questi critici dell’Islam siano spiriti francescani o altrimenti interessati al bene comune e alla felicità dei popoli. Ancora meno chiaro, o fin troppo chiaro, quale identità europea pensano di rappresentare e difendere. Che Wilders sia stato bandito dal Regno Unito ed accolto a braccia aperte negli USA dimostra soltanto il maggior potere della Israel lobby negli USA che non nel Regno Unito. Fortunatamente. Ormai con la parola libertà si riesce a spacciare la merce più avariate. Esistono purtroppo una vasta serie di parole che sono un porto franco rispetto al loro significato: libertà, democrazia, difesa, terrorismo, etc. Perderemmo il nostro tempo a dare importanza a queste parole se compaiano a stampa sul Foglio. Se qualche dato possiamo ricavare, dobbiamo usare ben altro metodo di analisi e guardare al di là delle parole stampate. Bella la doppia cittadinanza e la proposta di espellere i musulmani che per ragioni contingenti hanno una doppia cittadinanza, dove l’una finisce poi automaticamente per escludere l’altra. È il caso di tanti italiani in America. Se dovesse valere lo stesso criterio i sionisti del Foglio dovrebbe togliere la cittadinanza a che ne ben tre! Chi? Tutti i membri delle comunità ebraica: una in quanto ebrei, cioè appartenenti ad uno stato nello stato; l’altra sulla base della legge israeliana del ritorno: bastano che mettano piede in Israele e il gioco è fatto. Se sono perseguiti per qualche reato, rifiugiandosi in Israele, possono essere certi che non verrà mai concessa l’estradizione. Infine, residuale, possiedono anche la cittadinanza dello stato in cui risiedono. Èd è questa la cittadinanza che più soffre e che più penalizza gli altri cittadini. Mearheimer e Walt hanno ben dimostrato come la Israael lobby abbia condizionato la politica estera americana contro gli interessi politici nel mondo del popolo americano, sempre più odiato per la sua politica in Medio Oriente, a niente altro dovuto che all’influenza determinante della Lobby. In Europa sospettiamo sia lo stesso per la convergente influenza dell’Alleato americano e per l’azione concentrica delle lobbies ebraiche europee. L’articolo sul Foglio ne è una piccola attestazione. Vinceranno loro? Tutto può essere. Ma almeno da parte nostra non senza combattere. Le nostre libertà fondamentali su cui blatera l’anonimo articolista sono state seppellite nelle carcere austriache con l’imprigionamente di Irving, giusto per fare un nome, lo stesso nome di un persona che giunta a Roma qualche decennio fa per tenere una conferenza, non per collocare bombe sui treni, si trovò rispedito indietro con lo stesso aereo con il quale era venuto. Ci vuole una gran faccia tosta a parlare di libertà fondamentali da parte di quelli che conoscono solo le “loro” libertà fondamentali, ma non quelle degli altri.

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2. Una biografia interessante. – Non è il solo caso di un immigrato che si distingue per una violenta contrapposizione, per non dire odio, contro le sue origini. Basti citare per tutti Magdi ora Cristiano ah ah Allam. Nell’articolo che segue, gratuitamente sbeffeggiato dalla Hasbara italo-torinese, si apprende anche che Geert Wilders ha radici ebraiche. Non è chiaro se sia tuttora un ebreo e faccia parte della comunità ebraica olandese e vi sia collegato. Non sembra quello di Wilders un grande pensiero politico e neppure molto rappresentativo, se colleziona condanne non solo giudiziarie. Ecco il testo che di un articolo di Luigi Offeddu, apparso sul Corriere della Sera del 7 settembre 2009:
«BRUXELLES — Come si direbbe in Italia: «Chi la fa l’aspetti». O meglio: «Il bue non chiami cornuto l’asino». Come si direbbe in Italia, si dice oggi in Olanda: dove il bue del proverbio, con rispetto parlando, sarebbe Geert Wilders; e l’asino, gli immigrati tur­chi o nordafricani. Perché Wilders, il deputato dal ciuffo giallissimo e dal­l’occhio ceruleo finito sotto processo per incitamento alla discriminazione e al­l’odio religioso, l’uo­mo che vince le ele­zioni gridando «No all’Eurarabia» o «l’Olanda agli olande­si», e invocando la cacciata di tutti gli im­migrati musulmani «che non rispettano la nostra cultura», lo stesso che per le sue idee viene espulso dalla Gran Bretagna e che i nemici bef­fardi chiamano «il più bianco dei bianchi», insomma proprio lui sareb­be in qualche modo «nero»: figlio e ni­pote di immigrati dall’Asia, pronipote di meticci dalla pelle scura, discen­dente di musulmani. In altre parole un «indo», come nella lingua di tutti i giorni molti olandesi chiamano que­sti cittadini. Parentele neppure trop­po lontane, poi: già la nonna materna di Wilders, Johanna Ording-Meijere, moglie di un colono olandese nelle ex-Indie Orientali (l’attuale Indonesia, il più grande paese a maggioranza musulmana nel mondo) avrebbe avuto, come si usa dire, sangue misto. Tutto questo ha rivelato un esperto di genealogia, ricostruendo l’«albero » dei Wilders, e ora lo conferma — con uno studio di sei pagine appena pubblicato sul settimanale dei Verdi di Amsterdam — un’antropologa cul­turale, Lizzy van Leeuwen, che ha svolto lunghe ricerche negli archivi nazionali e che aggiunge un pizzico velenosetto della sua scienza alla zup­pa già piccante delle polemiche: an­che il ciuffo quasi albino e clamorosa­mente ritinto di Wilders, dice infatti la studiosa, si può spiegare con la vo­lontà di nascondere certe radici, di fuggire da un passato familiare che Wilders avrebbe sempre nascosto o dimenticato, tant’è che non lo cita nel­le sue biografie. E anche le sue idee sarebbero così radicali, proprio per il desiderio di chiudere certe pagine.

Secondo la ricostruzione fatta ora, Johann Ording, il nonno materno di Wilders, proveniva da un’antica fami­glia ebrea della madrepatria e si era trapiantato nell’isola di Giava, in Indo­nesia, come direttore dell’amministra­zione finanziaria. Sua moglie, Johan­na, era una di quelle bellezze eu­ro-
asiatiche che così spesso si incon­travano nelle famiglie dei coloni: e aveva, ovviamente, dei parenti musul­mani. Gli Ording erano benestanti, avevano una numerosa servitù. Ma in­torno al 1930, Johann fu colpito da un dissesto finanziario, e mentre era in vacanza in Olanda scoprì di essere sta­to licenziato. Seguirono periodi di cri­si e di frustrazione, anche perché nel 1949 l’Indonesia divenne indipenden­te e molti altri coloni rimpatriarono. Negli anni ’70, con l’esplodere dell’im­migrazione dal Nordafrica e dalla Tur­chia, crebbero le difficoltà per gli «in­di », in un mercato del lavoro sempre più ristretto (molti di loro, ricordano gli storici locali, militavano nei partiti di estrema destra). E nacquero i primi attriti con gli «altri», i musulmani: an­che questo sfondo avrebbe contribui­to al germogliare delle idee di Wil­ders. Il quale, finora, non ha replicato alle ricostruzioni: lavora a preparare le prossime elezioni a L’Aja, distribui­sce vignette satiriche su Maometto, ri­pete che «non ho nulla contro i mu­sulmani come persone» e nel frattem­po auspica che Romania e Bulgaria «lascino l’Unione Europea». Chissà se qualcuno sta già cercando un bisnon­no romeno, in quello stesso albero ge­nealogico
».
Dunque, non il personaggio in se appare interessante, ma l’ambiente che lo esprime e l’altro che lo rifiuta. Chi in lui si riconosce e chi invece ne rifugge.

3. Appuntamento a Gerusalemme con Aryeh Elad. – La nostra congettura sulle connessioni di Geert Wilders con la propaganda israeliana trova una conferma nella notizia che si trova in un articolo di Michele Giorgio. Il deputato Islamofofo è stato invitato a Gerusalemme dall’ebreo Aryeh Elad, un deputato ultranazionalista, che aveva già invitato nell’anno precedente Filip Dewinter, giudicato troppo razzista dalla comunità ebraica belga. Elad afferma di battersi contro la “progressiva islamizzazione” di Israele ed ha organizzato un convegno “sul pericolo jihadista”. L’«amicizia con Israele» è menzionata anche dall’arabista Volli, che in questo modo riconosce il compiacimento degli ebrei italiani per tutto ciò che in Europa è antislamico: Wilders è la “sola speranza” per l’Europa! L’articolo di Giorgo è particolarmente interessante perché offre dati sulla consistenza della popolazione musulmana in Olanda. Ad Amsterdam l’Islam è la religione più professata.

4. L’identità giudeo-cristiana. – Il link immette in un gruppo di articoli raccolti dall’Hasbara. Isoliamo alcune informazioni di interesse. Il leader “liberale” (?) avrebbe brandito «la carta dell’identità giudeo-cristiana». lui che si proclama «ateo e crociato anti-islamico». A detta dei suoi insegnanti, scolaro non brillante ha però fatto la sua formazione in Israele, dove è stato per uno stage o qualcosa di simile. Ma cosa è andato a fare in Israele, se non è lui stesso un ebreo? Ha in effetti un’origine ebraica, come ha documentato una genealogista che si è occupato di lui. La nostra congettura circa i collegamenti fra i movimenti antislamici in Europa e Israele sembra acquistare nuova consistenza. Il successo elettorale di Wilders nella farsa della democrazia da lui inscenata è poco impressionante per un’osservatore scaltro. Wilders sembra aver capito che qualcuno ha interesse a che lui copra il ruolo che ha assunto e lui si è presentato, ha risposto all’appello. Probabilmente non capisce neppure le cose di cui parla. Tra “atei devoti” e “atei crociati” è un tentativo di prendere per i fondelli i battezzati cattolici che non sono tutti baciapile o sacrestani, ma che arrivano a capire la funzione di kat-echon del cattolicesimo di fronte all’ebraismo, una funzione che dopo il concilio vaticano II gli “atei devoti” e gli “atei crociati” tentano d sgretolare sempre più.

5. Gli articoli hasbaroti di Morigi e Meotti. – Era scontato l’interesse del “Foglio” per l’istrione olandese, che ci interessa solo per i suoi riconosciuti legami con Israele:
«Non lascerò scrivere la mia agenda a un mullah iraniano. Sono l’unico olandese più al sicuro in Israele, il mio amato Israele, che nel mio paese».
La nostra congettura iniziale diventa qui certezza documentata. Attraverso la persona di Wilders prende corpo il legame fra Israele e i movimenti europei antislamici. Nella frase di Wilders riportata non è casuale la frecciata antiraniana. Sembra concordata con l’Hasbara israeliana. Assai scarso a scuola, ora Wilders parla di “cultura” e di “multiculturalismo”, come se ci capisse per davvero qualcosa. Interessante il passo sul “giudaismo” contro il quale Wilders non ritiene l’Europa debba alzare barriere difensive: si integra con la democrazia. Lo si può constatare in Israele, dove vive un sistema di apartheid peggiore di quello abbattuto in Sud Africa. Difficile non credere che Wilders non sia un pupazzo nelle mani di Israele. L’interesse dell’asbarota Meotti ne è un indizio. Ci sembra esagerate e costose le preoccupazioni per l’incolumità fisica di Wilders, almeno da un punto di vista europeo. Per un uomo di cultura europeo Wilders suscita del ridicolo ed una certa repulsione, che mi fa pensare ad un immagine tratta da Dostoyesky, ma non sentimenti di violenza che offenderebbero chi li nutre più che non la vittima designata, la quale forse non cerca altro di meglio. La provocazione è una vecchia tecnica ben nota a servizi il Mossad che si può essere certi stia dietro a questa storia. Sulla stessa linea hasbarotica di Meotti si colloca il suo collega Morigi, per il quale non occorre spendere altre parole se non per dire che è quanto mai ipocrita la denuncia di una minaccia alla libertà di pensiero di espressione e di pensiero quando basta citare il nome Irving per sapere di quale libertà noi godiamo grazie al giudaismo che con le sue Lobbies detta le nostre carte dei diritti. Costoro pensano che libertà di pensiero e di espressione sia quella che consente di insultare e offendere i valori religiosi islamici ma non quella che esercita il vescovo cattolico tradizionalista Williamson, quando si pronuncia sull’«Olocausto», la nuova religione imposta ad ogni Europeo non domani, ma da da ieri ed oggi ferocemente imposta con la galera, il linciaggio, l’emarginazione. Che a New York ci sia la più importante comunità ebraica, di cui nel libro di Mearheimer e Walt, non è un mistero e la buona accoglienza che qui è riservata a Wilders è dal nostro punto di vista una prova ulteriore. Lo stesso dicasi per Hollywood, la cui industria cinematografica ha dato un apporto dterminante alla mitologia olocaustica. Di Borghezio si può solo ridere. In Morigi è comprensibile la nostalgia per Bush, il peggiore presidente mai avuto nella storia degli USA. A Bush si deve la menzogna sui falsi armamenti di Saddam, una menzogna ispirata da Israele, ed una guerra disastrosa costata oltre tremila miliardi di dollari, un milione di morti e di cui non si vede la fine. Nessuno mi toglie dalla testa che gli sprechi di guerra siano la causa della crisi finanziaria ed economica di cui ancora non siamo usciti ed il cui fondo non si sa quale sia. Un “relativismo culturale” combattuto da una “nullità culturale” come Wilders è quanto di più improbabile e inverosimile possa ascoltarsi. Non si dimentichi infine che l’America è la terra dello sterminio degli indiani, per il quale non è stato mai imbastito nessun processo, nessuna giornata della memoria, nessun museo o monumento dell’«Olocausto».

6. Il Corano e il Talmud. – Anche se ho in casa una bella edizione del Corano, devo ammettere di non averlo letto. Ma ho letto e riletto più volte tutta la Bibbia ed in particolare il Vecchio Testamento. Di incitamenti all’«odio» ve ne sono più nell’ebraismo che in qualsiasi altra religione. L’ebreo olandese Spinoza dice nel suo trattato teologico-politico che l’odio è l’essenza stessa dell’ebraismo. Addentrandosi un poco negli studi teologici, si può constatare come non esista più il vecchio giudaismo precristiano, confluito nella Riforma di Gesù Cristo o della sua chiesa. Il moderno ebraismo è tutto di natura talmudica, ossia improntato all’odio e al disprezzo del goym. Non può essere casuale il fatto che in ogni paese e in ogni epoca vi siano state sommosse di popolo contro gli “intrusi” ebrei. La diffusione storica dell’Islam non è mai stata accompagnata da conversioni forzate. Wilders farebbe meglio a rivolgere le sue crociate contro il giudaismo e il sionismo che non contro l’Islam. Ma non lo può fare perché i suoi padroni e committenti si trovano a Tel Aviv.

7. Profonda ignoranza e forte pregiudizio razziale. – Sono quasi certo che Sergio Romano scelga spesso fra le sue lettere quelle consapevolmente a lui indirizzati da Troll sionisti. Non è una debolezza o un’ingenuità ma un modo per pronunciarsi sull’ideologia sionista che ha vitale bisogno di manifestarsi nella forma mediatica e con ogni altro mezzo possibile per conquistare un’egemonia culturale. Riportiamo per intero il profilo che Romano traccia di Wilders, un profilo che si aggiunge alla scheda biografica sopra data. Dice dunque Romano nel “Corsera” del 1 aprile 2009:
«Geert Wilders è un gio­vanotto olandese mol­to biondo (forse trop­po) che ha fondato il Partito per la libertà e ha realizzato qualche tempo fa un virulen­to libello cinematografico di 17 minuti contro l’Islam inti­tolato «Fitna» (in arabo: liti­gio, contrapposizione, guerra civile) che ha provocato in­fuocati dibattiti. Il discorso di cui lei parla fu pronunciato il 25 settembre 2008 all’albergo Four Seasons di New York nel quadro di un’iniziativa promossa dall’Istituto Hud­son. Come lei ricorda nella sua lettera, Wilders ha dipin­to un quadro apocalittico del­l’Europa d’oggi. Siamo invasi da una popolazione non assi­milabile che sta estendendo gradualmente la sua influen­za e dettando le regole della nostra vita civile. Nelle no­stre strade vi sono uomini che la fanno da padroni trat­tando le loro mogli come schiave e le nostre come pro­stitute. Stiamo perdendo il sentimento della nostra iden­tità culturale e siamo ormai alle soglie dell’islamizzazio­ne. La classe politica che ci go­verna dà prova di una colpe­vole cedevolezza. La situazione demografica è ancora più catastrofica. Se­condo Wilders, vi sono città in cui la maggioranza della popolazione al di sotto dei 18 anni è musulmana. Un numero di ebrei senza prece­denti fugge dalla Francia di fronte alla peggiore ondata di antisemitismo dopo la Se­conda guerra mondiale. È inutile sperare che i 54 milio­ni di musulmani europei (sic) acquisiscano i nostri co­stumi e valori. Sono creden­ti di una religione fanatica e intollerante, lettori di un li­bro sacro che non consente interpretazioni. Nella tesi di Wilders non vi sono soltanto evidenti e gros­solane esagerazioni. Vi sono anche una profonda ignoran­za della storia musulmana e un forte pregiudizio razziale. Supporre che l’Islam moder­no conservi intatte le caratte­ristiche della società in cui nacque e si sviluppò, nel setti­mo secolo dopo Cristo, è una forma di razzismo. Anche Oriana Fallaci scris­se articoli infuocati contro l’Islam e cedette talvolta alla tentazione di utilizzare argo­menti emotivi. Ma vi sono fra lei e Wilders due impor­tanti differenze. In primo luogo Fallaci è una scrittrice di grande talento, compara­bile per certi aspetti a Louis-Ferdinand Céline: uno scrittore di cui condan­niamo l’antisemitismo e am­miriamo la straordinaria for­za creativa. In secondo luo­go Fallaci era un’artista, non un politico, e parlava per i suoi lettori, non per i suoi elettori. Wilders ha un parti­to e ci dice con i suoi discor­si ciò che farebbe se prendes­se il potere. È probabilmente questa la ragione per cui le autorità britanniche non gli hanno permesso di uscire dall’aeroporto di Londra».
Aggiungerei che la Fallaci è anche una scrittrice morta, pace all’anima sua ed il cui talento letterario, per me mai disgiungibile dal contenuto, è cosa che non mi ha mai attratto o di cui non mi sono accorto. Certo, sa scrivere in lingua e forma italiana molto meglio di madonna Fiammetta, che alcuni candidano a successore di Oriana. Più interessante sarebbe l’accostamento a tal Udo Ufklotte, di cui meno si parla, ma che credo abbia gli stessi collegamenti di Wilders. Si potrebbe così tracciare una mappa politica dei movimenti antislamici diretti da Tel Aviv. Il testo di Sergio Romano sembra in relazione con un successivo articolo di Christopher Hitchens che appare cinque giorni dopo sul Corriere della Sera del 6 aprile 2009. A Sergio Romano lasciano scrivere Lettere, mentre gli articoli, gli editoriali, le analisi le riservano ad uomini dell’Hasbara come Battista, Ostellino o Hitchens. A quest’ultimo basta solo citare il nome Irving, al quale fu inibita a Roma una semplice conferenza. Di questo episodio non si parla, confinato come è nel dimenticatoio nazionale. Ma io spero di trovare in archivio la notizia d’epoca, per poi in appendice collocare links agli articoli di questi araldi della libertà di pensiero a senso unico.

8. Wilders e Williamson. – Il paragone è quanto mai plausibile. Le vedute personali dell’articolista Buruma sono tutte sue personali e quanto mai opinabili. I due eventi mediatici Wilders e Williamson sono pressoché contemporanei, ma il loro trattamento è diverso. Che siano “bizzarre” e “odiose” le idee di Williamson può essere per Buruma, ma non è una conclusione “normativa” per chi legge il suo articolo e gli “infami” commenti che lo condiscono nell’archivio da cui è tratto. In tutta la sua argomentazione l’articolo è assai fragile ed ogni lettore accorto ne puà ravvisare i punti deboli e sofistici. Resta però il merito di aver fatto l’accostamento. Supponendo che l’articolo abbia non poche migliaia di lettori sono certo che non pochi di essi potranno trarre conclusione diverse da quelle scongiurate da Ian Buruma. Intanto ci sono io. E che? Sono il solo a leggere ben diversamente gli eventi citati? È da aggungere che molto probabilmente i due eventi mediatici, la campagna di denigrazione e diffamazione contro Williamson e la campagna di sostegno a favore di Wilders, hanno la stessa regia e matrice.

9. Accoglienza trionfale negli USA. – Vi sarebbe da stupirsi se non fosse stato il contrario. Intendiamo però che gli ambiente della buona accoglienza siano quelli giudaico-sionisti, che certamente hanno un grandissimo potere, specialmente nell’elezione dei parlamentari cui forniscono o meno i fondi elettorali a seconda della stretta osservanza filoisraeliana. Questa è l’America! Quanto al “Mein Kampf” che con abissale ignoranza oltre che totale irresponsabilità Wilders equipara ad un testo del tutto diverso come il Corano è il caso di ricordare che a tutt’oggi non ne è consentita la lettura e pubblicazione integrale. Proprietario dei diritti del “Mein Kampf” è il governo bavarese, che ne inibisce la traduzione e pubblicazione integrale del testo. Per chi avesse soltanto interessi di studio non è agevole procurarsi un’edizione criticamente ineccepibile. Per questi testi sono disponibili edizioni ridotte, sempre accompagnate da una professione demonizzante del testo che il lettore dovrebbe leggere e giudicare autonomamente. Ma si sa che il popolo è minorenne e la nostra democrazia è saggiamente sorvegliata da centinaia di basi americane sparse sul tutto il continente. Le stesse basi che si vorrebbero impiantare in Medio Oriente a migliore edificazione della “nostra” insuperabile democrazia con il suo regime di libertà di manifestazione del pensiero a senso unico. In Iraq hanno già incominciato, ma gli iracheni non hanno ancora espresso il pieno gradimento di una presenza così caritatevole e disinteressata. Quanto all’unico, deprecabile, esecrabile omicidio del regista van Gogh sarebbe il caso di contrapporre i quotidiani innumerevoli «omicidi mirati» dovuti non a fanatici irresponsabili, cioè che rispondono a loro stessi, ma commissionati dal governo israeliano in ogni parte del mondo. A Roma basta ricordare il rapimento di Mordecai Vanunu, colpevole di aver rivelato al mondo l’esistenza dell’atomica israeliana, il cui scopo ci deve essere ancora ufficialmente e farisaicamente spiegato. Sull’«odio» la speculazione ha ormai raggiunto i massimi livelli di saturazione. Non è dato sapere quale sia la sua concreta efficacia. Potrebbe essere un boomerang per chi ha pensato questa campagna così orchestrata. Interessante il modo in cui Blum parla di se stesso: “è con noi. OK”. È stato così introdotto alla corte di Wilders. Sappiamo così anche noi che lui è con lui. E ne possiamo trarre giudizio. È anche interessante la descrizione dell’apparato mediatico che funzione in modo con Williamson e in un altro con Wilders. Ho letto di Williamson che per levarsi di torno una canaglia non ha potuto far ricorso ad una pubblica protezione, ma ha dovuto far vedere il suo possente pugno rivolto verso la faccia della canaglia sionista. Mah!

10. Chi opprime chi? – Solo due parole per confutare le corbellerie concesse da Wilders in forma di intervista al Giornale, un fogliaccio che ne pare contento. Basta ricordare che nessuna armata musulmana o isamica si trova in Europa, da dove i mori insieme agli ebrei furono espulsi nel 1492. Al contrario militari della NATO, fra cui anche italiani, sono presenti in Afghanistan, in Iraq e in altri paesi mediorientali. Non sembra che gli indigeni gradiscano questa presenza. Contando i morti italiani di Falluja e quelli più recenti in Afghanistan, ne dovremmo sapere qualcosa per esperienza diretta.

11. Peppina è con Wilders. – È con disagio e insofferenza che mi occupo ogni tanto di Peppina Priester, un basso prodotto dell’Hasbara. Che lei stia con Wilders non ci sorprende e neppure ci infastidisce. Il problema è come noi possiamo stare alla larga da entrambi, come possiamo dissociare la nostra spiritualità dalla loro, come possiamo sottrarci alla loro tirannia considerando che parte della legislazione che ci governa è stata prodotta dalle Lobbies di cui Peppina è parte integrante. Costoro più che cacciare gli islamici dall’Europa avranno più facile successo nel renderci estranei in patria. Anzi ci sono già riusciti considerando il caso Williamson, dove ad un cittadino britannico è stato negato nella civilissima europea, cristiana e giudaica, di potersi liberamente esprimere. Williamson se mette piede in Germania rischia addirittura l’incriminazione e l’arresto per aver osato pensare e dire quel che pensa dietro richiesta di una giornalista forse mandato allo scopo. Di marce in cui si grida “ebrei alle camere a gas ebrei ai forni” io non ho mai udito. Forse a gridare quegli slogans erano agenti del Mossad appositamente istruiti. Ma anche se avessero per davvero gridato così chiunque fosse stato è da chiedersi se “gridare” è lo stesso che “fare” e se deve essere punito il “gridare” magari in stato di ubriachezza o per burla ed il “fare”. Inutile porre il quesito a Peppina. Caspita, Peppina un’educatrice! E che educatrice! Parla di indottrinamento come se l’hasbara non esistesse. Non si guarda allo specchio. Non possiede uno specchio. O meglio pensa che chi legge – anche io sono in fondo un “Lettore” critico di IC – non sappia valutare, ma sia pronto ad applaudire. Quanto non a potenziali killer, ma a killer effettivi basta volgere lo sguardo ad Israele ed a chi proprio a New York fornisce le armi. Peppina che parla di pedagogia fa la stessa mpressione di un coccodrillo che parla di cucina vegetariana. Peppina insiste e non è sola nei toni trionfalistici in cui si commenta una decisione giudiziale inglese a proposito del non gradimento inflitto su suolo inglese al parlamentare razzista. A difesa di wilders si tirano qui in ballo i principi della libertà di idee, quelle idee che invero a Wilders mancano del tutto. Il problema è che gli stessi principi sono a senso unico e non vengono riconosciuti quando si tratta di revisionismo storico o quando a Irving decenni or sono fu impedito di tenere a Roma una conferenza. Fu rispedito indietro con lo stesso aereo con cui era venuto. I casi che qui si potrebbero fare sono innumerevoli. Ma la coerenza nei principi e negli argomenti non è qualcosa di cui gli hasbaroti si danno minima cura. Basta che aprino la bocca e ne tirino fuori dei suoni.

12. Geert processato. – Ci eravamo quasi dimenticati di questo personaggio. La nuova è che è sotto processo nel suo proprio paese, l’Olanda, dove aveva costituito la sua roccaforte. La catastrofe dell’Europa è di fatto il dominio israeliano attraverso una rete di lobbies nazionali, che vedono in un Geert Wilders il loro uomo. Non stupisce che un simile uomo piaccia a Daniel Pipes, che ne fa addirittura il più importante uomo politico europeo oggi vivente. Non è che Daniel Pipes importi gran che dell’Europa e della sua identità, irrimediabilemente compromessa da quando nel 1945 si trovo interamente occupata, divisa, smembrata. Da allora il dominio si esercita non poco sul piano della sovrastruttura ideologica, per usare le categorie gramsciane. La crescente presenza musulmana in Europa preoccupa solo per la sua irriducibilità al controllo sionista. Infatti, il sionismo può essere sintetizzata nella sua volontà di annientamento di tutto il mondo mediorientale a prevalenza islamico. Se con ristrette lobbies nazionali Israele riesce a controllare tutta l’Europa, una forte presenza musulmana – peraltro molto più rispettosa delle identica locali di quanto non lo siano le Lobbies – scombina tutti i calcoli finora fatti. Basta la sola presenza per evidenziare il chiaroscuro di un’ideologia che opprime sia il Medio Oriente sia l’Europa come le due facce di una stessa medaglia. L’islamofobia è un prodotto della propaganda israeliana in Europa. Se ne scoprono talvolta gli agenti stipendiati e non ci vuole davvero grande discernimento per scoprire l’ispirazione e le connessioni. Interessante leggere che Wilders viene processato sulla base delle stesse leggi che erano state pensate per la protezione degli ebrei. Vi sarebbero qui delle riflessioni da fare, ma occorre rimandarle ad altro momento.

13. Nuove sull’eroe in guerra contro «lo straccetto musulmano». – È da rilevare non già ciò che di nuovo, anzi di vecchio si apprende su Wilders, ma la qualità del “corretto” e hasbarotico commento, alquanto surreale. È da credere a una diretta emanazione dagli uffici israeliani della propaganda. È del tutto inverosimile che una persona con giudizio autonoma possa scrivere commenti simili e tanto stereotipati. Forse si tratta addirittura di un soft che dati certi input scarica corrispondenti output.

14. Wilders svelato. – Andando al link si accede ad un’analisi di Antonio Grego sul personaggio Wilders e su come si spiega il fenomeno che lo ha visto nascere. L’Olanda si trova effettivamente in una situazione di sfascio sociale ed economico. Su di essa specula Wilders.
(segue)

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