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Ero indeciso se dedicare una scheda a chi mi è parso subito un povero infelice, un emarginato di nome Mohamed Game, quali ce ne sono molti senza nome e senza volto che vivono in Italia. Ho subodorato una nuova speculazione razzista ed islamofa. Ripeto senza stancarmi che questo monitoraggio è specificatamente rivolto ad individuare ed evidenziare il modo in cui la propaganda sionista si manifesta nei media, le sue tecniche, le sue astuzie, i suoi inganni. Una scheda su Mohamed Game poteva però essere laboriosa per i dati da raccogliere su un evento con indagini ancora in corso e con un facile rischio di essere equivocati da avversari e nemici che non aspettano altro venga loro offerta l’occasione. Due articoli che mi sono capitati sotto occhio nel giro di ventiquattro ore mi hanno però convinto a seguire il caso. Si tratta di un articolo di Miguel Martinez che riconduce il caso alla sua dimensione umana che merita la nostra pietà. L’altro è l’articolo di un professionista dell’islamofobia che ha creduto di trovare un’occasione succulenta per la sua propaganda sionista. Dirò più sotto dell’uno e dell’altro articolo in due distinti paragrafi. Qui voglio enunciare un dato costante che emerge dal mio monitoraggio. La presenza musulmana in Italia ed Europa è crescente come normale immigrazione. Mentre è in pieno svolgimento una campagna hasbarotica per inculcarci che “Israele siamo noi” e quindi dovremmo fare nostri i crimini denunciati in ultimo nel rapporto Goldstone, diventa impraticabile un simile lavaggio del cervello fatto ad islamici, fatta eccezione per apostati fortunati come Madgi Cristiano ah ah Allam. Ecco che occorre montare l’opinione pubblica italiana, cioè i giornali e le televisioni, contro tutto ciò che è islamico. Ed ogni pretesto è buono. Anche un povero disgraziato come Mohamed, che ci fa paura solo perché ci fa scoprire sempre più ipocriti, sempre più farisei.
Ver. 1.0/14.10.09
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Sommario: 1. Un profilo di Mohamed nell’analisi comparata di Miguel. – 2. Infame speculazione. – 3. Ora scrive anche Parsi. – 4. La farsa degli “attentati islamici” in Italia. – 5. Processo a “Porta a Porta” ossia a porte aperte. – 6. Ti pareva! Giulio si unisce al coro. –
1. Un profilo di Mohamed nell’analisi comparata di Miguel. – In un suo articolo, ripreso dall’aggregatore “Come don Chisciotte”, Miguel Martinez mette insieme comparandoli diversi fatti di questi giorni ed al loro interno colloca la vicenda tutta umana a Mohammed Game. Ieri mi ha fatto quasi ridere il ministro Maroni che in televisione parlava di evento “comparabile” al fenomeno dei kamikaze. Sembrava già che le città italiane fossero diventate tante Bagdah. Rischio da non sottovalutare del tutto considerata l’irresponsabilità dei nostri politici e dei nostri ministri. In Afghanistan, se vogliono, ci vadano militari italiani in veste da privati contractors, se lo vogliono e non trovano altro sistema per fare rapidamente soldi, ma non mi sento proprio di concedere a questi soldati il logo della bandiera italiana e quindi di assumermi anche io come italiano la responsabilità di ciò che fanno, solidarietà a parte per tutte le disgrazie e i pericoli cui vanno incontro per colpa dei nostri politici. Che Larussa con la sua barbetta andasse lui a farla la guerra in Afghanistan o dove altro vuole. E magari ci resti. Nel profilo di Miguel l’immagine che viene fuori del fallito attentatore alla caserma è quella di un emargina cui è mancata la nostra solidarietà, la nostra capacità di accoglierlo nel nostro paese. Non emerge altro. Rinvio all’articolo. Il “mostro” non c’è. Mostri siamo forse noi, non lui.
2. Infame speculazione. – Manco il nome voglio fare dell’articolista che su “Libero” tenta una speculazione infame, per esser moderati nel linguaggio. Non mi preoccupa il fatto che un libico possa diventare cittadino italiano, ma che mio concittadino ahimé sia il tizio che scrive un articolo razzista su una vicenda umana che richiederebbe tutta la nostra pietà, fatti i debiti scongiuri per la tragedia scampata. Il “nostro Paese” non è poi tanto “nostro” se dobbiamo conviverci io e lui. Se è finita l’epoca del “buonismo”, è bene dunque fare distinzioni e alzare steccati. L’operazione mediatica è quella dell’identità imposta e sovrapposta, di chi appartiene ad una vasta concertazione di interessi antinazionali che ritiene la nuova identità si debba chiamare Auschwizt. Revisionismo storico a parte, ho detto in pubbliche occasioni che respingo nel modo più assoluto questa operazione politico-culturale. Il problema non sono le 650 moschee la cui gestione dovrebbe essere posta sotto tutela, secondo il bello brutto spirito di Carlo l’Islamofobo, ma i centri lobbistici sionisti che hanno irrimediabilmente compromesso l’ebraismo italiano al punto di farci seriamente dubitare della loro italianità.
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3. Ora scrive anche Parsi. – Se Mohamed ha infranto leggi penali, non vi è santo cristiano o musulmano che possa salvarlo. Ma da qui, dal gesto di un singolo, di cui molti sanno ancora prima che le indagini siano concluse, a passare a misure restrittive per tutta una comunità da sottoporre ad aparthed – secondo il modello israeliano – il passo è lungo. Vedremo.
4. La farsa degli “attentati islamici” in Italia. – Nell’articolo apparso su “Progetto Eurasia” trovo elementi che suffragano la mia sensazione che si stia tentando disperatamente di montare la bufala per poi dare quel giro di vite che gli islamofobi reclamano da gran tempo.
5. Processo a “Porta a Porta” ossia a porte aperte. – Non immaginavo quando ho pensato questa scheda che il caso sarebbe montato. È ancora in corso la trasmissione di “Porrta a Porta” e approfitto di una pausa pubblicità per scrivere queste righe, giusto per sfogarmi, con delle parole e non certo imbottendomi e facendomi esplodere da qualche parte. È una trasmissione vergognosa e mi vergogno di avere come concittadini i personaggi che vedo. Protrei lanciare loro una scarpa in faccia, ma romperei il televisore… A notte avanzata il razzismo si tagliava a fette e si poteva vendere a quintali, anzi a tonnellate, considerando il peso dei corpi umani coinvolti. L’atteggiamento di Larussa, che è ministro, è stato di una estrema civiltà quando in televisione bollava come “imputato morale” il solo musulmano che sono stati costretti ad invitare. Vespa ha spiegato che non poteva non invitarlo essendo lui il titolare del centro islamico di via Venier, di cui appunto si doveva parlare e che era tutto quanto sul bancone degli accusati. Con fare minaccioso, da vero prepotente, Larussa voleva sapere dal musulmano se approvava o non approvava la missione italiana in Afghanistan. Comprensibilmente intimidito il musulmano ha rifiutato di rispondere, dicendo che se la risposta l’avesse data Bossi, qualsiasi essa fosse, sarebbe stata lecita. Non così per lui che era vergognosamente chiamato a forzare la sua coscienza, coartandola sulla tv di stato. Poteva chiederlo a me, Larussa! A me che sarei stato più che lieto a sputargliela in faccia la risposta: che ci stiamo a fare in Afghanistan? Per portare una libertà ed una dignità che non abbiamo noi a casa nostra? Che se ne tornino i soldati! Oppure che ci vadano con un ingaggio da contractors privati che consente loro di guadagnare in un giorno quello che ora riscuotono in un mese. Realizzando anche loro l’obiettivo dei contractors iracheni, cioì 150.000 dollari all’anno, possono comprarsi la casa in qualche anno di lavoro.
Io al momento vedo un tentato suicidio di un povero disgraziato che non ha mai avuto l’aiuto che ci chiedeva. E di disgraziati come lui l’Italia ne conta a milioni. La stessa tv di stato ha dato la crifra delle persone nel mondo che soffrono la fame, che hanno fame, che muoiono di fame: un miliardo di persone! Per la guerra in Iraq, la guerra di Bush a suon di menzogne, la guerra degli ebrei, di quelli circoncisi e di quelli della porta, sono state spese, secondo la cifra che lessi qualche anni fa, ben... tremila miliardi di dollari. Il conto è presto fatto e per nulla difficile: un miliardo di affamati e tremila miliardi di dollari per la sola guerra in Iraq! Non vedo nessuna strage e nessun terrorismo nella disperazione di Mohamed, di cui fino a ieri mi era persona del tutto ignota e per la quale provo sono pietà, quella pietà cristiana che gli Occidentali cristiano hanno ieri sera platealmente negata. Ma se anche fosse ciò che loro paventano, e cioè un inizio di attentati suicidi in Italia, io sono soltanto spinto a chiedermi il perché e non certo a difendere la personale politica di Larussa e dei suoi quattro compari.
Se in Italia non si trovano parte di quel miliardo di quelle persone che soffrono ogni giorno la fame, ci sono certamente moltissimi italiani, direi la stragrande maggioranza, che ogni giorno sono assilati da ben altri problemi che non quello di fare la guerra in Afghanistan, un paese di cui gli stessi deputati non sanno dire il nome e neppure sanno dove si trovi sulla carta geografica. Se in Italia...
6. Ti pareva! Giulio si unisce al coro. – Ormai riesco a prevedere le campagne mediatiche. Vuol dire che sono forse diventato bravo nel capire i meccanismi della propaganda e dei suoi camali di propagazione. Al coro del diamo addosso all’islamico si unisce Giulio Meotti, che vive culturalmente e spiritualmente parlando solo di hasbara. Se non che il diavolo ci ha messo la coda. Al luciferino La Russa che proprio ieri violentava il mite islamico via etere cada oggi una tegola in testa con la notizia diffusa dal Times, non dal Foglio o da Libero o dall’Opinione, che in tre sommano zero, secondo cui gli eroici soldati italiani hanno pagato per avere la loro incolumità. Il ministro ha annunciato una querela al giornale inglese. Mah! Nessuna querela ci può impedire di pensare quel che vogliamo. Resta da vedere fin dove giungerà la campagna dello “sbatti il mostro in prima pagina” e chi riusciranno a convincere. Io credo che sempre più italiani si interrogheranno seriamente sulla nostra politica estera ed in particolare sulle vere ragioni della nostra presenza in Afghanistan e troveranno facilmente che di ragioni non ne esistono. Si noti la frase hasbarotica: « I “kamikaze made in Europe” sembrano aver lasciato il passo a un progetto totalitario di islamizzazione lenta, graduale e non violenta». Ci vuole dire il nostro agente: non badiamo ai singoli reati da perseguire, ma leviamo l’acqua ai pesci. Dunque lotta a tutto l’Islam in Europa e via libera all’ebraismo, ossia allo Stato ebraico di Israele che in Medio Oriente sta facendo per noi tutto il lavoro sporco. Il problema è: ma chi glielo ha detto di farlo questo lavoro e chi vuole davvero che il lavoro sia fatto? Probabilmente le sole comunità ebraiche d’Europa, che sanno di essere pochine e cercano di manipolare a più non posso gli ignari e sprovveduti. La disonestà intellettuale dell’hasbarota del Foglio consiste nel collegare il povero libico con un contesto generale che egli probabilmente ignora del tutto. Noi invece dovremmo pensare stavolta sì ad un vero e proprio “complotto”, non più “ebreo”, ma “islamico”. Ah! Dimenticavo: cosa sia questo gidaismo io ancora devo capirlo e sono lungi dal credere che sia qualcosa di effettivamente esistente. Ma devo ancora studiare il problema, questo insieme a tanti altri, proprio tanti. E se anche esistesse il fenomeno che ci vogliono presentare, occorre chiedersi perché esiste. E credo che anche per questa via si ritorni a Tel Aviv, da dove mi insidia il solito provocatore di “Viva Israele”, di cui rifiuto le intrusioni.
Ero indeciso se dedicare una scheda a chi mi è parso subito un povero infelice, un emarginato di nome Mohamed Game, quali ce ne sono molti senza nome e senza volto che vivono in Italia. Ho subodorato una nuova speculazione razzista ed islamofa. Ripeto senza stancarmi che questo monitoraggio è specificatamente rivolto ad individuare ed evidenziare il modo in cui la propaganda sionista si manifesta nei media, le sue tecniche, le sue astuzie, i suoi inganni. Una scheda su Mohamed Game poteva però essere laboriosa per i dati da raccogliere su un evento con indagini ancora in corso e con un facile rischio di essere equivocati da avversari e nemici che non aspettano altro venga loro offerta l’occasione. Due articoli che mi sono capitati sotto occhio nel giro di ventiquattro ore mi hanno però convinto a seguire il caso. Si tratta di un articolo di Miguel Martinez che riconduce il caso alla sua dimensione umana che merita la nostra pietà. L’altro è l’articolo di un professionista dell’islamofobia che ha creduto di trovare un’occasione succulenta per la sua propaganda sionista. Dirò più sotto dell’uno e dell’altro articolo in due distinti paragrafi. Qui voglio enunciare un dato costante che emerge dal mio monitoraggio. La presenza musulmana in Italia ed Europa è crescente come normale immigrazione. Mentre è in pieno svolgimento una campagna hasbarotica per inculcarci che “Israele siamo noi” e quindi dovremmo fare nostri i crimini denunciati in ultimo nel rapporto Goldstone, diventa impraticabile un simile lavaggio del cervello fatto ad islamici, fatta eccezione per apostati fortunati come Madgi Cristiano ah ah Allam. Ecco che occorre montare l’opinione pubblica italiana, cioè i giornali e le televisioni, contro tutto ciò che è islamico. Ed ogni pretesto è buono. Anche un povero disgraziato come Mohamed, che ci fa paura solo perché ci fa scoprire sempre più ipocriti, sempre più farisei.
Ver. 1.0/14.10.09
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Sommario: 1. Un profilo di Mohamed nell’analisi comparata di Miguel. – 2. Infame speculazione. – 3. Ora scrive anche Parsi. – 4. La farsa degli “attentati islamici” in Italia. – 5. Processo a “Porta a Porta” ossia a porte aperte. – 6. Ti pareva! Giulio si unisce al coro. –
1. Un profilo di Mohamed nell’analisi comparata di Miguel. – In un suo articolo, ripreso dall’aggregatore “Come don Chisciotte”, Miguel Martinez mette insieme comparandoli diversi fatti di questi giorni ed al loro interno colloca la vicenda tutta umana a Mohammed Game. Ieri mi ha fatto quasi ridere il ministro Maroni che in televisione parlava di evento “comparabile” al fenomeno dei kamikaze. Sembrava già che le città italiane fossero diventate tante Bagdah. Rischio da non sottovalutare del tutto considerata l’irresponsabilità dei nostri politici e dei nostri ministri. In Afghanistan, se vogliono, ci vadano militari italiani in veste da privati contractors, se lo vogliono e non trovano altro sistema per fare rapidamente soldi, ma non mi sento proprio di concedere a questi soldati il logo della bandiera italiana e quindi di assumermi anche io come italiano la responsabilità di ciò che fanno, solidarietà a parte per tutte le disgrazie e i pericoli cui vanno incontro per colpa dei nostri politici. Che Larussa con la sua barbetta andasse lui a farla la guerra in Afghanistan o dove altro vuole. E magari ci resti. Nel profilo di Miguel l’immagine che viene fuori del fallito attentatore alla caserma è quella di un emargina cui è mancata la nostra solidarietà, la nostra capacità di accoglierlo nel nostro paese. Non emerge altro. Rinvio all’articolo. Il “mostro” non c’è. Mostri siamo forse noi, non lui.
2. Infame speculazione. – Manco il nome voglio fare dell’articolista che su “Libero” tenta una speculazione infame, per esser moderati nel linguaggio. Non mi preoccupa il fatto che un libico possa diventare cittadino italiano, ma che mio concittadino ahimé sia il tizio che scrive un articolo razzista su una vicenda umana che richiederebbe tutta la nostra pietà, fatti i debiti scongiuri per la tragedia scampata. Il “nostro Paese” non è poi tanto “nostro” se dobbiamo conviverci io e lui. Se è finita l’epoca del “buonismo”, è bene dunque fare distinzioni e alzare steccati. L’operazione mediatica è quella dell’identità imposta e sovrapposta, di chi appartiene ad una vasta concertazione di interessi antinazionali che ritiene la nuova identità si debba chiamare Auschwizt. Revisionismo storico a parte, ho detto in pubbliche occasioni che respingo nel modo più assoluto questa operazione politico-culturale. Il problema non sono le 650 moschee la cui gestione dovrebbe essere posta sotto tutela, secondo il bello brutto spirito di Carlo l’Islamofobo, ma i centri lobbistici sionisti che hanno irrimediabilmente compromesso l’ebraismo italiano al punto di farci seriamente dubitare della loro italianità.
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3. Ora scrive anche Parsi. – Se Mohamed ha infranto leggi penali, non vi è santo cristiano o musulmano che possa salvarlo. Ma da qui, dal gesto di un singolo, di cui molti sanno ancora prima che le indagini siano concluse, a passare a misure restrittive per tutta una comunità da sottoporre ad aparthed – secondo il modello israeliano – il passo è lungo. Vedremo.
4. La farsa degli “attentati islamici” in Italia. – Nell’articolo apparso su “Progetto Eurasia” trovo elementi che suffragano la mia sensazione che si stia tentando disperatamente di montare la bufala per poi dare quel giro di vite che gli islamofobi reclamano da gran tempo.
5. Processo a “Porta a Porta” ossia a porte aperte. – Non immaginavo quando ho pensato questa scheda che il caso sarebbe montato. È ancora in corso la trasmissione di “Porrta a Porta” e approfitto di una pausa pubblicità per scrivere queste righe, giusto per sfogarmi, con delle parole e non certo imbottendomi e facendomi esplodere da qualche parte. È una trasmissione vergognosa e mi vergogno di avere come concittadini i personaggi che vedo. Protrei lanciare loro una scarpa in faccia, ma romperei il televisore… A notte avanzata il razzismo si tagliava a fette e si poteva vendere a quintali, anzi a tonnellate, considerando il peso dei corpi umani coinvolti. L’atteggiamento di Larussa, che è ministro, è stato di una estrema civiltà quando in televisione bollava come “imputato morale” il solo musulmano che sono stati costretti ad invitare. Vespa ha spiegato che non poteva non invitarlo essendo lui il titolare del centro islamico di via Venier, di cui appunto si doveva parlare e che era tutto quanto sul bancone degli accusati. Con fare minaccioso, da vero prepotente, Larussa voleva sapere dal musulmano se approvava o non approvava la missione italiana in Afghanistan. Comprensibilmente intimidito il musulmano ha rifiutato di rispondere, dicendo che se la risposta l’avesse data Bossi, qualsiasi essa fosse, sarebbe stata lecita. Non così per lui che era vergognosamente chiamato a forzare la sua coscienza, coartandola sulla tv di stato. Poteva chiederlo a me, Larussa! A me che sarei stato più che lieto a sputargliela in faccia la risposta: che ci stiamo a fare in Afghanistan? Per portare una libertà ed una dignità che non abbiamo noi a casa nostra? Che se ne tornino i soldati! Oppure che ci vadano con un ingaggio da contractors privati che consente loro di guadagnare in un giorno quello che ora riscuotono in un mese. Realizzando anche loro l’obiettivo dei contractors iracheni, cioì 150.000 dollari all’anno, possono comprarsi la casa in qualche anno di lavoro.
Io al momento vedo un tentato suicidio di un povero disgraziato che non ha mai avuto l’aiuto che ci chiedeva. E di disgraziati come lui l’Italia ne conta a milioni. La stessa tv di stato ha dato la crifra delle persone nel mondo che soffrono la fame, che hanno fame, che muoiono di fame: un miliardo di persone! Per la guerra in Iraq, la guerra di Bush a suon di menzogne, la guerra degli ebrei, di quelli circoncisi e di quelli della porta, sono state spese, secondo la cifra che lessi qualche anni fa, ben... tremila miliardi di dollari. Il conto è presto fatto e per nulla difficile: un miliardo di affamati e tremila miliardi di dollari per la sola guerra in Iraq! Non vedo nessuna strage e nessun terrorismo nella disperazione di Mohamed, di cui fino a ieri mi era persona del tutto ignota e per la quale provo sono pietà, quella pietà cristiana che gli Occidentali cristiano hanno ieri sera platealmente negata. Ma se anche fosse ciò che loro paventano, e cioè un inizio di attentati suicidi in Italia, io sono soltanto spinto a chiedermi il perché e non certo a difendere la personale politica di Larussa e dei suoi quattro compari.
Se in Italia non si trovano parte di quel miliardo di quelle persone che soffrono ogni giorno la fame, ci sono certamente moltissimi italiani, direi la stragrande maggioranza, che ogni giorno sono assilati da ben altri problemi che non quello di fare la guerra in Afghanistan, un paese di cui gli stessi deputati non sanno dire il nome e neppure sanno dove si trovi sulla carta geografica. Se in Italia...
6. Ti pareva! Giulio si unisce al coro. – Ormai riesco a prevedere le campagne mediatiche. Vuol dire che sono forse diventato bravo nel capire i meccanismi della propaganda e dei suoi camali di propagazione. Al coro del diamo addosso all’islamico si unisce Giulio Meotti, che vive culturalmente e spiritualmente parlando solo di hasbara. Se non che il diavolo ci ha messo la coda. Al luciferino La Russa che proprio ieri violentava il mite islamico via etere cada oggi una tegola in testa con la notizia diffusa dal Times, non dal Foglio o da Libero o dall’Opinione, che in tre sommano zero, secondo cui gli eroici soldati italiani hanno pagato per avere la loro incolumità. Il ministro ha annunciato una querela al giornale inglese. Mah! Nessuna querela ci può impedire di pensare quel che vogliamo. Resta da vedere fin dove giungerà la campagna dello “sbatti il mostro in prima pagina” e chi riusciranno a convincere. Io credo che sempre più italiani si interrogheranno seriamente sulla nostra politica estera ed in particolare sulle vere ragioni della nostra presenza in Afghanistan e troveranno facilmente che di ragioni non ne esistono. Si noti la frase hasbarotica: « I “kamikaze made in Europe” sembrano aver lasciato il passo a un progetto totalitario di islamizzazione lenta, graduale e non violenta». Ci vuole dire il nostro agente: non badiamo ai singoli reati da perseguire, ma leviamo l’acqua ai pesci. Dunque lotta a tutto l’Islam in Europa e via libera all’ebraismo, ossia allo Stato ebraico di Israele che in Medio Oriente sta facendo per noi tutto il lavoro sporco. Il problema è: ma chi glielo ha detto di farlo questo lavoro e chi vuole davvero che il lavoro sia fatto? Probabilmente le sole comunità ebraiche d’Europa, che sanno di essere pochine e cercano di manipolare a più non posso gli ignari e sprovveduti. La disonestà intellettuale dell’hasbarota del Foglio consiste nel collegare il povero libico con un contesto generale che egli probabilmente ignora del tutto. Noi invece dovremmo pensare stavolta sì ad un vero e proprio “complotto”, non più “ebreo”, ma “islamico”. Ah! Dimenticavo: cosa sia questo gidaismo io ancora devo capirlo e sono lungi dal credere che sia qualcosa di effettivamente esistente. Ma devo ancora studiare il problema, questo insieme a tanti altri, proprio tanti. E se anche esistesse il fenomeno che ci vogliono presentare, occorre chiedersi perché esiste. E credo che anche per questa via si ritorni a Tel Aviv, da dove mi insidia il solito provocatore di “Viva Israele”, di cui rifiuto le intrusioni.
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