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Su invito di un Lettore di “Civium Libertas” traggo spunto per una nuova serie di post, dedicata a quelle Lettere di Sergio Romano che suscitano un particolare interesse per la tematica solitamente affrontata in questo blog. Delle Lettere di Sergio Romano che appaiono in rubrica fissa sul “Corriere della Sera” mi sono occupato spesso per difendere l’ambasciatore – beninteso senza aver ricevuto da lui nessuna delega – dagli attacchi volgari che gli provengono dall’Hasbara italiana, cioè dal sito «Informazione Corretta», che mai firma i testi offensivi e denigratori con cui attacca da circa otto anni ogni voce anche lievemente critica verso il governo israeliano, o gli interessi ebraaici in Italia, in Israele, nel mondo. Mi sono fatto anche la convinzione che le lettere di questo genere indirizzate a Sergio Romano sia concertate. Si comprende bene come dietro non vi siano casuali lettori, ma gruppi organizzati che agiscono sostenendo punti di vista standardizzati, probabilmente confezionati in Israele. È dunque opportuno contrapporre organizzazione e sistematici ad organizzazione consolidata e certamente finanziata. Ci serviremo anche dell’archivio storico del Corriere.
La prima cosa che attrae la mia attenzione è la firma della lettera alla quale Sergio Romano risponde. Chi è che gli scrive? Nientemeno l’on. Enrico Pianetta che si firma come Presidente dell’Associazione parlamentare Italia-Israele. Mi si torcono le budella. Ma provo a spiegarmi con calma. Che io sappia i membri delle comunità ebraiche in Italia non dovrebbero essere superiori a 30.000 unità o al massimo 40-45 mila. Questi sono i numeri che mi è capitato di leggere qua e là. Ebbene, credo che l’on. Pianetta sia un ebreo e se sono in errore non credo che sia per lui un’onta esserlo né ritengo io che lo sia. Ma non credo che sia l’unico ebreo in parlamento. Cito a mente, salvo veniale errore e con piena facoltà di venir corretto da chiunque lo voglia: Nirenstein, Ruben, Fiano, Frattini e penso altri ancora. La costituzione italiana dice che un parlamentare non importa di quale partito sia rappresenta la nazione italiana nella sua interezza e a tutela di ciò è previsto il divieto di mandato imperativo. Ciò significa che il deputato una volta eletto se ne può tranquillamente infischiare dei suoi elettori. Lo sapeva bene il comico Totò che ci aveva avvertito per tempo. Ma non mi diffondo su delicate questioni di diritto costituzionale. Osservo soltanto che se l’on. Pianetta, addirittura presidente di un’Associazione parlamentare Italia-Israele, dovesse rappresentare gli ebrei d’Italia che forse si riconoscono più in Israele come loro prima patria che non con l’Italia, avrebbe una comunità iperrappresentata in parlamento. Quanti voti ci vogliono per eleggere un parlamentare? Credono che 40/45 mila non basterebbero, ammesso che tutti gli ebrei votino allo stesso modo ed abbiano un voto differenziato, come ad esempio gli altoatesini che non credo abbiano lo stesso numero dei parlamentari ebrei.
Qui mi fermo senza addentrarmi in spinosi problemi come quella della doppia o tripla fedeltà, cittadinanza, identità, che prima o poi dovremo affrontare in modo organico. Vado invece al punto che mi sembra contraddica vistosamente ciò che Pianetta vorrebbe far credere. Per chi abbia letto il volume insuperato di Mearsheimer e Walt sulla “Israel lobby e la politica estera americana” non è difficile avere chiaro il concetto di “lobby” che sono per timore di strumentali accuse di antisemitismo non è detta “lobby ebraica” ma più genericamente “Israel lobby”. È però vero che esistono i “cristiani sionisti”, importanti sostenitori di Israele, che in quanto cristiano non dovrebbero essere “ebrei”. A leggere tuttavia i libri del teologo don Curzio Nitoglia si potrebbe contestare ai puritani americani, che hanno sulla coscienza il genocidio degli indiani, il nome di “cristiani”. Ma lasciamo perdere queste digressioni quanto mai allettanti. E torniamo a bomba. L’on. Pianetta con il suo scoperto “gruppo parlamentare Italia-Israele” può ben costituire l’equivalente italiano di quella Lobby di cui si parla nel libro dei due politologi americani, regolarmenti tacciati di antisemitismo, accusa che è ormai chiaro a tutti sia del tutto strumentale e finalizzata a intimidire ogni avversario, attesa la qualificazione penale che un’accusa di antisemitismo sempre riveste. Si può essere tranquillamente antitaliani o anticristiani o antipalestinesi o antislamici etc. senza temere conseguenze penali di nessun genere. Ma essere “antisemiti” non si può. Salvo poi a riuscire a capire cosa significa essere “antisemiti”.
Prima di addentrarmi nella lettura dei testi voglio ancora soffermarmi su questa strana “associazione parlamentare Italia-Israele” che non ricordo di aver mai studiato nei miei manuali di diritto costituzionale. Mi sono laureato nel lontano 1975 e può darsi che i nuovi manuali siano stati aggiornati. Ma chi rappresenta questa “associazione”? Se non vado errato fu proprio questa associazione che durante l’Operazione Piombo Fuso indisse una manifestazione di sostegno ad Israele, e dunque a “Piombo Fuso” – responsabile di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” secondo l’ebreo Goldstone (pure lui antisemita?) –, una manifestazione che si tenne in Piazza Montecitorio e che aveva l’adesione di 100 parlamentari. Come cronista era presente sulla piazza, ma non per la durata di tutta la manifestazione. In quello stesso giorno se ne svolgevano altre due di segno opposto, anche se con graduazioni. Di tutte la meno numerosa era decisamente quella indetta dalla suddetta Associazione che non era riuscita ad attrarre più di 400 partecipanti (meno almeno due che erano lì solo come osservatori, non certo come aderenti). È da dire che i partecipanti erano tutti i quasi ebrei, alcuni venuti perfino da Israele, se pretendevano che io rispondessi loro in ebraico in una stada di Roma (via della Colonna Antonina, adiacente alla piazza). Dunque, cento parlamentari che a malapena rappresentano 400 persone di dubbia nazionalità italiana (= il rabbino con la barba che ignorava la lingua italiana). C’era – l’ho visto – Giuliano Ferrara, che come italiano da solo ne fa almeno 400.000. Diciamo che un osservatore critico avrebbe potuto concludere che in piazza Montecitorio l’Italia e gli italiani non c’erano. Certamente vi si trovava Israele.
Altra osservazione preliminare che salta subito all’occhio. Fornendo la corretta traduzione dell’intervento di Ahmadinejad l’ambasciatore Romano da par suo ha fatto vedere al parlamentare Pianetta che egli non è neppure capace di una buona filologia. Da parlamentare della Repubblica ad almeno 30.000 euro al mese, con servizi parlamentari a sua disposizione, non si è dato neppure la pena di procurarsi il testo ufficiale di Ahmadinejad e darne una corretta traduzione. Quale sia la cultura dei nostri parlamentari è stato reso noto da una serie di trasmissione televisive che hanno fatto ridere ogni italiano appena in possesso di licenza della scuola dell’obbligo. La faziosità intrigante ed aggressiva che si nota nella lettera di un parlamentare della repubblica che dovrebbe rappresentare tutti noi italiani è cosa che incute timore e che ci induce alla prudenza. Non so di quale partito sia e non mi interessa saperlo, ma so che la presenza ebraica è trasversale. Invano, come elettore, militante e perfino dirigente del PdL ho gridato di non avere nulla a che fare con una Nirenstein e con quanti sono stati messi in lista unicamente per rappresentare gli interessi di Israele nella nostra politica estera ed anche in quella interna.
Altra osservazione preliminare, altro sassolino nelle scarpe che con gioia – grazie al mio Lettore – mi tolgo dalle scarpe è quanto avevo notato giorni addietro leggendo l’articolo di un giornalista sionista, tal Andrea Morigi, il quale osservava che in realtà l’egiziano Hosni non era stato eletto all’UNESCO grazie al voto determinante dell’Italia, malgrado Berlusconi avesse promesso all‘Egitto il sostegno dell’Italia. Poiché l’ONU è cosa di Frattini, io ho subito pensato, se le cose stanno come il sionista Morigi mena vanto che siano: Ma allora Frattini risponde a Netanyahu, non a Berlusconi! La questione è di una gravità assoluta che non dovrei faticare a dover spiegare. Allo stesso modo di Morigi l’altrettanto sionista Pianetta va “fiero” del fatto che l’Italia sia stata uno dei pochi paesi che ha ubbidito alla richiesta proveniente da Israele di uscire dall’aula quando Ahmadinejad avrebbe parlato. Non si può qui non ricordare quell’autentico grido di dolore con il quale Vittorio Emanuele Orlando fustigava la «cupidigia di servilismo» di cui i nuovi governanti italiani davano subito prova. Israele ha festeggiato i suoi 60 anni di pulizia etnica e noi Frattini celebriamo i nostri 60 anni di servilismo. Meglio non potevamo stare. Si dica pure “fiero” l’on. Pianetta. Noi ci vergogniamo di questa Italia e di questo Parlamento.
Erano scontate e non potevano mancante le consuete denigrazioni e farneticazioni dei «Corretti Informatori», cioè l’Ufficio Hasbara per l’Italia, che certamente possono essere attribuiti al mondo di Pianetta. L’on. Pianetta rappresenta a pieno titolo questi figuri e ne è l’espressione. Ma su costoro ci occuperemo, se del caso, in altro post, dove teniamo incompleta nota delle loro diffamazioni e intimidazioni. Napolitano dixit quello che prima di lui ha detto il B’naï B’rith e dunque lui non fa che ripetere. È un dato obiettivo e non congetteriamo altro, non avendo noi accesso nelle segrete stanze del potere. Possiamo però citare, per averlo sentito con le nostre orecchie, ciò che l’ebreo Ilan Pappe risponde su domanda del pubblico al presidente Napolitano: si deve essere antisionisti se non si vuol essere antisemiti. Con tutto il rispetto e la deferenza che si deve al Presidente in carica, riteniano che Ilan Pappe in questa materia ci capisca molto di più. Per fortuna, il dixit di Napolitano non è il dixit di Aristotele, anche se a Napolitano è stata conferita in Gerusalemme una laurea honoris causa che a nostro avviso un presidente di Repubblica – così Scalfaro – avrebbe fatto meglio a non accettare e rifiutare per principio. Ancora pochi anni ed anche la presidenza Napolitano sarà storia passata, una storia che inizia nel 1956 con l’invasione dell’Ungheria.
“Antisemitismo” e “incitamento all’odio”. Da un parlamentare della repubblica ci si aspetterebbe che parlasse un linguaggio secondo ragione. Non che indugiasse in banalità ormai prive di senso e consapevolmente usate a mero scopo di propaganda. Il termine “antisemitismo” credo che abbia perso ormai ogni valore semantico e non indugiamo su di esso. Quanto all’«incitamento all’odio» devo qui citare per sommi capi un pensiero profondo di Spinoza, guarda casa pure lui ebreo, benché “scomunicato”. Diceva seriamente che l’odio è l’essenza più autentica dell’ebraismo, mentre lo stesso sentimento in non ebrei è solo un sentimento reattivo per il male ricevuto. Che dal 1882 fino ai nostri giorni i palestinesi si siano visti progressivamente cacciare ed angariare in ogni modo dagli immigrati ebrei o sionisti – a seconda di come si preferisce dire – non è cosa difficile da appurare con qualche modesta lettura di libri seri. Non sono libri seri quelli che pretendono di giustificare l’occupazione coloniale e violenta della Palestina sulla base di un presunto titolo religioso assai facile da contestare in termini religiosi, storici, politici, giuridici. Di “odio” insomma ve ne è molto, ma molto di più negli ebrei verso i palestinesi in particolare – non ne vogliono neppure sentire il nome: tanto ne negano l’esistenza! – ed il mondo arabo e musulmano in generale di quanto non ve ne sia nei non ebrei verso gli ebrei. Purtroppo l’«odio» è stato giuridicizzato su spinta del B’naï B’rith che si è servito dei suoi uomini per far passare apposite leggi (da noi la Mancini) che nelle intenzioni dei suoi ideatori avrebbe dovuto servire per mandare in galera gli avversari, i critici, i non graditi dalle comunità ebraiche, ormai iperprotette e privilegiate rispetto alla restante popolazione. Le cose però devono essere andate un po’ storte e di questa legge si stanno avvantaggiando le comunità islamiche fatte loro sì oggetto di odio su istigazione delle comunità ebraiche e su indicazione del governo israeliano, che spende risorse e uomini per fomentare campagne di odio antislamico. Personalmente sono del parere che i sentimenti (odio, amore, pietà, simpatia, etc.) non possono essere imposti per legge, perché nessuna legge può imporre l’amore e neppure il suo contrario. Può invece suscitare l’ipocrisia ed in fariseismo. Ed in effetti ne abbiamo moltissimo nella nostra vita associata e particolamente nel mondo politico. Non abbiamo per nulla analizzato se oltre all’«odio» vi può essere anche l’«incitamento all’odio» e come esso si manifesti e realizzi. Sembrerebbe che l’incitato sia uno stupido neppure capace di avere sentimenti propri, buoni o cattivi che siano e che si lasci incitare come un cane o una pecora. Direi che in questa bassa considerazione degli altri intesi come facili da manipolare vi sia una punta di razzismo propria di chi non ha stima e fiducia nella capacità di autodeterminazione del prossimo non già politica, ma nemmeno etica e morale. Ma non andiamo oltre. Rinviamo alla trattazione che fa proprio Spinoza, ebreo scomunicato, sulla teorica dei sentimenti.
Hitler. Ma quando potremo finalmente considerare storicamente questa figura di cui ricordo che la mia defunta madre non riusciva mai neppure a pronunciare il nome che gli usciva sempre Ilter! Non so che mestiere faccia nella vita l’on. Pianetta, quando smetterà – speriamo presto – di fare il parlamentare, ma sono sicuro che non superebbe un modesto esame di storia, se in in modo così palese dimostra di non avere senso storico. Dalla morte di Hilter e dalla fine del nazismo sono passati 64 anni e solo pochissimi specialisti sono in grado di avere una conoscenza storica di quella che convincentemente Ernst Nolte ha chiamato la guerra civile europea datandola dal 1917 al 1945 e dove Hitler non lo si può comprendere se non in tutto il suo contesto storico. Ma anche i pochissimi specialisti che ne sanno qualcosa solo pochi sono liberi di pensare e di sottrarsi alle direttive loro impartite da un regime che ancora oggi riesce a legittimarsi non per meriti propri e per consenso e stima dei suoi cittadini, ma solo in quanto e se antifascista, antinazista e da un poco si dice anche anticomunista. Vi è qualcosa di malato e di marcio in questa demonizzazione, accompagnata da abissale ignoranza, del nostro passato nel quale i nostri genitori giocarono la loro vita. Il passato ci appartiene nella sua interezza e non potremo mai comprenderlo in ciò che può insegnarci se non abbandoniamo i nostri fantasmi, i nostri pregiudizi, le nostre viltà. Soltanto di sfuggita ricordo un altro “ebreo” di grande importanza: Avraham Burg, che fu presidente della Knesset e capo riconosciuto del sionismo. Ha divorziato da Israele, andandosene in Francia, riconoscendo – se non abbiamo equivocato il suo libro, letto in traduzione francese e italiana – che Hitler e il nazismo rivivono oggi non in Iran e con Ahmadinejad, ma in Israele con una classe politica che viene tutta dall’esercito e che ha le mani lorde di sangue dei massacri del 1948 e oltre. Il suo libro ha un titolo significativo: Vincere Hitler, un titolo che ha un valore programmatico e che sta a significare che in Israele Hitler non è stato affatto vinto ma si è reincarnato. Naturalmente, qui parliamo dell’Hitler ideologizzato da una propaganda alla disperata ricerca di demoni e di demonizzazioni per non trattare con un nemico che si vuole solo annientare, annullare. Ad ogni persona di vera cultura interesserebbe quanto mai potersi interrogare sull’Hitler storico, sulla effettiva responsabilità della prima e della seconda guerra mondiale e su tante tante altre cose. In Germania è bastato che una conduttrice televisiva osasse dire che durante il nazismo vi era stata una buona politica verso le ragazze madri perché venisse licenziata in tronco. Ma anche una ministra della giustizia ha dovuto dimettersi per aver detto che con la guerra preventiva in fondo Bush non faceva niente di diverso da quello che aveva fatto Hitler. Insomma, sarebbe ora che i nostri politici ignoranti la smettessero di parlare di cose che non conoscono.
Un piccolo inciso. Prima ancora di passare alla lettura e commento della risposta di Romano la mia attenzione questa mattina è attratta da un piccolo inciso nella lettera di Pianetta, che ha il tono di uno che vuole mettere soggezione e far sentire in colpa l’altro, perchè a differenza di un tale di nome Stoppa (dovremmo sapere chi è e quale la sua storia, la sua vita, la sua provenienza, i suoi trascorsi per non dover dire... un tale. Nessuna offesa per nessuno), non ha valutato le «…affermazioni di Ahmadinejad contro Israele». Capite? Contro Israele, non già contro l’Italia! Una persona normale si chiederebbe ma questo onorevole Pianetta è un parlamentare della Knesset o del parlamento italiano? Chi mi rappresenta? Non ho a portata di mano un repertorio, ma mi sembra che il numero degli stati del mondo rappresentato all’Assemblea dell’ONU sia di circa 290. Ed in tutto ad aver ubbidito alla richiesta di Netanyahu di sabotare il discorso di Ahmadinejad, uscendo dall’Aula quando parlava, sono stati dodici, Israele compreso. Giudicate voi! Nella precedente lettera Romano, da diplomatico e gran signore, ha parlato di atteggiamento puerile. Io che non sono un diplomatico dico invece atteggiamento servile ed infame. Il problema serio con il quale chiudo questo paragrafo è la effettiva rappresentatività dell’on. Pianetta. A norma di costituzione dovrei sentirlo come un “mio” rappresentante. Occorre una prova della Israel lobby nel parlamento italiano? Eccola una fresca di giornata:
Quale Italia? – Pianetta scrive in un testo che a ma appare di tono piuttosto intimidatorio, senza dimenticare che si tratta ahimé pur sempre di un parlamentare in carica, per nostra disgrazia, sulla base di una legge elettorale così antidemocratica che pare sia stat rifiutata dal “non civile” ex-Congo Belga, ma che sembra la stessa vigente nella “democratica” Israele, un simile parlamentare che si rivolge ad un ambasciatore, ora in pensione, che certamente di politica estera ne sa e ne capisce infinitamente di più di un pianista, scrive che egli, cioè Pianetta, «preferisce essere d’accordo con l’Italia...». Ma di quale Italia stiamo parlando? Si tratta di una stessa Italia di cui dovrebbero far parte io, quisque de populo che qui scrivo, Sergio Romano, già ambasciatore ed ora titolare di una rubrica su quello che resta il maggior quotidiano italiano, così sbilanciato da venir scherzosamente chiamato “Corriere di Sion” e dove Roma non sembra avere una posizione di rilievo, ma nella cui redazione – come riportato dal Manifesto – circola l”ambasciatore israeliano per esporre la “corretta informazione”, detta Hasbara, su Israele? Decisamente respingo l’idea che si tratti della stessa Italia ed ancora più decisamente respingo l’idea che all’ONU fosse rappresentata l’Italia, o meglio certamente quella che Pianetta e Frattini chiamano Italia, ma che non è la “nostra” Italia. Su un piano politico più rigoroso è da chiedersi come un parlamentare italiano non si interroghi sul fatto che l’Italia è rimasta isolata rispetto alla posizione assunta dalla quasi totalità degli stati della terra, che non hanno ubbidito alla richiesta israeliana. Pianetta rappresenta l’Italia o rappresenta Israele? Io ritengo che rappresenti Israele e non l’Italia. Non mi rappresenta neppure come tesserato di Forza Italia, ora PdL, e sarò felice se in un PdL rinnovato e democratico, dove gli iscritti non debbano subire i loro parlamentari, ma possano con essi interloquire, se del caso contestandoli e sconfessandoli, mi troverò un giorno faccia a faccia con Pianetta o con qualsiasi altro deputato che parla pretendendo di parlare ad nome di un elettorato di cui in realtà non si è mai curato, non sa quale esso sia e di cui ci si può fare tranquillamente beffe. Infatti, le elezioni sono passate, gabbato il santo, e chi si è visto si è visto. Le prossime elezioni? Sarà la stessa beffa antidemocratica, dove che uno voti o non voti, che voti questo partito o l’altro, fa poca differenza. La beffa e l’inganno è la stessa. Giustamente è stato detto dal regista Moore, regista del “mio Bush”, che in effetti la democrazia non esiste. L’on. Pianetta lo sa bene e ne è la visibile espressione.
Finalmente, possiamo adesso passare alla riposta di Sergio Romano, sulla quale credo ci diffonderemo meno, avendola già condivisa nella precedente risposta a Stoppa. Fornisce una corretta traduzione del testo inglese di Ahmadinejad che sconfessa il testo di Pianetta, il quale non conosce neppure la filologia. Viene posto a Pianetta la domanda se esiste o non esiste una Lobby ebraica, ed indirettamente fa sorgere nel lettore la domanda se proprio Pianetta non sia lui stesso espressione di questa lobby, che esiste negli Usa, ma esiste anche in Italia, dove gli ebrei non superano complessivamente le 30.000 unità, ma che stranamente ha una rappresentanza parlamentare di cui nessun altro gruppo o strato sociale in Italia dispone. In Roma, gli ebrei non sono più di 10.000. Pare che i calabresi di prima, seconda e terza generazione siano 400.000, ma non hanno un‘associazione parlamentare o aderenze comunali paragonabili a quelle degli ebrei: non contano nulla o quasi nulla in quanto calabresi. È quindi da chiedersi: quale era la presenza italiana in Gaza durante Piombo Fuso? In Gaza era presente un solo italiano, di nome Vittorio Arrigoni. Gli ebrei volevano ucciderlo. Lo avevano già imprigionato chiudendolo in un cesso infestato di parassiti. L’on. Pianetta, presidente della suddetta Associazione, non si è mai interessato dell’italiano Arrigoni, pur avendo io scritto regolare lettera di informazione a tutti i parlamentari delle Commissione estere. Mi ha risposto un solo parlamentare dell’Italia dei Valori, informandomi di aver fatto un’interrogazione, di cui non ho poi più saputo nulla. Credo che un Pianetta di un italiano di nome Arrigoni semplicemente se ne infischia, ma a rappresentare l’Italia, la mia Italia, a Gaza e nel mondo, era Arrigoni, non Frattini, che con immenso piacere ho contestato in una riunione pubblica del PdL, dove si era affacciato per ripetere le solite trivialità di politica estera.
L’accusa trumentale di antisemitismo che anche Pianetta ripresenta è ormai una trivialità pericolosa perché per davvero, come è stato ad esempio denunciato dall’ebreo Sergio Luzzatto in contraddittorio con altra parlamentare ebrea, F. Nirenstein, rischia di suscitare un nuovo e diverso antisemitismo: gli italiani, quelli veri, rischiano di rompersi le scatole e di averne abbastanza di questo vittimismo che è diventato un titolo di impunità per i peggiori crimini e le più spudorate menzogne, come l’ebreo Golstone svela e denuncia, malamente messo a tacere con lo strumento del ricatto e della corruzione esercitata su Abu Mazen, prefigurato come capo di uno stato palestinese fantoccio. Che l’«intimidazione» denunciata da Ahmadinejad all’ONU esiste e non sia una favola ce ne fornisce prova suo malgrado lo stesso Pianetta. Cosa è mai se non pubblica “intimidazione” la sua lettera a Sergio Romano? Per dire cosa? Il contenuto politico e giuridico è assolutamente nullo. L’intimidazione evidente. Da questi uomini possiamo aspettarci di tutto ed i cittadini italiani devono imparare a difendersi. Bello in Romano questo passo: «…i consiglieri neo-conservatori di Bush all’epoca della guerra irachena erano in buona parte ebrei americani». Delle responsabilità ebraiche nella guerra illegale, fondata su una menzogna ormai nota al mondo intero, hanno parlato ampiamente Mearheimer e Walt nel loro libro “La Israel lobby e la politica estera americana”. Contro il libro di Mearsheimer e Walt è stato confezionato un libello, a propaganda del quale un noto giornalista ebreo annunciava che avrebbe “demolito” il lavoro dei due politologi. Ho letto accuratamente il libro di Mearheimer e Walt nonché il libello che ne avrebbe invalidato il lavoro scientifico: è del tutto falso! Il libello non solo non scalfisce minimamente il libro, ma paradossalmente ne rafforza le conclusioni, considerando in soprammercato che lo stesso autore del libello si confessa consulente dei politici e dei militari che pochi mesi dopo in Israele, avrebbe messo in pratica “Piombo fuso”, denunciato in 600 pagine nel rapporto dell’ebreo Goldstone come “crimine di guerra” e “crimini contro l’umanità”. Qual era la posizione di Enrico Pianetta mentre in Gaza, dove era presente l’on. Arrigoni e dove per puro caso non mi sono trovato anche io, venivano uccisi oltre 1.400 civili inermi e innocenti, senza poter contare i feriti e i danni materiali e morali infiniti? Gli intessi di chi rappresentava in quei giorni? Gli interessi dell’Italia con Arrigoni che trasportava i feriti e che per questo veniva indicato da ebrei americani come bersaglio per missili intelligenti o gli interessi di Israele? Vorremmo saperlo anche come fedele, fedelissimo elettore di Berlusconi, come iscritto del PdL, gazebista e coordinatore provinciale di un partito dove i nominati vengono scelti non dalla base degli iscritti e militanti ma tirati fuori come conigli fortunati da un cilindro che chiamano sistema democratico.
(segue)
Lunedì 5 Ottobre 2009
1.
La prima cosa che attrae la mia attenzione è la firma della lettera alla quale Sergio Romano risponde. Chi è che gli scrive? Nientemeno l’on. Enrico Pianetta che si firma come Presidente dell’Associazione parlamentare Italia-Israele. Mi si torcono le budella. Ma provo a spiegarmi con calma. Che io sappia i membri delle comunità ebraiche in Italia non dovrebbero essere superiori a 30.000 unità o al massimo 40-45 mila. Questi sono i numeri che mi è capitato di leggere qua e là. Ebbene, credo che l’on. Pianetta sia un ebreo e se sono in errore non credo che sia per lui un’onta esserlo né ritengo io che lo sia. Ma non credo che sia l’unico ebreo in parlamento. Cito a mente, salvo veniale errore e con piena facoltà di venir corretto da chiunque lo voglia: Nirenstein, Ruben, Fiano, Frattini e penso altri ancora. La costituzione italiana dice che un parlamentare non importa di quale partito sia rappresenta la nazione italiana nella sua interezza e a tutela di ciò è previsto il divieto di mandato imperativo. Ciò significa che il deputato una volta eletto se ne può tranquillamente infischiare dei suoi elettori. Lo sapeva bene il comico Totò che ci aveva avvertito per tempo. Ma non mi diffondo su delicate questioni di diritto costituzionale. Osservo soltanto che se l’on. Pianetta, addirittura presidente di un’Associazione parlamentare Italia-Israele, dovesse rappresentare gli ebrei d’Italia che forse si riconoscono più in Israele come loro prima patria che non con l’Italia, avrebbe una comunità iperrappresentata in parlamento. Quanti voti ci vogliono per eleggere un parlamentare? Credono che 40/45 mila non basterebbero, ammesso che tutti gli ebrei votino allo stesso modo ed abbiano un voto differenziato, come ad esempio gli altoatesini che non credo abbiano lo stesso numero dei parlamentari ebrei.
Qui mi fermo senza addentrarmi in spinosi problemi come quella della doppia o tripla fedeltà, cittadinanza, identità, che prima o poi dovremo affrontare in modo organico. Vado invece al punto che mi sembra contraddica vistosamente ciò che Pianetta vorrebbe far credere. Per chi abbia letto il volume insuperato di Mearsheimer e Walt sulla “Israel lobby e la politica estera americana” non è difficile avere chiaro il concetto di “lobby” che sono per timore di strumentali accuse di antisemitismo non è detta “lobby ebraica” ma più genericamente “Israel lobby”. È però vero che esistono i “cristiani sionisti”, importanti sostenitori di Israele, che in quanto cristiano non dovrebbero essere “ebrei”. A leggere tuttavia i libri del teologo don Curzio Nitoglia si potrebbe contestare ai puritani americani, che hanno sulla coscienza il genocidio degli indiani, il nome di “cristiani”. Ma lasciamo perdere queste digressioni quanto mai allettanti. E torniamo a bomba. L’on. Pianetta con il suo scoperto “gruppo parlamentare Italia-Israele” può ben costituire l’equivalente italiano di quella Lobby di cui si parla nel libro dei due politologi americani, regolarmenti tacciati di antisemitismo, accusa che è ormai chiaro a tutti sia del tutto strumentale e finalizzata a intimidire ogni avversario, attesa la qualificazione penale che un’accusa di antisemitismo sempre riveste. Si può essere tranquillamente antitaliani o anticristiani o antipalestinesi o antislamici etc. senza temere conseguenze penali di nessun genere. Ma essere “antisemiti” non si può. Salvo poi a riuscire a capire cosa significa essere “antisemiti”.
Prima di addentrarmi nella lettura dei testi voglio ancora soffermarmi su questa strana “associazione parlamentare Italia-Israele” che non ricordo di aver mai studiato nei miei manuali di diritto costituzionale. Mi sono laureato nel lontano 1975 e può darsi che i nuovi manuali siano stati aggiornati. Ma chi rappresenta questa “associazione”? Se non vado errato fu proprio questa associazione che durante l’Operazione Piombo Fuso indisse una manifestazione di sostegno ad Israele, e dunque a “Piombo Fuso” – responsabile di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” secondo l’ebreo Goldstone (pure lui antisemita?) –, una manifestazione che si tenne in Piazza Montecitorio e che aveva l’adesione di 100 parlamentari. Come cronista era presente sulla piazza, ma non per la durata di tutta la manifestazione. In quello stesso giorno se ne svolgevano altre due di segno opposto, anche se con graduazioni. Di tutte la meno numerosa era decisamente quella indetta dalla suddetta Associazione che non era riuscita ad attrarre più di 400 partecipanti (meno almeno due che erano lì solo come osservatori, non certo come aderenti). È da dire che i partecipanti erano tutti i quasi ebrei, alcuni venuti perfino da Israele, se pretendevano che io rispondessi loro in ebraico in una stada di Roma (via della Colonna Antonina, adiacente alla piazza). Dunque, cento parlamentari che a malapena rappresentano 400 persone di dubbia nazionalità italiana (= il rabbino con la barba che ignorava la lingua italiana). C’era – l’ho visto – Giuliano Ferrara, che come italiano da solo ne fa almeno 400.000. Diciamo che un osservatore critico avrebbe potuto concludere che in piazza Montecitorio l’Italia e gli italiani non c’erano. Certamente vi si trovava Israele.
Altra osservazione preliminare che salta subito all’occhio. Fornendo la corretta traduzione dell’intervento di Ahmadinejad l’ambasciatore Romano da par suo ha fatto vedere al parlamentare Pianetta che egli non è neppure capace di una buona filologia. Da parlamentare della Repubblica ad almeno 30.000 euro al mese, con servizi parlamentari a sua disposizione, non si è dato neppure la pena di procurarsi il testo ufficiale di Ahmadinejad e darne una corretta traduzione. Quale sia la cultura dei nostri parlamentari è stato reso noto da una serie di trasmissione televisive che hanno fatto ridere ogni italiano appena in possesso di licenza della scuola dell’obbligo. La faziosità intrigante ed aggressiva che si nota nella lettera di un parlamentare della repubblica che dovrebbe rappresentare tutti noi italiani è cosa che incute timore e che ci induce alla prudenza. Non so di quale partito sia e non mi interessa saperlo, ma so che la presenza ebraica è trasversale. Invano, come elettore, militante e perfino dirigente del PdL ho gridato di non avere nulla a che fare con una Nirenstein e con quanti sono stati messi in lista unicamente per rappresentare gli interessi di Israele nella nostra politica estera ed anche in quella interna.
Altra osservazione preliminare, altro sassolino nelle scarpe che con gioia – grazie al mio Lettore – mi tolgo dalle scarpe è quanto avevo notato giorni addietro leggendo l’articolo di un giornalista sionista, tal Andrea Morigi, il quale osservava che in realtà l’egiziano Hosni non era stato eletto all’UNESCO grazie al voto determinante dell’Italia, malgrado Berlusconi avesse promesso all‘Egitto il sostegno dell’Italia. Poiché l’ONU è cosa di Frattini, io ho subito pensato, se le cose stanno come il sionista Morigi mena vanto che siano: Ma allora Frattini risponde a Netanyahu, non a Berlusconi! La questione è di una gravità assoluta che non dovrei faticare a dover spiegare. Allo stesso modo di Morigi l’altrettanto sionista Pianetta va “fiero” del fatto che l’Italia sia stata uno dei pochi paesi che ha ubbidito alla richiesta proveniente da Israele di uscire dall’aula quando Ahmadinejad avrebbe parlato. Non si può qui non ricordare quell’autentico grido di dolore con il quale Vittorio Emanuele Orlando fustigava la «cupidigia di servilismo» di cui i nuovi governanti italiani davano subito prova. Israele ha festeggiato i suoi 60 anni di pulizia etnica e noi Frattini celebriamo i nostri 60 anni di servilismo. Meglio non potevamo stare. Si dica pure “fiero” l’on. Pianetta. Noi ci vergogniamo di questa Italia e di questo Parlamento.
Erano scontate e non potevano mancante le consuete denigrazioni e farneticazioni dei «Corretti Informatori», cioè l’Ufficio Hasbara per l’Italia, che certamente possono essere attribuiti al mondo di Pianetta. L’on. Pianetta rappresenta a pieno titolo questi figuri e ne è l’espressione. Ma su costoro ci occuperemo, se del caso, in altro post, dove teniamo incompleta nota delle loro diffamazioni e intimidazioni. Napolitano dixit quello che prima di lui ha detto il B’naï B’rith e dunque lui non fa che ripetere. È un dato obiettivo e non congetteriamo altro, non avendo noi accesso nelle segrete stanze del potere. Possiamo però citare, per averlo sentito con le nostre orecchie, ciò che l’ebreo Ilan Pappe risponde su domanda del pubblico al presidente Napolitano: si deve essere antisionisti se non si vuol essere antisemiti. Con tutto il rispetto e la deferenza che si deve al Presidente in carica, riteniano che Ilan Pappe in questa materia ci capisca molto di più. Per fortuna, il dixit di Napolitano non è il dixit di Aristotele, anche se a Napolitano è stata conferita in Gerusalemme una laurea honoris causa che a nostro avviso un presidente di Repubblica – così Scalfaro – avrebbe fatto meglio a non accettare e rifiutare per principio. Ancora pochi anni ed anche la presidenza Napolitano sarà storia passata, una storia che inizia nel 1956 con l’invasione dell’Ungheria.
“Antisemitismo” e “incitamento all’odio”. Da un parlamentare della repubblica ci si aspetterebbe che parlasse un linguaggio secondo ragione. Non che indugiasse in banalità ormai prive di senso e consapevolmente usate a mero scopo di propaganda. Il termine “antisemitismo” credo che abbia perso ormai ogni valore semantico e non indugiamo su di esso. Quanto all’«incitamento all’odio» devo qui citare per sommi capi un pensiero profondo di Spinoza, guarda casa pure lui ebreo, benché “scomunicato”. Diceva seriamente che l’odio è l’essenza più autentica dell’ebraismo, mentre lo stesso sentimento in non ebrei è solo un sentimento reattivo per il male ricevuto. Che dal 1882 fino ai nostri giorni i palestinesi si siano visti progressivamente cacciare ed angariare in ogni modo dagli immigrati ebrei o sionisti – a seconda di come si preferisce dire – non è cosa difficile da appurare con qualche modesta lettura di libri seri. Non sono libri seri quelli che pretendono di giustificare l’occupazione coloniale e violenta della Palestina sulla base di un presunto titolo religioso assai facile da contestare in termini religiosi, storici, politici, giuridici. Di “odio” insomma ve ne è molto, ma molto di più negli ebrei verso i palestinesi in particolare – non ne vogliono neppure sentire il nome: tanto ne negano l’esistenza! – ed il mondo arabo e musulmano in generale di quanto non ve ne sia nei non ebrei verso gli ebrei. Purtroppo l’«odio» è stato giuridicizzato su spinta del B’naï B’rith che si è servito dei suoi uomini per far passare apposite leggi (da noi la Mancini) che nelle intenzioni dei suoi ideatori avrebbe dovuto servire per mandare in galera gli avversari, i critici, i non graditi dalle comunità ebraiche, ormai iperprotette e privilegiate rispetto alla restante popolazione. Le cose però devono essere andate un po’ storte e di questa legge si stanno avvantaggiando le comunità islamiche fatte loro sì oggetto di odio su istigazione delle comunità ebraiche e su indicazione del governo israeliano, che spende risorse e uomini per fomentare campagne di odio antislamico. Personalmente sono del parere che i sentimenti (odio, amore, pietà, simpatia, etc.) non possono essere imposti per legge, perché nessuna legge può imporre l’amore e neppure il suo contrario. Può invece suscitare l’ipocrisia ed in fariseismo. Ed in effetti ne abbiamo moltissimo nella nostra vita associata e particolamente nel mondo politico. Non abbiamo per nulla analizzato se oltre all’«odio» vi può essere anche l’«incitamento all’odio» e come esso si manifesti e realizzi. Sembrerebbe che l’incitato sia uno stupido neppure capace di avere sentimenti propri, buoni o cattivi che siano e che si lasci incitare come un cane o una pecora. Direi che in questa bassa considerazione degli altri intesi come facili da manipolare vi sia una punta di razzismo propria di chi non ha stima e fiducia nella capacità di autodeterminazione del prossimo non già politica, ma nemmeno etica e morale. Ma non andiamo oltre. Rinviamo alla trattazione che fa proprio Spinoza, ebreo scomunicato, sulla teorica dei sentimenti.
Hitler. Ma quando potremo finalmente considerare storicamente questa figura di cui ricordo che la mia defunta madre non riusciva mai neppure a pronunciare il nome che gli usciva sempre Ilter! Non so che mestiere faccia nella vita l’on. Pianetta, quando smetterà – speriamo presto – di fare il parlamentare, ma sono sicuro che non superebbe un modesto esame di storia, se in in modo così palese dimostra di non avere senso storico. Dalla morte di Hilter e dalla fine del nazismo sono passati 64 anni e solo pochissimi specialisti sono in grado di avere una conoscenza storica di quella che convincentemente Ernst Nolte ha chiamato la guerra civile europea datandola dal 1917 al 1945 e dove Hitler non lo si può comprendere se non in tutto il suo contesto storico. Ma anche i pochissimi specialisti che ne sanno qualcosa solo pochi sono liberi di pensare e di sottrarsi alle direttive loro impartite da un regime che ancora oggi riesce a legittimarsi non per meriti propri e per consenso e stima dei suoi cittadini, ma solo in quanto e se antifascista, antinazista e da un poco si dice anche anticomunista. Vi è qualcosa di malato e di marcio in questa demonizzazione, accompagnata da abissale ignoranza, del nostro passato nel quale i nostri genitori giocarono la loro vita. Il passato ci appartiene nella sua interezza e non potremo mai comprenderlo in ciò che può insegnarci se non abbandoniamo i nostri fantasmi, i nostri pregiudizi, le nostre viltà. Soltanto di sfuggita ricordo un altro “ebreo” di grande importanza: Avraham Burg, che fu presidente della Knesset e capo riconosciuto del sionismo. Ha divorziato da Israele, andandosene in Francia, riconoscendo – se non abbiamo equivocato il suo libro, letto in traduzione francese e italiana – che Hitler e il nazismo rivivono oggi non in Iran e con Ahmadinejad, ma in Israele con una classe politica che viene tutta dall’esercito e che ha le mani lorde di sangue dei massacri del 1948 e oltre. Il suo libro ha un titolo significativo: Vincere Hitler, un titolo che ha un valore programmatico e che sta a significare che in Israele Hitler non è stato affatto vinto ma si è reincarnato. Naturalmente, qui parliamo dell’Hitler ideologizzato da una propaganda alla disperata ricerca di demoni e di demonizzazioni per non trattare con un nemico che si vuole solo annientare, annullare. Ad ogni persona di vera cultura interesserebbe quanto mai potersi interrogare sull’Hitler storico, sulla effettiva responsabilità della prima e della seconda guerra mondiale e su tante tante altre cose. In Germania è bastato che una conduttrice televisiva osasse dire che durante il nazismo vi era stata una buona politica verso le ragazze madri perché venisse licenziata in tronco. Ma anche una ministra della giustizia ha dovuto dimettersi per aver detto che con la guerra preventiva in fondo Bush non faceva niente di diverso da quello che aveva fatto Hitler. Insomma, sarebbe ora che i nostri politici ignoranti la smettessero di parlare di cose che non conoscono.
Un piccolo inciso. Prima ancora di passare alla lettura e commento della risposta di Romano la mia attenzione questa mattina è attratta da un piccolo inciso nella lettera di Pianetta, che ha il tono di uno che vuole mettere soggezione e far sentire in colpa l’altro, perchè a differenza di un tale di nome Stoppa (dovremmo sapere chi è e quale la sua storia, la sua vita, la sua provenienza, i suoi trascorsi per non dover dire... un tale. Nessuna offesa per nessuno), non ha valutato le «…affermazioni di Ahmadinejad contro Israele». Capite? Contro Israele, non già contro l’Italia! Una persona normale si chiederebbe ma questo onorevole Pianetta è un parlamentare della Knesset o del parlamento italiano? Chi mi rappresenta? Non ho a portata di mano un repertorio, ma mi sembra che il numero degli stati del mondo rappresentato all’Assemblea dell’ONU sia di circa 290. Ed in tutto ad aver ubbidito alla richiesta di Netanyahu di sabotare il discorso di Ahmadinejad, uscendo dall’Aula quando parlava, sono stati dodici, Israele compreso. Giudicate voi! Nella precedente lettera Romano, da diplomatico e gran signore, ha parlato di atteggiamento puerile. Io che non sono un diplomatico dico invece atteggiamento servile ed infame. Il problema serio con il quale chiudo questo paragrafo è la effettiva rappresentatività dell’on. Pianetta. A norma di costituzione dovrei sentirlo come un “mio” rappresentante. Occorre una prova della Israel lobby nel parlamento italiano? Eccola una fresca di giornata:
Mi sembra di aver letto che è addirittura un senatore del PdL, di cui credo di essere tuttora un coordinatore provinciale, dico credo perché nella fase statutaria di passaggio da Forza Italia al PdL vi è molta confusione ed ancora non si capisce nulla sul sistema delle cariche e degli incarichi di partito. Ma se l’on. Pianetta è perfino del mio partito, nel quale resto saldamente, gli dico che io certo non l’ho messo in lista e che mi dissocio totalmente da lui, che meglio avrebbe fatto a candidarsi alla Knesset, insieme a tutti gli altri raggruppati nella sua incostituzionale “Associazione parlamentare Italia-Israele”.Il Parlamento italiano e la Knesset uniti da un’intesa
Il Presidente della Knesset, Reuven Rivlin, a Roma in questi giorni per una visita ufficiale e il Presidente della Camera Gianfranco Fini hanno firmato il primo Protocollo di cooperazione fra la Camera dei deputati e il Parlamento di Gerusalemme, "ultimo anello, di una serie di importanti iniziative condotte dallo Stato Italiano con e per Israele", come osserva l'onorevole Fiamma Nirenstein, deputata alla Camera nelle fila del Pdl, che a questo accordo ha lavorato con costanza e determinazione per un anno e mezzo grazie anche alla collaborazione e all'opera compiuta da alcuni funzionari della Camera dei deputati e al'impegno di Sharon Nizza. "Quello che è importante rilevare - spiega la Nirenstein - è che questo protocollo di collaborazione è permanente e non decadrà con il concludersi della legislatura. E' la prima volta che un accordo di questo tipo viene concluso".
"Il Protocollo nasce dall'idea che la cooperazione tra Italia e Israele derivi dalla comune fede nei valori di libertà, democrazia e tolleranza, e stabilisce una serie di obiettivi congiunti tra i due Parlamenti, in cui sono stati istituiti due gruppi di collaborazione che dovranno incontrarsi periodicamente per attuare un concreto lavoro. I due gruppi si dedicheranno a un lavoro comune di progettazione e di studio, in ambito economico, amministrativo e formativo e in generale tutte le sfere che competono alla vita parlamentare," spiega ancora laparlamentare del Polo, che sottolinea come questo protocollo faccia riferimento alla politica parlamentare e non a quella dei governi.
Il gruppo italiano sarà composto oltre che dall'onorevole Nirenstein che lo presiederà, dai parlamentari Ferdinando Adornato, Massimo Polledri, Emanuele Fiano, Enrico Pianetta, Gianni Vernetti e Luca Barbareschi.
Nell'agenda di Rivlin, che nei giorni scorsi ha già incontrato il ministro degli Esteri Franco Frattini e il presidente del Senato Renato Schifani anche una visita all'Aquila per portare alla popolazione la solidarietà dello Stato d'Israele e ricordare le vittime del terremoto, tra cui uno studente israeliano. l.e.(Notiziario Ucei, 7 ottobre 2009)
Quale Italia? – Pianetta scrive in un testo che a ma appare di tono piuttosto intimidatorio, senza dimenticare che si tratta ahimé pur sempre di un parlamentare in carica, per nostra disgrazia, sulla base di una legge elettorale così antidemocratica che pare sia stat rifiutata dal “non civile” ex-Congo Belga, ma che sembra la stessa vigente nella “democratica” Israele, un simile parlamentare che si rivolge ad un ambasciatore, ora in pensione, che certamente di politica estera ne sa e ne capisce infinitamente di più di un pianista, scrive che egli, cioè Pianetta, «preferisce essere d’accordo con l’Italia...». Ma di quale Italia stiamo parlando? Si tratta di una stessa Italia di cui dovrebbero far parte io, quisque de populo che qui scrivo, Sergio Romano, già ambasciatore ed ora titolare di una rubrica su quello che resta il maggior quotidiano italiano, così sbilanciato da venir scherzosamente chiamato “Corriere di Sion” e dove Roma non sembra avere una posizione di rilievo, ma nella cui redazione – come riportato dal Manifesto – circola l”ambasciatore israeliano per esporre la “corretta informazione”, detta Hasbara, su Israele? Decisamente respingo l’idea che si tratti della stessa Italia ed ancora più decisamente respingo l’idea che all’ONU fosse rappresentata l’Italia, o meglio certamente quella che Pianetta e Frattini chiamano Italia, ma che non è la “nostra” Italia. Su un piano politico più rigoroso è da chiedersi come un parlamentare italiano non si interroghi sul fatto che l’Italia è rimasta isolata rispetto alla posizione assunta dalla quasi totalità degli stati della terra, che non hanno ubbidito alla richiesta israeliana. Pianetta rappresenta l’Italia o rappresenta Israele? Io ritengo che rappresenti Israele e non l’Italia. Non mi rappresenta neppure come tesserato di Forza Italia, ora PdL, e sarò felice se in un PdL rinnovato e democratico, dove gli iscritti non debbano subire i loro parlamentari, ma possano con essi interloquire, se del caso contestandoli e sconfessandoli, mi troverò un giorno faccia a faccia con Pianetta o con qualsiasi altro deputato che parla pretendendo di parlare ad nome di un elettorato di cui in realtà non si è mai curato, non sa quale esso sia e di cui ci si può fare tranquillamente beffe. Infatti, le elezioni sono passate, gabbato il santo, e chi si è visto si è visto. Le prossime elezioni? Sarà la stessa beffa antidemocratica, dove che uno voti o non voti, che voti questo partito o l’altro, fa poca differenza. La beffa e l’inganno è la stessa. Giustamente è stato detto dal regista Moore, regista del “mio Bush”, che in effetti la democrazia non esiste. L’on. Pianetta lo sa bene e ne è la visibile espressione.
Finalmente, possiamo adesso passare alla riposta di Sergio Romano, sulla quale credo ci diffonderemo meno, avendola già condivisa nella precedente risposta a Stoppa. Fornisce una corretta traduzione del testo inglese di Ahmadinejad che sconfessa il testo di Pianetta, il quale non conosce neppure la filologia. Viene posto a Pianetta la domanda se esiste o non esiste una Lobby ebraica, ed indirettamente fa sorgere nel lettore la domanda se proprio Pianetta non sia lui stesso espressione di questa lobby, che esiste negli Usa, ma esiste anche in Italia, dove gli ebrei non superano complessivamente le 30.000 unità, ma che stranamente ha una rappresentanza parlamentare di cui nessun altro gruppo o strato sociale in Italia dispone. In Roma, gli ebrei non sono più di 10.000. Pare che i calabresi di prima, seconda e terza generazione siano 400.000, ma non hanno un‘associazione parlamentare o aderenze comunali paragonabili a quelle degli ebrei: non contano nulla o quasi nulla in quanto calabresi. È quindi da chiedersi: quale era la presenza italiana in Gaza durante Piombo Fuso? In Gaza era presente un solo italiano, di nome Vittorio Arrigoni. Gli ebrei volevano ucciderlo. Lo avevano già imprigionato chiudendolo in un cesso infestato di parassiti. L’on. Pianetta, presidente della suddetta Associazione, non si è mai interessato dell’italiano Arrigoni, pur avendo io scritto regolare lettera di informazione a tutti i parlamentari delle Commissione estere. Mi ha risposto un solo parlamentare dell’Italia dei Valori, informandomi di aver fatto un’interrogazione, di cui non ho poi più saputo nulla. Credo che un Pianetta di un italiano di nome Arrigoni semplicemente se ne infischia, ma a rappresentare l’Italia, la mia Italia, a Gaza e nel mondo, era Arrigoni, non Frattini, che con immenso piacere ho contestato in una riunione pubblica del PdL, dove si era affacciato per ripetere le solite trivialità di politica estera.
L’accusa trumentale di antisemitismo che anche Pianetta ripresenta è ormai una trivialità pericolosa perché per davvero, come è stato ad esempio denunciato dall’ebreo Sergio Luzzatto in contraddittorio con altra parlamentare ebrea, F. Nirenstein, rischia di suscitare un nuovo e diverso antisemitismo: gli italiani, quelli veri, rischiano di rompersi le scatole e di averne abbastanza di questo vittimismo che è diventato un titolo di impunità per i peggiori crimini e le più spudorate menzogne, come l’ebreo Golstone svela e denuncia, malamente messo a tacere con lo strumento del ricatto e della corruzione esercitata su Abu Mazen, prefigurato come capo di uno stato palestinese fantoccio. Che l’«intimidazione» denunciata da Ahmadinejad all’ONU esiste e non sia una favola ce ne fornisce prova suo malgrado lo stesso Pianetta. Cosa è mai se non pubblica “intimidazione” la sua lettera a Sergio Romano? Per dire cosa? Il contenuto politico e giuridico è assolutamente nullo. L’intimidazione evidente. Da questi uomini possiamo aspettarci di tutto ed i cittadini italiani devono imparare a difendersi. Bello in Romano questo passo: «…i consiglieri neo-conservatori di Bush all’epoca della guerra irachena erano in buona parte ebrei americani». Delle responsabilità ebraiche nella guerra illegale, fondata su una menzogna ormai nota al mondo intero, hanno parlato ampiamente Mearheimer e Walt nel loro libro “La Israel lobby e la politica estera americana”. Contro il libro di Mearsheimer e Walt è stato confezionato un libello, a propaganda del quale un noto giornalista ebreo annunciava che avrebbe “demolito” il lavoro dei due politologi. Ho letto accuratamente il libro di Mearheimer e Walt nonché il libello che ne avrebbe invalidato il lavoro scientifico: è del tutto falso! Il libello non solo non scalfisce minimamente il libro, ma paradossalmente ne rafforza le conclusioni, considerando in soprammercato che lo stesso autore del libello si confessa consulente dei politici e dei militari che pochi mesi dopo in Israele, avrebbe messo in pratica “Piombo fuso”, denunciato in 600 pagine nel rapporto dell’ebreo Goldstone come “crimine di guerra” e “crimini contro l’umanità”. Qual era la posizione di Enrico Pianetta mentre in Gaza, dove era presente l’on. Arrigoni e dove per puro caso non mi sono trovato anche io, venivano uccisi oltre 1.400 civili inermi e innocenti, senza poter contare i feriti e i danni materiali e morali infiniti? Gli intessi di chi rappresentava in quei giorni? Gli interessi dell’Italia con Arrigoni che trasportava i feriti e che per questo veniva indicato da ebrei americani come bersaglio per missili intelligenti o gli interessi di Israele? Vorremmo saperlo anche come fedele, fedelissimo elettore di Berlusconi, come iscritto del PdL, gazebista e coordinatore provinciale di un partito dove i nominati vengono scelti non dalla base degli iscritti e militanti ma tirati fuori come conigli fortunati da un cilindro che chiamano sistema democratico.
(segue)
3 commenti:
Cosa dirLe.... fa piacere vedere che ci sono ancora persone (poche...) che hanno il coraggio di dire la verita'.
Forse se ognuno di noi, nel suo piccolo, avesse il coraggio di dire e riconoscere la verità, sarebbe questa la più grande rivoluzione dei nostri tempi. Non c’entra molto con il nostro tema (Romano, Pianetta...), ma stavo pensando questa mattina ad uno degli argomenti tipici dei Pianetta per giustificare il Muro dell’Apartheid, il muro della vergogna, il muro della menzogna.
Dicono (e l’uso delle parole è assai importante): il muro non è un muro (come quello abbattuto di Berlino), ma è... una “barriera difensiva”. Già! Una “barriera difensiva” con la quale abbiamo limitato o annullato gli attentati "kamikaze"...
In un mondo normale una persona normale si chiede perché mai un’altra persona si voglia suicidare in modo così strano. Come a dire che ipoteticamente fra me e l’on. Pianetta debba venire innalzato un muro di otto metri e mezzo per impedire che io possa diventare un “martire”, cioè che mi imbottisca di tritolo, mi avvicini all’on. Pianetta e mi faccia esplodere addosso il tritolo morendo prima io e poi l’on. Pianetta con il suo seguito...
In condizioni normali, in un mondo normale, una persona normale si chiederebbe perché mai io abbia commesso un gesto tanto insano. Se sono io il solo ad aver fatto ciò, si può pensare e spiegare che si tratti di follia allo stato puro, una follia individuale. Ma se lo stesso mio gesto si pensa che possa venire compiuto da centinaia e migliaia di altre persone e potenzialmente da TUTTI, in questo caso da tutti i palestinesi, arabi, musulmani (oltre un miliardo di persone, anzi tutta la restante umanità) che vengono TUTTI separati dal Muro (facilmente aggirabile), allora la spiegazione della follia individuale non basta più e bisogna cercare qualche altra spiegazione.
Certo, se guerra vi è tra due popoli, di cui uno invasore e l’altro invaso ma indomito, sarebbe militarmente leale che disponessero degli stessi armamenti. Per non far “suicidare” i palestinesi in mancanza di altre armi (altro che gli artigianali sigari Kassam!) si potrebbero fornire loro gli stessi carri armati di cui dispone Israele, gli stessi missili (ben diversi dai Kassam), gli aerei e quanto altro fino all’atomica. Non avremmo allora Davide (= i palestinesi) e Golia (= Israele sostenuto da USA e da Pianetta), ma combattenti in singolar tenzone ad armi pari come era nei poemi antichi, nell’Iliade e in Ariosto, dove ancora esisteva la lealtà e l’onore.
Ma qui si pretende di massacrare, di scannare gente inerme, e si pretende pure che questa non si lamenti neppure mentre viene scannata, per poi magari fare commercio dei suoi organi!
Viviamo in un mondo assurdo! E più non dico in questo spazio, ma la mia mente è un fluire continuo di associazioni mentali che collegano l’una all’altra verità e tutte insieme demoliscono ogni muro di menzogna che si voglia costruire. Basterebbe che tutti nel nostro piccolo avessimo il coraggio della verità!
GLI EBREI ITALIANI AMMETTONO: SIAMO UNA LOBBY-
http://www.fainotizia.it/2009/09/18/gli-ebrei-ammettono-siamo-una-lobby
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