domenica 28 giugno 2009

Alan Dershowitz al microscopio: 9. Gli altri genocidi nel mondo come “manovra diversiva” per far distogliere lo sguardo dal genocidio dei “cananei”.

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Registrazione sonora qui commentata: Antefatto ovvero Il “Demolitore” che demolisce se stesso. – 1. È venuto a Roma per insultare il papa. – 2. Il processo alle intenzioni degli altri. – 3. L’ospite non è di nessun riguardo ed ha già rotto le scatole. – 4. Prima di cominciare: “demonizzazione, critica e delegittimazione di Israele”. – 5. Il Lobbista venuto dall’America per sedere “in conclave” con i Cardinali riuniti in Vaticano. – 6. Anche Yakov Rabkin è un accademico “fallito” e imboscatosi in un’università di quarta categoria? – 7. «Ebreo», «sionista» o «lobbista»? Cosa è propriamente questo «ospite», introdotto in Vaticano e alla Camera? – 8. Dopo gli insulti e le contumelie, la parola ai derisi e diffamati: a. Intervista al cardinale Rodriguez. – 9. Gli altri genocidi nel mondo come “manovra diversiva” per far distogliere lo sguardo dal genocidio dei “cananei”. – 10. Male assoluto o postulato retorico e propagandisto, parola d’ordine per lo squadrone mediatico? – 11. Ma l’«ospite americano» i libri di cui parla li legge o li travisa soltanto? – 12. Cosa vi è dietro agli attacchi a Carter. – 13. Res gestae di Alano sul Google versione italiana. – 14. Chi demonizza chi? – 15. Alan Dershowitz visto da John H. Mearsheimer e Sthephen M. Walt. –

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. I genocidi degli altri come “manovra diversiva” per far distogliere lo sguardo dal genocidio di Gaza. – Sono giunto agli ultimi capitoli del libro di Blanrue. Ne interrompo la lettura per venire qui a scrivere questo ulteriore paragrafo alla mia impietosa demolizione del “demolitore” Dershowitz. Tutti costoro devono dipendere da una comune centrale ideologica che fissa le veline che poi passano alla stampa e allo squadrismo mediatico, ad esempio quello di «Informazione Corretta», ma ne esistono una caterva. I capitoli finali di Blanrue analizzano la grande decadenza della cultura francese, quella che pretendeva di “illuminare” il mondo e che era stata capace di opporsi al conformismo. Quindi, a dimostrazione della decadenza odierna si passa a parlare di Bernard Henry Levy, addirittura in sigla BHL. Costui aveva rovesciato tonnellate di insulti a quanti in Francia il 15 gennaio avevano manifestato contro il massacro di Gaza ancora in atto e mai terminato, se si considera che a tutt’oggi i palestinesi di Gaza non possono ricevere gli aiuti che sono stati loro mandati da tutto il mondo. Ho letto che sono marciti in Egitto e sono stati distrutti. Non potendo avere il cemento per la ricostruzione delle loro case, i palestinesi hanno riscoperto le murature in fango, in uso durante il periodo ottomano. Ma veniamo a noi. In quell’occasione BHL scatenò insulti inaccettabili contro i più disparati manifestanti che erano divisi su tutto ma uniti nella parola d’ordine: stop al massacro. Per il “filosofo” che ha così raggiunto lui il livello zero di pensiero la richiesta di una cessazione del massacro equivaleva ad un top di odio contro Israele. Anche in Roma, vi fu il 17 gennaio un’imponente manifestazione, dicono di 200.000 persone, per lo stesso motivo: stop al massacro. Un emulo italiano di BHL pensò di scrivere in italiano le stesse cose scritte da BHL. Appena tornato a casa, dopo aver letto le “onorevoli” bestialità che in aperto dileggio della nostra costituzione incitavano al massacro, ebbe una spontanea reazione privata, certamente assai argomentata, concettualmente filosoficamente e storicamente argomentata, ma anche un poco colorita alla grillina. Aspetto una querela non per aver manifestato insieme a 200.000 persone ed essere stato collettivamente insultato, ma per aver scritto “testa di...” ed altro di fondatissimo peso in direzione di chi se lo meritava. Ebbene, chiudendo la digressione, cosa pensava di fare BHL a fronte del massacra “attuale” di Gaza? Di occuparsi e far occupare del Darfur e di tutte le cose brutte che succedono nel mondo e che hanno spesso la stessa causa: l’imperialismo coloniale USA. Allo stesso modo di BHL l’alano Derhowiyz ci dice che succedonono cose brutte anche altrove e che non vi è nessun motivo di guardare a quel che Israele fa in “casa sua”. L’argomento è tanto tipico quanto idiota ed osceno. Immaginate, se uno di noi viene fermato da un vigile, che ci contesta una evidente infrazione per la quale non possiamo fare altro che riconoscere il nostro torto e quindi “conciliare”. A qualcuno di noi viene forse in mente di discolparsi dicendo che altri hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi? È l’argomento che nella registrazione usa il Sommo Giurista Dershowitz, sbarcato in Italia ed a Roma per insegnare a noi il diritto ed al papa la morale cattolica. Povera Italia!

Restando al libro di Blanrue, che non avrei potuto comprare in Francia, apprendo qualcosa di nuovo a proposito del Muro, il muro della vergogna, di cui in questo blog mi sono occupato in disputa con un sionista intervenuta nell’area dei commenti. Finora avevo sentito parlare del muro, da parte dei sionisti, come di qualcosa di autodifensivo, pur essendo un simile muro condannato dall’ONU e dalla Corte internazionale di giustizia. Pare invece che si sia qualcosa di altro e ben più profondo. A pag. 176 Blanrue riporta una citazione di Alain Menargues, autore di uno libro intitolato Le Mur de Sharon, Presse de la Renaissance, 2004. Scrive Menargue, citato da Blanrue:
«En Israël, la notion de pur et de l’impure est essentielle. Il faut, en effet, être exempte de toute soillure pour être en état de parteciper au culte et plus largement à la vie de la communauté. Cette separation du pur et de l’impure est une notion absolue, consignée dans le Lévitique, le troisieme des cinq livres de la Torah. (…) La portée de ce texte se traduit aujourd’hui, pour le religieux, dans leurs rapport avec les Arabes, que ce soit en Israël ou dans les territoires occupés. Ils considèrent que les Palestinies, descendants des “hommes du pays de Canaan”, en plus de leur prétention à la propriété de la “terre d’Israël”, sont des dangereux impurs dont il faut se séparer pour rester en état de parteciper au culte et, plus largement, à la vie de la communauté».
(cit. in Blanrue, p. 176)
Ebbene, manco a farlo apposta è lo stesso Dershowitz che ci viene in aiuto. È lui, con le sue proprie parole, registrate ed ascoltabili qui da chiunque, che insiste sull’importanza della Bibbia per ogni israeliano o ebreo che vive in Israele, sionista, colono, o comunque lo si voglia chiamare. La Bibbia che è un libro di storia e perfino di geografia oltre che di archeologia. Nella stessa pagina, relativamente allo stesso anno 2004, Menargues, affermato giornalista televisivo una una rete importante, ebbe ancora a dichiarare nel corso di un dibattito che fece epoca:
«Vous dites qu’Israël est un Ètat démocratique, permettez-moi de dire très rapidement, c’est aussi un Ètat raciste. Si vouz prenez les lois fondamentales, [sont] citoyens israéliens ceux qui ont la nationalité, mais la nationalité est divisée en termes de religion. La loi du retour, elle ne concerne que les Juifs. QU’est-ce que la base du sionisme? C’est de faire un Ètat pour les Juifs».
Naturalmente la lobby fece una guerra infinita che terminò con il licenziamento del giornalista televisivo, che dopo anni si vide riconoscere dalla Cassazione il pieno diritto alla sua libertà di pensiero insieme con un risarcimento per l’illegittimo licenziamento. Se leggiamo questo episodio del 2004 alla luce di “piombo fuso” troviamo una verifica ulteriore alla mattanza di Gaza. I “sigari Kassam” sono un debole pretesto. La verità va ricercata in una volontà di sterminio di una popolazione “impura”, addirittura identificata con gli antichi Cananei, per i quali valeva e vale l’ordine divino di sterminio: è lo stesso Dershowitz ad averci detto quanto la Bibbia, pressa alla lettera come libro di storia, geografia ed archeologia, sia di estrema importanza. Non lo trovo subito, ma ho in mente un altro episodio di fonte talmudica dove è ben spiegato che mentire ad un goym da parte di un ebreo non sia per nulla riprovevole, ma quasi doverosa. Con quanta amore di verità l’«ospite» americano sia venuto in Roma, a rafforzare e migliorare l’immagine di Israele, lo può facilmente arguire chi ascolta la registrazione con un minimo di spirito critica, di informazione, di intelligenza.

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