martedì 23 giugno 2009

Alan Dershowitz al microscopio: 3. L’ospite non è di nessun riguardo ed ha già “rotto le scatole”.

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Registrazione sonora qui commentata: Antefatto ovvero Il “Demolitore” che demolisce se stesso. – 1. È venuto a Roma per insultare il papa. – 2. Il processo alle intenzioni degli altri. – 3. L’ospite non è di nessun riguardo ed ha già rotto le scatole. – 4. Prima di cominciare: “demonizzazione, critica e delegittimazione di Israele”. – 5. Il Lobbista venuto dall’America per sedere “in conclave” con i Cardinali riuniti in Vaticano. – 6. Anche Yakov Rabkin è un accademico “fallito” e imboscatosi in un’università di quarta categoria? – 7. «Ebreo», «sionista» o «lobbista»? Cosa è propriamente questo «ospite», introdotto in Vaticano e alla Camera? – 8. Dopo gli insulti e le contumelie, la parola ai derisi e diffamati: a. Intervista al cardinale Rodriguez. – 9. Gli altri genocidi nel mondo come “manovra diversiva” per far distogliere lo sguardo dal genocidio dei “cananei”. – 10. Hamas, Iran: un male assoluto o un postulato retorico e propagandisto, parola d’ordine per lo squadrone mediatico? – 11. Ma l’«ospite americano» i libri di cui parla li legge o li travisa soltanto? – 12. Cosa vi è dietro agli attacchi a Carter. – 13. Res gestae di Alano sul Google versione italiana. – 14. Chi demonizza chi? – 15. Alan Dershowitz visto da John H. Mearsheimer e Sthephen M. Walt. –


3. L’ospite non è di nessun riguardo ed ha già rotto le scatole. – Parafrasando la presentazione di Fara, che si ascolta al link sonoro, mi sento di poter dire, lecitamente, dalla mia scrivania, che l’ospite potrà essere di “grande riguardo” per lui che lo riceve e lo ospita, gli concediamo pure che sia tristemente “famoso”, ma non è certo a me gradito e da me stimato in quanto cittadino e intellettuale italiano, sia pure orgogliosamente quisque de populo. Ma se io sono quisque non lo è meno lo stesso Fara, che pur “imperversando” sulla scena da almeno 30 anni a me non era neppure “noto”. Non se se sarà lui in un prossimo futuro, come dice con sue testuali parole, a potermi “rompere le scatole”. Certamente, in quanto italiano, le scatole me le ha già rotte il suo ospite Dershowitz. Se questi fosse stato privato ospite di Fara in qualche sua privata proprietà, nulla ne avrei saputo. Ma Fara intende farne una presentazione pubblica a tutta l’intellettualità italiana. Non può quindi lamentarsi se senza peli sulla lingua dico ciò che penso del suo “ospite”. Non mi piace, per bontà innata del mio animo, dir male del prossimo, ma qui si tratta di far giustizia. Un giudice, un insegnante, un intellettuale deve dire ciò che è e che deve dire, non quello che gli piacerebbe dire.

Intanto la “sgradevolezza” dell’ospite lobbistico di Eurispes, presentato da Gian Maria Fara, è già stata motivata con l’idea stessa di venire in Roma per dire quello che ha detto del papa, di un cardinale cattolico, e quello che lo stesso Fara gli ha lasciato dire. Cosa dobbiamo intendere che lo stesso Fara sottoscrive ciò che il suo ospite “di riguardo” pretende di poterci dire impunemente? Bene, Fara se ne assuma chiaramente le risponsalità e potrà non per celia, ma a giusto titolo ammettere di averci pure lui “rotto le scatole”. Potrà continuare a farla da casa sua. Noi, che crediamo per davvero nella libertp di espressione di idee e posizioni che in nulla condividiamo, glielo lasceremo tranquillamente fare e con noi può stare assolutamente tranquillo per ciò che riguarda la sua libertà di pensiero. Non confidiamo che ci venga riconosciuta eguale libertà di diverso avviso e di libertà di espressione praticamente eguale a quella usata dai nostri “nemici”: dici “rompere le scatole” e simili, uso le stesse tue espressioni che non sarebbero altrimenti proprie del mio lessico.

Ma soprattutto vi sono almeno due cose per le quali l’«ospite» mi è sommamente sgradito. Intanto, una di casa dell’ospite stesso, dal luogo di provenienza. Il trattamento di cui lo stesso Dershowitz si è reso responsabilie verso il suo correligionario, connazionale, Norman G. Finkelstein oltre che essere “illiberale” – e costui si presenta a noi come un Liberal! – è anche ignobile. Vi è poi la “spazzatura” attribuita a Ilan Pappe, mentre la stessa “spazzatura” appartiene più propriamente a chi è abituato a usare nei confronti degli altri simili “apprezzamenti”, che gli si posson ben restituire. Ma poi mi sono divenute note le sortire del suo ospite, contenute nel libro di Robert Fisk, un libro di 1200 dense pagine per nulla paragonabili alla carta stampata di Dershowitz, che resta carta stampata senza nessuna dignità intellettuale. Ma soprattutto il ricordo corre a non pochi decenni addietro, quando vi fu un grave caso di inospitabilità e di inciviltà, i cui responsabili non sono ancora riuscito a conoscere. Fu quando lo storico David Irving avrebbe dovuto fare una pubblica conferenza in Roma. Dico avrebbe dovuto aprire bocca e parlare. Non compiere attentati o qualcosa di simile. Fu intercettato all’aeroporto e rispedito indietro. Allora ero molto più giovane di adesso. La cosa mi impressionò molto, anche se poi smisi presto di pensarci, avendo ben altro allora cui badare. Perché Irving non potè essere “ospite” in Roma da chi allora lo invitò e da parte di quanti desidevano ascoltarlo, mentre questa possibilità è concessa all’ebreo illiberale e sionista Dershowitz?

C’è del marcio nel regno di Danimarca. Non è qui difficile capire dove stia il marcio, che per me nello specifico inizia con l’operazione che a suo tempo blocco David Irving, che io intendevo ascoltare: mi interessa poco ciò che Irving avrebbe potuto dire o non dire, ma mi offende ancora che sia stata tolta a me la libertà di poterlo ascoltare, una libertà di cui invece fruisce l’ignoto Fara di poter ascoltare il “suo” ospite e di farlo ascoltare ai suoi supporter. In questo paese non siamo tutti uguali, alcuni sono più uguali degli altri. Per liberarci però democraticamente di Dershowitz si può incominciare con il dire una cosa molto semplice: Dershowitz non è un ospite gradito, o almeno non è gradito a tutti quelli che sono fisicamente e mentalmenrte fuori del ghetto. È stata una fortuna che io non abbia saputo in tempo della pubblica presentazione e non abbia avuto la possibilità di fare non già da spalla come Fara e tutti gli altri, ma come contraddittore. Non vi è stato in effetti nessun contraddittorio e tutti i giornalisti presenti erano di supporto. Quanto al libro è davvero curioso, ed insolito, che ne sia stata fatta una pubblicità e promozione preventiva, senza aver dato la possibilità a quanti potevano criticarlo di conoscerlo a tempo. Infatti, benché lo abbia ordinato da settimane, dando il relativo acconto, il libro è ben lungi dall’essere in distribuzione. Devono essere queste le abituali astuzie della Israel Lobby. Ma ben conoscendo i libri di Mearsheimer e Walt nonché quello di Ilan Pappe dubito fortemente che Dershowitz sia capace di altro che di una mera denigrazione.

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