Vers. 1.1 - 31.5.09
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Registrazione sonora qui commentata: Antefatto ovvero Il “Demolitore” che demolisce se stesso. – 1. È venuto a Roma per insultare il papa. – 2. Il processo alle intenzioni altrui. – 3.
Mi sono accorto che i miei Lettori non hanno sempre la pazienza o la voglia di leggere i miei lunghi testi, per cui molto di ciò che scrivo resta nascosto fra un’integrazione e l’altra, fra un un aggiunta e l’altra di testi che escono divisi in capitoli e paragrafi. Non posso farci nulla. Un discorso complesso richiede adeguate articolazioni. Vogliono perà qui anticipare una parte di testo di altro più ampio che riguarda un noto esponente della Israel lobby americana, venuto in Italia per continuare il suo lavoro di agente del sionismo. Un altro esponente della stessa lobby, in giornalista Maurizio Molinari, di cui già si parla nel libro di Rathier sul B’naï Brith, aveva anticipato in un breve inciso televisivo come se fosse stata una ovvietà il fatto che il libro dei due politologi americani Walt e Mearsheimer su “La Israel lobby e la politica estera americana” fosse stato demolito. Mi chiedevo chi fosse mai il Demolitore. Adesso credo che alludesse all’indigeribile Alan Dershowitz, di cui con grande battage è stato annunciato un libro ancora non entrato in distribuzione. Il titolo è eloquente: “Processo ai nemici di Israele”. Costoro dopo il “processo” di Norimberga sono abituati all’idea di processare il prossimo. Ancora prima di Gesù Cristo ebbero già a processare tutta l’umanità. Per quanto ho potuto apprendere dell’evento libro e dell‘evento personaggio posso dire che il Demolitore per le cose che tanta sfacciataggine e improntitudine ha detto ha in realtà demolito se stesso. Certo, fra di loro, possono raccontarsi quello che vogliono, e magari forse ci credono pure. Ma appunto... fra di loro! Il testo che segue è stato scritto di getto e sarà oggetto di una revisione, quando ne avrò il tempo. È però opportuno che io raccolga sistematicamente in un solo post la critica ad altri siti web che si trovano mettendo in Google la frase "processo ai nemici di Israele”. Quando uscirà il libro, intendo quando sarò dispobibile presso la consueta Libreria Feltrinelli mi sobbarcherò l’irritante lettura, inaurando una nuova serie di post sotto l’etichetta “Libracci”. Non ho nessuna intenzione di acquistare il libro direttamente presso l’editore, se disponibile. Penso che l‘editore abbia fatto circolare il libro prima presso quelli che ne dovevano fare la promozione e solo dopo consentirne la lettura ai possibili critici. Non è la prima volta che gli Editori fanno così. Ne ricordo qualche altro caso. Un’astuzia da Pulcinella. Quando il libro sarà disponibile, ne farò io la demolizione. testuale pagina per pagina Per adesso mi occupo dei suoi pubblicitari.
a. – Una manifestazione vomitevole. – Ho ascoltato per oltre un’ora e mezzo la registrazione di cui al link. Ho fatto ciò mentre eseguivo una lunga seduta di scansione di alcuni testi a stampa. Quindi le impressioni che riporto qui di seguito sono a registrazione conclusa La manifestazione si è tenuta a Roma il 4 maggio. Non ne ho avuto notizia né mi è giunto alcuno nè so se mi sarebbe mai giunto, pur chiedendolo. Credo che il pubblico fosse di giornalisti, le cui domande erano tutte addomesticate e non meno infami dello sproloquio da azzercagarbugli americano del “professor” – così chiamato – Dershowitz, che ha il potere in America di impedire che altri, ad esempio Norman G. Finkelstein, possano portare il titolo di professore. I rilievi che ho qui da fare finché mi resta la memoria della registrazione, che all’occorrenza posso risentire, pur guastandomi il sangue sono di diversa portata. Intanto voglio occuparmi di filologia o meglio di cronologia. Abbiamo detto che il “papa” sionista ed ebreo venuta dall’America, ovvero la “spazzatura” – se per Dershowitz possiamo democraticamente e paritariamente usare la stessa terminologia che lui ha usato per Norman G. Finkelstein – ha parlato in Roma – dove ahimé nella “città sacra” ha insultato il vescovo di Roma, come se fosse a Tel Aviv o in America –, ebbene un simile “papa” ebreo che fa lezioni al papa cattolico ha parlato in data 4 maggio, come si legge nel link alla data della registrazione. Non so quale fosse il luogo, ma credo fosse l’Eurispes. Lo leggeremo da qualche parte. La data, dunque: il 4 maggio.
Qualsiasi azzegarbugli di provincia sa bene ed insegna che quando si vuole offendere, diffamare, infangare qualcuno è bene farlo senza farne il nome, ma parlandone tuttavia in modo che si capisca a chi ci si rifererisce. Si evitano in questo modo fastidiose ed eventuali conseguenze giudiziarie. Non è stato però difficile capire che l’addebito di scarsa professionalità era rivolto a Ilàn Pappe, che noi sappiamo ha dovuto lasciare la sua università in Israele a seguito di minaccie per aver scritto il suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina” per andare in Inghilterra a Exterer, che l’azzeccagarbugli venuto dall’America derubrica a università inglese di terza o quarta categoria. Qui voglio aprire una parentesi, avendone tutta la comodità e non costringendo nessuno ad ascoltarmi o a leggermi.
Di Avraham Burg sappiamo che, conservando il passaporto francese, ha scelto lui di buon grado di andarsene da Israele, dopo aver definito quella realtà politica come uno stato alla nitroglicerina ed pratica assimilandolo al nazismo, anche se personalmente non approvo queste analogie: ogni cosa va contestualizzata nello spazio e nel tempo. Se però si vuol comparare, non definire per analogia, il nazismo e il sionismo, io non ho dubbi che il sionismo sia molto peggio del nazismo. Non sono né un ebreo – mai la mia gens lo è stata in 1000 anni di storia che posso documentare – né un filogiudaico e meno che mai un sionista, ma per nulla ciò che si dice provocatoriamente e artatamente un “antisemita”, tuttavia io mai e poi mai accetterei o potrei vivere in uno stato come quello di Israele fondato sulla pulizia etnica, sull’aggressione coloniale, sull’apartheid, sull’inganno e l’ipocrisia come filosofia di vita. Che Ilàn Pappe o altri abbiamo trovato il modo di andarsene, trovando luoghi disposti ad accoglierli trattandoli da esseri umani, è a mio avviso una gran fortuna. Se per immaginazione io mi chiamassi Ilan Pappe o Shlomo Sand io sarei ben lieto di scambiare un posto di maestro di scuola elementare in un qualsiasi paese d’Europa, Sud America o Africa con la più prestigiosa cattedra universitaria di Israele in Israele. Se poi Exeter in Inghilterra sia un’università di terza o quarta categoria io non so dirlo e poco mi interessa saperlo. Il quesito deve essere rivolto al rettore di quell’università ed ai suoi docenti. Quel che so è che nella comunità scientifica alla quale appartengo non esistono le categorie razziali e razziste che sembra governare il cervello del “professor” Dershowitz, “professore” quando non fa l’azzegarbugli o il propagandista dello stato “criminale” (leggi Jasper rovesciato) di Israele.
La data: il 4 maggio Dershovitz parlò in Roma insultando il vescovo del luogo. Se si va a guardare un’altra data, quella del 23 maggio dello stesso anno 2009, si scopre la “fonte” del fango irradiato dai media sionisti. In un infame commento di “Informazione Corretta”, cui segue l’articolo di Sfaradi su “Liberal” dello stesso giorno, un articolo che noi in termini assai moderato abbiamo inteso fustigare, stando bene attenti a contenere gli insulti ad un grado di intensità inferiore a quello altrui. L’azzegarbugli, il giurista dei miei stivali, ha perfino preteso di fare una lezione sul concetto penalistico di offesa proporzionata. Non ho bisogno delle sue lezioni di diritto penale, ma mi baso sul principio pratico: ti rispondo, offendendoti meno di quanto tu non offendi me stesso o altri che io difendo, senza averne avuto il mandato, ma sulla base di un principio di civiltà e solidarietà umana, in genere estranea alle religio ebraica, di cui il nostro è per sua ammissione fedele, avendo perfino citato la Bibbia, cioè la Torah e il Talmud, fantastici testi di immoralità. I «corretti informatori» e con loro lo “squallido” Sfaradi non sarebbero stati capaci per scienza propria di dare alcun giudizio sull’opera storiografica di Ilàn Pappe, se non avessero potuto attingere alla “spazzatura” venuta dall’America. Non era dunque farina del loro sacco. Peraltro un “sacco” dove al massimo si può trovare qualche “grida” di quelle adoperate alla bisogna dall’Azzeccagarbugli manzoniano. Non avendo specifiche competenze “storiche” il nostro prof. Azzeccagarbugli non ha nessunissimo titolo a proncunciarsi su un libro di storia, fondato su dati archivistici e fonti storiche magistralmente adoperate, come quello di Ilàn Pappe, il cui contenuto può avere solo conferme da ulteriori ricerche e non può certo essere confutato dal fango, dall’immondizia che i suoi detrattori solo sanno gettargli addosso.
Ho citato anche Shlomo Sand, il cui libro sull’«invenzione» del popolo ebraico ho letto in traduzione francese, non certo nella lingua tanto originale quanto artificiale che è l’ebraico moderno, una lingua patologica sorta solo sulla base di una diffusa patologia di massa. Shlomo Sand – se ben ricordo – ebbe a rimproverare Pappe per essere stato incauto, avendo voluto scrivere il suo libro in inglese, anziché in un ebraico che nessuno legge. A sua volta, Shlomo Sand ha anche ammesso di essersi deciso a scrivere il suo libro dopo essersi accertato che ormai in fatto di carriera non avrebbe più potuto venirgli nessuna ritorsione. Ognuno di noi, in qualsiasi ambito egli viva e lavori, sa quale potente fattore di condizionamento è la carriera. I filosofi antichi al riguardo la sapevano lunga.
Ma veniamo ora agli aspetti maggiori dell’obbrobrio che si può sentire in registrazione. Una persona appena un poco esperta di cose mediorentali è subito in grado di riconoscere le colossali menzogne e mistificazioni dette dal nostro Azzeccagarbugli da quattro soldi. Le confutazioni possibili sarebbe a centinaia. Dovrebbe qui attardarci fino a scrivere un libro, cioè un supporto cartaceo di centinaia di pagine che non sarebbero necessariamente un “libro” nel senso proprio e nobile del termine: dubito che di simili libri il nostro Azzeccagarbugli ne abbia mai scritto uno, anche se viene presentato come uno “scrittore”. Leggeremo comunque per intero la porcheria che ha scritto e che Eurilink a pubblicato, appena la si potrà acquistare in Libreria. Per tutte una: ha ripetutamente in Nostro parlato di “scudi umani” che il “demone” – mai più democraticamente eletto – Hamas userebbe. Se mi riesce di estrarre l’immagine del dvd di cui ho parlato appena ieri, Araba fenice il tuo nome è Gaza, allego qui l’immagine di un soldato israeliano, soldato ad alto indice di moralità, mentre spara da un cantone di strada, tenendosi al riparo di un prigioniero palestinese, bendato, legato, e messo in ginocchio, mentre sopra la sua testa il glorioso soldato israeliano spara ad altri esseri umani indifesi. I “demoni” accreditati, cioè i nazisti o i fascisti, che a loro modo avevano alto il senso dell’onore, anche bellico, mai sarebbero stati capaci di tanta infamia. Il superiore popolo “eletto” e “sopravvissuto”, quindi “sbarcato” nella Terra Promessa da dove dice di essere andato via... duemila anni fa, il popolo “eletto” è capace di tanto. E l’azzeccagarbugli viene a Roma a fare lezione di “morale cattolica” a quello che per noi una volta era la Somma Potestà, superiore perfino all’Imperatore, è che oggi viene insolentito in casa sua da chiunque se lo voglia permettere. Si può non essere più cattolici praticanti, ma è difficile che l’apostasia o il rigetto di tante posizioni della Curia spinga a tanta insolenza. I nostri politici baciapile lo consentono: fra due padroni scelgono quello che ha il “bastone”!
Ma devo chiudere, almeno per adesso. Non si respira un’aria salubre in mezzo a tanta sporcizia morale. Forse l’elemento più fragile di tante frivolezze esposte per un’ora e mezza come fossero argomento è l’assioma del “diritto di Israele” alla sua esistenza. Nessun finto giornalista – erano tutti fra di loro – ha pensato di chiedergli quali siano le basi di legittimità di un simile diritto, quasi che il suo contraltare fosse il dovere alla non esistenza dei palestinesi o il loro obbligo di farsi annientare e perfino sodomizzare in reale e in senso metaforico. Un bambino di scuola elementare, che però non faccia le sue elementari in Israele, è in grado di capire il problema se gli si prospetta poniamo la situazione in cui in Italia sbarcano i cosiddetti clandestini, non come disperati in cerca di lavoro o di qualche pezzo di pane, ma armati fino ai denti ed attrezzati con tutti i mezzi finanziari, militari, politici, mediatici, religiosi perfino, ed il cui scopo fosse di cacciare dalla penisola tutti gli indigeni italiani, parte massacrandoli, parte mandandoli profughi nella vicina Africa, o in Albania, o nel Kossovo, per poi infine rivendicare il proprio “diritto all‘esistenza”. È esattamente quello che è successo in Palestina a far data dal 1882. Il resto è storia. E la storia bisogna conoscerla ed interpretrarla. L’ebreo israeliano Ilàn Pappe lo ha fatto, se è accorto, ma dicono che non sa la storia, che è addirittura un “antisemita”, un “nemico del suo popolo”. Lui però si permette di rispondere a quelli che a Napolitano hanno messo in bocca la famosa dichiarazione sull’antisemitismo e l‘antisionismo, dicendo che in realtà si è antisemita se non si è antisionisti. Lo ha capito perfino Avraham Burg, che non è storico, ma è stato addirittura ai vertici dell’ebraismo. Cosa altro dobbiamo dire? Ascoltando la registrazione si puà dire ancora molto, guastandosi il sangue. Ed occorre dirlo per salvaguardare gli ingenui e i disinformati dall’inganno, dall’industria mediatica della menzogna e dell’inganno, di cui relatori e pubblico ivi convenuto sono parte attiva.
Un’ultima osservazione riassuntiva di questa parte. Non nascondo che avevo avvertito una certa soggezione quando mesi addietro ebbi ad ascoltare un breve inciso di Maurizio Molinari sul fatto che il libro di Mearsheimer e Walt sarebbe stato “demolito”. Avendo letto il libro, oltre 600 pagine note escluse, e trovandolo assai ben costruito e documentato, e perfino assai cauto, volendo chiaramente i due autori prevenire l’accusa scontata quanto strumentale di antisemitismo, mi chiedevo quali argomenti mai i “demolitori” avessero trovato. Se la conferenza e il dibattito di cui in registrazione sono rappresentativi del libro, di cui ci prenderemo intero il disgusto di leggerlo, allora devo concluderne che il “demolitore” Dershowitz ha in realtà demolito se stesso, dando ai due autori americani la migliore conferma delle verità, peraltro assai edulcorate, da essere rivelate ad un grande pubblico. Già il pubblico. Quale pubblico? Era pubblico quello che ha retto il sacco al nostro Azzeccagargli, che gli ha fatto da spalla per poter dire impunemente le bestialità che ha detto, proprio qui in Italia ed a pochi passi dalla dimora del papa cattolico? No! Il pubblico che a noi interessa è la comunità degli “spiriti liberi”, di quanti possono essere sensibili alle ragioni della verità, della giustizia, dell’umanità. Noi siamo certi che presso questo pubblico costoro non hanno udienza. E lo sanno bene. Come sanno bene che il loro potere non si fonda né sulla verità, né sulla giustizia, né sull’umanità.
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a. – Una manifestazione vomitevole. – Ho ascoltato per oltre un’ora e mezzo la registrazione di cui al link. Ho fatto ciò mentre eseguivo una lunga seduta di scansione di alcuni testi a stampa. Quindi le impressioni che riporto qui di seguito sono a registrazione conclusa La manifestazione si è tenuta a Roma il 4 maggio. Non ne ho avuto notizia né mi è giunto alcuno nè so se mi sarebbe mai giunto, pur chiedendolo. Credo che il pubblico fosse di giornalisti, le cui domande erano tutte addomesticate e non meno infami dello sproloquio da azzercagarbugli americano del “professor” – così chiamato – Dershowitz, che ha il potere in America di impedire che altri, ad esempio Norman G. Finkelstein, possano portare il titolo di professore. I rilievi che ho qui da fare finché mi resta la memoria della registrazione, che all’occorrenza posso risentire, pur guastandomi il sangue sono di diversa portata. Intanto voglio occuparmi di filologia o meglio di cronologia. Abbiamo detto che il “papa” sionista ed ebreo venuta dall’America, ovvero la “spazzatura” – se per Dershowitz possiamo democraticamente e paritariamente usare la stessa terminologia che lui ha usato per Norman G. Finkelstein – ha parlato in Roma – dove ahimé nella “città sacra” ha insultato il vescovo di Roma, come se fosse a Tel Aviv o in America –, ebbene un simile “papa” ebreo che fa lezioni al papa cattolico ha parlato in data 4 maggio, come si legge nel link alla data della registrazione. Non so quale fosse il luogo, ma credo fosse l’Eurispes. Lo leggeremo da qualche parte. La data, dunque: il 4 maggio.
Qualsiasi azzegarbugli di provincia sa bene ed insegna che quando si vuole offendere, diffamare, infangare qualcuno è bene farlo senza farne il nome, ma parlandone tuttavia in modo che si capisca a chi ci si rifererisce. Si evitano in questo modo fastidiose ed eventuali conseguenze giudiziarie. Non è stato però difficile capire che l’addebito di scarsa professionalità era rivolto a Ilàn Pappe, che noi sappiamo ha dovuto lasciare la sua università in Israele a seguito di minaccie per aver scritto il suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina” per andare in Inghilterra a Exterer, che l’azzeccagarbugli venuto dall’America derubrica a università inglese di terza o quarta categoria. Qui voglio aprire una parentesi, avendone tutta la comodità e non costringendo nessuno ad ascoltarmi o a leggermi.
Di Avraham Burg sappiamo che, conservando il passaporto francese, ha scelto lui di buon grado di andarsene da Israele, dopo aver definito quella realtà politica come uno stato alla nitroglicerina ed pratica assimilandolo al nazismo, anche se personalmente non approvo queste analogie: ogni cosa va contestualizzata nello spazio e nel tempo. Se però si vuol comparare, non definire per analogia, il nazismo e il sionismo, io non ho dubbi che il sionismo sia molto peggio del nazismo. Non sono né un ebreo – mai la mia gens lo è stata in 1000 anni di storia che posso documentare – né un filogiudaico e meno che mai un sionista, ma per nulla ciò che si dice provocatoriamente e artatamente un “antisemita”, tuttavia io mai e poi mai accetterei o potrei vivere in uno stato come quello di Israele fondato sulla pulizia etnica, sull’aggressione coloniale, sull’apartheid, sull’inganno e l’ipocrisia come filosofia di vita. Che Ilàn Pappe o altri abbiamo trovato il modo di andarsene, trovando luoghi disposti ad accoglierli trattandoli da esseri umani, è a mio avviso una gran fortuna. Se per immaginazione io mi chiamassi Ilan Pappe o Shlomo Sand io sarei ben lieto di scambiare un posto di maestro di scuola elementare in un qualsiasi paese d’Europa, Sud America o Africa con la più prestigiosa cattedra universitaria di Israele in Israele. Se poi Exeter in Inghilterra sia un’università di terza o quarta categoria io non so dirlo e poco mi interessa saperlo. Il quesito deve essere rivolto al rettore di quell’università ed ai suoi docenti. Quel che so è che nella comunità scientifica alla quale appartengo non esistono le categorie razziali e razziste che sembra governare il cervello del “professor” Dershowitz, “professore” quando non fa l’azzegarbugli o il propagandista dello stato “criminale” (leggi Jasper rovesciato) di Israele.
La data: il 4 maggio Dershovitz parlò in Roma insultando il vescovo del luogo. Se si va a guardare un’altra data, quella del 23 maggio dello stesso anno 2009, si scopre la “fonte” del fango irradiato dai media sionisti. In un infame commento di “Informazione Corretta”, cui segue l’articolo di Sfaradi su “Liberal” dello stesso giorno, un articolo che noi in termini assai moderato abbiamo inteso fustigare, stando bene attenti a contenere gli insulti ad un grado di intensità inferiore a quello altrui. L’azzegarbugli, il giurista dei miei stivali, ha perfino preteso di fare una lezione sul concetto penalistico di offesa proporzionata. Non ho bisogno delle sue lezioni di diritto penale, ma mi baso sul principio pratico: ti rispondo, offendendoti meno di quanto tu non offendi me stesso o altri che io difendo, senza averne avuto il mandato, ma sulla base di un principio di civiltà e solidarietà umana, in genere estranea alle religio ebraica, di cui il nostro è per sua ammissione fedele, avendo perfino citato la Bibbia, cioè la Torah e il Talmud, fantastici testi di immoralità. I «corretti informatori» e con loro lo “squallido” Sfaradi non sarebbero stati capaci per scienza propria di dare alcun giudizio sull’opera storiografica di Ilàn Pappe, se non avessero potuto attingere alla “spazzatura” venuta dall’America. Non era dunque farina del loro sacco. Peraltro un “sacco” dove al massimo si può trovare qualche “grida” di quelle adoperate alla bisogna dall’Azzeccagarbugli manzoniano. Non avendo specifiche competenze “storiche” il nostro prof. Azzeccagarbugli non ha nessunissimo titolo a proncunciarsi su un libro di storia, fondato su dati archivistici e fonti storiche magistralmente adoperate, come quello di Ilàn Pappe, il cui contenuto può avere solo conferme da ulteriori ricerche e non può certo essere confutato dal fango, dall’immondizia che i suoi detrattori solo sanno gettargli addosso.
Ho citato anche Shlomo Sand, il cui libro sull’«invenzione» del popolo ebraico ho letto in traduzione francese, non certo nella lingua tanto originale quanto artificiale che è l’ebraico moderno, una lingua patologica sorta solo sulla base di una diffusa patologia di massa. Shlomo Sand – se ben ricordo – ebbe a rimproverare Pappe per essere stato incauto, avendo voluto scrivere il suo libro in inglese, anziché in un ebraico che nessuno legge. A sua volta, Shlomo Sand ha anche ammesso di essersi deciso a scrivere il suo libro dopo essersi accertato che ormai in fatto di carriera non avrebbe più potuto venirgli nessuna ritorsione. Ognuno di noi, in qualsiasi ambito egli viva e lavori, sa quale potente fattore di condizionamento è la carriera. I filosofi antichi al riguardo la sapevano lunga.
Ma veniamo ora agli aspetti maggiori dell’obbrobrio che si può sentire in registrazione. Una persona appena un poco esperta di cose mediorentali è subito in grado di riconoscere le colossali menzogne e mistificazioni dette dal nostro Azzeccagarbugli da quattro soldi. Le confutazioni possibili sarebbe a centinaia. Dovrebbe qui attardarci fino a scrivere un libro, cioè un supporto cartaceo di centinaia di pagine che non sarebbero necessariamente un “libro” nel senso proprio e nobile del termine: dubito che di simili libri il nostro Azzeccagarbugli ne abbia mai scritto uno, anche se viene presentato come uno “scrittore”. Leggeremo comunque per intero la porcheria che ha scritto e che Eurilink a pubblicato, appena la si potrà acquistare in Libreria. Per tutte una: ha ripetutamente in Nostro parlato di “scudi umani” che il “demone” – mai più democraticamente eletto – Hamas userebbe. Se mi riesce di estrarre l’immagine del dvd di cui ho parlato appena ieri, Araba fenice il tuo nome è Gaza, allego qui l’immagine di un soldato israeliano, soldato ad alto indice di moralità, mentre spara da un cantone di strada, tenendosi al riparo di un prigioniero palestinese, bendato, legato, e messo in ginocchio, mentre sopra la sua testa il glorioso soldato israeliano spara ad altri esseri umani indifesi. I “demoni” accreditati, cioè i nazisti o i fascisti, che a loro modo avevano alto il senso dell’onore, anche bellico, mai sarebbero stati capaci di tanta infamia. Il superiore popolo “eletto” e “sopravvissuto”, quindi “sbarcato” nella Terra Promessa da dove dice di essere andato via... duemila anni fa, il popolo “eletto” è capace di tanto. E l’azzeccagarbugli viene a Roma a fare lezione di “morale cattolica” a quello che per noi una volta era la Somma Potestà, superiore perfino all’Imperatore, è che oggi viene insolentito in casa sua da chiunque se lo voglia permettere. Si può non essere più cattolici praticanti, ma è difficile che l’apostasia o il rigetto di tante posizioni della Curia spinga a tanta insolenza. I nostri politici baciapile lo consentono: fra due padroni scelgono quello che ha il “bastone”!
Ma devo chiudere, almeno per adesso. Non si respira un’aria salubre in mezzo a tanta sporcizia morale. Forse l’elemento più fragile di tante frivolezze esposte per un’ora e mezza come fossero argomento è l’assioma del “diritto di Israele” alla sua esistenza. Nessun finto giornalista – erano tutti fra di loro – ha pensato di chiedergli quali siano le basi di legittimità di un simile diritto, quasi che il suo contraltare fosse il dovere alla non esistenza dei palestinesi o il loro obbligo di farsi annientare e perfino sodomizzare in reale e in senso metaforico. Un bambino di scuola elementare, che però non faccia le sue elementari in Israele, è in grado di capire il problema se gli si prospetta poniamo la situazione in cui in Italia sbarcano i cosiddetti clandestini, non come disperati in cerca di lavoro o di qualche pezzo di pane, ma armati fino ai denti ed attrezzati con tutti i mezzi finanziari, militari, politici, mediatici, religiosi perfino, ed il cui scopo fosse di cacciare dalla penisola tutti gli indigeni italiani, parte massacrandoli, parte mandandoli profughi nella vicina Africa, o in Albania, o nel Kossovo, per poi infine rivendicare il proprio “diritto all‘esistenza”. È esattamente quello che è successo in Palestina a far data dal 1882. Il resto è storia. E la storia bisogna conoscerla ed interpretrarla. L’ebreo israeliano Ilàn Pappe lo ha fatto, se è accorto, ma dicono che non sa la storia, che è addirittura un “antisemita”, un “nemico del suo popolo”. Lui però si permette di rispondere a quelli che a Napolitano hanno messo in bocca la famosa dichiarazione sull’antisemitismo e l‘antisionismo, dicendo che in realtà si è antisemita se non si è antisionisti. Lo ha capito perfino Avraham Burg, che non è storico, ma è stato addirittura ai vertici dell’ebraismo. Cosa altro dobbiamo dire? Ascoltando la registrazione si puà dire ancora molto, guastandosi il sangue. Ed occorre dirlo per salvaguardare gli ingenui e i disinformati dall’inganno, dall’industria mediatica della menzogna e dell’inganno, di cui relatori e pubblico ivi convenuto sono parte attiva.
Un’ultima osservazione riassuntiva di questa parte. Non nascondo che avevo avvertito una certa soggezione quando mesi addietro ebbi ad ascoltare un breve inciso di Maurizio Molinari sul fatto che il libro di Mearsheimer e Walt sarebbe stato “demolito”. Avendo letto il libro, oltre 600 pagine note escluse, e trovandolo assai ben costruito e documentato, e perfino assai cauto, volendo chiaramente i due autori prevenire l’accusa scontata quanto strumentale di antisemitismo, mi chiedevo quali argomenti mai i “demolitori” avessero trovato. Se la conferenza e il dibattito di cui in registrazione sono rappresentativi del libro, di cui ci prenderemo intero il disgusto di leggerlo, allora devo concluderne che il “demolitore” Dershowitz ha in realtà demolito se stesso, dando ai due autori americani la migliore conferma delle verità, peraltro assai edulcorate, da essere rivelate ad un grande pubblico. Già il pubblico. Quale pubblico? Era pubblico quello che ha retto il sacco al nostro Azzeccagargli, che gli ha fatto da spalla per poter dire impunemente le bestialità che ha detto, proprio qui in Italia ed a pochi passi dalla dimora del papa cattolico? No! Il pubblico che a noi interessa è la comunità degli “spiriti liberi”, di quanti possono essere sensibili alle ragioni della verità, della giustizia, dell’umanità. Noi siamo certi che presso questo pubblico costoro non hanno udienza. E lo sanno bene. Come sanno bene che il loro potere non si fonda né sulla verità, né sulla giustizia, né sull’umanità.
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