martedì 23 giugno 2009

Alan Dershowitz al microscopio: 4. Prima di cominciare: “demonizzazione, critica e delegittimazione di Israele”.

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Registrazione sonora qui commentata: Antefatto ovvero Il “Demolitore” che demolisce se stesso. – 1. È venuto a Roma per insultare il papa. – 2. Il processo alle intenzioni degli altri. – 3. L’ospite non è di nessun riguardo ed ha già “rotto le scatole”. – 4. Prima di cominciare: “demonizzazione, critica e delegittimazione di Israele”. – 5. Il Lobbista venuto dall’America per sedere “in conclave” con i Cardinali riuniti in Vaticano. – 6. Anche Yakov Rabkin è un accademico “fallito” e imboscatosi in un’università di quarta categoria? – 7. «Ebreo», «sionista» o «lobbista»? Cosa è propriamente questo «ospite», introdotto in Vaticano e alla Camera? – 8. Dopo gli insulti e le contumelie, la parola ai derisi e diffamati: a. Intervista al cardinale Rodriguez. – 9. Gli altri genocidi nel mondo come “manovra diversiva” per far distogliere lo sguardo dal genocidio dei “cananei”. – 10. Hamas, Iran: un male assoluto o un postulato retorico e propagandisto, parola d’ordine per lo squadrone mediatico? – 11. Ma l’«ospite americano» i libri di cui parla li legge o li travisa soltanto? – 12. Cosa vi è dietro agli attacchi a Carter. – 13. Res gestae di Alano sul Google versione italiana. – 14. Chi demonizza chi? – 15. Alan Dershowitz visto da John H. Mearsheimer e Sthephen M. Walt. –


4. Prima di cominciare: “demonizzazione, critica e delegittimazione di Israele”. – Difficile trovare una sola parola di questo Avvocato venuto dall’America per rappresesentare e difendere il suo assistito. La tattica è semplice: incominciamo per prima cosa di sminuire o togliere di mezzo le fondatissime accuse che ogni pietra della strada può rivolgere ad Israele, il più sprovveduto fra i cittadini che appena un poco si voglia interessare di ciò che avviene in quello che per noi è il Vicino Oriente, non il Medio Oriente. Bisogna dire che la faccia tosta dell’ospite eurispesiano sfida enormemente la nostra pazienza. Quanto alla “demonizzazione” si tratta di un concetto che di solito viene usato proprio dagli stessi sionisti: demonizzano la difesa legittima di quanti loro hanno cacciato dalle loro case e dai loro villaggi chiamano “terrorismo”. Quindi, per cominciare i primi demonizzatori, forsennati demonizzatori, sono loro stessi nei confronti delle loro vittime. Prima le massacrano, tolgono loro ogni cosa: casa, vita, patria, dignità, e poi pure li demonizzano: ammazzano i loro bambini, perché in realtà non li hanno ammazzati gli israeliani, ma sono gli stessi prigionieri rinchiusi nel lager di Gaza che hanno ammazzato i loro propri bambini.

Per parlare di “delegittimazione” occorre introdurre la distinzione fra legaliti e legittimità. Quanto poi a “demonizzazione” o “criminalizzazione” invece necessaria la distinzione fra “nemico” e “criminale”. Per chi abbia letto Carl Schmitt non occorre spendere parole. Non a caso Carl Schmitt ha avuto proprio negli USA una sorprendente quanto innaturale fortuna. La “critica” di cui lo stesso Dershowitz sarebbe un formulatore rimanda invece alla botanica ed alle foglie di fico. Non mi intendo particolarmente di botanica, ma confido che ognuno sia in grado di percepire l’ipocrisia dell’ospite americano. La jungla ebraica – ci fa sapere il Nostro – consiste di 13 milioni milioni sparsi nel mondo, parte in Israele, parte nei singoli paesi dove sono costuite in lobbies. Un’intricata rete di associazioni ebraiche, parte note, in buona parte segrete, formano una così fitta ragnatela massonica da renderne la conoscenza impossibile ad un solo ricercatore. Vuol però però farci credere l’Ineffabibile venuto dagli USA che gli ebrei semplicemente... non esistono! Tutte invenzioni del cardinale “bigotto” che lui ha conosciuto nel “conclave” in Vaticano. Sarebbe da chiedersi cosa Dershowitz, un ebreo, ci faceva in Vaticano, in mezzo in cardinali, per giunta! Un onore non concesso ad un quasiasi cattolico. Ad un ebreo, invece si! Possiamo vedere con quale risultato. Se alla Curia avessero solo un poco di criterio!

In un ritrovo ebraico, con Fini e Polito che presentavano un libro di Emanuele Ottolonghi, mi ero sforzato in quattro minuti di fare un piccola lezione di filosofofia del diritto, che si può ascoltare eccezionalmente sulla stessa Radio radicale. Dal pubblico era stato il primo che aveva chiesto la parola ed al quale era stata concessa. Naturalmente, gli ebrei mi furono poi tutti addosso, anche se non fu violenza. Si trova il link di quella manifestazione, qui quello della presentazione e qui il mio intervento, che riassumo in modo assai stringato.

L’unica “legittimità” possibile e praticabile gli ebrei di Israele e della Diaspora potrebbero ottenerla solo dai palestinesi e dal mondo arabo: intendo dire una riconoscimento di legittimità libero, spontaneo, convinto. Quel mattacchione di Marco Pannella ha spesso usato la metaforo che rappresenta Israele in termini di estensione geografica e di popolazione come lo 0,qualcosa per cento a fronte del 99,qualcosa per cento rappresentato dal mondo arabo-musulmano. Solo questo 99 e oltre per cento può riconoscere quella che in termini filosofico-giuridici si chiama legittimità e che attiene più alla sfera della moralità e della eticità che no alla legislazione degli stati, che in quanto legislazione può addirittura sancire un regime di apartheid, come già in Sud Africa ed oggi in Israele, benché l’azzeccagargugli Dershowitz pretenda di farci credere diversamente. Non è Frattini, non sono gli ignari italiani mal rappresentati e politicamente usurpati che possono riconoscere ad Israele una “legittimità” per la quale non hanno competenza alcuna e di cui nulla sanno. Se appena sapessero e nella misura in cui sanno, anche un bambino di cultura elementare, retto da sana e innocente coscienza morale, può ben valutare che si tratta di un volgarissimo caso di spietata occupazione coloniale: ti caccio dalla tua casa e dalla tua terra, ti spossesso della tua patria, e mi ci metto io. Perché e a quale titolo? Sta scritto nella Bibbia, che – come lo stesso Dershowitz dice più avanti nel sonoro – è per gli Ebrei... un libro di geografia! Sic!

Ebbene, giusto per far vedere quanto sono sbilenchi gli argomenti dell’Avvocato sionista, argomenti che si smentiscono da soli appena dieci parole dopo, citiamo qui da quel professore che non ha fatto carriera in Israele, quindi un professore accademicamente “fallito”, che minacciato, si è dovuto acconterare di andare ad insegnare in qualche università di terza o quarta categoria in in Inghiterra, Italia, etc. Scrive Ilan Pappe a proposito della successione della materiale ed effettiva sovranità in quel lembo di terra che ha ricevuto il nome definitivo di Palestine dai Romani, uomini pii che avevano già individuata la mala natura dei loro soggetti ebrei. Ecco una citazione con la quale Dershowitz bene fare a rinfrescarsi le sue cognizioni di geografia storica:
«Secondo le narrazioni palestinesi e sioniste, di una vera e propria “Palestina”, intesa come una coerente unità geopolitica, si comincia a parlare nel 3000 a.C. Da allora, e per 1.500 anni, essa fu la terra dei cananei. Attorno al 1.500 a.C. la terra di Canaan cadde, e non per l’ultima volta, sotto il dominio egizio e poi, a seguire, sotto quello filisteo (1200-975), israelita (1000-923), fenicio (923-700), assiro (700-612), babilonese (586-539), persiano (539-332), macedone (332-63), romano (63 a.C.-636 d.C.), arabo (636-1200), crociato (1099-1291), ayyubide (1187-1253), mamelucco (1253-1516), e ottomano (1517-1917)». I sionisti, come è noto, fecero la loro comparsa nel 1882. «La colonizzazione, per loro, fu parte di quello che definirono “il ritorno” e “la redenzione” del paese, una volta governato dagli israeliti; un governo che però, come dice la cronologia appena riportata, occupa lo spazio di meno di un secolo in una storia lunga cinque millenni». (I. PAPPE, Palestina: quale futuro?, Jaca Book, 2007, pp. 47-48)».
Vi è da credere che chi scrive queste cose non potesse far carriera nella “eccellenti” università israeliane, che gli accademici inglese ben pensarono e pensano di boicottare. Un collega che è da poco morto, mi raccontò di essersi trovato negli Usa in una delle decantate università di quei luoghi. Nello scambio di doni che vi fu, il mio collega regalò copia della bolla papale di istituzione della Sapienza di Roma: ottocento anni fa, ben prima che l’America venisse “scoperta”. Il docente americano chiese umilmente un appuntamento al collega italiano. Ma lasciamo perdere queste argomentazioni di pessimo gusto, ma pezzo forte della performance di Dershowitz in Italia, dove pensa di poter dare alla Israel lobby italiana lo stesso ruolo che ha in America. Deve però agire nell’ombra e nelle segrete stanze del potere. Se appena si affaccia agli italiani normali, quelli che lavoro e attendono al loro vivere quotidiano con il loro onesto lavoro, certamente raccoglierà gli ortaggi e le uova marce che il suo affine Ferrara conserva forse ancora a casa.

I cananei, dunque, occuparono quelle terre per 1500 anni prima degli ebrei! Incredibile, ma un mito che impersona il dio Geova, da cui poi discenderebbe il dio cristiano, stando alla lettera della Bibbia – testo culturale, geo-politico e religioso degli Ebrei odierni – avrebbe ordinato un vero e proprio sterminio al pravo scopo di derubarli della loro terra. Questi pazzi, che hanno 264 testati nucleari, sono oggi al potere in quella striscia di terra ed i nostri Frattini, se non erro lui stesso ebreo, reggono loro la coda. Nessuno dei giornalisti “domestici” e “addomesticati” ha fatto domanda alcuna sull’atomica israeliana, mentre il tristemente famoso professore americano – tristemente famoso per i suoi apprezzamenti veros i professori, pure ebrei, Finkelstein e Pappe – inveiva contro l’Iran, che l’atomica non ha.

Ma torniamo alla filosofia giuridica e lasciamo da parte la storia. Tutto il mondo arabo dal 1882 in poi non ha mai inteso comprensibilemente riconoscere agli ebrei una legittimità nei termini: tu mi cacci dalla mia casa ed io ti ringrazio pure! L’insediamento sionista-ebraico dal 1882 ad oggi si è svolto e si svolge in questi termini. Non solo arabi e musulmani non possono riconoscere nessun fondamento di legittimita a questo sfacciato e grossolano colonialismo, ma gli stessi europei – che hanno un passato coloniale di cui farsi perdonare – non hanno nessun interesse politico, economico, religioso, culturale ad avallare una così palese e stridente prepopenza contraria ad ogni più elemenare cultura giuridica, ben diversa dal cicaleccio americano di Dershowiz, dai suoi puerili distinguo da ridicolo azzeccagarbugli, lui che si permette perfino di tenere in Roma lezioni di catechismo e di morale cattolica a papi e cardinali. Era da cacciare a maggior titolo e con ignominia di quanto non sia stato fatto con David Irving, che non veniva in Roma ad insultare il papa e la chiesa cattolica.

Altra senso ha la “legalità”. Parlo di una distinzione dottrinale, quella fra legalità e legittimità, che non tutti i giuristi sono disposti a riconoscere. Quelli che sono di formazione strettamente positivista, per i quali le leggi e il diritto sono soltanto quelli che si possono leggere nella Gazzetta Ufficiale, nulla sanno di “legittimità”, al massimo confinato nella loro mente in una nota a più di pagina sotto il titolo: “diritto naturale”. «Legalità» è quella che al massimo può assicurare Frattini, assurto a ministro degli Esteri nei modi che può indagare chi ne ha la voglia e la pazienza. Al massimo può essere “legalità” qualche deliberazione di parlamentari, la cui ignoranza in storia, diritto, geografia è ormai materia televisiva di pubblico sollazzo. Ma legalità è anche il maggior titolo che Israele a tutt’oggi riesce ad esibire per il suo strano ed imperscrutabile “diritto all’esistenza”, sul cui non-senso linguistico si è pronunciato proprio Noam Chmosky, celebrato fra i massimi glottologi viventi, ma anche ebreo e antisionista. Fu dall’ONU, appena istituito ed ancora sotto rigida tutela dei suoi padrini, ebbe nel 1948 il famoso riconoscimento, che gli stessi ebrei tirano fuori quando devono esibire un loro certificato di nascita che non sia l’inganno, la violenza, il genocidio. Quello stesso ONU che, sganciatosi dai suoi padrini fondatori, negli anni a venire delibera il più alto numero di risoluzioni di condanna ad Israele. È lo stesso Dershowizt che ci ci informa che il numero di condanne emesse contro Israele supera quella di tutti gli altri stati messi insieme. Con tipica mentalità ebraica, fatta di incredibile e patologica supponenza, non è che l’Avvocaticchio dubita che qualche fondato motivo l’ONU possa averlo. Manco per il sogno! È l’ONU a esserne delegittimato, salvo nella sua più discutibile deliberazione, dettata dagli Usa, già sotto il ricatto della Lobby, quando contrario ad ogni elementare senso diritto divideva la Palestina in dui stati, di cui il secondo peraltro non vide mai la luce. A voler dare per buona quella infelicissima deliberazione dell’ONU si troverà che Israele non ne rispettò neppure gli esatti termini: truffaldini fin dall’inizio!

Se poi si vuol risalire ancora in dietro nel tempo, alla ricerca di titoli di “legalità” (di “legittimità” non ne è mai esistita alcuna) si trova allora la famosa dichiarazione Balfour: il peggio del peggio sul quale non ci pare necessario attardarci. Basta ricordare che vi fu una sorta di compenso per meriti “esplosivi” durante la prima guerra mondiale. Un ebreo, esperto in esplosivi, si guadagnè meriti presso gli inglesi, da cui maturò poi il compenso a spese di terzi. Sulla guerra e sulle disgrazie altrui i sionisti, evito di dire “ebrei”, hanno sempre lucrato e continuano a lucrare: loro hanno spinto per la guerra contro l’Iraq, che all’epoca della sanzioni statunitensi-israeliane è costata la vita a mezzo milioni di bambini (un “buon prezzo” è stato detto), come oggi premono per una nuova guerra contro l’Iran. Il disegno strategico è abbastanza semplice e grossolano: destabilizzare, o meglio “democratizzare” tutto il medioriente petrolifero creando un regime di stati fantocci che poi stabiliranno buone relazioni diplomatiche con Israel. L’Egitto può essere un esempio. Se arabi, mulmani e cristiani non ci stanno, oltre due miliardi di persone, si possono far volare sopra la loro testa le 264 testate nucleari israliane, di cui nessuno parla, ben sapendo che esistono. Ormai, gli ebrei la cultura dell’«Olocausto» l’hanno ben interiorizzata. Già Geova nel loro testo di geografia, storia e politica disse loro loro che doveva fare “olocausto” dei cananei che quelle terre prima di loro abitarono per 1500 anni. Ci si deve adesso preoccupare di qualche miliarducci di goym idioti?

Veniamo adesso alla distinzione fra “nemico” e “criminale”. Ci sforziamo di essere brevi, anche con sacrificio della precisione concettuale e delle necessarie annotazioni. In epoca pre-norimberga le guerre terminavano con un trattato di pace, dove i “nemici” cessavano di esser tali e poteva ristabilire normali rapporti fra esseri umani. Con Norimberga il nemico vinto, per il solo fatto di essere vinto, è bollato per l’eternità come “criminale”: la guerra diventa eterna e si trasferisce dai campi di battaglia nelle teste e nel cuore degli uomini, di generazione in generazione. È la situazione dei nostri giorni; è il retroterra spirituale per il quale il palestinese ha da essere “terrorista”, e non legittimo resistente. La propaganda è martellante ed i giornalisti “domestici” e “addomesticati” si prestano a questa propaganda. Ormai, una siffatta informazione la si deve considerare alla stessa stregua dei piloti che sganciano bombe o ai carristi che sparano dall’interno dei loro carri armati. Ci si indigna contro contro questi giornalisti prezzolati e venduti, la maggior parte di essi, nella misura in cui non si è esattamente compreso e interiorizzato il ruolo dell’informazione come essa stessa parte integrante della guerra. Per me stesso diventa difficile non indignarmi e reagire emotivamente di fronte a tanti articoli che leggo.

Riassumo: i concetti teorici di cui tenta malamente di servirsi Dershowitz sono un capitolo, mal compreso, mal digerito, mal divulgato della distinzione dottrinale fra legalità e legittimità, fra nemico e criminale. La “demonizzazione” che si avrebbe verso Israele nasce spontaneamente dalla mera visione di efferatezze che il governo israeliano compie sotto i nostri occhi, pretendendo di averne il pieno diritto e colmo dell’impudenza pretendendo perfino la nostra benedizione e la nostra complicità. Buona parte del mondo giornalistico, direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente in ruolo servente, tenta di propagandare questa pervesione morale. La tournèè di Dershowizt (si legga al riguardo il recente libro di Blanrue) è finalizzata a rafforzare in Europa la campagna ideologica volta alla continuazione della pulizia etnica palestinese, portandola ai livelli americani. Sulla faccenda dello stato palestinese, che perfino Dershowitz – bontà sua – sarebbe disposto graziosamente a riconoscere, purché smilitarizzato e sotto stretta tutela, parlerò più avanti. Questo post è già cresciuto troppo.

Conclusione su questa parte: La “fondazione” dello Stato di Israele non ha nessun titolo di “legalità” ed ancor meno di “legittimità”. Si può certo invocare per la sua “esistenza” ovvero “diritto all’esistenza” il “principio di effettività”, che per non pochi giuristi è l’essenza stessa del diritto internazionale e della comunità internazionale. Ma il mero “principio di effettività” non significa in sé massima garanzia di stabilità ovvero legittimità di uno “statu quo” che ognuno cercare di modificare a suo vantaggio nella misura in cui ne è capace, quando e se ne sarà capaci, con i mezzi e nei modi di cui dispone. È in pratica quello “stato di natura” che Hobbes dice sempre esistente nelle relazioni fra gli stati, che hanno un solo criterio nella condotta della loro politica estera: la ricerca della pace perché solo la pace è vera garanzia di sopravvivenza. L’equilibrio delle armi è sempre precario. Inoltre, già Machiavelli, prima di Hobbes, aveva intuito la potenziale imprevedibile e devastante del “kamikaze”, che lui chiamava il “matto”, cioè una persona che non ha più a cuore la sua stessa vita. Sono nettamente contrario a quanti tentano di infangare e diffamare quelli che i musulmani chiamano “martiri”. Se si trassasse di una singola persona, gli strizzacervelli freudiani potrebbero derubricarne l’esistenza nel quadro della patologia individuale”, ma quando i “matti” ovvero i “martiri” diventano una schiera, allora ogni persona di comun buon senso è chiamato a riflettere su ciò che succede davanti ai suoi occhi ed a suo rischio e pericolo. In pratica, il principio di effettività ha in questo caso lo stesso stesso significato di una pistola puntata alla nuca di ciascuno di noi. Lascio giudicare a chi legge il valore giuridico, etico e morale di una pistola puntata alla sua nuca.

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