domenica 14 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – Cap III § 4: Il «centro di sterminio» di Auschwitz.

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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Rinvii:
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO III
I «centri di sterminio»
4.
Il «centro di sterminio» di Auschwitz

Hilberg delinea la genesi del presunto sterminio ad Auschwitz affidandosi alle dichiarazioni di Höss:
«Durante l’estate del 1941, Höss fu convocato direttamente da Himmler (senza passare attraverso il suo superiore, Glücks) per prendere ordini. Nel corso dell’incontro - che avrebbe segnato il destino degli Ebrei provenienti da tutti i paesi d’Europa che vennero deportati -, Himmler disse a Höss che il Führer aveva ordinato la “soluzione finale” al problema ebraico. Himmler aveva scelto Auschwitz, per la sua vicinanza a Katowice, in Alta Slesia, perché vi si poteva accedere facilmente per ferrovia, e inoltre quel luogo, così esteso, offriva abbastanza spazio per poter assicurare un adeguato isolamento. Per i dettagli, Höss doveva rivolgersi a Eichmann. [...]. Nel corso delle settimane che seguirono, Eichmann si recò ad Auschwitz e discusse con Höss “i dettagli necessari”» (pp. 956-957).
La fonte è la deposizione di Höss a Norimberga (note 49 e 50 a p. 1053).

Nell’udienza del mattino del 15 aprile 1946, Höss dichiarò infatti che «nell’estate del 1941» (im Sommer 1941) fu convocato a Berlino da Himmler, il quale gli riferì che il Führer aveva ordinato «la soluzione finale della questione ebraica» (Die Endlösung der Judenfrage) (303).

Ma nell’estate del 1941 Hitler non poteva aver ordinato la “Endlösung” come sinomino di sterminio fisico, perché il termine, come ho documentato nelcapitolo I,2., e come è confermato da un’importante fonte di Hilberg, all’epoca non aveva assolutamente tale significato.

In effetti, in una pagina delle memorie di Eichmann citata da Hilberg nella nota 30 a p. 851 si legge quanto segue:
«Il concetto di “soluzione finale della questione ebraica” si enucleò dopo l’annessione dell’Austria. “Soluzione finale” non aveva nulla a che fare con la fine fisica o con la fine di una persona fisica. Il concetto burocratico di “soluzione finale della questione ebraica” fu usato continuamente. Nessuno pensava che questo concetto avrebbe incluso l’uccisione di Ebrei. Quando poi dalla [dopo la] fine del 1941 fu ordinato lo sterminio fisico, motivi di camuffamento indussero a mantenere l’innocua denominazione di “soluzione finale della questione ebraica” anche per [indicare] questo. Ciò che prima significava una soddisfazione da entrambe le parti mediante emigrazione, ormai camuffava lo sterminio fisico. Tuttavia il concetto di “soluzione finale” mantenne ancora anche in questo periodo il significato originale, infatti, ad esempio, anche l’emigrazione tramite Kastner in Ungheria o le ghettizzazioni non avevano nulla a che fare con lo sterminio e nonstante ciò furono riassunte sotto il concetto di “soluzione finale”; questo era dunque un iperconcetto, un concetto burocratico, che doveva essere chiaro» (304).
Ferme restando le contraddizioni insuperabili che ho esposto sopra circa l’esistenza e la datazione del presunto ordine di sterminio, questa importante fonte di Hilberg afferma che almeno fino alla fine del 1941 la Endlösung der Judenfrage non si riferiva allo sterminio ebraico: ma allora come poté Hitler ordinarla in questo senso nell’estate del 1941?

Questa datazione è in contrasto anche con le dichiarazioni di Wisliceny, che disse:
«Dal momento dello scoppio della guerra con la Russia e dall’entrata in guerra degli Stati Uniti cominciò a compiersi un radicale mutamento nella trattazione del problema ebraico. Questo mutamento non avvenne dall’oggi al domani, ma gradualmente, ed ebbe il suo apice finale solo nella primavera del 1942» (305).
Ricordo che per Wisliceny l’ordine di sterminio che Himmler avrebbe impartito a Höss nell’estate del 1941 risaliva invece all’aprile del 1942. E su queste macroscopiche contraddizioni Hilberg non dice nulla.

Nel brano citato sopra, Hilberg fa riferimento alla deposizione di Höss a Norimberga, mentre nella nota 30 a p. 851, in cui tratta parimenti della presunta convocazione di Höss da parte di Himmler, egli menziona le cosiddette annotazioni autobiografiche di Höss, cioè il libro Kommandant in Auschwitz. Egli non accenna neppure alle dichiarazioni ancora più particolareggiate di Höss contenute nel suo affidavit del 5 aprile 1946, che cita successivamente.

La ragione è semplice. Nelle annotazioni Höss affermò che l’ordine di sterminio gli era stato impartito nell’estate del 1941 e che Himmler gli spiegò che
«i centri di sterminio attualmente esistenti a Oriente non sono assolutamente in condizione di far fronte alle grandiose azioni previste» (306).
Nell’affidavit del 5 aprile 1946 (PS-3868 (307)) Höss specificò quali erano questi «centri di sterminio»:
«Nel giugno 1941 avevo ricevuto l’ordine di istituire facilitazioni di sterminio ad Auschwitz. In quel periodo (zu jener Zeit) nel Governatorato generale esistevano già altri tre campi di sterminio: Belzek [sic], Treblinka e Wolzek» (308).
L’omissione è ben calcolata, perché Hilberg afferma che il campo di Bełżec fu aperto qualche giorno dopo il 16 marzo 1942 e quello di Treblinka nel mese di luglio (quello di Sobibór nel mese di aprile) (p. 954). Allora questi campi come potevano esistere già nel giugno 1941?

La cosa curiosa è che l’affidavit in questione fu letto in aula nello stesso interrogatorio di Höss menzionato da Hilberg e negli atti processuali appare solo una ventina di pagine dopo quelle da lui citate (309).

Ma quelle che ho segnalato non sono le sole contraddizioni che appaiono nelle dichiarazioni di Höss. Ce n’è un’altra, non meno grave, che Hilberg cerca di nascondere così:
«Nel frattempo Höss procedeva nella costruzione delle installazioni di sterminio, che avrebbero portato due notevoli miglioramenti. Dapprima, un piano di edificazione più compatto. Höss ideò due unità aggregate, dotate ognuna di un’anticamera, di una camera a gas e di un forno per la distruzione dei cadaveri. Poi, dopo aver visto Treblinka, decise che l’utilizzo del monossido di carbonio non era abbastanza “efficace”. Di conseguenza, introdusse nel suo campo un altro tipo di gas: un acido cianidrico ad azione rapida (acido prussico, in commercio con il nome di Zyklon) » (p. 958).
La fonte è appunto l’affidavit di Höss del 5 aprile 1946 (nota 55 a p. 1053). Hilberg si riferisce ai crematori II e III, i quali, secondo la storiografia olocaustica, avevano sì ciascuno uno spogliatoio e una camera a gas, ma non uno, bensì cinque forni a tre muffole. Ma ciò comunque è irrilevante rispetto alla dichiarazione di Höss relativa a Treblinka. Riprendo la citazione dall’inizio:
«Nel giugno 1941 avevo ricevuto l’ordine di istituire facilitazioni di sterminio ad Auschwitz. In quel periodo (zu jener Zeit) nel Governatorato generale esistevano già altri tre campi di sterminio: Belzek, Treblinka e Wolzek. Questi campi si trovavano sotto il comando operativo della Polizia di sicurezza e del Servizio di sicurezza.
Visitai Treblinka per rendermi conto di come venissero attuati gli stermini. Il comandante del campo di Treblinka mi disse che aveva liquidato 80.000 [Ebrei] nel corso di un semestre. Egli aveva a che fare soprattutto con la liquidazione di tutti gli Ebrei del ghetto di Varsavia. Usava gas monossido [di carbonio] e a mio avviso i suoi metodi non erano molto efficaci. Quando ad Auschwitz costruii l’edificio dello sterminio usai dunque lo Zyklon B, acido cianidrico cristallizzato che versavamo nella camera della morte attraverso una piccola apertura» (310).
Höss introdusse dunque lo Zyklon B ad Auschwitz dopo la sua visita a Treblinka in quanto riteneva il sistema di uccisione con monossido di carbonio non molto efficace. L’«edificio dello sterminio» era il crematorio del campo principale, ma secondo Danuta Czech l’attività di sterminio con lo Zyklon B in questo crematorio cominciò il 16 settembre 1941 (311). Per Hilberg ciò avvenne «dall’inizio del 1942» (p. 959). Ne consegue che Höss visitò Treblinka, che - ricordo - fu aperto nel luglio 1942, prima dell’inizio dell’anno o addirittura prima del 16 settembre 1941! Non solo, ma questo campo era già in funzione da sei mesi e aveva già “liquidato” 80.000 Ebrei del ghetto di Varsavia, la cui “liquidazione” cominciò notoriamente il 22 luglio 1942!

Hilberg non solo non tenta di risolvere questo groviglio inestricabile di contraddizioni, ma non lo segnala neppure: lo tace semplicemente.

Ma le contraddizioni non finiscono qui. A p. 957 Hilberg scrive:
«Per i dettagli, Höss doveva rivolgersi a Eichmann. [...]. Nel corso delle settimane che seguirono, Eichmann si recò ad Auschwitz e discusse con Höss i “dettagli” necessari».
La fonte è la già citata deposizione di Höss a Norimberga, nel corso della quale dichiarò:
«Conobbi Eichmann circa quattro settimane dopo aver ricevuto l’ordine dal Reichsführer. Egli venne ad Auschwitz per discutere con me l’esecuzione dell’ordine che era stato impartito. Eichmann, come il Reichsführer mi disse durante il colloquio stesso, era stato da lui incaricato di discutere con me l’attuazione di quest’ordine e tutte le altre direttive le ricevetti da lui, da Eichmann» (312).
Si noterà che qui il termine «dettagli», che Hilberg pone tra virgolette, non appare affatto; esso è infatti tratto dalle annotazioni di Höss:
«Apprenderà ulteriori paricolari [Einzelheiten: particolari, dettagli] dallo Sturmbannführer Eichmann, del RSHA, che Le invierò tra brevissimo» (313).
La visita di Eichmann ad Auschwitz sarebbe dunque avvenuta nel luglio 1941, ma di essa non esiste alcuna traccia documentaria. Eichmann stesso, come risulta da un libro citato da Hilberg, dichiarò di essersi recato per la prima volta ad Auschwitz quando i crematori di Birkenau erano già in funzione, sicché Höss gli avrebbe detto: «Ne eliminiamo diecimila alla volta» (314), il che riconduce ad un periodo non anteriore al 1943.

Riguardo a questa presunta visita, nelle annotazioni di Höss si legge:
«Eichmann promise che si sarebbe informato sull’esistenza di qualche gas di facile produzione e che non richiedesse installazioni particolari, e che mi avrebbe poi riferito in proposito. [...]. Alla fine di novembre [1941] si tenne a Berlino, presso l’ufficio di Eichmann, una conferenza dell’intera Sezione per gli affari ebrei [sic], alla quale venni invitato a partecipare. [...]. Non mi fu comunicato il momento dell’inizio delle azioni, né Eichmann era ancora riuscito a trovare il gas appropriato» (315).
Ciò è in aperto contrasto con la storiografia olocaustica, secondo la quale, come ho già rilevato, lo Zyklon B fu impiegato regolarmente a scopo omicida nella presunta camera a gas del crematorio di Auschwitz fin dal 16 settembre 1941, quando Höss non sapeva ancora quale gas impiegare per lo sterminio.

Per quanto riguarda Hilberg, egli non poteva ovviamente conoscere per ragioni cronologiche la seconda edizione tedesca del Kalendarium di Auschwitz che cito qui, ma è anche vero che conosceva la prima edizione, che apparve molto prima del 1985 e in cui il primo presunto impiego di Zyklon B a scopo omicida viene registrato in data 3 settembre 1941 (316).

Sulla genesi delle presunte camere a gas, Hilberg adduce una versione in contrasto con quella di Höss. Egli scrive:
«Durante l’estate del 1941, quando si cominciò a considerare la distruzione fisica degli Ebrei in tutta Europa, Himmler consultò il capo medico delle SS (Reichsarzt-SS und Polizei), il Gruppenführer dottor Grawitz, per sapere quale fosse il modo migliore per procedere a questo sterminio di massa. Grawitz consigliò la camera a gas» (p. 951).
La fonte è l’affidavit di Konrad Morgen del 13 luglio 1946, documento SS(A)-65 (nota 22 a p. 1051). Il relativo passo del documento dice che
«Himmler gli aveva chiesto [a Grawitz] a suo tempo, per l’attuazione dello sterminio di massa ordinato da Hitler, di proporre un metodo di uccisione, che fosse indolore e nello stesso tempo mettesse al riparo dalla paura della morte. Perciò egli aveva scelto un metodo che lasciasse le vittime nella totale ignoranza del loro destino fino al momento dell’impiego inatteso di un gas molto volatile e di rapido effetto» (317).
Questa versione è almeno più logica di quella di Höss, sebbene, al pari di questa, non sia suffragata da alcuna prova. Per l’esecuzione di un ordine di Hitler, Himmler si sarebbe ragionevolmente rivolto alla massima autorità medica delle SS, la quale avrebbe proposto immediatamente il gas più adatto per lo sterminio. Secondo Höss, invece, Himmler sarebbe ricorso a Eichmann, che, quattro mesi dopo la sua presunta visita ad Auschwitz, non era ancora riuscito a trovare «il gas appropriato».
NOTE

(303) IMG, vol. 11, p. 440. Torna al testo.
(304)
Ich, Adolf Eichmann. Ein historischer Zeugenbericht, op. cit., p. 230. Torna al testo.
(305) Dichiarazione di D. Wisliceny del 18 novembre 1946, in: L. Poliakov, J. Wulf (a cura di),
Das dritte Reich und die Juden. Dokumente uns Aufsätze, op. cit., p. 90. Torna al testo.
(306)
Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di Rudolf Höss. Einaudi, Torino, 1985, p. 171. Torna al testo.
(307) IMG, vol. XXXIII, pp. 275-279. Torna al testo.
(308) Questo campo non è mai esistito. Torna al testo.
(309) IMG, vol. XI, p. 458, inizio della citazione. Il passo da me citato è a p. 459. Torna al testo.
(310) Affidavit di Höss del 5 aprile 1946 (PS-3868), p. 2. Torna al testo.
(311) D. Czech,
Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945, op. cit., p. 122. Torna al testo.
(312) IMG, vol. XI, p. 441. Torna al testo.
(313) Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di Rudolf Höss,
op. cit., p. 171. Testo tedesco: Kommandant in Auschwitz. Autobiographische Aufzeichnungen des Rudolf Höss. A cura di Martin Broszat. Deutscher Taschenbuch Verlag, Monaco, 1981, p. 157. Torna al testo.
(314) Il verbale. La registrazione degli interrogatori a un imputato della storia: Adolf Eichmann,
op. cit., pp. 91-92. Torna al testo.
(315) Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di Rudolf Höss,
op. cit., pp. 172-173. Torna al testo.
(316) Danuta Czech,
«Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau», pubblicato in: Hefte von Auschwitz, Wydawnictwo Państwowego Muzeum w Oświęcimiu, n.2, 1959, p. 109. Torna al testo.
(317) IMG, vol. XLII, p. 559. Torna al testo.


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